Verità, tutta e subito!

Girano studi di istituti di ricerca di cui non farò il nome per non fargli pubblicità gratuita, che saranno indubbiamente seri, ma che mi dovrebbero spiegare come possono mandare in giro ricerche che dicono che chiudendo in casa gli “anziani” ( e partono dai 60 anni) si ridurrebbe di molto l’epidemia.

Insomma, mi dovrebbero spiegare da chi è perché, vengono commissionati certi studi che, nella pratica, indicano gli anziani (una larga fetta della popolazione italiana) come gli untori che andrebbero segregati per legge per impedire che vadano in giro a contagiare i più giovani o intasare gli ospedali.

Quindi, se i conti tornano: da 60 anni in su, non si avrebbe non solo il diritto di uscire di casa ma anche di farsi curare.

Ma allora, diciamola proprio come sta, perché non si prevede uno sterminio di massa degli “anziani” e cosi ci togliamo il pensiero? Sai che salti farebbero all’INPS?

Ma perché invece i nostri governanti non ci dicono perché la Cina, da cui il virus si è diffuso in tutto il mondo, ora che sembra averlo annientato, non ci spiega come ha fatto?  Ha fatto forse uno sterminio di massa degli anziani e non ne sappiamo nulla? Non sarebbe il caso di pretenderlo?

Ma davvero noi crediamo a tutto quello che i vari governi, compreso quello cinese, ci raccontano? E non sarà che i cinesi aspettano che Trump cada dalla poltrona che occupa? E se non dovesse cadere?

Io no, vedete. Senza essere negazionista sono dubbiosa. Molto dubbiosa.

Temo che una guerra economica tra due potenze: la Cina e l’America stia coinvolgendo il mondo e che il virus esista ma sia sfruttato in vario modo e secondo le esigenze dei vari governi.

Non escluso il governo italiano. E un po’ anche l’opposizione.

Ma torniamo a questi studi diffusi sulla stampa come oro colato. Ma tu guarda! Proprio quelli che sono meno malleabili, meno influenzabili, quelli che mantengono i figli e anche i nipoti, quelli che secondo altri studi ben accreditati nelle alte sfere: non “consumano”, sarebbero, ora, anche un pericolo per la salute pubblica!

Ma sembra di vivere un incubo non troppo lontano che ha segnato la fine di milioni di persone nel secolo passato e che ora sembra ritornare sotto altre forme e paludato di “buone intenzioni”.

Non ci sto! Voglio la verità, tutta la verità sul Covid19 e la voglio subito.

 

