Non dire gatto

Pubblico di seguito una mia lettera pubblicata oggi sulla rubrica Italians del Corriere della sera.

 

Gentile Severgnini leggo la lettera di Irene e Chiara * in risposta a Flavio Cucchi. Si, è tutto vero, è capitato anche a me innumerevoli volte di essere oggetto di attenzioni in strada o altrove, da parte di uomini, soli o in gruppo. Molte anzi moltissime volte. E’ spesso fastidioso, è vero, irritante, è vero, persino desolante. Bisogna dire che qualche volta i complimenti fanno anche piacere, dai su, non neghiamolo. Però è pur vero che a volte possono anche essere osceni. Ripeto tutto vero e potrei raccontare una lunga serie di aneddoti, ma preferisco di no. Perché? Ma perché appartengono al mio vissuto “privato” e mai mi sognerei di raccontarli. Mi sembrerebbe di fare sfoggio di immodestia oppure di rivivere certe situazioni imbarazzanti. Ma è anche vero che, quasi sempre sono passati come una cosa quasi “normale”. Intendiamoci, non che siano sempre state situazioni piacevoli,, no, anzi a volte proprio tutt’altro. Ma mi spiegate come si fa ad impedire che un uomo apprezzi una bella donna quando ne vede una? La guardi e perché no, magari le faccia un complimento? So bene che le donne vorrebbero andare ovunque senza essere importunate e ne hanno pieno diritto, ma ritenere un complimento o anche una frase sussurrata e magari non troppo gradita, un reato, mi sembra dichiarare apertamente una guerra agli uomini che non si sa a quali conseguenze potrebbe portare.. Che si fa? Si va a denunciare un “ciao bella”? Oppure un “ma lo sai che hai proprio un bel …”? Ma se è già difficile denunciare molestie, stalking, violenze, mi spiegate come sia possibile che le autorità diano attenzione ad una donna che denuncia un fischio per strada? Mi pare utopia . E non chiamatelo catcalling: è orribile.

 

*questa è la lettera a cui rispondo

Una risposta a Flavio sulle donne e il catcalling

 

 

 

 

Chiedetelo al virus

Alla domanda di Elisabetta Gardini sul perché non sia stata data l’autorizzazione a manifestare al movimento “IoApro”, nel corso dell’ultima puntata di “DiMartedì” Pierluigi Bersani ha risposto” “Lo chiedete a me? Chiedetelo al  virus”.

Dunque al governo abbiamo il Virus. Il ministro della Salute è il signor Covid 19. Il premier non è Mario Draghi ma sempre Covid 19.

Sembrano uomini ma sono virus, tutti virus.

Ci voleva tanto a capirlo? ecco perché stiamo facendo peggio di tutti e non ne veniamo fuori: il governo è formato da tanti Virus Covid 19 .

Infatti Roberto Speranza, incalzato da Salvini, dice che resta li, non se ne va, per forza è un virus.

E Draghi dice che di lui ha stima e lo ha tenuto per quello: per forza è un virus.

Tutti sono virus, anche Salvini che finge di essere Salvini per ingannarci ma in realtà è un virus.

Siamo nella mani di un virus molto potente che si sta mangiando il paese con tutto quanto ci sta sopra.

Beh, non era tanto difficile capirlo e adesso è chiaro. Bersani mi ha aperto gli occhi. Dice di chiederlo al virus perché anche lui è un virus.

Inutile manifestare per riaprire, fino a che ci sarà il virus al governo resteremo chiusi: rossi, arancioni e al massimo gialli, ma con cautela, parsimonia, forse si vedrà, se sarà il caso, in base ai numeri del contagio, delle vittime, delle terapie intensive e del decorso della malattia, dei vaccini, della campagna e della città, delle mascherine farlocche e delle dosi che non arrivano e che però vanno date con un criterio di precedenza che veda i più deboli in prima fila, in seconda, in terza…i grillini, i piddini, i leuni, i legghini, i forzaitalini….tutti Covid 19.

Poveri(ni)noi!

Vincere

Si sentono notizie molto discordanti in merito alla campagna vaccinale. Ma, tutto sommato, continua. Ci sono molti problemi causati da disorganizzazione e confusione in parte dovuta ad imperizia  e in parte al fatto che non si è pensato in tempo a come procedere.

