“D’una terra son tutti”

“S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde un squillo…”cosi inizia il celeberrimo coro del Manzoni che narra la battaglia tra i Veneziani e i Visconti a Maclodio nell’opera  Il Conte di Carmagnola.

Una battaglia all’ultimo sangue che lascia molti morti sul terreno e dove i veneziani sconfiggono i visconti.

Ma l’autore la definisce una lotta fratricida (“D’una terra son tutti”). E infatti si chiedono i paesani che assistono allibiti: ma perché si uccidono tra fratelli?

Le elezioni amministrative appena concluse mi sembrano rappresentare bene una battaglia dove “fratelli” si combattono tra loro non per il comune bene ma per interessi privati di questo o quell’altro partito o fazione.

Nè vinti né vincitori, in realtà.  Ora se il centrosinistra esulta, il centrodestra fa esami di coscienza e si batte il petto villoso Salvini riconoscendo il proprio errore: bene. Bravo, riconoscere di avere sbagliato gli fa onore e finalmente, ma non basta.

Certifica e mette la firma sotto la sconfitta. Ma con lui non tutto il centrodestra perché FdI ha fatto bene, ha superato la Lega e ora Meloni chiede elezioni subito.

A chi? risponde Letta. Il virtuoso. Ha avuto soddisfazione qui e ora, ma non canti vittoria perché la “guerra è ancora lunga.

Il “nemico” (il suo) ha ancora molti assi nelle maniche e può spenderseli alle politiche, se e quando ci saranno.

Sui Cinquestelle stendo un velo che dire pietoso è ancora poco: ormai si bastonano da soli.

Chi proprio non si può dire vincitore è il neonato e un po’ tronfio partito degli astensionisti.

Menefreghisti per scelta e per “partito”. Non si disturbano ad andare al seggio, c’è chi lo fa per loro, tanto “sono tutti uguali”.

E sono proprio quelli che criticano a morte i dubbiosi sul vaccino e i riottosi al green pass. Li criticano con argomenti del tipo: “egoisti, fannulloni, perdigiorno, voglia di far bene saltami addosso e poi non avete a cuore il bene del paese”…e però poi non vanno a votare.

Il che richiederebbe, pensandoci, molto meno. Ma molto meno. Queste amministrative hanno visto solo la metà circa degli elettori che si sono “disturbati” ad esercitare un proprio diritto/dovere. L’altra metà se n’è infischiata.

Infine,  come nel coro, vorrei lanciare una riflessione: ma se siamo tutti “fratelli” e tutti abbiamo a cuore le sorti della nostra “amata” terra d’Italia, perché lasciamo che tocchi ad “altri” determinarne il profilo politico?

Magari allo “straniero” sempre vigile e accorto ad approfittare di quello che succede da noi con l’aria di farci un “piacere”?

 

 

10 commenti su ““D’una terra son tutti””

  1. Sarebbe meglio aspettare i ballottaggi e la formazione dei consigli comunali prima di trarre conclusioni definitive, fra l’altro rimangono in sospeso i risultati di tre città, Torino, Trieste e Roma, quest’ultimo di particolare importanza.

    L’unica cosa che questa prima tornata ha detto è che il Pd tiene, i 5stelle di vecchio stampo sono spariti, così come le donne. Il boom previsto di Fratelli d’Italia non c’è stato, le destre disunite non hanno dato proposte credibili.
    FI riscuote credito in Calabria.
    Il sostegno al governo Draghi e alla campagna vaccinale hanno giovato più al centro sinistra che al centro destra.
    L’astensionismo lascia un vuoto per tentazioni autoritarie, sia pure di tipo soft, almeno per il momento.
    E a proposito di astensionismo: a chi giova?
    Chi si astiene, non cambia di una virgola il risultato elettorale che ha valore comunque sia nel designare i sindaci o i governatori di regione, sia nella nomina dei consiglieri comunali. Dunque, in pratica, non serve a niente.
    Darebbero un segnale alla politica che sta perdendo valore e stima nella considerazione dell’elettorato?
    Ma questo messaggio è difficile che verrà colto dai politici per una loro resipiscenza, tanto più improbabile quanto più essi si trovano ugualmente a occupare le sedi istituzionali.
    Piuttosto, come già detto, potrebbe essere un pericolo per derive autoritarie, rese più audaci della debolezza delle politica.
    Bel risultato!

    R.
    già, propio un bel risultato che poi, guardando bene è la somma della paura dei “sovranisti” che ci ha tenuto ancorati a governi raccoggliticci, non ultimo l’ultimo.
    E il PD ha le sue brave colpe.

