Libertà di scegliere

In questi giorni si parla molto di Democrazia.

O meglio, ne parla chi la vuole difendere o al contrario, svilirla e denigrarla.

Tutto questo dibattito (inutile) sul Green Pass e su come molti trovino che sia dicriminatorio e che obbligare degli adulti a fare il vaccino, senza avere ancora prove scientiche della sua efficacia (tutti gli esperti dicono che ci vogliono anni per testarlo e per studiarne gli effetti) è anti democratico, va contro la nostra Costituzione.

Chi taccia di qualsiasi epiteto vegognoso e offende o dileggia chi scende in piazza per la libera scelta e non per l’imposizione, si sente molto democratico ma, nei fatti, dimostra chiaramente di non esserlo o meglio di avere un’idea e un concetto estremamente confuso della democrazia.

Una studiosa molto conosciuta ne ha fatto il perno della propria vita, parlo di Hannah Arendt.

Di lei si è scritto molto. Questo, molto in sintesi il concetto di Democrazia che Arendt vuole esprimere nelle sue opere:

Tratto da Il Foglio:

 

“Chi cerca nei testi di Arendt il cinismo distaccato dei realisti, vi troverà il pathos coinvolgente degli utopisti. Vi troverà un immaginario di speranza per le ‘faccende umane’ che non idolatra la distruttività della critica e osa parlare dell’esperienza politica in uno spazio pubblico condiviso come di un’esperienza di felicità”. Con queste parole Adriana Cavarero, una delle più note filosofe italiane di oggi, consegna al lettore il suo giudizio su Hannah Arendt, la celebre pensatrice tedesca vissuta tra il 1906 e il 1975. Si tratta, in particolare, di valutazioni riguardanti l’ampia e articolata riflessione che Arendt dedicò all’agire politico e che rappresenta il contributo più alto da lei elaborato nel contesto della sua attività di attenta e profonda indagatrice della vita umana, cresciuta alla scuola di figure del calibro di Guardini, Bultmann, Heidegger e, soprattutto, Jaspers. Grande conoscitrice delle antiche dottrine politiche – Aristotele rimase sempre per lei un punto di riferimento imprescindibile –, critica severa di ogni forma di totalitarismo, attaccata duramente da più parti per aver definito il nazismo un’espressione della banalità del male, Arendt viene considerata uno dei maggiori interpreti del concetto di democrazia. Non casualmente – afferma Cavarero –, “il riferimento ai testi arendtiani è frequente da parte di numerosi autori del nostro tempo che reinterrogano proprio l’idea di democrazia per rintracciarne il senso in alcuni eventi del presente. Ossia che cercano di sottrarre la parola democrazia alla sua disturbante genericità e tentano di afferrare il nucleo concettuale della vera democrazia”. Non sorprende il fatto che, negli ultimi tempi, da quando si sono intensificate le discussioni sul risorgere del populismo, abbia fatto registrare un forte aumento delle vendite l’opera forse più famosa di Arendt, Le origini del totalitarismo, risalente al 1951 e tradotta per la prima volta in italiano nel 1967. Per quanto affascinata dall’Atene periclea, considerata la culla della democrazia, Arendt, come avverte Cavarero, si dimostra molto parsimoniosa nell’usare il termine stesso democrazia, perché, a suo giudizio, esso è ambiguo. Coloro che oggi parlano di democrazia radicale, anarchica, selvaggia, guardano con particolare interesse alla prospettiva arendtiana “che si pone come antitetica rispetto a qualsiasi concezione verticale o gerarchica del potere e che si caratterizza invece come un potere diffuso, partecipativo e relazionale, condiviso alla pari, anzi costituito da una pluralità di attori. I quali sono uguali proprio perché condividono orizzontalmente questo spazio”.

