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La pilllola è andata giù. Con un poco di zucchero è scesa nello stomaco del PD e ora due donne sono capogruppo.
Ai malpensanti che dicono sempre che le donne devono prendersi il potere non andrà giù per molto perché diranno che a darglielo è pur sempre stato un uomo. Però sono state le donne, Bindi in testa a dire che il PD era troppo “maschile”, nel senso che aveva solo uomini ai vertici.
Ora ci sono anche due donne ai vertici. Due donne a “comandare” o almeno a provarci. Per molti sembrerà un sacrilegio, un contentino dato da Letta a due che non se lo meritavano. Ma non importa, ciò che conta è il risultato.
Sentiremo critiche infinite su di loro come se i loro colleghi maschi ne fossero per diritto divino esenti. Ma non importa, un po’ di giustizia è stata fatta.
Non sono simpatiche? E chi se ne importa? Perché gli altri due lo erano? L’importante è che sappiano lavorare, ma anche qui sentiremo molti mugugni, le donne come fanno sbagliano, sempre.
L’importante però era anche cominciare a togliere l’ipocrisia delle “quote” mai rispettate. disprezzate ma almeno un indizio di luce in fondo ad un tunnel infinito.
Non cambieranno il PD, forse il PD cambierà un po’ loro. Ma cambiare significa anche fare cose che fanno storcere il naso ai tanti lorsignori che starebbero sempre al top a pontificare. Ora, anche se gli dispiace, pontificheranno un po’ anche le donne.
Evviva la differenza.

Due piselli nel bacello

Sono curiosa. In molti sensi. Prima di tutto perché credo che la curiosità sia il motore che fa girare il mondo. Poi perché mi interessano cose a milioni e non ne so mai abbastanza.

Ma di una cosa ho imparato a non essere curiosa: del privato delle persone. Mi astengo da sempre  dal fare domande private. Forse, anzi, senz’altro è un retaggio della mia educazione. Mia nonna e mia madre sono state due esigenti educatrici e quello che si impara fino all’età di sette anni (dicono gli studiosi) non si dimentica più.

Non fare mai domande troppo personali, non sta bene, interessarsi dei fatti degli altri se non per aiutarli nel caso ne abbiano bisogno. E io ho imparato a non farle a costo di mangiarmi la lingua. S’intende che parlo degli estranei non delle persone di famiglia.

A casa dei nonni c’era un grande giardino e prati circostanti, una specie di paradiso in terra con poche case e molta natura. E io mi si trovavo a mio agio perfetto.  Ci stavo come “due piselli in un bacello”. mi è venuta in mente e ho subito trovato da dove mi proveniva, da questo:

No sono adorabili?

Dunque dicevo, la casa dei nonni dove ho passato buona parte della prima infanzia mi torna spesso in mente perché è “casa” in molti sensi, anche se nella vita ne ho poi cambiate un po’.

Io, però, di domande ne facevo continuamente, in famiglia e non ero mai soddifatta delle risposte, come tutti i bambini ma forse anche di più.

Le risposte erano sempre troppo vaghe, affrettate, buttate li, insomma non mi convincevano mai.

Sono cresciuta pensando che avrei dovuto imparare tutto per rispondermi da sola a tutte le domande che mi frullavano (e ancora mi frullano) nella testa.

E allora le ho chieste a i libri e  li, nei libri, ho trovato tante risposte ma ad ogni domanda appagata, quando credevo di aver capito qualcosa, sopraggiungeva un’altra domanda ed ero di nuovo li, al punto di partenza.

Credo che la vita non sia che una ricerca continua di risposte. Una rincorsa di domande e di risposte, spesso senza costrutto o anche senza un fine. La curiosità deve avere un fine e cioè quello di capire le cose importanti della vita altrimenti sono banalità di cui posso fare a meno

Le domande sono sempre giuste, le risposte possono anche essere sbagliate.

Non ricordo chi lo disse.

E cosi per non ricevere risposte sbagliate non faccio domande, da molto tempo. A meno che non sia l’orario dei treni o dell’appuntamento col mio dentista.

