Uno scenario antico

Pubblico questo bel racconto di Alessandro per evadere dalla routine (e anche monotonia) della politica e dei fatti di guerra.

E’ il racconto di una gita recente ma richiama alla memoria tempi lontani e però più che la preistoria (come scrive l’autore), a me ha dato l’impressione di trovarmi in quel medioevo descritto in maniera cosi originale nel film di Troisi e Benigni: “Non ci resta che piangere”.

 

 

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Mi sono messo in viaggio, destinazione Centuripe, motivato da una mostra di pittori del ‘900 lì allestita, tra i quali mi attirava soprattutto il pittore siciliano di Bagheria, Renato Guttuso.

In realtà, ben presto, lungo la strada, lo scopo primario del viaggio è passato in secondo piano, quando dinanzi agli occhi, come in un di quei sogni che si scambiano per realtà, mi si è parato dinanzi gli occhi, uno scenario antico e selvaggio quasi  sorto dall’abisso della  preistoria.

L‘ultimo essere umano che avevo incontrato, uscendo dal casello autostradale, mi aveva indicato la strada, un’antica provinciale che si inerpica fin oltre i settecento metri,  con un fondo stradale logoro, un tragitto appena tracciato, tormentato di curve, tornanti, saliscendi, bordi scoscesi. Un percorso che si incunea in un paesaggio brullo, deserto, tra rocce antiche corrose, avvallamenti, spuntoni, creste, dirupi, speroni, pietraie.

Più procedo e meno probabile sembra che alla fine possa giungere alla meta, e che superato un costone possa apparire un qualsiasi centro abitato, perché, dopo averlo doppiato, ne appare subito un altro, e poi ancora un altro. Ma  segni di vita niente, nemmeno un casolare che dia speranza di una presenza umana,  e tutto intorno è silenzio, rotto solo dal gemere del motore e delle ruote che slittano sul terriccio .

Ma ecco, dopo l’ennesima curva, finalmente si apre un’ampia vallata dissemina di puntini bianchi,  e realizzo la presenza di un gregge di pecore che pascolano sotto il sole cocente, immobili come in un fermo immagine; e poi ancora più su, mi si presenta alla vista un altro sprazzo di vita costituito da una mandria di buoi, anch’essi numerosi e silenti:  ed ecco il pastore e il mandriano, entrambi  dalla pelle bruciata e la barba incolta, prendere l’aspetto dell’uomo primitivo che vi abitò nelle notte dei tempi, l’uomo  di stirpe sicula, il popolo di cui si ha notizia vivesse in origine in questi luoghi, in lotta con gli elementi naturali e l’assalto di altri uomini provenienti da varie parti del mondo.

Poi, di nuovo pietre, declivi, rupi minacciose, finché un massiccio, somigliante alla spina dorsale di un enorme dinosauro, si approssima, e pare impossibile poterlo superare senza rimanerne inghiottiti, facendomi  piombare ancora più nel buio della preistoria. Mi chiedo, cosa ci sarà dopo? Ci saranno gli animali preistorici? Gli uomini dell’età della pietra? Ci sarà infine quest’antica Centuripe? Questo sito archeologico  così ignorato e pur famoso  i cui reperti archeologici si trovano perfino nei musei di New York, Londra, Berlino?

Ho perso la nozione del tempo quando dopo un tornante, ancor lontanissimo, e ancora troppo in alto, quasi inarrivabile, come fosse incastonato nella pietra, scorgo un nutrito nucleo di case ammassate l’una sull’altra: è la mia meta finalmente, l’inarrivabile Centuripe, mi pare che debba scomparire come fosse un miraggio e trovo quasi impossibile giungere fin lassù.  Eppure l’auto non mi tradisce, riesce a superare l’ultima curva, e le prime rare case appaiono come d’incanto, poi più fitte scorrono basse una dopo l’altra, con piccole porte serrate, usci socchiusi e sguardi di  anziani a scrutare, tra vicoli sempre più stretti, scalinate ripide, salite sfiancanti, scivolose discese. Un mondo che a poco a poco si anima di gente, di botteghe, di negozi, di auto in lento movimento o in sosta nelle minuscole piazzette. Giunto ad una balconata lo sguardo spazia su di un immensa massa  turchina che si staglia nel cielo azzurro e terso: è il gigante Etna, mai visto così imponente e spaventoso, quasi a protezione e insieme minaccia del paese, la stessa immagine che videro e forse adorarono come un dio gli antichi abitatori di quei luoghi,

Alla mostra, una giovanissima guida illustra le opere d’arte esposte con parlare sciolto che seguo a malapena ancora stordito da quel tuffo nella preistoria, da cui mi risveglia un quadro di Guttuso: si intitola “Massacro”, un impasto di corpi contorti e martoriati che richiama, ma solo concettualmente, l’immortale Guernica.

