Un piano ambizioso con un impegno di risorse mai visto, che come finalità economico-sociali intende perseguire la parità di genere, favorire i giovani e ridurre il gap economico tra Nord e Sud,
La riuscita del piano è legata strettamente a certe riforme strutturali che dovremmo intraprendere in concomitanza agli investimento produttivi: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione e razionalizzazione della legislazione, promozione della concorrenza, etc.
Gli investimenti riferibili al territorio sono circa 205 miliardi di cui 82 vanno al Mezzogiorno ossia il 40% con una inversione di tendenza –così sembra- rispetto a quella storica che destinava al Mezzogiorno meno di ciò che gli sarebbe spettato in proporzione alla popolazione: a detta di Draghi, negli ultimi dieci anni, il Mezzogiorno ha ricevuto un investimento dimezzato.
Tutto lodevole, ma c’è qualcosa da ridire su quel 40 %, pari a 82 miliardi, destinato al Sud:
In realtà il PNRR comprende oltre il Recovery fund (pari a 191,5 più 30,64 miliardi complementari), anche 13 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione (React Eu), fondo di cui, per regolamento, due terzi pari a 8,6 miliardi, sono destinati al Sud. Pertanto dal Recovery fund vero e proprio, il Sud riceve ( 82-8,6)/(235-13), ossia il 33%, poco meno di quello che spetterebbe in proporzione alla popolazione, e direi poco, visto che la notevole cifra accordata dalla Ue è dovuta proprio al basso reddito del Sud.
E c’è qualche altra ombra in questo sfolgorio di ottime intenzioni: su 235 miliardi non se ne sono trovati 5 per fare il Ponte sullo Stretto di Messina! Si alla Tav Salerno-Reggio Calabria, sì alla Tav Catania-Palermo-Messina, no al Ponte, vanificando in parte lo scopo delle Tav.
Il “no” al Ponte, ufficialmente perché non era realizzabile nei tempi previsti del 2026, e mancava ancora –benché sollecitato dalle Regioni Calabria e Sicilia- il parere (l’ennesimo) della commissione del Ministero delle Infrastrutture.
Adesso si scopre che anche la Tav fino a Reggio Calabria non rispetterebbe i tempi prescritti, sarebbe pronta nel 2030, ma ciò non ha impedito di inserirla nel piano, mentre il parere tecnico della commissione ministeriale è arrivato, è positivo, ma fuori tempo massimo, ora mancano i fondi! Insomma, la beffa del Ponte continua: la speranza è che almeno tutto il resto non lo sia, il Paese non se lo può permettere.
Alessandro Stramondo
Grazie delle pubblicazione. Forte il titolo, “il Pianoforte di Draghi”, e speriamo che lo sia.
“Donne”, “giovani” e” Sud” , come dici, sono diventati un must di ogni “piano che si rispetti”, a cui aggiungerei “green”. Se poi ci sia il “rispetto del piano” non è un semplice chiasmo, ma una metautopia.
Prendo per buono che il Pianoforte di Draghi suonerà l’Eroica, spero il primo movimento, “Allegro con brio”, perché poi segue la “Marcia funebre”, e non mi piacerebbe neppure il terzo movimento, lo “Scherzo”.
Pianoforte? Ma non era il bazooka? Una bel salto di qualità.
Ps: BM, se so’ dati tutti …’na carmata o so io che me sò persa quarcosa (scusate ogni tanto mi scappa)?
Risposta
ma si, ma quello era il Draghi dellla BCE questo è quello della MGG