Piano di ricovero

Con quel gruzzolo il governo cosa penserà di fare?

Di una cosa son sicura, ve lo do quasi per certo:

Draghi  non farà  quel ponte, quello li sopra lo stretto.

Ha già depennato il tutto, troppo lunga la campata

lui a campare cosi a lungo non l’ha mai neppur pensata.

 

Sono tutti a far progetti, lunghi larghi corti e stretti:

fanno i conti senza l’osto, lui è ver sarà anche tosto

ma non può mica finire allo spiedo con l’arrosto.

 

Gli dispiace proprio tanto, lui di certo è gran banchiere,

ha l’alloro nel cassetto ed è un fior di finanziere.

Ma di ponti cosi lunghi proprio non ne vuol sapere.

 

Farà quello di pasquetta, forse arriva al primo maggio,

forse se ne andrà in barchetta ma non certo all’arrembaggio.

Non è cosa miei signori, lui coi soldi ci sa fare ma non è mica li sopra

per buttarli tutti a mare.

 

Ci farà le sue pensate, lunghe o corte o dimezzate.

Ma davvero, non scherziamo non ha tempo per i ponti

è già tanto se non scappa col lenzuolo arrotolato

e si cala dal balcone fino giù nell’ammezzato

e poi scende dalle scale senza dar troppo a vedere

e ritorna  a casa sua ad arare il suo podere.

 

Gli hanno già fatto vedere sorci d’ogni dimensione

dalle tinte assai vivaci, gialli rossi ed arancione.

Non che al sud voglia far torto, lui si sa che coi suoi mezzi

può far tutto e pur di più: camminare sul Mar Morto.

 

Ma non gli chiedete troppo altrimenti un di di questi

lo vedrem volar sui tetti e calarsi dal camino

con l’identità un po’ in crisi a parlare con i merli

con in testa una bandana e gridare ai quattro venti:

mica sono la Befana!

Che carini

Il mondo è pieno di cretini. Avete notato quanti ce ne sono?

E se ne vanno in giro liberi di dire cavolate come se fossero massime auree.

Basta aprire la Tv in un programma a caso. Tra isole e incontri al buio e grandi fratelli orfani di neuroni…per non parlare di talk show politici.

Donne a  chiedere e maschi a rispondere sul Tuttosò. Che poi sappiano è tutto da vedere.  Magari sanno un po’ e però quel po’ è un Popò di Nientesò. Ma la danno a vedere, danno a capire di saperla lunga a non finire.

Ma anche a leggere un po’ in giro, nei giornali. Ormai tutti i giornali on line hanno i commenti sotto.

Li leggo spesso dopo aver letto gli articoli. Un bel mazzo di …critici che ne sanno più degli altri e che si contendono un pezzo di Grande Saggezza . Alcuni le sparano anche abbastanza buone, prendono di mira soprattutto il giornalista a volte con ragione più spesso tanto per criticare.

Ma ti fai un’idea di come l’italiano medio o anche medio alto, sia caduto in basso.

Ci sono anche commenti intelligenti, senza dubbio. Io cerco quelli. E spesso li trovo. Ma la massa, la massa è sciocca o per meglio dire una massa di cretini.

Non è offensivo verso i miei connazionali italiani brava gente che capisce poco o niente (solo per fare la rima, ne so di intelligentissimi)…

No, anzi è una forma di affetto. Si perchè a me i cretini fanno tenerezza,  Si sforzano di sembrare intelligenti, colti, razionali, simpatici, umoristici, satirici e sapidi e sconditi e soprattutto creativi. Il cretino creativo è davvero un forza della natura. E ha molto seguito…di altri cretini, come lui, che carini…

Per esempio: uno che sta con un cavalllo al guinzaglio sul marciapiede impedendo a tutti di passare e lo fa per mostrare a tutti che personcina sia il suo cane cosi fulgido e intelligente e che pretende che tu scenda sulla strada a farti ammazzare piuttosto che spostarsi…ma non è adorabile?