Profumo di caffè

In questi giorni tristi e pieni di angoscia, ho provato ad immaginare come sarebbero le nostre città, paesi, borghi, villaggi, senza i negozi, gli esercizi pubblici come i bar, i caffè, le pasticcerie, i ristoranti, pizzerie, paninoteche, etc.etc. e mi sono venute in mente alcune scene della mia prima infanzia.
Con la mamma o con la zia, andavamo a passeggio a Rialto, prendevamo la gondola che ci portava sull’altra riva e poi, dopo aver comprato della frutta al mercato (il variopinto e impagabile mercato di Rialto), ce ne tornavamo con la rete piena di frutti prelibati e profumati verso casa. Ma lungo la strada era impossibile resistere al profumo che usciva da quei luoghi di delizie. C’era una pasticceria a Rialto dove ci fermavamo spesso. Entrarci, per me bambina, era come entrare a Disneyland.
Ci accoglieva il profumo inconfondibile del caffè appena uscito dalla macchina o appena tostato, delle paste di mille colori ordinatamente allineate dietro al vetro, sul banco. D’estate ci sedevamo fuori ad un tavolino rotondo, di ferro, con sopra la zuccheriera e il portatovaglioli di carta, d’inverno sulle poltroncine in vimini accanto al banco e ad un tavolinetto di legno con le gambe intarsiate.
Mia madre prendeva il caffè con un bignè al cioccolato, io un’aranciata con la cannuccia e una pasta alle mandorle, la mia preferita.
Era un momento bellissimo ed uno dei pochi bei ricordi della mia infanzia. Non sembri patetico, ma era uno di quei momenti che vorresti fermare per sempre perché poi la vita cambia e porta lontano lontano le persone che più ami.
Ora ci sono forse anche troppi di questi luoghi che affollano i marciapiedi e qualche volta passando li mandiamo a quel paese.
Ma, mi sono chiesta in questi giorni, come sarebbero le città se loro non ci fossero più?
Sarebbero deserte e desolate.
Pensiamo a quanti capolavori sono nati ai tavolini dei caffè, nella città più grandi del mondo ma anche in cittadine o borghi dove è difficile arrivare.
Pensate a quanti artisti hanno composto le loro opere proprio mentre se ne stavano seduti in un bar, guardando fuori dalle vetrine appannate, oppure seduti in un divanetto appartato ad ascoltare i discorsi della gente.
Tante, cosi tante che non riusciremmo a ricordarle tutte.
Sarebbero deserte e desolate e non offrirebbero conforto a tanti che non vivono in città ma che ci stanno per studio o lavoro e che trovano in quei luoghi quasi una seconda casa, qualcuno con cui scambiare due parole e che ti fa un sorriso, anche mercenario, si anche quello a volte basta per riscaldare un po’ il cuore di chi si sente solo in una città che non conosce.
E cosa farebbero i tanti anziani che frequentano abitualmente i bar nella piazza del paese e che si ritrovano per la partita a carte o per fare le classiche due chiacchiere, sul tempo, sui soldi che mancano sempre, sul lavoro che i figli o i nipoti hanno perso e sul governo, che è sempre ladro, maledettamente ladro sia che piova o che ci sia il sole?
Perciò, in questi giorni ho messo da parte quel pizzico di fastidio che mi davano ogni tanto i locali affollati e ridanciani (magari rendiamoli un po’ meno invadenti, ridimensioniamoli un po’), perché è un lavoro spesso difficile, duro, a volte ingrato, sempre a contatto con la gente che non è sempre educata ma spesso proprio il contrario e sento di provare per loro un sentimento che assomiglia alla gratitudine e alla solidarietà perché soprattutto in questo periodo rischiano tanto, in molti sensi.
E se si “dimenticano” di darmi lo scontrino, lo chiedo, semplicemente e me lo danno con un “ah scusa, che sbadato” e magari anche con un sorriso al quale rispondo.
Gli credo? Mah, forse si o forse no. Ma io lo chiedo, sempre se non me lo danno e se è loro dovere farlo è mio dovere pretenderlo, altrimenti divento un pochino (molto poco) complice. E questo davvero non mi piacerebbe.
Perciò spero che presto tutto ritorni “normale” anche per loro, anzi, meglio di prima con ancora più igiene (quello non è mai troppo in certi casi) e con più rispetto da parte di tutti: di quelli che stanno dietro al bancone e da quelli che l’affollano allegramente o meno davanti.

Il governo che ho in mente

Il governo si sta preparando a varare un altro lockdown. Non deve succedere! Vorrebbe dire che il virus ha infettato la democrazia e sarebbe molto grave.

Abbiamo già dato, un lockdown basta e avanza. Erano scesi i contagi? E ora salgono? Niente di così strano dicono tutti gli esperti, era previsto.

Andavano prese misure di contenimento del virus ma non solo, andavano pianificati incrementi di strutture ospedaliere di medici e infermieri di personale della scuola, di ambulanze, trasporti: più autobus, magari elettrici, treni e più personale addetto alla sanificazione giornaliera di tutti i luoghi  dove ci sono assembramenti e di addetti alle Forze dell’Ordine che effettuassero i dovuti controlli.

SI può fare adesso. Subito. E quando sennò?

Provvedere cinema e teatri e tutti i luoghi affollati, di separatori in plexiglas, come ha fatto Costanzo nell’ultimo Maurizio Costanzo show dove è stata registrata la puntata in uno studio televisivo adibito a teatro e che ha sollevato polemiche. Ma perché se si consente di farlo in uno studio televisivo non si può fare in tutti i teatri e cinema italiani?Magari prevedendo anche l’uso delle mascherine oltre ai separatori?

Il virus non deve impedirci di continuare a vivere in maniera decente e non possiamo pretendere che venga debellato emanando proclami contraddittori e titubanti. Il virus conta sulla nostra inefficienza per sopravvivere.

No lockdown ma cervello in funzione H24. Prevenzione, mascherine e igiene almeno fino a quando non saremo sicurissimi che anche l’ultima flebile codina del maledetto ha smesso di agitarsi per sopravvivere.