 

Ecco, “una pluralità di attori”, questo è un concetto che applicato a quanto succede qui e ora, può esprimere meglio quello che accade:

un gruppo di governanti facenti parte di una coalizione di governo nata dalle ceneri di due fallimenti precendenti ed escusivamente  concepita per trarre dalle secche un paese disastrato sutto molti profili: in una situazione sanitaria che ha mostrato tutte le falle di una democrazia imperfetta, approfitta del momento per emanare norme che costringeranno i cittadini a entrare nella logica di vaccinarsi per forza perché altrimenti saranno indicati al pubblico ludibrio e mancheranno delle prerogative per essere cittadini nel pieno delle proprie facoltà e di fatto, verranno discriminati ed impediti a svolgere le normali attività quotidiane.

Questo è fuori da tutti i parametri che i nostri padri costituenti avevano fissato quanto hanno scritto la Carta nata dal sacrificio di tante vite che non hanno esitato a dare la propria in nome della Libertà.

Libertà di scelta è un diritto e una prerogativa di ogni cittadino adulto che vive in un paese davvero democratico.

 

Da La vita activa:

  • La nostra è forse la prima generazione divenuta pienamente consapevole delle conseguenze atroci che discendono da una linea di pensiero che costringe ad ammettere che tutti i mezzi, purché siano efficaci, sono leciti e giustificati per conseguire qualcosa definito come un fine. (V, 31, p. 176).
  • H.A.

 

La brutta estate

Quando Cesare Pavese, negli anni ’40 del Novecento, scrisse “La bella estate”, certamente non avrebbe mai pensato che l’estate del 2021, in Italia, non sarebbe stata bella per nulla.

Ma un’estate bruttissima. Dal punto di vista climatico,  fino ad oggi 27 luglio, la situazione è stata altalenante tra  caldo africano e temporali improvvisi e fortissimi.

Quello di oggi ha devastato il mio balcone dove avevo allineato vasi di fiori e piante in gran quantità, che curavo meticolosamente ogni giorno. Cassette con lavanda e rosmarino pesantissime sono finite sul pavimento del terrazzo, sfracellate, sollevate dal vento come se si fosse trattato di fogli di giornale. Il mio bel gelsomino che si arrampicava sul muro tra la cucina e il salotto è stato scaraventato a terra, la terra uscita dal vaso e le foglioline verdi brillante desolatamente stramazzate al suolo. Le piante grasse fiorite, le gerbere, le petunie, tutte finite una sull’altra come se una mano impertinente e crudele le avesse fatte precipitare a terra per dispetto.

Una devastazione.

Non so che cosa sia successo fuori, non uscirò, almeno per ora, aspetto che la situazione si normalizzi un po’, ci saranno certamente rami spezzati e pozzanghere e le strade allagate. Dentro mi sento anch’io  stramazzata li assieme a loro, sulle piastrelle di cotto del terrazzo.

Lo so, non è successo nulla di grave, le rimetterò a posto e torneranno più belle di prima. Ma mi fa male vederle li cosi e per ora non esco a sistemarle, mi devo riprendere e devono restare li ancora un po’ a testimoniare che le “belle estati” sono passate forse per sempre. E non torneranno che per qualche giornata di tregua tra un temporale e l’altro. Non mi faccio illusioni.

Pessimista? Si, forse.

Ma  non è solo il clima ma tutto.  La luce in fondo al tunnel della pandemia ancora non si vede, nonostante tutto. Eppure ci abbiamo messo buona volontà, tutti. Forse devo contestare ancora il governo, tutti i governi della pandemia: hanno fatto molti errori. Noi, in Italia siamo tra i più colpiti. Perché? Se Speranza me lo spiega sono pronta a mettermi seduta e ascoltarlo con attenzione. Temo che mi imbastirebbe un lungo discorso ma di quello posso anche fare a meno.

Nessuno ha risposte. Nessuno. Tutti hanno tanto da dire, ma nessuno sa tacere. Tacere, forse, in questo momento sarebbe meglio che parlare. Tacere e lavorare sodo per uscire da questo tunnel infinito.

Tutti insieme, senza per questo imporre regole assurde a cittadini e cittadine stremati.

Vorrei che il governo tutto e anche il presidente della Repubblica parlassero alla nazione con toni convincenti e ci dicessero che si stanno impegnando davvero per farci uscire da questa situazione, seriamente e consapevolmente.

