Un po’ di giustizia

A Taranto (altra tragedia dell’avidità umana): finalmente il processo di primo grado fa un po’ di giustizia, erano stati chiesti un milione di anni di carcere per il disastro ambientale colposo ( ma è ancora poco) creato dall’Ilva, ne hanno dati 300, è qualcosa.
E finalmente qualcosa si muove anche nel destino dell’acciaieria più controversa del mondo e nel destino delle persone che ci vivono accanto che da oggi sembra prendere una svolta migliore, almeno si spera.
Giustizia (finora) è fatta per i tanti morti e per il disastro colpevole sconsiderato, della distruzione dell’ambiente e le conseguenze collaterali sulle persone, per l’avidità di guadagno e per la noncuranza e superficialità con la quale sono stati trattati i temi ambientali per decenni.
Ora, finalmente, per la gente del luogo ma anche per l’intero paese c’è un precedente importante e l’inquinamento ambientale, dopo questa sentenza comincia ad essere considerato con la gravità che merita. Tante tragedie umane che troveranno un minimo di giustizia e un po’ di speranza per il futuro per chi le ha vissute e le sta vivendo.

PIccola magia

Prendo un the al gelsomino e ci metto un tocchetto di zenzero. The verde, naturalmente. Sono quei piccoli piaceri della vita. Si, piccoli piaceri, poi ci sono quelli grandi, ma quelli arrivano se arrivano e quando arrivano sei quasi sempre troppo occupato per accorgertene. E spesso ti sfuggono.

Dunque, dicevo, che il the verde al gelsomino mi piace e ne prendo tre tazze al giorno.

Ma quel giorno, un giorno di tanti anni fa, mi trovavo seduta al bar del centro. Nella piazza del paese, una bella piazza, circolare, come deve essere una piazza e con al centro il monumento ai Martiri della Resistenza.

E’ un bel monumento, raffigura un partigiano con le mani alzate unite e legate da una corda, le mani si allungano al cielo e l’espressione dell’uomo è molto sofferente, sembra un Cristo in croce.

Una lapide, accanto, con alcuni versi di una poesia che parla del sacrificio dei partigiani e dell’importanza della loro lotta. Una scritta dorata, in rilievo che molti leggono distrattamente senza neppure capirne il senso.

Lo si intuisce dalle loro facce che qualche volta mi fermo ad osservare. E, spesso, ci fanno giocare i bambini su una specie di scivolo di marmo che trattiene la lapide. Incuranti del valore, profondo, di quella statua. Di cui, forse, neppure capiscono il significato.

La poesia è una grande cosa. Per chi l’ama. Dice tante cose, piccole o grandi o enormi, con poche parole. Lo so, i poeti in genere sono antipatici ai più. Pretendono che tutti li stiano ad ascoltare, oppure si tengono i loro versi chiusi in un cassetto e ci rimuginano su senza avere il coraggio di farli leggere a nessuno. Ci sono gli spudorati e i timidi. Ma la poesia deve essere un po’ spudorata altrimenti non passa, non si fa strada, viene risucchiata indietro, finisce in angoli bui. Oppure se è timida devono passare secoli prima che qualcuno la prenda sul serio e magari, con qualche sforzo, l’apprezzi. Vale anche per le persone, a volte. Ma è la forma d’espressione che più ci fa consapevoli di appartenere a qualche cosa di grande, di indefinito, assieme alla pittura che, però, a volte, è prepotente e persino arrogante. Mentre la poesia si affaccia dal foglio, la pittura trasborda dalle tele e a volte è quasi uno schiaffo. Ma altre volte, invece è quel miracolo di bellezza che si fa perdonare.

 

Mi trovavo li seduta e stavo sorseggiando il mio the.

Passa uno. Si ferma, mi guarda,sembra riconoscermi.

“Scusa, ma tu…non sei…?. E mi dice il mio nome per esteso. ” Scusi, non ricordo, …” ribatto stupita.