Non è mai stato fatto un serio e preciso piano nazionale che prevedesse come e qando e su chi agire, il governo precedente aveva dato delle linee guida ma poi le regioni sono andate in ordine sparso, vuoi perché qualcuno ha interpretato a modo suo le direttive e vuoi perché noi italiani a complicare affari semplici siamo speciali.

Ora ci si mette anche Brunetta (eccolo di nuovo) a voler rivoluzionare il mondo della P.A. annunciando assunzioni a migliaia e l’intenzione di rivoluzionare i concorsi per renderli più facili e accessibili.

Ho come la vaga sensazione che Brunetta stia solo facendo un’operazione di marketing della propria immagine, spero di sbagliarmi, ma da annunci simili non è mai uscito nulla di buono in tutte le epoche e sotto tutti i governi.

Tutti o quasi hanno la ricetta miracolosa, ma la ricetta miracolosa non c’è. C’è invece la miracolosa pazienza degli italiani che sopportano tanto e sempre di più e che in questi ultimi tempi hanno davvero dato fondo ad ogni residua riserva.

Io in quanto a pazienza sto messa piuttosto male, ne ho davvero poca.  Se la pazienza è l’arte di saper aspettare con calma io non sono davvero un esempio. Però con gli anni mi sto attrezzando (ma non per i miracoli).

Ed è per questo che oggi mi sento di essere un pochino più ottimista di ieri.

E sapete perché? Perché ho visto un video che ritrae degli inglesi seduti all’esterno dei pub mentre sorseggiano birra e altre bevande, chiaramente felici di festeggiare le riaperture dei pubs e dei ristoranti.

Ed ho pensato: ma se ci sono riusciti loro, noi, che non siamo certo da meno di loro, perchè non possiamo fare presto altrettanto?

E sono sicura che quel giorno non è lontano. Pur con tutti i problemi: vaccini a rilento caos delle prenotazioni e quanto altro, stiamo procedendo a vaccinare e stiamo anche affrontando il virus a muso duro. Abbiamo avuto molte vittime è vero. Ma credo sia giusto ora cercare di guardare avanti con la determinazione di arrivare a vincere questa che è la battaglia del secolo.

Non mi sento di dire la parola “speranza”, credo sia anche chiaro il perché e credo che la userò poco anche in futuro.

Non so perché ( ma lo so) mi da la sensazione di dover ricorrere a qualche gesto scaramantico.

Rassegnazione e indifferenza

Conte. Se la caverà cosi? Con una mano davanti e una dietro? Con tutto quello che è successo? Imprevidenza, incompetenza, poca avvedutezza, lungimiranza e mettiamoci anche sprovvedutezza? Eh no. Qui ci sono 115 mila morti. Non credete che forse qualcuno si sarebbe potuto salvare con un po’ più di vista lunga e meno cincischio?
Per esempio: Il piano pandemico? Perché è stata subito affossata la vicenda? Perché nessuno o quasi va a fondo su cosa sia veramente successo?
E perché Alzano e Nembro non sono stati posti in lockdown stretto quando al governo erano tutti avvisati di quello che stava succedendo?
E perché si è lasciato andare avanti per mesi un commissario che, dai risultati che vediamo e forse anche quelli che vedremo era perlomeno inadeguato?
Era inadeguato Conte? A me pare proprio di si. Era ed è inadeguato Speranza? Pure. Ma l’inadeguatezza se non è una colpa è perlomeno da biasimare se provoca disastri.
E allora? Che facciamo? lasciamo correre, facciamo finta che tutto va ben madama la marchesa e permettiamo che lorsignori se la spassino nonostante i danni gravissimi che il paese ha avuto, sta avendo e avrà?
E lasciamo che Conte ritinto faccia le conferenze ai suoi prossimi “allievi” grillini che aspettano il suo verbo per rimettersi in forze?
Quello che non aiuta noi italiani è la rassegnazione anche alle cose più sfacciatamente evidenti e sbagliate, tipo: ma lascia che vada tutto a…(citazione dotta).
Le proteste di piazza? robetta da fanatici. Certo e magari c’è anche chi li individua tra i facinorosi e i perdigiorno provocatori: gente che non sa come tirare a campare e che nessuno sta a sentire e magari li mettiamo nel girone infernale degli evasori fiscali!
Un atteggiamento, a mio parere,  indifferente e colpevole, sia la rassegnazione che l’indifferenza.