Seguendo la scienza ma anche il cuore e la testa.

Perché se è vero che la vita è vita e viene prima di tutto, la vita senza libertà è una mezza vita. La vogliamo di nuovo tutta intera.

Esco, vado a vedere se gli alberi hanno retto alla furia del vento, li vedo dalle finestre e mi pare ci siano ancora tutti. Grazie di esserci.

 

La vedo dura

Pubblico, eccezionalmente, questo testo di Alessandro che parla delle Olimpiadi 2020 e lo ringrazio.

L’autore sottolinea la particolarità di questo evento, a cominciare dal fatto che porta la data dello scorso anno per i motivi che sappiamo. E’ un po’ come se non avessimo vissuto il 2020, anno bisesto e terribile e però la data deve coincidere con il quarto anno dall’ultimo e anche se a me sembra una cosa assurda, riportare la data dell’anno in cui  avrebbero dovuto svolgersi se..

Queste Olimpiadi, dicevo, sono particolari e le ricorderemo per molti motivi, certo quelli legati alla pandemia e alle sue tragiche conseguenze, prima di tutto. Faccio molta fatica a vederle come un segno di rinascita.

Diciamo che chi ama lo sport le seguirà, chi non lo ama le snobberà o guarderà con indifferenza o anche fastidio.

Una cosa però mi pare che sia importante sottolineare (come fa anche Alessandro) : lo sport accomuna tanti atleti di tante nazionalità diverse e questo significa che, nonostante la pandemia ci abbia costretto all’isolamento, forse ora è arrivato il momento di guardare avanti e di tornare a vedere il mondo come un posto accogliente, senza paura. Anche se la vedo dura.

Si sta svolgendo a Tokio la XXXII Olimpiade che si sarebbe dovuta tenere l’anno scorso, ma che fu rimandata di un anno a causa della pandemia. Ancora oggi, a giochi iniziati, quello che è l’evento sportivo di maggiore risonanza, e in assoluto uno dei più importanti al mondo, rischia di essere condizionato sia dai rigurgiti del virus, sia da un tifone che imperversa sul Pacifico occidentale e rischia di colpire proprio la capitale giapponese.

Un’Olimpiade che ricorderemo perché le gare per la prima volta si stanno svolgendo in assenza di pubblico: ma la suggestione rimane tutta, specie quando durante il cerimoniale della premiazione, risuonano gli inni e s’innalzano le bandiere tra la commozione dei vincitori e le loro medaglie al petto. Occorre rendere merito al coraggio degli organizzatori che hanno raccolto la sfida del virus e la stanno conducendo nel migliore dei modi, a cominciare delle bella cerimonia di apertura.

Ricordiamo che i giochi olimpici furono istituiti nell’antichità in Grecia. La prima Olimpiade si svolse nel 776 a.C. ad Olimpia, ripetendosi ogni quattro anni per oltre un millennio fino a quando l’Imperatore Teodosio nel 393 d.C. li vietò. Fu il Il barone Pierre de Coubertin che alla fine del XIX secolo istituì i giochi simili a quelli dell’antica Grecia: le prime Olimpiadi dell’era moderna si svolsero ad Atene nel 1896.

Questa di Tokio coinvolgerà circa 11.000 atleti provenienti da oltre 200 Paesi. Verranno assegnate 339 medaglie d’oro per le varie gare suddivise in 33 sport (Atletica leggera, Atletica pesante, Nuoto, Boxe, Lotta, Scherma, Ciclismo, equitazione, vela, giochi di squadra quali Calcio, Pallavolo, Pallacanestro, Pallanuoto, etc)

La prime medaglie assegnate vedono in testa Cina, Giappone, Usa. L’Italia è sesta con 5 medaglie (1 oro, 1 argento, 3 bronzo), ma è ancora prematuro parlare di classifiche, le gare sono appena agli inizi e i giochi finiranno l’otto agosto.