E penso: chi sarà questo sconosciuto cosi bene informato? Poi lo guardo meglio: alto, capelli neri appena spolverati di fili argentati, buttati all’indietro, una fossetta sul mento, naso aquilino, occhi verdi, magro  ma non troppo, atletico, ben vestito. Quasi, quasi mi faccio tornare la memoria. Mi dispiace, possibile che sia cosi smemorata?

Poi, d’un tratto, sapete come succede nei film? Ho una sorta di flash-back e mi torna in mente tutto. Ma proprio tutto.

Quell’estate a Misurina. Ecco dove l’ho conosciuto. Ma come è cambiato! Me lo ricordavo più grasso e con qualche brufoletto. Ma quanti anni aveva? Forse 17 o 18…mah. E anch’io, 16 o 15. Adolescenti, insomma.  Quello che mi ricordo più di tutto sono le nuotate nel lago. Freddo, gelato. I tuffi dal pontile e le gite in barca. Si, credo di essere stata proprio felice in quei momenti, me ne ricordavo come se li avessi più sognati che vissuti.

Ma non è mai successo niente tra di noi. Solo che lui mi ha tampinato da subito. Ma aveva già la ragazza e faceva parte della compagnia. Lo spudorato. Ma un giorno me lo disse che se lo avessi voluto era disposto a lasciarla anche subito. Si, magari non proprio subito.

Non ricordo bene  come andò, ma a me non piaceva troppo e neppure mi piaceva troppo l’dea di essere una “sfascia famiglie”. Si fa per dire, naturalmente. Ma era simpatico, come altri della compagnia.Ma niente di più. E poi ricordo che mi divertivo molto  a nuotare e anche a ballare e non mi andava di legarmi a nessuno.Ero una ragazzina mentre lui mi sembrava già un uomo.

Guardavo dentro la tazza, ora. Il mio the stava diventando freddo.

“Ma tu che cosa fai da queste parti”?

“Sono un finanziere, mi hanno trasferito qui da qualche giorno”.

“Ah, si? E ti piace qui”? Domanda sciocca, giusto per riempire quel momento per me cosi imbarazzante.

“Bellissimo, si, mi piace molto”. Mostrando persino troppo entusiasmo.

Mi chiede se abito vicino, rispondo che no, cioè, si, no, sono di passaggio. Mamma mia, questa è pazza, deve aver pensato.

Mi sentivo a disagio, improvvisamente, la vita, tanta, era passata, cosa c’entrava, ora, questo con me? Nulla. E da dove era sbucato? Era durata anche troppo quella strana conversazione. Forse era meglio se mi alzavo e me ne andavo subito, anzi, di corsa. E lo feci lasciandolo con un’espressione un po’ perplessa a guardarmi attraverso il vetro mentre attraversavo a passo svelto la piazza.

Perché il the era ormai freddo e a me piace caldo. Anche d’estate. E’ un piacere piccolo ma intenso e delicato e a lasciarlo raffreddare perde un poco o tutta della sua piccola, grande magia.

 

 

I Cinquefake

DiMaio non vuole più la gogna mediatica per gli indagati, si allontana da se stesso e dalle strombazzate grilline che hanno fatto arrivare il partito dentro la casta ed ora che è in vista di perdere le posizioni raggiunte, si scopre di colpo un liberale convinto e chiede scusa per aver negli anni messo all’indice molti indagati del Pd e non solo.
Ha chiesto scusa a chi è stato assolto da tutte le accuse, come il sindaco di Lodi che era stato messo alla gogna dai suoi e anche lui lo aveva insultato e ne aveva dette di tutti i colori.
Ora si ritrae da quel comportamento, dice che se ne pente e che mai più il Movimento dovrà comportarsi in quel modo.
Troppo facile. Ipocrita!
Ora che sta al governo con tutti i crismi e che deve far accomodare il democristinano Conte al suo ex posto di capo politico dei Cinquestelle, si scopre prete (falso) illuminato sulla via di Montecitorio.
Questo sono i grillini: falsi.
Ora che sono casta si sono ripuliti e rinnegano i comportamenti che hanno tenuto per ottenere il potere. Un classico.
Certo, ci sarà ancora chi li difende e chi salirà ancora sul loro carro anche se un po’ rabberciato e con le insegne stinte, ma qualcosa si inventeranno (hanno già cominciato) per dare a vedere che sono ancora degni di fiducia.
L’ipocrisia elevata a partito politico: i Cinquefake.