Inevitabile l’accostamento tra quegli  uomini primitivi sempre in lotta per la sopravvivenza, e il nostro tempo coi suoi cataclismi e i pericoli di guerre atomiche che quella sopravvivenza mettono in pericolo.

E mi sovvengono quei versi di Salvatore Quasimodo:

“Sei ancora quello della pietra e della fionda

uomo del mio tempo (… )

t’ho visto, eri tu con la tua scienza esatta

persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo.

Hai ucciso ancora, come sempre…

Alessandro Stramondo

 

 

 

Forse meno

Bene, io il mio dovere l’ho fatto, non so voi. Ho votato quello che mi pare e non lo dirò. Ma ho fatto una fatica improba. E’ andata.

Non avrei voluto votare nessuno per la prima volta in vita mia. Anche se ultimamente la decisione si era fatta ardua, ho sempre saputo quale direzione prendere. Questa volta è diverso. Gli ultimi cinque o quasi anni di sgoverno grillino mi hanno spoliticizzata del tutto.

E se le cose vanno cosi male da noi qualcuno dovrebbe chiedersi come mai. E dovrebbe anche chiedersi come mai la vittoria delle destre sembra scontata e fare anche un pubblico mea culpa.

E invece no. Sono tutti pimpanti come se nulla fosse successo e invece è successo di tutto.

Tradimenti, inciuci, pugnalate alle spalle e anche al petto, invidie, cattiverie e gelosie…e potrei continuare con l’elenco fino a stasera ma annoierei i miei già scarsi lettori (non più attratti dallo sbaruffamento giornaliero che avveniva qui, ma io ho già dato, anche no, grazie).

Tutto il peggio dell’italiana castroneria che in molti ci invidiano. Si fa per dire. Italiani castroni e cialtroni, lo siamo eddai…

Meno male che Meloni dice che lei vuole tirarci fuori da questo clichè. Ci riuscirà? Bah.  Io mi tolgo però, eh si, cari signori, quando parlo di italiana castrocialtroneria mi riferisco ai politici ed io non sono tale (per fortuna).

Non reggerei ai (non) confronti, agli infiniti sconcerti di una classe politica che la classe l’ha persa o al massimo arriva alla terza elementare (come spirito).

Non faccio nomi ad urne aperte, sarei cialtrona anch’io, ma li aspetto al varco. Varco, poi, diciamo strettoia. Quella che si troveranno a dover varcare i cosi detto “vincitori”.

Avranno molto ma molto poco da festeggiare: un paese con le pezze variopinte al culo e tanta miseria e tanta soprattutto ignoranza e dimenticanza di un minimo di saper viviere civile.

Dovranno reimparare l’ABC. Dubito che lo faranno presuntuosi, tutti, come sono.

Donne comprese eh…ma forse meno.

Ci siamo

Ormai ci siamo. Dopo l’estate più calda del secolo e la campagna elettorale più infuocata del secolo, ci ritroviamo a qualche ora dal voto e con la reale prospettiva che Giorgia Meloni diventi il prossimo premier. Sarebbe una grossa novità, lei sarebbe la prima donna a ricoprire quel ruolo in Italia. Sarebbe anche la dimostrazione che l’Italia ha superato i fantasmi del fascismo. O, perlomeno sta faticosamente cercando di farlo.

Lei è donna, giovane, piena di grinta, molto preparata con una grande esperienza politica alle spalle, leader  del suo partito, unico partito di opposizione dell’ultimo governo ed è molto determinata.

Sembrano doti sufficienti per incoronarla primo ministro. Ma no. La campagna elettorale del Partito Democratico, paradossalmente (dato il nome) non ha fatto altro che insultarla, variamente e ripetutamente. Tralascio il leitmotiv che ormai conosciamo tutti fino alla nausea: “è una fascista, riporterà il paese indietro ai tempi in cui c’era Lui” e via così.