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  2. Identificare i critici dei no vaccino e no green pass con gli astenuti dal voto è del tutto illogico.
    Casomai è il contrario: no vaccino, no voto, anarchia.

    R.
    Facchin ma lei sa leggere l’italiano?
    Io non identifico affatto questi con gli altri, dico solo che sono proprio loro quelli che di più se la prendono con gente che desidera solo manifestare le proprie idee, mentre chi non vota non si esprime, avrà pure le sue buone ragioni ma non sono buone per il paese e quindi possono solo stare zitti.
    L’anarchia è tutta un’altra cosa. Si informi.
    No voto, no party.

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  3. Io sono di Milano (anche se gli avi erano friulani, che detto per inciso, non amano i veneti…) e so che a Milano l’astensione è stata soprattutto di elettori leghisti e fratellini d’Italia, forse delusi dai loro candidati o dai vari scandali e scandaletti.
    Lo dimostra il fatto che per la prima volta tutti i nove parlamentini dei quartieri hanno maggioranza di centrosinistra (prima erano quattro contro cinque).
    E gli oppositori agli obblighi vaccinali e di green pass sono stati, e penso siano, proprio in quelle file. Quindi io faccio due più due…
    R
    Facchin, lei faccia come le pare, le sue deduzioni (compresi i friulani che “non amano” i veneti (!), si commentano da sole.

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  4. I friulani non amano nessun italiano, di nessuna regione. Ai tempi delle opzioni tra Germania e Italia, con Hitler e Mussolini, scelsero in massa per la Germania.

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  5. Io nun ce sto a capi più niente, tra novax nopass notax (quelli so’ tanti eh…) e no pax.
    E meno male che Virgì se ne vax, ci mancava che restasse (o resterebbe)?

    R.
    chi si rivede…ogni tanto a Serena je va da scherzà.

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  6. I friulani non amano i veneti perché li sentono ciacoloni e boriosi. Per le altre regioni dipende. I lombardi sono di sicuro apprezzati. Ma il fatto è che il Friuli, per la politica dei governi italiani, ha sofferto molto per le guerre, nelle città (Gorizia divisa in due come Berlino, ad esempio) e sui monti.

    R
    “ciacoloni e boriosi”…ha parlato sua simpatia!

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  7. D’una terra siam tutti, sì, ma è dal 1945, che, a torto o a ragione, ci sbraniamo come botoli ringhiosi e zannuti, tra fascisti e comunisti, Destra e Sinistra. Succede solo da noi. Non in Germania contro gli ex-nazisti, non dove è caduto il comunismo nei vari paesi dell’Est, contro i comunisti. Come dicono ancora qui dalle mie parti: Abàsta, non ne potiamo più!

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  8. Un fuori tema per un momentaneo relax

    Dopo 37 risultati utili, l’Italia cede per 2-1 alla Spagna che si prende la rivincita della sconfitta agli Europei e si qualifica per la finale della Uefa Nations League.

    Rimasta in dieci per 55 minuti, subisce il possesso palla e l’iniziativa della Spagna, ma alla fine, con le seconde scelte in campo, accorcia le distanze e riscatta con orgoglio la prova opaca dei titolari.
    Dopo la conquista del titolo di Campioni d’Europa, due pareggi e la prima sconfitta.
    Effetto appagamento? Speriamo di no, visto che sono prossimi i Mondiali.

    Detto ciò mi permetto di fare qualche critica al Mancio, finora sempre impeccabile: perché non schierare fin dall’inizio Chiellini, il più coriaceo dei nostri difensori? Lo stesso vale per Pellegrini, uno dei calciatore più in forma del campionato. E infine, perché insistere a costruire il gioco dal basso, una volta rimasti in dieci, e con una Spagna che non si risparmiava nel pressing continuo impedendo ogni elaborata costruzione del gioco?

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  9. Non mi pare ci siano contrasti ringhiosi tra fascisti e comunisti. Quelli tra destra e sinistra sono normale diatriba democratica.
    Quanto alla Germania il nazismo non può esistere. Viene duramente represso. In certi Paesi dell’Europa dell’est (Ungheria, Polonia) i comunisti sono quasi perseguitati.

    R
    la Democrazia deve tenere sempre la guardia alta, i “democratici” spesso parlano a vanvera esacerbando le discussioni. Normale dialettica? Si, anche se un po’ fastidiosa e ipocrita.

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