Credo che sarebbe più giusto che si facesse piena luce su certe vicende oscure che hanno provocato molti danni.

Il governo di un paese ha delle precise responsabilità e se non si può condannare nessuno per la pandemia, non credo nemmeno che sia giusto che i politici  la facciano sempre franca e non paghino mai per gli errori commessi se non in termini di consensi.

Se ci sono precise responsabilità credo vadano acclarate e perseguite. Lasciare che tutto finisca sempre nel dimenticatoio o nell’oblio è una consuetudine che da noi è stata seguita spesso, direi troppo spesso.

Questa volta credo che sia giusto cercare di ottenere giustizia e verità nei limiti del possibile, lo dobbiamo ai tanti che non possono più chiederla e che sono morti senza poter abbracciare un’ultima volta i loro cari.

Non tutti ma tanti

I modi nei quali si può umiliare una donna sono tanti. Innumerevoli. Nemmeno ci si immagina quanti. E gli uomini li conoscono tutti e anche di più.

Le donne lo sanno, ma spesso fanno finta di nulla. Esattamente come ha fatto Ursula Von der Leyen all’incontro con Erdogan.

Ha abbozzato, le donne sono abituate a farlo, da sempre. Sanno che se protestano passano anche dalla parte del torto quando con tutta evidenza hanno ragione.

Sul lavoro non succede mai che ai colleghi maschi venga chiesto se hanno intenzione di sposarsi e figliare. Va da sé che lo faranno, è previsto e, anzi, auspicabile per qualsiasi datore di lavoro: sapere che chi viene assunto si assumerà l’onere di una famiglia non può che essere una garanzia.

Per la donna no. E’ tutto il contrario. ( A meno di mogli di o flglie o amanti di…o chiareferrigne di).  Le viene chiesto se ha intenzione di sposarsi e se vuole dei figli fin dal primo colloquio. E, nella maggior parte dei casi, la donna risponde che no, ma quando mai? E’ single per scelta e di figliare non ci pensa proprio. Altrimenti il posto lo ottiene col binocolo o monocolo e la storia va avanti da sempre e non è cambiato niente.

Ma non basta. Le fanno anche firmare le dimissioni in bianco, cosi nel caso, ci si toglie il pensiero da subito. E una dimissione per le varie ipotesi.

Una pratica che va avanti da decenni, le aziende assumono donne (quando le assumono) anche perché più duttili, malleabili, ricattabili e persino più solerti e spesso più brave, colte e preparate di tanti colleghi maschi però…c’è sempre quel “rischio”.

Ed è cosi che in tempi come questi, siamo ridotti che la donna, licenziabile prima degli uomini  e sottoposta a ricatti di ogni genere di fare figli non ci pensa proprio. Non ci può pensare se non come sogno quasi irrealizzabile.

Troppo rischioso. Ed è anche e forse soprattutto per la totale insicurezza del futuro che siamo ridotti a questo  punto e pare, andrà sempre peggio.

Bambini (quasi) zero. C’è da pagare il mutuo e poi, le convivenze presto sfociano in dissidi e ognuno se ne torna a casa dei genitori o a vivere per conto proprio sempre ammesso e non concesso che trovi un posto dove andare e ammesso e non concesso che lei non finisca ammazzata.

La pandemia ha peggiorato di molto questa situazione. Come si fa a pensare di fare figli in questo caos?

E non è che sia solo la donna a risertire di questa situziane precaria, naturalmente, influisce su tutti, ma lei ne fa doppie spese perché sempre e comunque messa nella condizione di non poter contare su uno stipendio e col rischio di essere lasciata a casa da un momento all’altro. Più di un uomo, sempre più di un uomo. E con questi presupposti ci si meraviglia se non si fanno più figli?

