Vigilia

La vita è splendida ma pericolosa, se avete il coraggio di viverla è magnifica. (Kringelein).

Questa frase è tratta dal film: Grand Hotel del 1932.

Bene, a Natale mi vengono sempre delle paturnie ed allora ho voluto iniziare con una frase che mi desse almeno un po’ di coraggio nell’esprimere la sensazione che provo sempre il giorno della vigilia. Una sorta di apprensione, come se dovesse succedere qualcosa di importante. Se vogliamo è banale perché lo so bene che cosa sta per succedere. Si, magari sono i condizionamenti che mi derivano dall’infanzia. E’ sempre molto difficile capire fino a a che punto la nostra infanzia ci abbia influenzato nella nostra vita adulta. Non sappiamo bene quale sia il confine preciso tra quello che è veramente il frutto delle nostre scelte e cosa comporta, invece, il peso dei condizionamenti.

Fatto sta che ogni Natale è la stessa storia: non riesco a non provare una certa ansia e anche un certo fastidio e tristezza. Tutti sentimenti che mescolati insieme danno un bel cocktail di emotività. Apprezzo gli auguri e mi piace anche farli, ma ci trovo sempre qualcosa di stanco e di ripetitivo. Ma è solo una sensazione momentanea perché, ne sono certa, mi dispiacerebbe non riceverli e anche non farli.

Non so, trovo che tutta questa pubblicità martellante da oltre un mese, dovunque ci giriamo, renda questa festa così importante quasi una sorta di incombenza alla quale non possiamo sottrarci. Io, almeno, non la vivo più, da molti anni con  quello spirito di aspettativa e di gioia di cui ho solo un vago ricordo.

E trovo che la consuetudine, sempre più generalizzata, di trattare il 24 dicembre come se fosse l’ultimo dell’anno, con schiamazzi notturni, con le chiese che si riempiono all’inverosimile come se fossero quasi un ritrovo alla moda, con brindisi ridanciani, con gente che rientra sbattendo le porte e facendo chiasso come se tutti dovessero per forza fare baldoria e caciara, ci allontani sempre di più dallo spirito originario del Natale.

Non sono sicura che la maggior parte della gente sappia che cosa sia veramente il Natale, che cosa significhi e non sono nemmeno sicura che lo voglia sapere. L’importante è seguire le ricette alla Tv,comprare i cibi giusti, invitare i parenti, addobbare le case, mettere le luci all’esterno dei balconi e abboffarsi di panettone.

Ma ci si può anche raccogliere, in silenzio, ascoltare della musica, per chi crede pregare, leggere un buon libro, oppure scrivere, come sto facendo ora.  Un modo per comunicare le proprie sensazioni e sono sicura che ci sia molta gente che non riesce più da molto tempo a vivere il Natale con lo spirito giusto.

Da troppi anni viviamo un tempo sospeso tra la speranza che le cose cambino e la delusione di scoprire che cambia poco e che il nostro paese fatica ad uscire da una delle crisi più nere dal dopoguerra. Sembra che ora, piano, piano ce la stiamo facendo ma il prezzo che abbiamo pagato è stato altissimo. Non ce ne siamo accorti ma siamo molto cambiati,come paese, intendo. Siamo diventati più sospettosi, rancorosi, sfiduciati, soprattutto le generazioni più giovani. Proprio loro che dovrebbero, al contrario, essere i più entusiasti nel guardare al futuro. Si sono perse per strada molte certezze, tutto sembra più precario, non solo il lavoro. Tutto, anche quello che sembrava certo.

“Se avete il coraggio di viverla è meravigliosa”…si, è vero, lo so, ma cosa significa avere il coraggio di viverla?

Significa forse non vedere la vita come una cosa scontata  ma come un dono che si rinnova ogni giorno e imparare ad apprezzarla. Sembra una cosa facile, ma spesso ci dimentichiamo di quanto sia preziosa.

Ecco, forse Natale significa rinascere ogni giorno e guardare alla vita ogni giorno con gli occhi di chi la vede per la prima volta e ne scopre tutte le meravigliose potenzialità.

Ecco, questo è l’augurio che faccio a me e a chi mi legge. Che Natale sia una nuova consapevolezza che ogni minuto della nostra vita è prezioso.E che  impariamo a dargli il giusto valore.

Buon Natale.

 

5 commenti su “Vigilia”

  1. Mariagrazia

    Ecco, nell’ultima parte della tua lettera, hai colto l’essenza del Natale, già “vivere” è il più bel dono di Natale.
    Trascrivo un mio pensiero mentre aspettavo il Natale:
    “… lo sguardo va oltre i vetri del balcone, la luna è una falce nel cielo di dicembre, ti coglie un brivido di freddo, e ti chiedi cos’è la vita, lo scopo, quale destino ci aspetta.
    Ma un tremito dei vetri ti distoglie dai pensieri della ragione, e tutto è piu chiaro al sentimento: siamo nati semplicemente per “vivere”, tutto qui”.
    Grazie di cuore dell’augurio e buon Natale a te.

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  2. MGG, io non sopporto più il Natale ammeregano, a base di canzoncine insulse, con coretti scipiti, tra Jingle Bells, White Xmas, Babbo Natale, con i colori della Coca-Cola, renne e strenne, stress da regali coatti, da fare,ricevere e riciclare. Tutto è stato spogliato anche della minima sacralità. Alberi di Natale sì, Presepe no. Quando,ero bambino, era tutta un’altra cosa, panettoni, pandori e torroni giungevano graditi, ma dopo la festa religiosa del Dies Natalis di Cristo, anche solo di poco, magari, ma almeno.

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  3. Gentile Mariagrazia,
    anche il Natale evolve coi tempi, rimpiangere il passato non serve, perché sul passato s’è costruito il presente, e il presente sarà rimpianto domani.
    Le auguro un buon Natale.

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  4. Cara Mariagraxia, la mia era un’osservazione generale non riferita a lei. Come scritto in realtà si prestava ad equivico, mi dispiace.

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