Razza pura di cretino italiano dal garrese può fare anche un metro e ottanta ma è un concentrato di stupidità che ne avanza anche per i giorni di pioggia.

Oppure quello che con il suo SUV nero a vetri neri, con gli occhiali neri, ti passa rasente ( mi è successo ieri sono viva per miracolo) perché a lui è concesso superare il limite di velocità sulle stradine interne e tu levati se ti trovi sulla sua traiettoria…non è da mandargli baci?

Oppure al supermercato: tu sei che aspetti il tuo turn (si in inglese a me l’inglese piace e lo so) a un metro, alla cassa con la mascherina che ti protegge e tanto carina che respiri una cifra e lui arriva con un carrelino che sembra vuoto e ti chiede: posso? e tu dici si, ok basta che non mi passi proppo vicino e poi scopri che ha il carrello col sottofondo…che carino!

O la cassiera che ti vede passare una borsa riciclata sdrucita e ti chiede con aria severa: ” è sua la borsa”? Che carina!

Mi viene voglia di rispondere: “no, è di mia nonna in carriola ma me l’ha prestata”…che simpatia, i supermecati in crisi temono che gli rubi persino le borse iperriciclate.

Insomma, noto che con il virus i cretini, se possibile sono in aumento.

Se ne vanno in giro con mascherine firmate multicolori come se portassero a spasso la faccia. A fiori a scacchi a rombi. FFPP o anche no, con bocche e denti disegnati e persino sorrisi. Da cretini, appunto. Che carini!

 

Sconvenienze

Poi c’è chi può e chi no, molte donne manco ci provano a denunciare anche se ne avrebbero ben donde, ma una ex ministra potente pentastellata, fa bene a dare l’esempio. I mezzi non le mancano e se otterrà giustizia, sarà anche per le donne che non la otterrano mai.
Piccola consolazione ma pur sempre qualcosa.

No delivery no party

Ho appena visto il presidente Draghi alla conferenza stampa. Rilassato, sbarbato e sereno. Ma come fa? L’Italia è in subbuglio. Protestano molte categorie, dai tassisti ai lavoratori del circo, ai riders.
Ne hanno tutti per tutti.
No delivery no party. Non ci stanno, in tanti, compresi gli insegnanti a questo andazzo.
Il governo ha promesso soldi ma ancora non si vedono, ha promesso “ristori” ma la gente vuole finalmente vedere cammello, ne ha le tasche piene anzi vuote di promesse.
La gente comincia ad avere fame a non sapere dove sbattere la testa per mangiare, le code alla Caritas si fanno ogni giorno più lunghe.
E intanto però, anche oggi Draghi ha detto che continueranno le chiusure, solo la scuola riaprirà anche in zona rossa.
Protestano i governatori, Zaia ha detto che è roba da medioevo centralizzare tutto, lui i vaccini li ha fatti e le operazioni proseguono in ordine e con celerità, Draghi faccia nomi e cognomi non faccia di tutta l’erba un fascio.
Non ha tutti i torti. Draghi sarà anche l’integerrimo e pluripremiato mago della finanza ma in questi primi approcci con il paese, mi sembra non si stia superando.
Anzi. Lo vorrei più determinato e coraggioso e vorrei, se fosse possibile, non vedere più la faccia contrita di Speranza. Le cose non sono cambiate, via Conte che aveva fatto poco o nulla per il paese ed ora ci aspettiamo di più, molto di più da questo governo.
Ma non pare che si smuova molto.
Saremo ancora bloccati e paralizzati a quanto pare, ma non possiamo continuare a vivere sotto la dittatura di un maledetto virus.
Draghi faccia qualcosa di riconoscibile subito oppure si torni a votare.

Cartolina

Vorrei scrivere qualcosa sulla mia città natale che oggi compie 1600 anni.

Perbacco, mica poco eh?

Eppure sembra sempre una cartolina stampata, di quelle che si mandavano una volta: lucida e colorata con su scritto: Saluti da Venezia.