Si poteva evitare

La tragedia della funivia di Stresa sembra sia dovuta, non ad errore umano, ma a consapevole leggerezza. Non solo imperizia perché pare che sia stato bloccato il freno e che questa sia la conseguenza del  crollo della funivia, ma anche soprattutto, avidità di guadagno dopo la sospensione delle corse dovuta al Covid.

La funivia non era stata riparata adeguatamente e avrebbe dovuto rimanere ferma per giorni per essere messa in sicurezza, ma i gestori hanno preferito, a quanto risulta dalle indagini, mandare la gente allo sbaraglio su un mezzo che non aveva il 100% di standard di sicurezza richiesta.

Si dicono consapevoli i tre fermati e indagati, consapevoli di aver commesso una “leggerezza” che ha causato la morte di tutte quelle persone che invece non sapevano certo di andare incontro alla morte e che dovevano, al contrario, vivere un’ esperienza indimenticabile.

Vengono in mente i tanti morti sul lavoro dovuti, in gran parte, alla noncuranza o all’inaccettabile totale mancanza di sistemi di sicurezza e  prevenzione. Come nel caso del ponte Morandi, ci sono precise responsabilità, gravissime e persino incomprensibili se non ragionando con la logica che sembra andare per la maggiore negli ultimi decenni: la logica del profitto ad ogni costo.

Le vittime meritano che venga fatta piena luce e che i colpevoli paghino con una pena adeguata a tutto il dolore che hanno causato: le vite umane non hanno prezzo e la  superficialità criminale con la quale hanno agito ( se sarà confermata l’accusa), è stata la causa di una tragedia che si poteva benissimo evitare.

Quante tragedie si potrebbero evitare se ci fosse la consapevolezza che la vita umana ha un valore inestimabile? In una società sempre più priva di valori siamo tutti i giorni tutti in pericolo.

 

 

Laugh for nothing

Love is a bar of chocolate
in the cold winter nights
when everything is still
only the mourn of wind
through the willow tree.

Love is a voice too loud
into the silent room
when you stand all alone
and dark comes far too soon.

Love is a conversation where
you are right or wrong
the only thing that matters
it can last all night long.

Love is that laugh for nothing
that brings the joy of life
and in the coldest winter
makes you feel warm inside.

 

 

 

Sarà lui?

Perché non dovremmo permettere a Sergio Mattarella di lasciare il Quirinale? Ne ha tutto il diritto. Un presidente che è riuscito a sopravvivere e attraversare indenne gli ultimi sette anni della storia italiana, ha senza dubbio ragione di sentirsi stanco. Come ha lui stesso affermato.

Io dire, esausto. Sfinito. Credo che davvero non si possa chiedergli di più. Come ha esercitato il suo ruolo lo giudicherà la Storia , io penso che aveva il diritto di prendere le decisioni che ha preso anche se non tutte sono state sempre condivise dal paese.

Ormai e andata cosi. E sappiamo come è andata. Ora abbiamo il problema dei problemi: chi mettere al suo posto a breve?

Ci sono in giro dei nomi che però, come spesso succede, sono fatti solo per passatempo o per distrarre il popolo dalle vere intenzioni dei partiti politici che hanno le loro mire, chi più e chi più.

“S’ode a destra uno squillo di tromba” o anche più di uno, da sinistra risponde un trombone, o anche più di uno.

E allora? Che si fa? Si chiede a Mattarella di restare fino a che Draghi si libera dal suo attuale impegno e ci sistema per i prossimi trent’anni, oppure si interrompe la sua azione che va liscia come l’olio per mandarlo al Quirinale (sempre che accetti) e si rimpasta di nuovo il governo?