E direi anche che è forse l’ora che smettiamo di spendere milioni al giorno per fare tamponi a migliaia. Ormai  lo sappiamo il virus gira, vanno fatti in modo mirato e i soldi risparmiati vanno usati per permettere ai ricercatori di lavorare a pieno ritmo sulle cure, sul vaccino e su tutto quanto può rivelarsi un’arma efficace per combattere questo nemico che sembra farsi beffe del mondo.

Combattere non significa arretrare davanti al nemico, significa combattere con tutte le strategie e le armi che abbiamo a disposizione e se occorre, ed occorre, inventarne di nuove e sempre più potenti.

Io credo si possa fare ma soprattutto si debba fare.

Il governo italiano in questo momento assomiglia ad un pavido generale che arretra davanti al nemico che vorrebbe annientarci tutti, ma il governo che ho in mente dovrebbe assomigliare ad un soldato coraggioso e fiero, intelligente e capace, furbo e in grado di aggirare il nemico e di metterlo, definitivamente, in trappola.

Ne ha tutte le potenzialità, le usi. E se si sente impotente e pensa di combattere mettendoci tutti in quarantena forzata anche da sani, allora è meglio che alzi bandiera bianca e lasci a truppe più motivate e più agguerrite verso il vero nemico degli italiani che in questo momento non è la libertà, ma piuttosto il suo contrario.

Chiuderci ancora in casa per mesi sarebbe esiziale per un paese già prostrato e avrebbe effetti devastanti non solo sull’economia ma sulla psiche di tanti bambini, giovani e meno giovani, persone del tutto “normali” o anche con disagio psichico o  sensibilità spiccate  che potrebbero peggiorare con conseguenze catastrofiche, peggiori persino di un’epidemia da Covid 19.

Niente secondo lockdown, governo non permettetevi mai più di barricarci in casa, di metterci i sacchi di sabbia alla finestra: io voglio combattere, non a viso scoperto, no, indosso la mascherina e mi igienizzo le mani anche mille volte al giorno, ma voglio la mia libertà di vivere la mia vita e non di lasciare che un virus la condizioni al punto di togliermi l’aria.

Credo che questa volta gli italiani non sarebbero più cosi ligi come nel primo lockdown, nascerebbero disordini e non abbiamo bisogno di complicarci la vita già cosi complicata.

Difendiamo la democrazia. E’ sacra e ha bisogno di tutte le nostre forze vitali per difenderci da tutti i nemici che attentano alla nostra vita e alla nostra libertà.

Ninì Tirabuscio

La violenza non è un antidoto al virus. Ma neppure le raccomandazioni di “papà” Conte.

Non spetta ad un governo fare il buon papà che bacchetta, raccomanda e ammonisce, punisce premia e via così.

Anche no signori e anche basta pagelline ai giovani ai mica giovani ai vecchi o anche ai giovani anziani decrepiti…basta, io, francamente non ne posso più. L’ho detto e lo ridico a costo di diventare noiosa.

Gli scontri di piazza non fanno bene alla democrazia e al paese ma sono un segnale, un brutto segnale che la “pentola” sta per esplodere e un governo che si vuole definire democratico deve averlo sempre bene in mente, appuntato come un chiodo fisso.

La situazione è esplosiva e il governo cosa fa? mette pannicelli caldi sperando che la febbre passi?

Magari, lo vorremmo tutti ma non funziona cosi.

In termini di “consenso”…forse. Ma a me del consenso al governo o a Conte o a Chialtro non importa un fico secco. A me importa che le cose migliorino e si può fare con l’aiuto di tutti ma non cedendo alla “logica” di imporre comportamenti e restrizioni che servono a poco e che limitano gli spazi democratici e impoveriscono il paese.

Il Parlamento, in questo caso come in guerra è il primo attore. E invece che cosa si fa? Le riunioni notturne tra pochi “intimi” a colpi di gomitate e calci sotto il tavolo?

Non bastano più signori. Il paese ha bisogno di una cura da cavallo perché ha una febbre da cavallo e di un governo che governi non governicchi un tanto a Dpcm, una notte si e l’altra pure.

Altrimenti il paese si incaz…e se si incaz…sono dolori per tutti.