Ma una cosa è certa in questo guazzabuglio di accuse e smentite: se avrà i voti e governerà si sarà compiuta in modo democratico la volontà del popolo. E a Letta and Co. non resterà che ciccare.

Io non voterò per lei, per principio non voterò mai a destra, ma se gli italiani la voteranno e avrà i numeri è giusto che governi e spero che sia un buon governo. O che, almeno, non sia peggiore dei recenti governi che l’hanno preceduta. Le accuse che le piovono addosso da più parti non sono che pregiudizi. Se farà bene, sarà premiata, se farà male, ne pagherà le conseguenze.

Ma demonizzarla e preconizzare un destino di mancata libertà o peggio, significa non aver capito niente dello spirito della Costituzione così faticosamente uscita dal disastro dell’ultima guerra.

Io le faccio gli auguri, se vincerà mi auguro che lavori bene per il paese e che non sia troppo osteggiata solo perché donna (cosa molto probabile) o perché si vedono in lei i fantasmi di un passato morto e sepolto e che, mi auguro, sarà lei stessa a contribuire a far dimenticare.

 

Un’altra scelta

“Cari amici”. Cosi Putin, nel suo discorso, ogni tanto, tra le altre cose che dice (l’ho letto tutto, non senza un certo fastidio pensando: ma chi me lo fa fare?), intercala.

Fa bene ad intercalare con quel “cari amici”. Non si sa chi sono. Forse i suoi cani? Ma ne ha? E se ne ha, è sicuro che gli siano veramente amici? Il popolo, almeno in parte, gli sarà amico? E se ha amici veri tra il popolo allora è un uomo fortunato.

Chi sperava in un discorso di “pace” deve essere rimasto deluso. é bellicoso, l’uomo. Ancora di più e “meglio”. Registra che l’Occidente gli è nemico…ecco tra i cari amici, noi non ci siamo.

Però, anche qui da noi ne ha di amici e lui lo sa. E il suo discorso è indirizzato anche a loro. E li blandisce. Fa la vittima, si lecca le feritine del suo orgoglio un po’ sottotono, il suo amor proprio un po’ annebbiato dall’andamento della sua operazione speciale per “denazificare” la (povera-ricca) Ucraina. Lento. E lui ne da la colpa all’Occidente che l’arma. Lui, privo di colpe difende il suo paese e la “sua” Ucraina, tutta o in parte, almeno quella che lui ritiene “sua”, dagli oppressori qualunque e comunque.

Non è un discorso da “vincente” ma piuttosto da “rognoso”, nel senso che rogna. Non si fa né bello né brutto, si fa uomo del potere ma con lo sguardo lungo sul potere degli altri. Il potere degli altri lo infastidisce e mette i puntini sulle “i” di ogni riga, puntualizzando, appunto, che lui è soprattutto “vittima”.  Già, gli conviene fare la vittima. I “cari amici” gli saranno riconoscenti di lottare contro i “cari nemici” occidentali?

Lo devono essere. Hanno un’altra scelta?

Regole elementari

Guardando il lungo cerimoniale per le esequie della regina Elisabetta II e pensando a come la vita possa essere complicata persino per i re e le regine, quelli che nell’immaginario collettivo, sono dei privilegiati, nascono e vivono nella bambagia e non hanno mai problemi, il lusso sfrenato fa parte delle loro esistenze e si crogiolano tra gli agi…mi è venuto in mente che forse forse non è poi tutto oro…

Si, in parte è vero, ma ogni medaglia (d’oro) ha il suo bravo rovescio. E anche la morte prende un aspetto “regale” e chi accompagna la regina nel suo ultimo viaggio, deve sottostare a complicatissimi e snervanti cerimoniali. Si, d’accordo, non si può dire “poverini” che fatica che fanno…ma guardando le loro facce compunte e (alcune) sinceramente  addolorate, mi viene fatto di chiedermi se tutta questa vita dorata, qualcuno di loro non la baratterebbe con quella di un cittadino “comune”, pur con tutti i problemi di sussistenza che un comune cittadino può avere a differenza dei reali.

Poi, bisogna anche vedere chi sono questi “comuni” cittadini. Perché noto, da qualche tempo, delle belle e buone differenze tra cittadini.

Disuguaglianze di trattamento a parte, quelle competono ai politici, il cittadino medio, per esempio italiano attuale, è un gran maleducato, cafone e indifferente quando non sprezzante del proprio prossimo.