Anche perché sembrerebbe proprio che l’Italia non possa fare a meno di Mario Draghi e forse qualcuno potrebbe anche proporgli di svolgere entrambi i ruoli contemporaneamente.

Tutto molto surreale.

Primo perché il presidente in carica non ne può più e si vede, secondo perché Draghi, almeno per ora, sta bene dove sta.

E allora?

Beh, non saprei, non ho soluzioni né nomi da proporre, ovviamente Ma stamattina ho sentito uno scorcio di una trasmissione televisiva dove un noto giornalista diceva di aver sentito fare un certo nome che lui giudicava impressionante e persino angosciante, a suo dire.

E mi sono chiesta: di chi starà parlando?

Mah, però però…forse uno ci sarebbe è un po’ stagionato, non si sente tanto bene, ha superato indenne gravi problemi di salute ed ora è in convalescenza sotto stretta osservanza del suo medico privato…ma con le cure amorevoli della sua nuova fidanzata, le moine di Dudù o chi per lui, la calda atmosfera della sua villona  superaccessoriata, magari, con un po’ di sforzo ce la potrebbe fare.

Di chi parlo? Ma dai che l’avete capito. Impressionante vero? Ma non impossibile.

E se sarà lui il prossimo presidente della Repubblica sapete che vi dico? Negli ultimi anni la politica (e forse non solo) ci ha sorpreso, deluso, a volte  schifato persino, cosi tanto, che siamo ormai rotti a molte esperienze, questa non sarebbe, forse, alla fine, meno devastante di altre.

O no? Oh…no!

 

Un poeta è eterno

Mi sono sentita sbandare, un poco, come se avessi perso il mio “centro di gravità” che non è “permanente” perché mi è bastato apprendere che un poeta ci ha lasciato, per sentirmi un po’ più orfana.

Come si esprime questo senso di sbandamento davanti ad una notizia del genere? Franco Battiato, il poeta, ci ha fatto questo “scherzo”. Di certo non è voluto, ma ho come l’impressione che la sua ironia se la sia portata con sé dove è andato e che la stia ancora traducendo in versi.

Cosa dire del suo estro, della sua fantasia, della sua sensibilità che non suoni retorico e anche un po’ falso? Ho una ridda di motivi in testa, si accavallano rapidi come le parole delle sue canzoni, come se stesse tutto dentro un frullatore e ne uscissero motivi nuovi.

No, poi penso, questa non era sua era di…non ricordo. E poi mi consolo pensando che i poeti sono eterni. Sono acqua che scorre e vento e nuvole e fiori e sono quell’anima profonda del mondo che spesso non sappiamo interpretare, che ci parla ma che non ascoltiamo e che solo un poeta può tradurre in termini conosciuti e riconoscibili.

Grazie a Franco Battiato per la sua arte, la sua personalità cosi originale e cosi tanto sempre fuori dagli schemi, ma proprio fuori fuori, non apparenza ma sostanza del “fuori”, oltre l’mmaginazione. Pochi cosi, ora uno in meno.

Ma un poeta è eterno.

 

Sua Maestà

Quelli che vengono denominati “influencer” altro non sono che i saprofiti di una politica decadente che ha perso il battito del polso del paese. Un paese a battito decelerato, in despressione da post ansia da virus e da crisi economica prolungata.

Tutto fa brodo per loro, si acquattano in Rete e ne saltano fuori come rospetti che saltabeccano qui e là.

E guadagnano soldi e consensi e followers. Termine atroce per definire un’ umanità decisamente un po’ scalcinata che si aggrappa ai rospi per illudersi di  saltabeccare con loro e almeno raccogliere qualcosa di quello che loro scartano.

Una di queste, tra le più “seguite”, ogni tanto, regala i suo vestiti “vecchi” agli enti di beneficienza, oppure si occupa di aste benefiche col suo contributo di oggetti di “culto” come qualche succhiotto appartenuto alla sua supergriffata immaginifica prole.

Ha un qualcosa di retrogusto decadente e profondamente malinconico.