È stata del foggiano Luigi Samele, argento nella spada, la prima medaglia azzurra.
La prima medaglia d’oro italiana è invece quella di Vito Dell’Aquila, 20enne pugliese che ha battuto il tunisino Mohamed Jendoubi, nella finale della categoria 58 kg
La terza medaglia per l’Italia arriva da Elisa Longo Borghini, è bronzo nella prova su strada in linea di cio ciclismo femminile
Altro bronzo conquistato per l’Italia da Odette Giuffrida, nel judo 52 chili.
La quinta medaglia, arriva dal sollevamento pesi categoria 67 kg grazie a Mirko Zanni, capace di sollevare 322 kg, nuovo record nazionale

Chi ben comincia… forza azzurri! Ma soprattutto viva lo sport e le Olimpiadi che posano essere l’augurio per il ritorno alla vita libera, ai rapporti umani, al lavoro, alla creatività e al piacere delle vita.

 

 

Alessandro Stramondo

Un caso

Certo chi fa sbaglia. Anche chi parla solo può sbagliare. E’ umano, Le idee sono volatili prendono corpo solo quando si traducono in fatti concreti e questo è un fatto concreto, purtroppo:

“Non sto bene. La mia vita è cambiata radicalmente mi sembra di vivere nel mondo dei quanti dove regna l’indeterminazione. Sto attraversando un periodo di malessere fisico e psicologico, ho fatto molti day hospital”, spiegando di aver sviluppato gli anticorpi due mesi e mezzo dopo l’iniezione “con valori che superano 60 volte la soglia della normale vaccinazione”.

 

Nonostante tutto, Virginia Grilli non riesce ad avere il Green pass. “Nessuno si prende la responsabilità di rilasciarmelo essendo io un caso unico. Se non lo avrò  – conclude – farò causa a Regione Toscana e ministero della Salute. Senza la certificazione a settembre non posso frequentare l’università”.

(Da TGCom24).

Questa ragazza ha tutta la mia solidarietà. E’ una persona saggia che ha subito un grave errore, errare è umano, ma perseverare nell’errore, come in questo caso, sappiamo tutti cos’è.

Lei ha ricevuto per errore ben 6 dosi di vaccino tutte insieme. Non si lamenta troppo nonostante tutti i problemi che ha e che avrà, ma chiede di avere il green pass anche per poter frequentare l’Università.

Ma non glielo danno. Ha fatto “solo” sei dosi e però non sanno se sono sufficienti per essere considerata “vaccinata”:

Ora, lo so che in molti troveranno da ridire, che gli errori ci sono sempre e sempre ci saranno.

Ma questo è un errore che grida vendetta al cospetto di chi sappiamo, se poi questa giovane deve anche scontrarsi con la nostra burocrazia malata da sempre di ipocrita efficientismo al contrario  è’ la  burocrazia che avrebbe bisogno di Greeen Pass. E’ Brunetta che avrebbe bisogno di un pass per stare dove sta e dove è già stato e dove ha combinato quello che ha combinato.

Tutti possiamo sbagliare anche chi sta ai vertici e chi comanda e chi ha grosse responsabilità.

Ma bisogna riconoscere gli sbagli e quando c’è di mezzo un paese che soffre essere molto più cauti con certe dichiarazioni e con certe imposizioni e imprecisioni e decisioni e indecisioni… La politica può fare errori grossolani e li fa ma dovrebbe riconoscerli e tornare sui propri passi e questo sarebbe uno di quei casi.

Credo che il governo tutto farebbe bene a scusarsi con questa ragazza ed eliminare questa nuova diavoleria del Green Pass esteso a tutte le comuni attività e  che complica solo ulteriormente la vita già notevolmente complicata degli italiani.

O forse no

Ho deciso che voglio un green pass per i miei vicini di casa: potranno entrare nel palazzo solo se superano queste tre prove: essere simpatici, di bell’aspetto e soprattutto non rompi…scatole.

Altrimenti il portone non si apre.

E un green pass anche dentro casa per “viaggiare” dalla cucina al salotto e dalle camere al bagno. Me lo auto impongo e me lo mostro ogni volta che devo cambiare stanza, non si sa mai, meglio essere prudenti nella vita, prudenzia non è mai troppo, diceva Totò.