Mi dispiace, ma anche no, ma lo devo dire. Non faccio che imbattermi in persone che avrebbero bisogno di tornare alla prima elementare per imparare le elementari regole del vivere civile.

Gente che ti spintona ovunque. I marciapiedi sono diventati corride dove il più forte passa ma se non te la senti di sgomitare devi scendere e finire in mezzo alla strada col rischio di essere arrotato da una macchina di passaggio.

Mors tua, vita mea, mai come in questo ultimo periodo vale questo famoso detto.

E scusate se riprendo un tema del quale parlo spesso, ma ultimamente alcuni episodi che non racconto per non tediare che riguardano gli amici a quattro zampe che vanno molto in voga ora, di ogni taglia, razza, colore e optionals vari, mi hanno fatto pensare ancora di più che molti italiani dovrebbero andare a scuola di comportamentismo minimo sindacale nei riguardi di chi, purtroppo, ha la ventura di passargli accanto o di vivergli nei pressi. Sono sempre di più e non hanno colpa di come sono aggressivi a volte e di come i loro padroni obblighino certi malcapitati “vicini” o passanti sulla stessa strada a sentirsi dei poveri scemi che non hanno il culto della “canilità” ma a volte se il cane è grosso e gli ringhia, ne hanno persino paura.

Nulla fa il padrone per alleviarla anzi, spesso, deride il malcapitato che se la deve prendere in saccoccia e se non viene sbranato rendere grazie a quei signori cosi sensibili da amare cosi tanto il loro cane ed odiare cosi tanto il genere umano.

Insomma, forse si è capito di quanto sia depressa dalla maleducazione imperante e sempre in costante crescita. Quasi come i sondaggi positivi per Giorgia Meloni.

Energia sprecata

La cattiveria umana non ha davvero limiti come pure l’arrivismo, la meschinità, la stupidità, l’ignoranza, il culto di se stessi… e potrei continuare. E l’invidia pure. Basti guardare come esempio questo blog: spariti i commentatori molti dei quali non scrivevano altro che cattiverie ed insulti, ora godono nella loro meschinità di persone piccole e invidiose di non vedere più commenti su questa pagina. Salvo pochi.

Ecco: hai quello che ti meriti penseranno. Dopo avermi martellato di critiche, di polemiche e di offese pesanti, se ne stanno rintanati a godersi la loro “vittoria”.

Dedico a loro questo post.

La cattiveria, la malevolenza, l’arido cinismo che tende a sgravare se stessi dalla profonda rabbia di vivere un’esistenza poco gratificante e piena di frustrazioni, può trovare sfogo anche in questo: impegnarsi per fare stalking verso una persona che non ti ha fatto nulla se non metterti a disposizione uno spazio per argomentare. E molti blog ne sono pieni.

Ma lo si vuole ” libero”, anche, volendo di offendere la persona stessa o chi, in qualche modo, non si comporta allo stesso modo, non si adegua allo stalking pressante e martellante, non fa “squadra” insomma, ma prova a discutere in maniera civile. E viene alla meglio collocato tra quelli che “lisciano il pelo”. Allocuzione che fa vomitare.

Ma cosa significa comportarsi civilmente? Ormai non ha alcun significato se non per quelli che si ritengono di civiltà superiore tanto da potersi mettere in cattedra e insegnarla agli altri e magari sono gli esseri più bugiardi e meschini che esistono ma trovano sempre il modo di mostrarsi per quello che non sono e farsene persino un vanto.

La paranoia del secolo è anche in questo: l’umanità che va alla deriva ma cerca di sopravvivere aggrappandosi a chi gli da la possibilità di sfogare tutta la rabbia accumulata negli anni e lo fa con chi sa bene non potrà mai nuocergli perché le persone mobbizzate o stalkizzate non hanno armi di difesa se non la possibilità di denunciare che poi si rivolta contro di loro perché questi soggetti diventano ancora più fastidiosi e per soprappiù fanno le vittime in modo disgustoso.

Fin che si tratta di un blog deve una sconosciuta si “permette” di scrivere le proprie “inutili” opinioni, o i propri “inutili” divertissement passi, ma quando per esempio c’è di mezzo il lavoro o la vita familiare, allora sono tragedie.

E, purtroppo di queste persone “malate” ce ne sono sempre di più. Gli ultimi anni sono stati difficili e non solo da noi e veniamo da decenni nei quali personaggi senza scrupoli hanno ridotto la nostra società ad un cumulo di macerie morali e materiali.