Diamoci una smossa, lo dico a chi è il primo deputato a darsi una smossa ora come ora e che non sia una mossetta, mi permetto di dire, ma una vera mossa.

Come questa… ,”esplosiva”

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Mi faccio piacere l’autunno

anche quest’anno.

Mi sembra normale che sia

l’autunno di sempre.

Ma non è.

Le foglie sui rami ingiallite

o intorno ai miei piedi in giardino

hanno i  colori di sempre

non sono diverse.

Eppure non è come sempre.

Mi faccio piacere l’autunno che vola

che presto sarà ancora inverno.

E guardo gli alberi ricolmi di foglie

ancora pendenti dai rami

la spia della luce che filtra

che illumina il giorno.

Mi piace l’autunno quest’anno

mi piace ancora di più.

Si coglie nell’aria al tramonto

quel pizzico di frenesia

che è vita che è gioia

che è quello che importa.

Di più.

Guardare il tramonto

e sognare di notti stellate

e di nuvole che corrono

e di cieli che si aprono

e di bambini che ridono.

E mi piace ancora di più

quest’anno l’autunno.

Di più.

A splash of red at Winkworth Arboretum in Surrey in early autumn.

Caos nervoso

Penso che ci sia poco da scherzare.

A questo punto ci vorrebbe un governo di sanità nazionale.

Un governo che pianifichi e dia linee guida precise su come si devono muovere gli amministratori locali lasciandogli l’onere delle competenze che gli spettano ma fornendo una traccia sicura di come muoversi senza creare un caos istituzionale e mandare in tilt tutto il sistema.

Quindi nuovo governo con nuovi ministri e nuovo primo ministro scelto tra politici che abbiano lunga esperienza su vari campi e sensibilità e coraggio per affrontare uno dei periodi storici più gravi dal dopoguerra.

L’attuale non è in grado di portarci fuori dal marasma nel quale siamo precipitati.

E’ ormai chiaro anche ai più refrattari, che il governo in questi mesi non ha fatto nulla per potenziare le “difese immunitarie” del paese e perciò ha fallito.

Dunque Conte e tutti i ministri del Conte 2, a casa.

A questo punto deve intervenire Mattarella e far sentire la sua voce forte e chiara, non serve che urli, usi un megafono ma ci faccia sapere che c’è e lotta insieme a noi.

Un nuovo lockdown sarebbe esiziale , sia dal punto di vista psicologico che economico e sarebbe un vero disastro.

Ma temo che questo governo non abbia alternative a meno di non continuare con questo balletto di competenze tragicamente comico.

Quindi, l’unica cosa da fare, a mio parere è che si nomini un nuovo esecutivo selezionando molto bene le persone, scegliendole con cura e attenzione alla situazione del paese e non ai meschini e spiccioli interessi dei vari partiti.

Infatti la nostra costituzione prevede che:

 

 

“In caso di crisi di governo, dunque, le consultazioni serviranno a stabilire:

  • se ci sono le condizioni affinché il Presidente della Repubblica nomini un nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri e nuovi Ministri (quindi, una nuova squadra governativa);
  • se, al contrario, non essendoci la possibilità di creare una nuova maggioranza che possa far funzionare il Parlamento, il Presidente della Repubblica debba procedere allo scioglimento delle Camere e all’indizione di nuove elezioni.”

Ho l’impressione che il governo Giuseppe/Rocco sia al capolinea, vogliamo tenerlo ancora li a meditare su come cavarsela o vogliamo pensare finalmente ad agire veramente per uscire salvando le penne,  da questa tragedia?

Vogliamo tenerci un governo che nella prima fase dell’epidemia ci ha chiusi tutti  a casa limitando le nostre libertà personali e ora, consapevole del disastro economico che ha creato, si trincera dietro improbabili evoluzioni dialettiche per evitare di prendersi responsabilità che segnerebbero la sua fine?

 

 

Castroni

Confesso che non c’ho capito niente, o poco.

Insomma a chi spetta la responsabilità di chiudere strade o piazze per evitare sovraffollamenti dopo le 21?

Non sembra essere chiaro se i sindaci sono sul piede di guerra. Il nuovo dpcm di Re Conte Primo, appena sfornato caldo come un cornetto ripieno, dice: (tra le tante altre cose):

“I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”. (E meno male, ci mancava che mi lasciasse fuori di casa).