Che dire? Mi sembra tutto troppo poco. Che è la città più bella del mondo? E sai che novità? Hanno detto tutto su di lei, ne hanno cantato le lodi ma anche molto denigrata.

Una città troppo cara, scostante coi turisti ai quali dovrebbe stendere la corsia…

Come se sedersi, che ne so, al Quadri o all’Harrys bar fosse una cosetta da niente e il caffè preso li fosse come preso in centro al paesello.

O come se i più famosi ristoranti al mondo dovessero praticare prezzi da ostello per la gioventù.

La bellezza si paga. E si paga anche cara e non si protesta.

Lo sanno i veneziani quanto la pagano, tutti i giorni, carissima sulla propria pelle.

La pandemia ha liberato le calli e i campielli per qualche ora al giorno, ma in certi momenti mi dicono che non si passa in barba alle regole anti covid.

Eppure la città è viva sempre anche quando sembra non esserci un solo gatto. La gente che la abita è ormai poca, viverci è un’impresa ogni giorno più difficile. Ma Venezia non può essere solo turismo.

Va protetta, preservata, custodita come una cosa rara e preziosa. E invece vediamo che non è cosi e che molti la trattano come fosse li perché loro se ne potessero pulire i piedi sui masegni e gettare le loro stupide cartacce a terra dopo aver mangiato un panino seduti sulle rive. E guardato con occhi distratti tutta quella sfolgorante  magnificenza come se non fosse un miracolo ma semplicemente la quinta di un film.

Ed ora se volete parlatene male, ditemi che l’avete vista sporca e poco accogliente, so bene che è di più l’antipatia (o forse l’invidia) a prevalere quando la si vuole criticare.

Buon compleanno Miracolo, rimani cosi ancora a lungo se ce la fai, a testimonianza di come l’intelligenza umana a volte sappia far entrare l’immenso dentro una cartolina.

 

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Ce provo

Come non parlare di Nino Manfredi  di cui ricorre l’anniversario della nascita? Nato a Castro dei Volsci il 22 Marzo del 1921.

Cosa dire di lui? se non esprimere la grande riconoscenza per essere stato l’attore poliedrico che è stato? Adorabile.

Non si poteva mai trovargli un difetto neppure a cercarlo col lanternino. Era anche bello e il che non guasta ma era, soprattutto, un grandissimo attore.

Uno di quelli che hanno fatto la storia del cinema italiano. Ma era anche una persona modesta oltre la modestia. Non finta modestia. Lui si scherniva sempre, nella vita e nei suoi personaggi. Aveva sempre quell’aria di non farcela, di essere sopraffatto dagli eventi. E poi, invece, se la cava sempre.

“Titino poverino”, la frase che mandava in bestia Alberto Sordi nel suo ruolo di cognato di Manfredi nel film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa”?

E “Titino poverino”, alla fine , dopo una lunga serie di peripezie tragicomiche, viene trovato. In mezzo ad una tribù, dentro il cuore più selvaggio e misterioso dell’Africa più profonda. assiso su un simil trono, con i capelli inanellati in due treccine che gli cadono sul petto, nudo e abbronzato come la faccia.

Sembra lui…l’ingegnere scomparso e ora forse ritrovato dal cognato su insistenze della moglie ed è lui. Lo riconoscono Sordi e un grande Bernard Blier che interpreta il fido Ragioniere Palmarini che lo ha seguito, forzatamente, in questa avventura.

Lo vedono mentre lancia sassetti colorati invocando la pioggia.

“Ma che ingegnè, lei fa piove”?, gli chiede Parlmarini, nella tenda dove Titino, dopo averli riconosciuti, li conduce. “Ce provo”, risponde, guardando il cielo e mangiando un pezzo di carne di imprecisata provenienza.

Ne offre anche ai due, allibiti di trovarsi di fronte ad un uomo cambiato, del tutto diverso da quello che avevano conosciuto, con quell’aria da santone e quella confidenza con quel popolo col quale  ha, evidentemente, acquisito grande familiarità e del quale è diventato il capo spirituale.

