Il minimo

Non so se il salario minimo garantito servirà davvero a migliorare le condizioni di vita di lavoratori poveri, certo la norma europea apre alla speranza che almeno una parte dei tanti lavoratori con contratti cosiddetti “atipici” o finte partite Iva etc.etc., non vengano più sfruttati e pagati una miseria indecente come è stato permesso sinora. Forse.

Ma già perché non si dica che noi italiani ci facciamo mancare qualcosa, visto che l’Europa non ce lo impone, in molti hanno storto il naso e già detto che non servirà a niente e che meglio sarebbe ridurre il costo del lavoro.

Si, beh, questa l’ho sentita o meglio la sento da decenni ma, chissà come mai, invece che diminuire aumenta? E quello che diminuisce ormai da anni senza ombra di dubbio, è lo stipendio, il salario o la pensione. Quelli calano ogni giorno un pochino e cosi non ce ne lamentiamo troppo.

Chi non si può lamentare è il detentore di reddito di cittadinanza che pur di percepirlo rifiuta  lavori perché non “gli convengono” oppure lavoricchia in nero. Tanto chi lo becca? E di sicuro è meglio starsene in panciolle che lavorare e guadagnare meno del “reddito” .

Insomma, non c’è obbligo per l’Italia di adeguarsi alla normativa europea e quindi vedremo se i nostri politici riusciranno nella non ardua impresa di complicare ancora di più la già inestricabile rete di lavori e lavoretti e di evitare di scontentare i tanti datori di lavori (meglio dire sfruttatori) che sinora si sono serviti di manovalanza pagandola da schifo.

Un po’ di dignità in più a tanti lavoratori non farebbe male neppure da noi.

Ma riusciranno i nostri eroi in tempo di elezioni in vista a trovare accordi su una cosa che ha dietro a sé cosi tanti interessi di cui tenere costo?

Sarebbe davvero il minimo ma certamente non garantito.

3 commenti su “Il minimo”

  1. La domanda che ci si dovrebbe porre circa le retribuzioni elargite ai lavoratori nei vari Paesi della UE è perché esse sono così diverse fra loro pur appartenendo tutti noi, Italiani compresi, alla medesima istituzione UE.
    Perché lo stipendio di un dipendente italiano è minore rispetto a quello di un tedesco o di un francese?
    Perché, pur fruendo tutti della stessa identica valuta euro tuttavia i tenori di vita fra uno Stato ed un altro della medesima… “Unione europea” continuano ad essere sempre così diversi?
    E le tasse poi? Perché in alcuni Paesi, tipo Portogallo, i tributi sono al minimo sindacale mentre da noi, in Italia, siamo così tartassati…. al punto che molti nostri concittadini, a torto o a ragione, evadono le tasse con la scusa che altrimenti non riuscirebbero a campare oppure si trasferiscono in altri Paesi europei proprio per fruire di un sistema fiscale più accettabile – molti vanno in Portogallo, in Bulgaria, in Spagna…?
    Perché l’Olanda, il Lussemburgo, sono “paradisi fiscali” mentre in altri Stati “europei” tutto è più farraginoso?
    Penso, e mi si corregga se sbaglio, che il motivo sia dovuto al fatti che in Europa gli Stati, nonostante l’enfatico appellativo di Unione Europea, continuano a restare liberi, sovrani e soprattutto niente affatto unitI fra loro!!!!
    Ognuno gestisce la propria economia nazionale, le proprie risorse, le proprie gioie o i propri nazionali dolori senza “condividerli” con gli altri membri.
    La UE difatti, come anche i sassi sanno, in fondo non esiste.
    Ogni nazione fa da sé e per sé.
    Non esiste un Organo Centrale che guidi tutta la economia della cosiddetta Unione, non v’è un Dicastero economico unico, non una vera Banca Centrale sul modello americano di Federal Reserve, non le stesse tasse per tutti i cittadini…
    Con le situazioni attuali, pur avvalendosi tutti della stessa moneta la situazione non cambia: gli Stati ricchi restano ricchi, virtuosi ed influenti (Germania, Francia, Svezia…) mentre gli altri vanno avanti con stipendi “da fame” (Italia, Grecia, Portogallo…) se non anche con debiti pubblici stratosferici.
    Finché non ci si decide di unificare economie, politiche estere, difesa, debiti e crediti, tasse, diritti e doveri, competenze fra organi centrali e quelli dei singoli stati e quant’altro, un italiano sarà sempre gestito dal governo italiano con le sue pecche mentre un tedesco fruira’ delle norme vigenti in Germania e così via… fruendo positivamente o negativamente delle buone o cattive gestioni socio-economiche del proprio esecutivo!!!
    Su stipendio minimo, stipendio massimo, tasse onerose, tasse eque ci si lamenta e ci si interroga noi Italiani?
    Lo si chieda al Governo italiano!!!
    Di tali problematiche l’Europa, che sempre condiziona le nostre vite con autentiche demenziali normative, sui temi summenzionati pero’, guarda caso, non se ne cura proprio!!!

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  2. Questa norma, in Italia, è stata criticata sia dai partiti di destra che dai sindacati con motivazioni diverse.
    Le destre, e gli imprenditori, temono che questa norma faccia aumentare il costo del lavoro in casistiche specifiche.
    I sindacati la contestano perché i contratti li rinnovano loro, e vogliono essere liberi di contrattare tutto, compreso il salario, seza vincoli imposti.
    A carattere generale, anche questa norma, come tutte le altre norme che irrigidiscono i rapporti di lavoro, a partire dall’art. 18, provocherà verosimilmente un ulteriore aumento dei contratti a termine e del lavoro nero per aggirare la norma.
    Sempre a carattere generale, si potrebbe osservare che l’Europa, mentre da un lato incoraggia la libera concorrenza, dall’altro pone dei vincoli che penalizzano certi Paesi rispetto ad altri.
    Lo stipendio minimo in Grecia e in Danimarca non ha lo stesso valore.

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  3. Leggete BENE di cosa si tratta. E’ una lista di regole che vanno bene, al solito, per i biondazzoni del Nord.
    Quanto previsto dalla UE in Italia non è applicabile perchè normativamente noi siamo più avanti.
    Normativamente.
    E’ ovvio che le regole e le tariffe si applicano se il lavoro c’è ed è legale e dichiarato. Nessuna norma CEE può regolamentare il nero o il fuori-mansione (finti stage, finti apprendistati)

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