Votare, lo abbiamo capito tutti non serve perché del nostro voto i politici si servono solo per i propri  interessi di “bottega”. Fatti salvi quei pochi che spiccano come diamanti in mezzo alla mota.

Ma i “rappresentati” non sono da meno, la maggioranza prepotente ha imparato a sgomitare, ha imparato il motto del marchese Del Grillo e lo ha fatto suo nelle sue preghiere quotidiane.

Purtroppo devo toccare con mano ogni giorno questa realtà: nessuno ha più rispetto di nessuno. Gli umani sono trattati peggio di cani i quali ormai sono diventati i nostri padroni.

Questo blog, a chi capisce cosa dico ( ma non lo do per scontato), ne è un piccolo esempio. Un esempio di come la cattiveria umana possa tradursi in meschino stalking verso un video o persone sconosciute che hanno “l’ardire” di volere un posto dove poter esprimere la propria creatività.

La creatività non piace ai più, la trova narcisismo, la trova esibizione. A meno che chi si permette di crearsi il proprio spazio “creativo” non sia anche un LECCACULO.

Non mi sento però di scusarmi per il francesismo, la parola o il termine ormai è entrato a buon diritto nel lessico ordinario.

E ora un’ultima considerazione. Ovviamente non distinguo tra uomini e donne in questo comportamento: entrambi hanno una particolare maestria a sfogare la propria rabbia contro qualcuno che può difendersi solo ignorandoli, ma oserei dire che le donne in questo (come in molto altro) sono maestre. E in più fanno le vittime. Piangono “miseria”, cercano appoggi e comprensione e sono solamente delle persone frustrate e con gravi problemi di identità e di relazione.

 

Ma poi, a me in fondo non importa se qui rimangono a commentare in uno o due o anche nessuno. Se devo essere continuamente sulle braci a friggere o nel girarrosto a fare il pollo messo a arrostire lentamente, preferisco dirlo chiaramente: meglio sola che…

 

E infine davvero, provo anche un po’ di pena per quelle persone che sfogano la loro profonda rabbia ovunque possono farlo, dovrebbero cercare di incanalarla verso qualche fine positivo, cosi è solo energia sprecata.

E sappiamo quanto costi cara l’energia soprattutto in questo momento.

God save the queen

La credevamo immortale. Ma anche le regine muoiono.. Il dolore per la morte di Elisabetta II è genuino e si aggira per il mondo intero ancora incredulo che sia successo davvero.

Lo speaker della BBC sembrava non voler dare la notizia agli inglesi e al mondo: “La regina è morta oggi serenamente a Balmoral”. E lo ha ripetuto perché neppure lui ci credeva, quasi piangendo.

Non ce lo aspettavamo. Era anziana Elisabetta ma molto, molto tosta. 96 anni ma la sua rocciosa personalità era intatta. Come ha detto la nuova premier inglese (da due giorni) Liz Truss: “era la roccia su cui è stato costruito il paese”. Ed è toccato a lei, appena eletta dopo le dimissioni di Boris Johnson dare la notizia ufficialmente al paese, lei l’ultimo premier appena arrivata a Downing street e subito ha dovuto confrontarsi con la cosa più triste che potesse succedere agli inglesi: la morte della loro amata regina da 70 anni.

Ma non solo gli inglesi, tutto il mondo guardava ancora a  questa regina ormai triste e molto avanti con gli anni, ma caparbia  e con un grande, immenso senso del dovere, con grande simpatia. Una donna che aveva sofferto le pene che tutte le donne soffrono spesso nella vita anche se non sono regine  e che affrontano con coraggio e che con molto coraggio portano avanti sofferenze e pene nascoste e private ma che non cedono alle difficolta e vanno avanti stringendo i denti.

Quante volte la regina avrà dovuto stringere i denti e guardare  avanti  pensando alla  responsabilità verso il paese prima che a quella verso la propria famiglia? E quante volte l’abbiamo vista con lo sguardo infelice ma sempre fiera e determinata, nonostante tutto, a portare avanti il suo compito.

God save the queen, cantano gli inglesi oggi davanti Buckingham Palace. Lei ora è nelle mani di Dio, in buone mani.