L’Italia del terzo millennio è messa peggio di quella del secolo scorso, molto peggio. I giovani hanno abissi davanti a sé che non sanno come aggirare senza trovare altri abissi.

Per le donne va sempre peggio. Sono costrette ad emigrare oppure ad adattarsi a lavori precari e mal retriuiti o addirittura a non sperare neppure più di trovare un lavoro adeguato ai loro studi e alle loro possibilità, non parliamo poi di potenzialità.

Il “mercato” è chiuso, dolente, sofferente e risente della pandemia e politiche nefaste e scriteriate e della pesante e asfissiante burocrazia italiana, un mostro a mille teste che fa perdere la voglia di vivere a chiunque si trovi ad averci a che fare per qualsiasi motivo.

La tecnologia è invadente e ormai sono sempre di più i giovani schermo- dipendenti e le patologie legate alla mancanza di contatti sociali “dal vivo” crescono.

E sono sempre le donne ancora una volta a risentire di più (di più, si badi bene, anzi i critici lo considerino) di questa situazione. Le donne che vengono spesso sfruttate e mobbizzate dalle aziende e ridicolizzate o peggio sui social. E che in famiglia subiscono il carico di (quasi) tutti i problemi: dalla cura della casa a quella di figli e genitori anziani.  E le politiche per la famiglia degli ultimi tempi non sono che ridicoli palliativi che non servono a niente se non ad ingrassare i “consensi” dei partiti che le propongono.

Quando le donne si ribellano contro questo stato di cose vengono definite in tutti i modi: da “femministe isteriche” a “femministe talebane”, ormai lo sanno e spesso se ne fanno un baffo, il dileggio è la regola per una donna che si impegna in qualcosa che non sia strettamente legata ai suoi “doveri” di donna.

Etichette che rendono bene l’idea di quanto la presa di coscienza delle donne di una società che va cambiata alla radice, sia di disturbo all’infantilismo maschilista di tanti uomini incapaci di vedere la realtà delle cose e della società attuale e che vivono ancora nel mondo dei sogni  e che cambiarle sarebbe un bene anche per loro.

Non tutti per fortuna, ma tanti troppi, si.

 

 

 

 

Principi e dittatori

Disastro Conte, disastro Speranza, e speriamo di no Disastro Draghi, ieri “solo 700 e passa morti (ma c’erano quelli nascosti in Sicilia) ah, andiamo quasi bene, siamo al plateau…quando l’ho già sentita?
Evviva il vaccino, si diceva qualche mese fa, ma quale?
Pochi astri tanti dis-astri. L’Italia è messa bene o messa male?
Questione di punti di svista. C’è chi dice si e c’è chi dice no. E’ una questione politica o una gran presa pel c…?
Ne usciremo? Forse dalla porta di servizio e se siamo fortunati. E c’era anche chi diceva che questo virus era una barzelletta.
Erdogan è un dittatore  (Draghi dixit) e il Principe Filippo s’è stufato di stare un passo indietro e si è preso la scena per una volta, tutta per lui.
Non ne nascono più cosi, lui Ursula l’avrebbe fatta sedere sulla seconda sedia e sarebbe rimasto in piedi accanto a lei.

Bye Bye principe consorte, lasci un grande senso di vuoto dietro alle spalle.

 

Se Ursula fosse Ursulo

Non si tratta di gaffe o dimenticanza o altro ma di precisa volontà di umiliare una donna. La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen,  non trovando la poltrona accanto al leader turco Erdogan, durante un incontro in Turchia, si è dovuta accomodare su un divano come un’ intrusa.

Viceversa, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, si è accomodato accanto a Erdogan ospite veramente poco accogliente e decisamente sfrontato maschilista. Non per nulla si è ritirato dalla Convenzione di Istanbul  contro la violenza sulle donne. Lui si farebbe promotore, se non proprio per la violenza, ma per mettere bene in chiaro che le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini e con questa scenetta lo ha dimostrato  plasticamente.

Visibilmente contrariata e anche, credo, con un certo nodo alla gola, Ursula ha fatto buon viso anche se  il suo viso tradiva tutto il suo sconcerto.