Tanta gente che potrebbe essere la spina dorsale di un paese che invecchia e si ammala sempre più spesso di depressione cronica, rimane vittima di questi rospi vaganti nella rete che se li beccano come farebbero con moscerini e se ne vantano pure.

Un poco di reddito di cittadinanza e qualche dozzina di promesse profumate e anche l’ultimo discendente di avo che cantava Bandiera rossa la trionferà o Faccetta nera bell’abissina, cadrà nella Rete come l’ultimo dei Mo…scerini.

La Rete è  il Moloch che giganteggia e fa sentire tutti piccoli, indifesi e anche un po’ stupidi e storditi.

Per un Conte che cerca le liste degli iscritti alla piattaforma Rousseau come il “Tempo perduto”, c’è sempre un filosofedezzante influencer pronto a cogliere anche la minima sfumatura di rossore di gote per la rabbia di non riuscirci e, (giustamente), papparselo. Per un Renzi sempre più arabeggiante  discontinuo politicante asservito alla sua idea meravigliosa di diventare l’Al Gore italiano, c’è sempre uno sprezzante e dilapidante influenzatore di opinioni che prende il suo posto vacante al Senato. Idealmente, s’intende ma non tanto, ormai.

Per un Grillo imbolsito, arrogante e determinato a far uscire il figlio Ciroapapà dall’incubo della galera, c’è un Fedez  che gli sta nel gargarozzo pronto a gracidare per lui, al suo posto e a prendere il suo posto e a farsi “votare” col pollice su e a nutrire sempre di più l’ambizione di guidare il mondo.

Il mondo…quel pallone gonfiato che sta nell’Universo e che si crede di essere chissà chi, mentre non è che un puntino infinitesimo nello spazio tempo della più immaginifica delle trovate mondane: sua Maestà La Rete.

Tanto Mario riapre…

Un po’ imbolsito. Lo sguardo tradisce una sorta di incertezza. Non è più lui. Il  Salvini del Papeete beach è solo un ricordo. E’ maturato e ora sta al governo col mago della finanza. Non può sgarrare troppo e neppure fare troppo il piacione, deve stare in riga.

Il Gup di Catania ha sentenziato che sul caso Gregoretti non fu sequestro di persona, perciò non luogo a procedere, il fatto non sussiste. Primo respirone di sollievo per il leghista. A settembre gli tocca il processo Open Arms e meno male, (per lui) perché altrimenti avrebbe perso ancora terreno nei sondaggi. Non fa più bum bum bum. Non si fa più i selfie coi mitragliatori e neppure sfodera crocefissi in pubblico. E’ diventato il leghista buono.

Vuole cancellare il coprifuoco. Con calma, gli ha risposto Mario Draghi. Scoprire il fuoco proprio adesso potrebbe compromettere tutto: al tempo. Ma è dialogante col leghista domato.

Si perché s’intendono i due. E come potrebbe essere altrimenti? Il leghista domato sta al governo e da li può dire la sua con autorità. Dall’opposizione era il solito Salvini, al governo con Mario  ha più fascino del Liga quando canta “certe notti”.

Si perché ora le notti sono ancora troppo incerte, mentre Salvini le rivuole come quelle che cantava Ligabue “certe notti son notti o le regaliamo a voi, tanto Mario riapre prima o poi”.

E speriamo per lui che Mario riapra perché, altrimenti, il Salvini domato perderà del tutto la sua aria di duro e potrebbe diventare il paggio di Giorgia. Il fisico c’è,la mascherina nera pure. Che gli manca?

 

In rima

Certo è un’arma la poesia

Più potente che ci sia

Posso dir quel che mi pare

Assentire oppur negare

Farmi beffe del potente

Senza mai rischiare niente

Raccontare di me stessa

Senza mai svelar l’essenza

Posso immergermi nel mare

Senza tema di affogare

Svolazzar come farfalla

Appoggiarmi su una spalla

Rider piangere mentire

Rattristarmi oppur gioire

Raccontar le sensazioni

disvelar le mie emozioni

esser ilare e faceta

estroversa ed  indiscreta.

Tutto ciò, sia quel che sia

Può far solo la poesia.