Re Carlo III ora dovrà prendere il suo posto. Da sempre sapeva che sarebbe arrivato questo giorno che non avrebbe mai voluto non solo come figlio ma come erede di sua madre. Una eredità davvero pesante che lui sembra già dai primi istanti dopo che la madre lo ha lasciato, lasciando il mondo inebetito per la sua scomparsa, non sopportare già più. E sembra già più vecchio di lei.

Dio salvi la regina.

Bellezza

Da qualche giorno ho in mente una foto. Una foto in cui sono sul ponte degli Scalzi a circa 3 anni e guardo l’obiettivo di un fotografo di strada e sorrido. Sono con la zia, una sorella di mia madre, molto orgogliosa di portami a spasso per Venezia come se fossi sua figlia (me lo confessò in seguito). Io ho un cappottino rosso a doppio petto, nuovo di zecca, calzamaglia bianca di lana morbida e berrettino del colore del cappotto. E sembro felice. A quell’età non sappiamo nulla di quello che ci aspetta.

Dico, “sembro”, perché non ho ricordi che si spingono cosi lontano, ma a guardare il mio faccino paffuto e l’occhio che brilla, la sensazione è quella: sembro una bambina felice.

Ma tutto questo perché lo dico?. Mi è venuto in mente che anch’io come Gaber, spesso non mi sono sentita italiana. E allora ripensando a quella foto, mi è balenato, per associazione di idee, l’idea che però, a pensarci bene, non vorrei essere altro che italiana. Se avessi potuto scegliere sarei proprio nata dove sono nata.

Ma ci pensate? Italia e italiani…quanto ci prendono in giro all’estero e quanto ci dileggiano per i tanti nostri difetti. Ma mi dite quale paese al mondo ha una meraviglia come la mia città?

Chi la conosce per averla visitata frettolosamente ne ha impressioni diverse ed è per questo che una volta ho scritto che Venezia è un’opinione e non una città.  Ma non una, tante opinioni, chi la visita se ne fa sempre una diversa, perché Venezia non è mai la stessa, sotto ogni punto di vista e dipende molto dagli occhi di chi la guarda vederla come appare o come non appare. E lei non protesta, si lascia guardare e vedere come si vuole, tanto è consapevole della propria bellezza e unicità.

Un giorno, mentre mi trovavo a Londra, qualcuno mi fece questa domanda (saputo che ero veneziana): “does it stink”?

Cioè: Venezia, puzza? Ero giovane allora ma ricordo che sul momento non capii e rimasi piuttosto interdetta, ma risposi dopo un attimo di esitazione: “si, come tutte le altre città dove c’è acqua, ma a Venezia il senso che devi usare è la vista e ti puoi riempire gli occhi di cosi tanta bellezza da dimenticarti anche della “puzza” a meno che non ce l’abbia tu sotto al naso”.

Ecco la Bellezza. Ora, non ricordo chi disse che Dio è Bellezza. Allora noi italiani lo dobbiamo ringraziare e ce lo abbiamo in tanti meravigliosi posti del nostro paese. Cosi tanti che elencarli sarebbe operazione lunga e noiosa, ma sapete a cosa mi riferisco.

E chi italiano non è e mi chiede se Venezia “puzza” non può che essere invidioso. E anche i tanti che denigrano spesso l’Italia (anche con  ragione a volte) in fondo sono degli invidiosi.

Mai come in questo momento ho il dovere di sentirmi italiana. Si, proprio perché non mi ci sento a causa dei nostri tanti problemi che sono molto legati alla nostra politica. Arruffata, raffazzonata, ipocrita, indecisa, proterva, prepotente, interessata…e potrei continuare.

Ora dovrò votare, non mi è mai sembrato tanto difficile come questa volta. Ma poi penso che il mio paese ha in sé cosi tanta Bellezza, magnifica, a volte sconsideratamente sfruttata e vilipesa, ma altre, raggiante e abbacinante e cosi…non mi posso tirare indietro. Se penso agli ucraini che stanno lottando per rimanere indipendenti, non posso, io che vivo in un paese democratico (anche se pieno di difetti) non dare il mio contributo.

Si, lo so, il sistema poi si avvita su se stesso e raggira anche il mio voto, se ne fa un baffo, mi prende in giro, lo deride e si accrocchia con quei partiti che io mai voterei neppure nel sonno. Ma non mi posso tirare indietro. Non ascolto le sirene che mi danno speranze che non si avverano, ma voglio poter continuare a vivere in una paese (relativamente) libero, lo so sembra retorica, ma in tanti sono morti perché potesse essere un paese libero e non dobbiamo dimenticarlo mai. Voglio potermi esprimere liberamente e dire la mia su tutto quello che mi pare non vada bene.