Potranno? O dovranno? E perché dovrebbe spettare ai sindaci? E perché non ai presidenti di regione e perché non a me?

Si a me! Beh che c’è? Ormai qui i conflitti di competenze stanno per innescare guerre. Ma non hanno altro a cui pensare? Il coprifuoco a macchia di leopardo spetta ai sindaci, dice il re della foresta Italia, Conte.

Il leopardo si sente offeso? E chi se ne importa? Tocca al sindaco, dice Conte. Tocca a me dice il sindaco?

Beh a chi tocca non s’ingrugna. Qualcuno se la deve bene prendere questa responsabilità…dunque abbiamo detto…il leopardo no, il Conte, nemmeno, io non ci penso proprio…chi resta?

Chi signore? Voi signore. E andiamo avanti cosi a dpcm e sciroppo per la tosse…asinina.

Ma io non capisco anche un’altra cosa…ma perché fanno i consigli dei ministri sempre in piena notte? Forse perché soffrono d’insonnia? O forse perché Re Conte spera che siano cosi rincitrulliti da non accorgersi delle castronerie che spara?

Mi sa, forse la seconda che ho detto. Castronerie che sparano, insieme un bel coro di castroni.

“Castroni”, non mi risulta sottolineato in rosso ora guardo perché.  “castrone , 1 Agnello castrato ‖ estens. Puledro castrato 2 fig. Persona balorda, sciocca, ignorante”.

Ecco cosa mi dice il dizionario, beh si lo sapevo ma volevo che me lo confermasse.

Da noi in veneto castrone significa uno che intriga i bisi, insomma un confusionario incapace ma presuntuoso. Senza offesa per i bisi.

Ci sta, no?

Ci siamo: Re Castrone!

Evvai!

 

Per (non) cambiare

A leggere certi articoli e commenti mi sento salire la nausea. Devo esprimere quello che penso prima che questa dimostri tutti i suoi esplosivi effetti negativi.

Ho come l’impressione che il mondo stia andando ai pazzi.

Va bene c’è un’ epidemia, pandemia, chiamiamola come vogliamo ma vogliamo che questa cosa ci faccia ammattire tutti? E’ questo che si sta cercando di fare a livello globale? No, non sono pazza, non sto dicendo che il virus non c’è.

Per carità, non vorrei che mi sentisse.

Ma vorrei dire, sommessamente, che mi pare che da molte parti si stia dando i numeri, troppi numeri.

E, siccome la matematica non è un’opinione, vorrei attenermi ai dati.

Abbiamo appena superato a fatica una clausura che ci ha tenuti tutti chiusi in casa e con la bocca tappata dalle mascherine. E passi, andava fatto, cosi è se vi pare.

Ma adesso? Che cosa sta succedendo? Non sono serviti a niente i sacrifici e dobbiamo sentirci dire da più parti che gli scemi siamo noi e che non ci siamo rinchiusi abbastanza. Abbiamo fatto i bambini cattivi e adesso giù botte?

Ma non vi sembra che ci sia qualche cosa di “malato” dentro queste teorie?

Ma se il lockdown era cosa buona e giusta perché non farlo durare, con criteri meno pesanti, almeno fino a quando il virus non fosse sparito dalla faccia della terra?
Perché aprire con flebili raccomandazioni e aspettare l’esplosione della curva per poi darci degli scemi e cattivi e indisciplinati e dietro la lavagna a tutti, quando si sa bene che le colpe risiedono solo ed unicamente in chi gestisce tutta la faccenda?

Dove sta Conte? Il mitico, il grande, il potente….avvocato Conte? Che fa? Minaccia di rinchiuderci se non facciamo i bravi?

E intanto se ne va in giro per il mondo con o senza mascherina (l’ho visto più volte senza) senza prendersi mai manco un raffreddore?
Ma, niente niente avrà anche lui una ricetta segreta che non ci svela? Oppure ha la tuta di Superman come Trump, sotto la maglia della salute?

Ma chi pensano di prendere per i fondelli?

Ebbene andiamo a batterci il petto e a cospargerci il capo di cenere e alle prossime elezioni (se mai ci saranno) rivotiamo “questa roba qui”, cosi la politica italiana tutta, potrà dire: bravi italiani brava gente e grazie virus. Cornuti e mazziati…per (non) cambiare.