La situazione è seria ma non grave. Se voglio andare al ristorante al chiuso deve dimostrare di averlo, che diamine, è cosa giusta.

All’ingresso ci saranno due buttadentro ogni ristorante che controlleranno bene e chi non è in regola, fuori, gli altri dentro. Si fa presto, che ci vuole?

Però, però, chi mi assicura  che ci lavora dentro abbia il green pass? Dovrò farmelo mostrare a mia volta?

Eh, certo! io mostro il green pass a te e tu lo mostri a me, sennò non vale.

Insomma, sarà tutto un mostrarselo reciproco, se si vuole cosi è, se vi pare ma anche no.

Ma, in fondo, dobbiamo proprio andare al ristorante a sederci al chiuso gomito gomito? Con tutti i bei ristoranti all’aperto che ci stanno? Anche d’inverno si può benissimo stare fuori, seduti al tavolo col cappotto e se piove con l’ombrello.

E’ più salubre, green pass e spass …

Roberto Fico però dice che per il Parlamento non lo vuole (almeno lo diceva ieri non so se oggi ha cambiato idea).

Ha ragione e poi a me che m’importa? Io non ci vado al Parlamento. E poi ci sono stati fino a oggi e li vedo belli rubizzi, vuol dire che hanno mantenuto le distanze e quindi, via andare senza green pass (che spass).

Insomma, faccio un po’ d’ironia per divertimento anche se so che la situazione è seria perché ormai, diciamolo, sembra di vivere nell’incubo ancora e ancora.

Emergenza infinita. E pensare che l’anno scorso di questi tempi ci dicevano che il Covid era stato messo (quasi ) K.O.

Speranza lo diceva e aveva pure scritto un libro, ora ritirato per la vergogna dal titolo significativo che preferisco non ripetere per carità di patria.

Speranza era l’unico con la mascherina, l’altra sera alla conferenza stampa.

Forse non è ancora vaccinato? Anche lui come Salvini e Meloni? Va beh, ma Melini e Salvoni sono opposizioni (anche se uno fa finta di governare) e quindi possono pure, ma Speranza no. Quindi presumo che sia doppiadose già da un po’. Per forza. E allora perché si maschera? Beh, prudenzia non è mai troppo, ha ragione Speranza, si mascheri pure.

Francamente io, preferisco non vederlo in faccia. E forse anche lui quando si guarda allo specchio comincia ad avere qualche problema. O forse no.

Siamo diventati la Repubblica del Forse.

 

P.S.

Errata corrige:

Salvini si è vaccinato questa mattina e ha postato una foto di sé sorridente mentre beve il caffè. Beh, meno male, sarà anche lui possessore di green spass. Draghi gli aveva detto o ti vaccini o vai all’opposizione, sii coerente. Ma quello che l’ha fatto decidere è la panza. Lui al ristorante vuole mangiare tranquillo in un separè dentro, ben nascosto mentre si strafoga.

 

Astenersi perditempo senza green pass.

Incidentalmente

Girava con la pistola in tasca, l’assessore arrestato a Voghera e ora agli arresti domiciliari per aver ucciso un uomo, un marocchino, pare senza fissa dimora e con precedenti penali.

Il diverbio nato, pare, perché quest’ultimo si aggirava intorno ad un bar e sembrava ubriaco e pronto a compiere molestie nei confronti degli altri avventori. Sembra, non c’è ancora una versione precisa.

L’assessore, ex poliziotto, docente di diritto penale, si aggirava anche lui per quel di Voghera in piazza e, stante alla sua versione, gli è partito un colpo che ha ucciso l’uomo dopo che questo l’avrebbe aggredito, pare, verbalmente.

Ma, ripeto, non c’è nulla di chiaro e di preciso. L’unica cosa certa e che un uomo è stato ucciso, apparentemente per futili motivi da un assessore alla sicurezza, leghista, armato con pistola pronta a sparare e che si difende dicendo che il colpo “è partito” da solo nella colluttazione, che nessuno sa dire se ci sia stata veramente. Sembra gli abbia intimato qualcosa in riferimento ad una bottiglia di birra ed al divieto, da lui stesso emanato, di bere alcolici fuori dai bar e da li sia nato il diverbio tra i due.