Mentre l’altro conponente la delegazione europea; Michel, se ne stava bello comodo sulla poltroncina accanto al leader turco e non sembrava neppure rilevare la stranezza della situazione.

Incredibile! Ma non mi meraviglia troppo a dir la verità. Il maschilismo, dovunque, è in ascesa. In Italia, le critiche rivolte a Letta per la sua decisione di sostituire i due dirigenti maschi dei gruppi parlamentari con due donne, ne sono una ennesima spia. Se serviva.

E, francamente, mi meraviglia di più l’arrendevolezza della presidente che la faccia tosta di quei due.

E anche tante donne non sono da meno in quanto a maschilismo. Più di qualcuna ha trovato e trova spesso da ridire quando si parla di maschilismo e molte trovano che le donne dovrebbero pensare piuttosto a fare figli che a fare carriera (!).

Conoscendomi, credo, al posto di Ursula me ne sarei andata in albergo e avrei diramato una nota dichiarando tutta la mia indignazione e rabbia per i modi da vero cialtrone bifolco di uno che ha avuto la faccia tosta di trattarmi in quel modo, chiaramente perché donna. Senza alcun dubbio.

E lo stesso avrei fatto nei confronti di quel Michel che non ha fatto un plissè e poco importa che si sia giustificato dicendo che “lui e Ursula” hanno deciso di non creare incidenti ma di dare importanza al colloquio…ma quando mai? Si sarebbe dovuto alzare e cedere il posto a lei oppure chiedere di portarle subito una poltrona altrimenti se ne sarebbe andato anche lui.

Il comportamento di Erdogan è stato indecente quello di Michel ancora di più.

Se Ursula fosse stata uomo mai avrebbe dovuto subire un simile trattamento, ne sono più che certa. La strada verso la “parità”, per le donne è ancora lunga e in salita e da affrontare coi ramponi.

 

Musina

Vasco Renzi ha incontrato Enrico Letta. Un incontro amichevole, per cosi dire, almeno cosi dicono. Dovevano incontrarsi? pare di si, fa parte del gioco della politica, se Letta deve costruire un campo largo o larghissimo, poteva lasciare fuori Italia Viva? Va bene che fa poco più del 2 %, ma sottovalutarla sarebbe stato un errore e Letta non può sbagliare.

Si sono visti e però non si sono piaciuti neppure il minimo sindacale. Non è corso ottimo sangue tra i due in passato e non scorre neppure oggi. Logico. Ma lui, Vasco Renzi pare abbia detto ai giornalisti con la sua solita faccia penetrabile che lui è ancora qua, eh già…e loro si mettano pure tranquilli che lui non se ne va.

E hanno poco da mugugnare sui suoi viaggi in Medio Oriente e le sue amicizie con principi, sceicchi ed emiri del Golfo. Lui non si fa mancare nulla, paga le tasse in Italia, si lava le mani si mette la marcherina da Zorro e va. Che ci piaccia o no. Anzi, se non ci piace ci va ancora di più.

Ma si. E chi se ne importa dei mugugni sui diritti umani violati e tutto il resto, ma guarda te se un politico di rango come lui non può incontrarsi con dei personaggi di quel calibro solo per le fisime di qualche invidioso, lui ama la vita spericolata e va bene cosi. E quanti ce ne sono leader spericolati in giro per il mondo? Facciamo finta che non eisistano per genufletterci al politically correct? lui il politically se lo corregge con un po’ di grappa, appena un sorso.

E poi ragazzi, deve pagarsi il mutuo della casetta. E il lusso che c’è da quelle parti! Roba da non credere e a Vasco Renzi il lusso è sempre piaciuto. Alzi la mano quello a cui non piace il lusso? Specchi, oro, macchine di lusso, rock and roll (ma senza quello che viene prima)…questa è la sua vita. Un po’ come nelle ville di Berlusconi è li che si è viziato.

Il principe di Rignano  vuole vivere  la sua vita spericolata fino in fondo anzi ne vorrebbe più di una perché non ha certo finito di influire nella politica italiana e neppure su quella mondiale. Diamogli tempo è ancora sul più bello della sua matura gioventù.

