Speranza in testa

Da oggi, gran parte dellle regioni italiane saranno in giallo. Quindi saremo più liberi? Mah, ho dubbi fi ogni genere. Intanto perché, rossa o gialla vedo gente ovunque, cani e gatti compresi, radunati o separati, in bici o a piedi, in fila davanti ai bar  o radunati nei parchi, nei negozi o almeno quelli aperti. So di gente che espatria, va in crociera e va a trovare parenti e amici senza che nessuno dica bah., pare che autocertificarsi sia diventato di moda.

Oggi siamo gialli e dunque possiamo spostarci tra le regioni e finalmente perché io mi sentivo ingabbiata.

Ma mi ci sento ancora. C’è ancora Speranza? Si. E ha fermato gli arrivi dall’India. Che cosa aspettava? Chissà in quanti saranno già arrivati e circolati da noi e fra poco ci ritroveremo anche con quella variante e ci richiuderemo in casa per un altr’anno?

Ma e i vaccini? Dicono che ora stiamo andando spediti, sembra che tutti smanino per vaccinarsi e che fra poco li faranno anche alle galline, ma … e se poi arriva qualche variante dal Marte? E sono inefficaci?

Non so voi, ma comincio a vedere rosso, giallo e arancione.

Se poi mi serve un green pass per spostarmi tra casa mia e il mare più vicino mi sembrerà di vivere davvero in un pollaio, altro che mondo moderno e senza confine, se per andare a 30 kilometri devo farmi tamponare, mostrare certificati di vario genere siamo tornati al feudalesimo.

Il coprifuoco poi, a me non interessa tanto andare in giro di notte come il Conte Dracula, ma penso che a questo punto sia davvero un misura punitiva.

A casa tutti prima delle dieci cosi vi controlliamo di più. Siamo diventati tutti scassinatori o topi d’appartamento? Almeno sono scesi i furti nelle case? O altri reati?

Insomma, capiamoci, io non sono no qualcosa, del virus ho più fifa di voi, ma mi tengo distanziata e prudente però, governo, dopo un anno e passa anche basta trattarmi come un coniglio da compagnia. Non ne posso più, rivoglio il mio status di cittadina europea libera e indipendente.

Oppure andate tutti a quel paese con o senza  green pass: Speranza in testa o anche in coda.

5 commenti su “Speranza in testa”

  1. Cittadina europea libera e indipendente, va bene. Il fatto è che in questi decenni del dopoguerra ci siamo abituati tutti a una vita senza problemi, senza limiti, solo progresso e benessere, pace. Europei molto viziati, sicuramente. Adesso che qualche sasso viene nell’ingranaggio tutti insofferenti, a smaniare, voglio la mia libertà eccetera. Non posso andare al mare, non posso andare in palestra, al ristorante, ma che vita è.
    Poi a lamentarsi che altri Paesi, progrediscono, studiano davvero, inventano. Noi a vivere di riflesso. Posso dirlo? Gli europei mi stanno diventando proprio antipatici.
    Meritano di declinare.

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    qualche sasso? Io non smanio però, anzi ma in gabbia non ci sto bene, non sono un canarino.

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  2. Il problema non è tanto stare in gabbia, ma stare ancora in gabbia. Se dopo un anno siamo ancora qui a fare sempre il penultimo sacrificio c’è qualcosa che non va bene. Se poi fino a ieri non potevo andare nel comune limitrofo, ma altri hanno potuto tornare liberamente dall’India, allora qualche idiota al governo ci deve pur essere.