Non ci girerei tanto intorno: uccidere è l’ultimo atto della “legittima difesa”, non si capisce bene da cosa dovesse difendersi l’assessore visto che l’uomo non era armato e non lo stava minacciando, pare, in alcun modo, quantomeno non lo stava minacciando di morte.

La pistola da sola non spara al petto di un uomo. Certo è pericoloso girare con una pistola carica in tasca, potrebbe “partire” un colpo e uccidere chiunque. Ma, in questo caso ha ucciso un immigrato, irregolare, con decreti di espulsione evidentemente mai eseguiti se poteva aggirarsi tranquillamente in pieno centro città.

Alla fine se la politica legittima la possibilità di pararsi dietro la legittima difesa in casi come questo è chiaro che la legittimità della difesa, che è  legittima, comincia ad assomigliare di più alla illegittimità di offendere e di uccidere in casi, nei quali, sarebbe stato sufficiente attendere l’arrivo delle Forze dell’Ordine.

Salvini, da sempre cavalca questa battaglia sulla difesa legittima, ci ha costruito la sua carriera intorno. Il suo consenso è salito alle stelle proprio grazie a questa sua posizione. L’assessore è leghista, stimato avvocato ed ex poliziotto. L’ucciso è un “rejetto” della società, immigrato “clandestino”, senza fissa dimora, con precedenti penali.

La disparità salta evidente all’occhio e da subito, anche senza volere, ma solo a leggere la notizia, l’occhio cade sul quell “immigrato clandestino” e a prima vista già cosi, può sembrare che il fatto abbia delle giustificazioni palesi, evidenti, quasi scontate.

L’assessore si è difeso (non si capisce bene da quale minaccia) da un senza fissa dimora, pregiudicato, attaccabrighe. L’avvocato, assessore, docente deteneva una pistola regolarmente e girava per la città a sorvegliare che l’ordine fosse mantenuto. L’assessore sembra quello che si è difeso mentre quello che offendeva (anche solo la vista) era l’immigrato clandestino, ma chi muore è lui. E’ lui quello che perde la vita a 39 anni perché “parte un colpo” dalla pistola detenuta legalmente dall’assessore che gira armato e al quale è partito un colpo.

Cosi va il mondo sotto il cielo italiano: presi come siamo a farci la lotta tra di noi se siamo o non siamo attenti detentori di green pass, cè chi detentore di pistola legalmente detenuta se ne va in giro per le città e “incidentalmente” da quella sua regolare pistola, parte un regolare proiettile, il quale non ha colpa se prende in pieno petto un “irregolare”, che ha tutte le colpe a cominciare da quella di essere “clandestino e irregolare”. Un quasi “non” uomo per il proiettile che regolarmente lo uccide: fa il suo mestiere, lui, il proiettile.

Ora tocca a chi deve giudicare chi deteneva quella pistola regolare. La Giustizia farà il suo corso, regolare.

Lunghe inimicizie

In fondo non interessa quasi a nessuno, neppure ai diretti interessati. Il tormentone di questa estate italiana che passa tra notti magiche e giorni divisi tra l’ansia e l’euforia per qualcosa che muta ma non se ne vuole andare.

S’è affezionato il verme, vuole restare tra noi. Ma lasciamolo da parte ne parliamo anche troppo, si monta la testa ancora di più. Dicevo, il tormentone dell’estate é la guerra e la pace tra Grillo e Conte. “Certi amori non finiscono”, no, anzi, si rafforzano nelle difficoltà, ma tra i due sarà vero amore?

Il dubbio mi sorge, a guardarli. Avranno fatto pace davvero o domani mattina ritornano imbronciati?

E dai, non vi mettete il broncio. Non è questo il momento di dividersi, lo farete più avanti quando i “figli” saranno autonomi, per ora hanno ancora bisogno del garante elevato e dell’avvocato scafato (con la pochette).