Intanto ha un progetto e lo ha dichiarato:”La sanità riguarda tutti. Noi abbiamo lanciato un programma che si chiama Italia 2030: 20 obiettivi per 30 miliardi di euro. Più o meno l’equivalente del Mes”.

Capito?

Ecco perché bazzica da quelle parti, sta facendo “musina”.

Stato Re

Quando lo scorso anno si parlava di chiusure a causa della pandemia, eravamo frastornati, ci sembravano un modo giusto quasi inevitabile, per fronteggiarla.

Io, per la verità, ho pensato da subito che erano “prove tecniche di dittatura”. Chiaro, non mi riferisco alla dittatura nel senso che ne diamo riconducendolo a certi periodi storici del nostro paese. No. Ma una sorta di presa del potere occulta, da parte di uno stato democratico che si sentiva minacciato da molti pericoli (non solo il virus) e pensava di difendersi limitando le libertà dei suoi cittadini.

Limitare le libertà costituzionali, anche se previsto in casi eccezionali ma con tutte i distinguo del caso, può diventare pericoloso sia per lo stato che per i cittadini.

Essendo i cittadini essi stessi “stato” va da sé che imporre delle regole precise che limitino in maniera inequivocabile i diritti costituzionali, significa, in qualche modo, far prevalere l’autoritarismo al buon senso che dovrebbe condurre tutte le azioni di uno stato democratico.

Imporre non va mai bene in democrazia a meno che non si tratti di imposizioni connesse alla difesa della legalità.

Il prolungamento, dopo un anno di queste misure coercitive delle libertà individuali sta dimostrando che le restrizioni non ci hanno portato ad una diminuzione dei morti e dei contagi, ma solo ad una diminuzione delle nostre libertà e ad un senso di impotenza e di fragilità che non può che costituire un altro pericolo per il mantenimento della democrazia.

Ed è pericoloso perché ci stiamo assuefacendo a questo sistema di cose. Lo riteniamo giusto, fondamentale per la nostra sopravvivenza.

Ed è l’equivoco di fondo generato dalla prima emergenza che però ora, in emergenza costante, sta mostrando la sua vera dimensione.

Ed è una dimensione che va nella direzione di privare i cittadini dei loro diritti e non solo, ma di privare i cittadini della capacità di distinguere tra il bene di ognuno e la funzione primaria dello stato: quella della difesa delle regole che una società civile e democratica comporta.

Un monarchia neppure troppo costituzionale ma quasi assoluta: le regioni governate da signorotti agli ordini del monarca e con scarse velleità di autonomia subito sopite dall’emergenza, uno stato re, che impone ai cittadini di restare immobili, di temere i contagi di aver paura di tutto e soprattutto di essere una fonte di contagio con conseguente sanzione sia morale che penale.

Se ci pensate bene una gabbia neanche troppo dorata dove contenere ogni spirito critico e dove bloccare qualsiasi tentativo di tornare alla normalità per riprendere in mano la propria esistenza. Uno stato re burocratico e inflessibile che ordina e pretende dai suoi sudditi massima obbidienza e pretenderà sempre di più quando le nostre forze residue saranno state fiaccate anche dalla povertà che cresce e dalla impossibilità di vedere prospettive di futuro.

Tutto nel nome di un ordine mondiale che ormai tende a comprimere le spinte evolutive e progressiste per mantenere o instaurare  regimi illiberali e fare gli interessi dei grandi poteri che ormai ci tengono in pugno.

Dietro le nuvole

Voli di rondini e suoni di campane

viole  ranuncoli  margherite

gemme sugli alberi

voci di bambini carta stagnola

e dolci colombe e uova di cioccolata.

E una parola che sa di tanti ricordi

alcuni felici altri meno e sa di canzoni

e sofferenza e fatica e croci.

Una e tante, Tante croci in fila.

Una Croce, tante croci.

Si guarda al domani e alla paura.

E alla paura e al domani e ancora

alla felicità che non dura.

Ma da qualche parte c’è luce.

Dietro alle nuvole scure e alle croci.

Fatica, dolore, paura e speranza e luce

dietro alle nuvole nere c’è luce.

 

 

Buona Pasqua

Scenografia di nuvole Blogzine Cidac groscidac.eu/blog