Ma Sordi, dopo aver chiesto di che si trattasse e aver ricevuto risposta che si trattava di quell’animale con le corna (e qui Manfredi fa un gesto con la mano sopra la testa e sbuffa dalle narici), si ritrae spaventato e dice “si vabbeh, nun c’ho fame io”.

In questo film Manfredi divide con Sordi il ruolo di protagonista e lo fa con lo stile che solo i grandi hanno.

“Ce provo”. Ecco questa sembra essere la frase che ha accompagnato tutta la vita di Saturnino Manfredi. Ci ha provato ed riuscito in tutto quello che ha intrapreso. Si poteva pensare a lui con una laurea in giurisprudenza, mentre intepretava il personaggio un po’ svanito in “L’audace colpo dei soliti ignoti”, Piede Amaro? Oppure quando interpretava il famoso barista di “Fusse ca fusse la vorta bbona”?

C’ha provato sempre ed è sempre stato un grande, enorme successo. Anche come regista. Come non ricordare il magnifico “Per grazia ricevuta”?

Oppure il povero barbiere Marino di “Straziami ma di baci saziami”?

La scena del bar, dove lui, Marino, ridotto in miseria, dopo aver a lungo cercato di ritrovare la sua amata, chiede aiuto al telefono azzurro e uno psicologo volontario dopo avergli pagato cappuccino e brioche, gli offre una sigaretta che rifiuta: “non fumo”, dice, e l’altro “prendila la fumerai dopo i pasti” e lui di rimando con aria trasognata di chi ha poche residue speranze: “Dopo i pasti di chi”?

Nel 1937, quando è stato ricoverato in un sanatorio per curarsi la turbercolosi, gli avevano dato pochi anni di vita. E invece, per fortuna non è stato cosi, Ma quella esperienza deve aver segnato la sua vita per sempre perché aveva sempre l’aria quello che c’era, quasi per miracolo. Raccontava spesso questo aneddoto.

Il personaggio tra i più amati è senza dubbio Geppetto. Indimenticabile e commovente fino alle lacrime.

Nella scena in cui il legno che aveva scolpito con le fattezze di un bambino comincia  a muoversi e lui non crede a i propri occhi e dice. ” Potrei dire che ho le traveggole per la fame, ma con tutto quello c’ho mangiato”… fa piangere e ridere il pensiero che la sua cena era stata un po’ di pane secco ammorbidito e passato sul fuoco con un po’ di rosmarino: la famosa “schiacciata” e lui è incredulo e trasognato e indimenticabile.

Ieri sera ho rivisto “Una storia qualunque”.

Manfredi interpreta uno splendido ruolo, uno degli ultimi. E’ ancora un bell’uomo, la sua faccia mantiene quell’espressione inteligente un po’ stupita e disarmante ed è incomparabile. La storia è terribile e crudele ma alla fine, Michele La Rocca, dopo aver passato più di trent’anni in carcere per l’omicidio della moglie, riesce a dimostrare la sua innocenza e a ritrovare i figli che, nel frattempo erano stati adottati.

Grazie, grazie Saturnino, sei ancora qui, tra noi, non te ne sei mai andato, la tua umanità, il tuo umorismo, la tua generosità, la tua grande intellligenza, non ci lasceranno mai. Resteranno con noi per sempre e ci aiuteranno a vivere e a credere e a sperare di farcela. Sempre. Nonostante tutto.

“Tanto pe’ cantà”…

Il bello del PD

Dopo la sua forzata latitanza dal partito che aveva contribuito a fondare, Enrico Letta è tornato ricco di idee e serenamente spietato.

Votato all’unanimità, dopo solo un mese i mugugni dentro il partito ne sono già la colonna sonora. Per ora solo accennata, sottovoce, a cappella, ma più passano i giorni e più è destinata a salire di intensità

Il motivo: Letta  vuole imporsi, comandare. Fare il leader.

Perbacco, questo nel PD è già un’offesa da lavare con la candeggina per non lasciare la macchia.