Cala il consenso di Conte, pare. Come tutto nella vita, nasce e poi declina. Vale anche per lui anche se era prevedibile data l’alternanza di umori che ha sfoderato in questi giorni : la credibilità cala come la marea, ma potrebbe tornare, appunto proprio come l’amore.

Che poi, si fa per dire. C’è tanto interesse tra i due. Ognuno ha bisogno dell’altro. Troppo. Se vogliono rimanere a galla devono rimanere aggrappati l’uno all’altro. Ormai i loro destini politici coincidono, sono indissolubili.

Quindi il Movimento si deve adattare ad avere due capi o caparozzoli (molluschi veneti), che dir si voglia. I classici due galletti, ma il “pollaio” lo richiede altrimenti scappano tutti i “polli”.

E se scappano tutti poi sono dolori, il Movimento si ferma e la ragione asociale dei Cinquestelle crolla definitivamente.

Meglio fare patti chiari e inimicizie lunghe.

Draghi e Figliolo go home!

Prima aprono tutto, aspettano che i contagi aumentino, non fanno alcun controllo o prevenzione di abusi che in tanti si sono sentiti autorizzati di compiere: assembramenti senza mascherina, feste a go-gò, viaggi sconsiderati in zone infette etc.etc.

Ora che i contagi sono in aumento (del tutto previsto e prevedibile) si preme per richiudere tutto o meglio obbligare tutti ad esibire dei pass per fare qualsiasi cosa anche andare a comprare i generi di prima necessità o attraversare la strada.

Uno stato militare dove un generale detta legge e impone la sua visione di un paese militarizzato dove ai cittadini vengono imposte cure contro la loro volontà.

I vaccini sono un’arma efficace contro molte malattie, non è ancora provato però che lo siano nei riguardi del Covid, un virus che muta continuamente, ma è fuor di dubbio che possono provocare disturbi in alcuni casi anche gravi o molto gravi.

Non significa che chi voglia vaccinarsi non debba farlo, anzi, ma obbligare tutti a vaccinarsi col presupposto che altrimenti non si può svolgere più una vita normale per me è da stato di polizia o dittatura tout court.

Se il governo approverà certe norme che circolano già sulla stampa e che erano prevedibili visto la totale mancanza di controlli in certe situazioni a rischio e quasi l’incentivo a contagiarsi con  dichiarazioni che davano per scontato che le vaccinazioni stavano funzionando e  che  mancava poco alla famosa immunità di gregge,  è brutto dirlo, ma la sensazione di vivere in una dittatura è sempre più forte.

Al contrario, vediamo che le vaccinazioni servono a ben poco se i contagi aumentano.

Qualche cosa non torna nell’operato del governo Draghi.

 

 

PS:il signor Luigi Facchin mi informa che  siamo in semestre bianco: giusto, forse causa europei sono andata nel pallone, ma ripensandoci, in fondo si fa per dire (andate a casa) e anche per non fare torto a quelli che avevo già mandato. Potrebbero offendersi.

Dunque siamo in piena dittatura, ci faranno il contropelo!

Walzer inglese

Sarà la prima volta di una donna che commenta una finale di calcio. Un’occasione irripetibile per Katia Serra, ex calciatrice e docente universitaria. Con grande esperienza calcistica alle spalle. Finalmente una donna a commentare una finale di calcio, non era mai successo, c’è sempre una prima volta, però  questa è una veramente grandiosa per lei ma anche per le donne in generale.

Porterà fortuna? Lo spero, me lo auguro e le auguro di fare un figurone. Accompagnerà Stefano Bizzotto e insieme a lui sostituirà la coppia Rimedio Di Gennaro dato che Rimedio è stato colpito dal Covid (auguri a entrambi).

Immagino sarà molto emozionata ma sono sicura che se la caverà benissimo.

In quanto alla partita di domenica. beh… Borioso ha ritirato in tutta fretta il proposito di istituire una giornata di festa nazionale in seguito alla “vittoria” della squadra inglese.