Si sta come d’autunno sui banchi del Parlamento.

IL coraggio delle donne

Ho appena letto la notizia che questa notte Jole Santelli è morta.

La presidente della regione Calabria appena eletta, la prima donna a ricoprire un ruolo cosi importante ed anche ingombrante in Calabria, se n’è andata, come si dice spesso, in punta di piedi. Era da tempo malata di cancro ma non ne aveva fatta la minima pubblicità

Questa bella donna del sud mi è stata subito simpatica, vuoi perché determinata e coraggiosa, vuoi forse perché aveva un piglio molto deciso e si era opposta alle chiusure indiscriminate del governo alla sua regione quando i contagi erano quasi inesistenti.

Decisamente una donna, una persona coraggiosa che sapeva far fronte alla sua malattia e nel contempo pensare agli altri.

Militava da tempo in Forza Italia e, anche se sono lontana da questa formazione politica, riconosco in pieno il valore di questa donna combattiva e tenace nel “servire” la propria terra e nella lotta contro la criminalità e nell’intento deciso e più volte proclamato di combatterla fino alla fine.

Nella sua lettera agli  studenti per l’inizio del nuovo anno scolastico aveva scritto parole toccanti, aveva esortato gli studenti calabresi a vivere questo momento con gioia ma anche nel rispetto più assoluto delle regole anti-Covid ed aveva terminato incoraggiando gli studenti a credere nel futuro.

Quando Berlusconi le chiese di candidarsi lei aveva tentennato, non sapeva quanto futuro l’aspettasse e aveva chiesto al suo oncologo se poteva assumersi una tale responsabilità e lui l’aveva incoraggiata aggiungendo che sperava di essere uno dei suoi consulenti.

Anche per questo Jole Santelli era senza dubbio una donna che va ricordata soprattutto per il suo coraggio.

Dote che hanno in abbondanza le donne che sanno che non si ottiene nulla senza rischiare, lottare e soffrire ma che , se ne vale la pena, nessuno sforzo è abbastanza grande e Jole ha saputo dare testimonianza che il coraggio delle donne spesso va oltre il sacrificio di se stesse.

Porcata

Mi sono stancata da un bel pezzo del paternalismo che gira ancora tra gli uomini, tanti uomini, troppi uomini.

Uomini che non perdono la minima occasione per insegnarci la vita. Lo fanno con la presunzione di conoscere sempre cosa sia bene o meglio o addirittura fondamentale per noi donne.

E lo fanno parlando spesso da una cattedra, da un pulpito immaginario che gli è stato fornito dall’educazione (millenaria) che hanno ricevuto e che non riescono a togliersi di sotto ai piedi (o al sedere). E, devo dire che si sforzano molto poco, non solo per toglierselo, ma neppure per rendersi conto di starci sopra. Si credono in molti in tanti in troppi, titolati a tenerselo, quel pulpito. E deve essere di quelli che si possono trasportare ovunque, inglobato in loro stessi, una sorta di appendice invisibile, perché se ne servono spesso e fin troppo volentieri e spandono “perle di saggezza”,  quasi mai richieste. Difficile ancora per molti, tanti troppi uomini trattarci “alla pari”.

S i sentono in tanti in troppi anzi in un numero ancora decisamente insopportabile, in tante cose o in tutto “superiori “a noi donne e in diritto pieno e quasi “certificato” di imporci le loro dottrine.

Beninteso quando dico tanti, non intendo dire tutti,ma tanti si e mi sembra già che “tanti” siano, ormai, davvero troppi.

Due donne hanno di recente vinto (in coppia) il premio Nobel per la chimica a seguito di una importantissima scoperta. Ecco chi sono e cosa hanno scoperto:

“La Crispr/Cas9 scoperta da Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna è uno degli strumenti più potenti oggi nelle mani dell’ingegneria genetica. Può infatti essere utilizzato con uno strumento di altissima precisione (forse più simile a un bisturi che a delle forbici molecolari) per modificare l’informazione genetica (Dna) di animali, piante e microrganismi. Presentata per la prima volta nel 2012, la tecnica ha permesso di rivoluzionare la ricerca nelle Scienze della vita, portandola in una nuova epoca, e ha finora contribuito ad aprire nuove strade per la cura di molte malattie, da alcune forme di tumore alla fibrosi cistica, fino ad avvicinare il sogno di curare le malattie ereditarie.”