Vuole due donne a capo dei gruppi parlamentari? Le vuole proprio. Lo ha detto in una recente intervista ed ha sollevato polemiche che già covavano sotto la cenere dopo la nomina dei suoi due nuovi vice  tra i quali l’economista Irene Tinagli.  Non gli bastava aver subito detto di volere lo ius soli e il voto a sedicenni? Cosa che aveva fatto rizzare i capelli in testa anche a Bersani che ormai se ne ritrova pochini nonostante il colore ancora pervicacemente brunito.

Ora esagera però. Ma chi si crede di essere? deve aver pensato il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, amicone di Renzi e componente di Area Riformista, corrente prepotente nel partito e che fa capo a Renzi.

Renzi…chi era costui? Ah, già, ora rammento. L’ho visto da poco, ritratto con una capigliatura con ciuffo sporgente sulla fronte tipo tirabaci. La bocca larga e la faccia lucida di uno appena uscito dalla sauna. Si gode la vita e se la spasseggia per il mondo fingendo di passare di li per caso.

Letta, invece, se la spasseggia nel PD e vuole rivoltarlo come un collant.

Da partito plurale a partito femminile singolare.  Due donne a capo dei gruppi? è un’eresia che non si era mai sentita.

Non sarà che Letta in questi sette anni si sia guastato un poco nel meccanismo sinaptico? Delrio è pronto a lasciare il suo posto di capogruppo alla Camera ad una donna, a conferma di quel bravuomo che è sempre pronto a guardare al bene del paese, del partito e dei suoi figli, tanti, anche se ha detto che si rimette alla volontà delle deputate e deputati.

Mentre Andrea Marcucci, l’altro capogruppo al Senato, ha una spina nel piede sinistro che ha un nome e cognome e non è facile da togliere. E si ribella, protesta, non ci sta. Sai che novità?

Ha detto il segretario che nella foto del  gruppo dirigente del PD non ci devono essere solo maschi e le donne solo vice. Che coraggio!

Ma che cosa ha detto? Ma come ha osato?

Eppure sembrava già cosa letta capo ha.  Sembrava. Ma come sempre nel Pd, era solo apparenza. Ora comincia il bello, o la bella.

Esempio

Il giornalista Andrea Scanzi ha annunciato sulla sua pagina FB di essersi vaccinato con Astrazeneca per dare l’esempio.

Ma la sua regione, la Toscana ha finora vaccinato solo il 5% degli ultraottantenni ed è molto in basso nella classifica delle vaccinazioni. Che c’entra lui?

Si è autodefinito quasi eroe per aver chiesto e ottenuto in base ad una non meglio identificata lista degli imboscati (chi prima arriva…) di essere vaccinato prima di tanti che ne avrebbero diritto. Penso alle tante categorie a rischio o fragili, agli addetti dei supermercati, personale, sanitario, persone con malattie rare etc…

Lui è riuscito ad intrufolarsi dentro la lista dei vaccinabili presto e bene che conviene. Ma a chi? A lui di sicuro. Primo perché cosi ha saltato la fila (che non è poco), secondo perché si sta facendo un’enorme pubblicità gratuita (è anche scrittore), non manca mai di presenziare tutti talk show con i suoi libri bene in mostra.

Un personaggio che si da molto da fare. Un italiano con tutti i sacri crismi e gli italiani a saltare la fila sono maestri.

Si è giustificato dicendo che è caregiver (nuova parola mutuata dall’inglese che impazza in questi giorni) di due genitori “fragili”…

Beh, si, lui è benemerito per questa sua cura costante ai genitori. Immagino che in Italia ce ne siano ben pochi come lui (!).

Ma lui si difenderà dalle critiche di aver fatto il furbetto, ne sono sicura avrà mille e uno argomenti, la favella non gli manca.

In fondo che ha fatto di male? Ha solo voluto dare l’esempio e incoraggiare gli scettici. Non abbiamo che da credergli.

Siamo uomini o vaccinati?

 

PS: A Scanzi di equivoci, sono sicura che dirà che lui non è un furbetto del giornalino.

(PPS: siccome è probabile che mi legga: non si preoccupi, la domenica mi gira spesso cosi).