Ha scoperto d’un botto che ancora non l’ha vinta e che non è un mago dei Tarocchi e l’ha subito ritirata con qualche opportuno scongiuro (dietro le quinte e anche le seste).

Il Covid impazza nella variante Delta ma il calcio è più forte di lui se tutti sembrano non temerlo per nulla. Il governo italiano ha messo in campo misure per contenere l’euforia calcistica sia in caso di vittoria che di sconfitta (sic).

Lo so che non avrei dovuto scrivere quella parola, ma l’ho letta proprio cosi anche se chi l’ha riportata, sono sicura, ha avuto la stessa reazione di Johnson e ha fatto gli scongiuri all’italiana. Non so quanto differiscano dalla modalità inglese…indagherò.

Comunque, apprescindere (ci sta), sarebbe davvero una bella lezione per i boriosi inglesi che hanno fatto quasi tutte le partite in casa e si sentono già col trofeo in mano…calma ragazzzi, take it easy, dobbiamo ancora giocarcela.

Non dico nulla, non mi pronuncio, non azzardo previsioni…ma me la sento, che gli inglesi se la vedranno con i nostri che non sono proprio farina per fare ostie (come direbbe mia nonna) e non sarà un giro di walzer…inglese.

 

Straordinaria

Ho assistito al funerale di Raffaella Carrà trasmesso da Rai 1, mi sembrava una cosa naturale, come se fosse stata un’amica o una parente.

Oltre che brava e intelligente, Raffaella era anche buona e generosa, solo dopo la sua morte sono venute fuori le tante sue manifestazioni di generosità, ma lo sapevo già, ne avevo avuto sempre l’impressione anche se lei ha sempre tenuto molto alla propria privacy e non parlava mai di sé.

Lo spiegamento di forze e l’onore del picchetto e il discorso della sindaca e l’omaggio di tanti suoi fans, mi sembrano doverosi e persino scontati, ma, ne sono sicura, se lei avesse potuto parlare al suo funerale avrebbe detto: “grazie, meno, meno” e forse, ma dico forse, un po’ si sarebbe anche inca…volata.

Certo, era una donna di classe ma sapeva anche essere schietta quando le sembrava il momento.

Ma questa cerimonia mi ha ricordato il funerale di un monarca. Come una regina. E come tale amiamo ricordarla: una vera regina del palcoscenico, ma anche nella vita.

Lo hanno detto in molti : una donna straordinaria!

Sicuro, straordinaria come sono molte donne anche se non calcano il palcoscenico davanti ai riflettori ma quello della vita che spesso non offre ribalte ma sa dare e togliere con la stessa intensità e può seminare dolore e disperazione ma anche gioia e felicità.

In questo credo molte donne siano straodinariamente capaci di essere straordinarie, senza che nessuno, o pochi lo sappiano.

Lei non conosceva “ordinarietà” ma sono sicura che nella sua vita privata era come tante di noi, preda di ansia e angoscia, talvolta, persino di disperazione, ma con quella capacità di “risorgere” che hanno le donne che lottano per restare in piedi e soprattutto perché sanno che servono esempi positivi e che la forza del carattere, deve sempre prevalere sulla disperazione.

Lei dava questo grande messaggio di “forza”, ma negli occhi le si leggeva anche la sensibilità che nascondeva. Per questo era straodinaria: proprio perché non nascondeva le proprie emozioni e ce ne rendeva, a modo suo, partecipi.

Difficile lasciar andare una cosi per chi l’ha tanto amata.

E si è visto, ai suoi funerali, lo sguardo vacuo di chi l’ha conosciuta da vicino e amata.

Non la soubrette fantastica che era, ma la donna straodinaria che ha saputo essere nella sua, tutto sommato, bella vita.

Ma mi sento di dirle grazie, come hanno fatto in tanti, per le ore di spensieratezza che ci ha regalato e anche per quel messaggio di forza che emanava da lei e che è stato di aiuto a tanti in tanti momenti difficili, senza farne un mito, senza pensare che non avesse difetti, ma considerando che, forse poprio per quel suo non nascondersi dietro al suo successo, è stata ed è cosi amata.

Grazie Raffaella.