 

Dunque Emanuelle e Jennifer hanno ottenuto il Nobel per una scoperta che è destinata ad avere un enorme rilievo per la vasta gamma di impieghi in campo genetico e di conseguenza essere di fondamentale importanza per la cura di molte malattie, ed aprire nuove frontiere nella ricerca e nella cura di malattie finora considerate incurabili.

Vi sembra poco? A me sembra enorme.

Queste due donne però sono tra le pochissime donne ad aver vinto il Nobel in questa disciplina (come in altre).

Proprio per questo, loro stesse hanno voluto lanciare un messaggio importante:

” «Vorrei che questo premio mandasse un messaggio positivo alle giovani che vogliono seguire il sentiero della scienza, e dimostrare che anche le donne possono avere un impatto attraverso le loro ricerche», dice Emmanuelle Charpentier. «Sono orgogliosa del mio genere – le fa eco Jennifer Doudna – E credo che sia grandioso, specialmente per le giovani donne, vedere tutto ciò e vedere che il lavoro delle donne può essere riconosciuto tanto quanto quello degli uomini».

Ma, per una che ce la fa, altre mille restano ancora indietro, anzi molto indietro. E allora voglio ricordare le parole di:

” Malala Yousafzai, insignita del premio Nobel per la Pace nel 2014 diventando, a 17 anni, la più giovane vincitrice di un premio Nobel per la sua lotta per il diritto di tutti i bambini all’istruzione, che incoraggia le ragazze dicendo: “Se una ragazza può cambiare il mondo, cosa possono fare 130 milioni di ragazze?”

Molte le donne che ancora oggi nel nostro paese rimangono indietro e devono lottare contro le tante discriminazioni ai loro danni. Per questo voglio citare anche le parole di un’altra premio Nobel per la medicina nel 1977: Rosalyn Yalow

 

“L’incapacità delle donne di raggiungere posizioni di comando è dovuta in gran parte alla discriminazione sociale e professionale (..) dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo”.

Già, ed era il 1977, pare che poco sia cambiato da allora.

L’altro giorno mi è capitato di leggere su di un blog questa frase scritta da un uomo:

“”Personalmente questa volta la PORCATA FEMMINISTA mi fa piacere perchè mostra come una donna… oltre che prostituirsi… abbia altre remunerabili carriere a disposizione, nel 21esimo secolo”.

( per chi avesse dubbi sul significato del termine “porcata”: dal dizionario Treccani: porcata s. f. [der. di porco]. – Azione indegna, sleale o poco onesta, spec. a danno d’altri, mascalzonata: è una p. questa che mi ha fatto! Meno com., azione, opera mal fatta, che disgusta sotto l’aspetto estetico, o morale, sociale.”).

Ecco, questo è quanto un uomo (ho detto un uomo, non tutti) pensa dell’assegnazione del Nobel alle due donne.

L’ha chiamata “porcata femminista” riferendosi nello stesso post alle quote rosa e alludendo alle stesse scoperte (per le quali le due donne sono state premiate) che sarebbero state portate avanti negli anni da uomini.

Va da sé che giudicare una frase fuori dal contesto non ha molto senso, ma è solo per dare l’idea di come ancora oggi si cerchi, magari buttandola lì con nonchalance, di sminuire una conquista importante da parte di due donne. Insomma le donne, bene o male non vengono giudicate nel merito delle loro azioni ma del fatto che le compiono essendo donne e quindi, per predisposizione “naturale” avrebbero meno “meriti” di un uomo.

Fare poi il parallelo tra la prostituzione e la ricerca in campo scientifico, pur se in tono vagamente scherzoso, ha, in sé,  a mio parere, una dose di maschilismo intollerabile.

E non è l’unico commento del genere che ho letto ma questo è uno dei peggiori.

Ma, purtroppo, non solo ancora troppo tollerato ma, in certi casi, persino “difeso” con mille accorgimenti dialettici e non solo e sempre dagli uomini. Purtroppo ancora oggi, molte, troppe donne cadono nella trappola del paternalismo imperante e si sentono quasi in dovere di difendere “l’opinione maschile” con un malinteso senso materno che non fa che alimentare un atteggiamento anacronistico, petulante e decisamente insopportabile!