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  3. Quello che non capisco in questo mare magnum di Dpcm, colorature di regioni, aperture e chiusure di locali, quarantene, green card, lockdown e coprifuoco (perché usare questi termini? Non basta dire “chiusure” e “blocco”?), ciò che non mi è chiaro, dicevo, è cosa sposti chiudere alle 22 anziché le 23!
    Ma davvero le sorti del Paese sono legate a un’ora in più o un’ora in meno di apertura dei locali? Eppure su quest’ora s’è rischiata quasi la rottura della maggioranza.
    Il governo s’è impuntato quasi fosse questione di capitale importanza, Salvini a sua volta ha messo in guardia che gli eventuali turisti avrebbero disertato l’Italia non intendendo andare a letto con le galline. Finalmente il governo ha fatto la grande riflessione e ha promesso: vedremo, prima che spiri maggio.
    Eppure in un’ora quante cose si potrebbero fare! Ce lo dice Giorgia:

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    ma tu guarda: non ho ancora aperto il link ma era venuta in mente anche a me e penso di non sbagliarmi. Certo che far cadere il governo per un’ora sarebbe demenziale, ma ormai non mi stupisco più di nulla: la pandemia ha messo a fuoco il livello dei nostri politici e ci sarebbe davvero da fare un bel falò, magari non buttandoci anche il nostro portafoglio nella foga. (Cit.)

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  4. No, il governo non cadrà per un’ora. Ma per gli italiani, una guerra no, ma un po’ di tempo in economia di guerra sarebbe salutare. Toglierebbe vizi e vizietti di ogni genere accumulati. Servirebbe da amarcord.

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    Vizi e vizietti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, non vedo come potrebbe essere “salutare un po’ di tempo in economia di guerra”.
    Facchin, forse non se n’è accorto ma già ci siamo e non da oggi.

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  5. Mi sia concesso il ricordo di un amico che non c’è più.

    Nelle tarde mattine d’estate, quando, dopo aver consumato la colazione, mi affacciavo al balcone per godere del mare, la cui vista mi si parava di fronte in tutta la sua vastità e splendore, spesso lo vedevo arrivare, robusto di corporatura e intensamente abbronzato, ritto sulla sua barca sfiorando appena l’acqua con impercettibili colpi di remo.
    A quell’ora del mio risveglio, erano di già parecchie ore che lui, solitario, aveva preso il largo puntando verso l’orizzonte per poi rientrare con le sue prede marine –ora un grosso polpo, ora delle occhiate d’argento, o una corposa alalonga abboccata al bolentino.
    Giunto nel piccolo spazio di spiaggia protetto da un grosso scoglio, che faceva da porticciolo, ormeggiava la barca con quel nodo che solo i marinai sanno fare, e scalzo camminava sugli scogli scottanti con l’abilità di un equilibrista, remi in spalla, e nel canestro il pesce fresco da cucinare per il pranzo.
    Aveva svolto il servizio militare in Marina e lo ricordo nelle sua divisa bianca quando tornava al paese in licenza. Il mare era il suo “ habitat” naturale, e il suo rapporto con esso non si limitava alle escursioni per la pesca o il semplice piacere di remare, ma andava oltre: accudiva quasi fosse una missione a tutte la barche ormeggiate nel porticciolo, e quante volte a fine stagione, quando le acque s’ingrossavano improvvisamente, s’era prodigato per tirarle in salvo a riva, chiamando a raccolta altri volenterosi.
    E quando tutto era tranquillo, lo si vedeva con una scopa a ripulire la spiaggia o a raccogliere le bottiglie di birra e le plastiche abbandonate dai frequentatori occasionali. Un lavoro spontaneo fatto solo per amore della spiaggia e del mare che vi si frangeva.
    Questo mio amico, di poche parole, ma sempre pronto a darti un consiglio e una mano d’aiuto, era legato a quel paese di pescatori che aveva ispirato Giovanni Verga nel suo capolavoro, i Malavoglia, ora ridente luogo di villeggiatura, nel magnifico sfondo della scogliera dei Faraglioni e dell’Isola Lachea.

    Cogli anni frequentai meno quei luoghi che il tempo andava modificando nei volti e nelle usanze, man mano che ai nonni subentravano i nipoti, e anche gli incontri con lui si rarefecero. L’ultima volta che lo vidi, non era più lui, il tempo vi aveva scavato le sua orma impietosa: andavo di fretta lo salutai al volo dall’auto, ma non mi riconobbe, e io non mi fermai: non potevo pensare che quell’uomo, un tempo forte e roccioso, da li a poco, sarebbe stato vinto da quell’essere invisibile, tanto minuto quanto all’opposto fortemente maligno, che ci sta devastando.

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