Tanti paesi negano questa libertà ai propri cittadini e reprimono la critica a volte nel sangue. Anche da noi è stato cosi un tempo non lontano e cosi pensando che sono italiana con l’orgoglio per la Bellezza, tanta Bellezza che il paese esprime (nonostante tanta speculazione) mi sforzerò di andare alle urne a mettere la mia opinione su un pezzo di carta che insieme a tanti altri pezzi di carta fa la bellezza della Democrazia. Nonostante tutto anche il nostro non sentirci italiani. A volte o spesso.

 

La democrazia in guerra

Capisco che la politica, soprattutto quella americana, può interessare pochi. Si parla molto e si litiga anche molto, in questi ultimi mesi, su chi fa cosa e perché In Europa e oltremare.

Ho l’impressione che mai come ora il mondo sia stato vicino e diviso, contemporaneamente.

Da un lato ci si rende conto di quanto l’unione sia più che mai una forza per contrastare aggressioni di paesi con finalità belliche e di conquista. Dall’altra ci si rende anche conto che la storia non solo non insegna, ma fa disimparare anche quel poco che si è imparato da lei.

Non occorre che ripeta quanto io sia ostinatamente dalla parte degli ucraini, ma non perché li consideri santi dipinti, ma perché Putin li ha brutalmente aggrediti e ne sta facendo carne da cannone da mesi.

Una brutale aggressione colorata e variamente ridicolmente e ipocriticamente definita in tutti i modi meno che “guerra”. ma che altro sarebbe quello che accade da mesi in Ucraina? Pace, forse? Ma la pace è un concetto ben strano e divisivo se non si fa che discutere continuamente sul se gli americani e se gli ucraini e se i cinesi e se i turchi e se …Bene il concetto mi pare chiaro: la storia si fa con i “se”.

Biden ieri a Filadelfia ha tenuto un un discorso molto accalorato sulla democrazia in America allo stato attuale dei fatti. E ha detto che è in pericolo. Anzi in grave pericolo. Lo so, in molti pensano che Trump sia, alla peggio,  un bonaccione un po’ ridicolo che però non ha mai avuto intenti bellicosi. Chi lo dice dimostra di non conoscere l’uomo. Ma non fa nulla, neppure io lo conosco ma l’ho seguito da quando ha iniziato la sua corsa a presidente e quello che ho visto di lui mi piace poco o meglio, per niente.

Ora cerca di tornare a presiedere il paese che ha la democrazia nel proprio DNA. Lui però non è democratico, ma tutt’altro. Biden ha detto che il popolo deve difendere la democrazia con tutti i mezzi e uno di questi è il voto.

Anche noi siamo chiamati al voto a difendere la nostra. Con ogni probabilità andranno al governo le destre, i sondaggi da mesi, le danno vincenti.

Questo non significa che le sinistre siano migliori, ma significa che anche da noi, può insinuarsi l’idea che una sorta di ” fascismo” moderno, depurato dei mussolinismi, possa rientrare dalla finestra dopo essere stato cacciato a calci nel c… dalla porta. Difficile partita quella che si gioca in America e difficile altrettanto quella che si gioca qui.

Trump gioca sporco, molto sporco. La destra italiana ha giocato sporco per lungo tempo ma bisogna anche dire che in quanto a questo la sinistra e il centro ( per quello che possa significare catalogare i partiti in questo modo ora), non sono stati da meno. Ma ora è in gioco la Democrazia, quella vera, quella che fa la differenza tra essere un popolo libero che si può ancora ragionevolmente muovere tra un coacervo di leggi sempre più complicate e non muoversi affatto per effetto di una  Dittacrazia, personificata dal volto gentile ma anche aggressivo a seconda delle occasioni, di Giorgia Meloni, dal biascicante caimano di Arcore e dal proteiforme leghista.

Ora, chi vota vota e chi non vota si astiene. Bella scoperta, dirà qualcuno. Astenersi perché si prova uno schifo generalizzato nei partiti attuali è comprensibile (sono indecisa anch’io) ma votare richiede ora una grande attenzione a non metterci nelle mani di chi ha interesse a convertire il paese in una Repubblica a libertà limitata e democrazia controllata.

Anche se ne ha pieno diritto non significa che sia nostro interesse permetterlo.