Tagliatabarri

L’ipocrisia è l’arma dei vigliacchi ma è un arma da non sottovalutare perché può essere devastante. Peggio della bomba H.

Si perché quelli che si rivolgono ai “potenti” con “Caaaro o Caaara” oppure con titoli accademici che magari gli interlocutori sono lungi dal possedere ma sono lo stesso influenti in certi “ambiti”, o ancora, quelli che lodano sperticatamente e a volte persino rendendosi ridicoli, gli “amici”, o pseudo tali, insomma una “cerchia” o una “cricca” che gli può servire, gli può tornare utile in tante occasioni,  insomma gli ipocriti, sono dei baciapile di professione ,lo sanno, ma, lungi dal farsi schifo, se ne beano e si considerano personcine educate e culturalmente elevate.

Poi, scopriamo che sono dei tagliatabarri tra i peggiori, che infangherebbero pure la loro stessa povera mamma pur di restare a pelo d’acqua come gli…insomma quelle cose cilindriche che, notoriamente, calati in uno specchio d’acqua…galleggiano.

La franchezza non è molto amata, perché, di solito chi la possiede non si serve di tali mezzucci, non è nelle sue corde e quindi può essere “pericoloso” perché potrebbe smascherare l’ipocrisia, perché ne ha i mezzi, intellettualmente e culturalmente e potrebbe metterli in difficoltà.

E gli ipocriti non amano il contraddittorio preferiscono i complimenti, magari in dosi massicce, più sono e meglio è, senza accorgersi che spesso sono frutto della stessa ipocrisia nella quale  loro stessi sono immersi fino al collo.

Per fare un esempio: l’ultima boutade di Mauro Corona che ha dato della “gallina” a BIanca Berlinguer.

Ora si scusa, si cosparge il capo di cenere (di sigaretta) e dice che era in crisi d’astinenza da vino. E si pente e chiede scusa. Eh, già, davvero, cosi si fa, prima si tira una pugnalata al petto e poi si chiede scusa e se però le scuse non vengono accettate si va in giro a dire che l’offeso non ha una mente elastica. Che si è stati fraintesi, che non si voleva offendere e l’elenco delle giaculatorie potrebbe essere infinito. Non solo. Quel “gallina” brutalmente diretto alla conduttrice (già perché “gallo” non sarebbe mai un’offesa, anzi), potrebbe addirittura farlo lievitare nei “consensi”. Potrebbero essere già arrivati nel suo account tanti di quegli ipocriti complimenti da far arrossire Lucrezia Borgia.

Ma si, ma dai, me li immagino: ” bravo, hai fatto bene, era ora che qualcuno le dicesse il fatto suo, ma chi si crede di essere”? e via cosi. Ipocriti e falsi pure loro perché lo userebbero per sfogare i propri bassi istinti maschilisti, nel caso dei maschi e doppiamene maschilisti nel caso di femmine e quindi ancora più ipocrite perché all’acredine maschilista ci aggiungono l’invidia.

Quindi caaaro Corona, ti sei comportato come quei cosi che galleggiano e ora vorresti che ti si dicesse che va tutto bene perché sei tu  ( sacrificato nella tua volontaria e improbabile astinenza )  e che potrai ritornare a guadagnare un sacco di soldi nella Tivvù di stato per dire le tue “opinioni” che a me sembrano il più delle volte strafalcioni da osteria?

Beh, se cosi sarà, vorrà dire una sola cosa: che l’ipocrisia è un’arma potentissima e che i tagliatabarri possono stare tranquilli, per loro ci sarà sempre un posto in paradiso, ma con una piccola accortezza però che si potrebbe anche incontrare chi è ancora più dotato di “armi non convenzionali” e finire col tabarro fatto a pezzetti.

Perché oltre all’ipocrisia esiste anche la Giustizia e da quella si salvano solo Berlusconi e pochi altri. Salvini…non so.

2 commenti su “Tagliatabarri”

  1. “Là giù trovammo una gente dipinta
    che giva intorno assai con lenti passi,
    piangendo e nel sembiante stanca e vinta.

    Elli avean cappe con cappucci bassi
    dinanzi a li occhi, fatte de la taglia
    che in Clugnì per li monaci fassi.

    Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia;
    ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
    che Federigo le mettea di paglia.

    Oh in etterno faticoso manto!
    Noi ci volgemmo ancor pur a man manca
    con loro insieme, intenti al tristo pianto;

    ma per lo peso quella gente stanca
    venìa sì pian, che noi eravam nuovi
    di compagnia ad ogne mover d’anca.
    (Dante, Inferno, XXIII, 58-62)

    Così Dante descrive gli ipocriti, “gente dipinta” che camminano lentamente sotto il peso di una pesante cappa esternamente dorata, internamente di piombo.
    Oggi più semplicemente diremmo che hanno doppia faccia, una bella e sorridente da mostrare l’altra laida e sconcertante da tenere ben nascosta.
    Inutile dire che la faccia da mostrare è quella falsa, quella nascosta, che comunque prima o poi si mostrerà, è quella vera.
    Gli ipocriti, benché numerosi, hanno comunque “vita breve”, anche se in realtà possono vivere a lungo, perché presto si tradiscono, si riconoscono, negli atti e nel parlare, e vengono smascherati.

    Risposta
    beh, i tabarri hanno anche il cappuccio (certi) per cui questo “Elli avean cappe con cappucci bassi” mi sembra perfetto.
    Ma hai capito che cosa significa tajatabari (in veneto)?

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