Compassione

Essere vestita con l’abito verde, sorridere, dire che non è stata maltrattata e che era felicissima. Grave colpa essere felice dimostrarsi serena e portare un orribile vestitaccio verde.
Questo ha disturbato gli italiani di più dell’atteggiamento di Silvia Romano: uomini e donne senza distinzione.
Anche le donne possono essere maschiliste e ricadere nei clichè classici: la donna che si presenta vestita in un certo modo e porta un messaggio inequivocabile e per tanti intollerabile.

Ancora: una donna che è stata prigioniera per quanto non maltrattata può aver subito un tale choc da non sapere neppure più chi è. Silvia si presenta come Aisha, può essere che questa conversione e cambio di nome abbiano rappresentato per lei la salvezza e che se ora i suoi genitori la possono avere di nuovo a casa viva (ma non sappiamo con quali ferite psichiche) lo debbano proprio a questa decisione di Silvia presa in prigionia, ma non per questo criticabile come sbagliata o falsa o addirittura interessata, ma forse per lei salvifica.

Silvia non è una stupida ragazzina incosciente come molti la dipingono ma a me, dal poco che ho visto di lei, ha dato l’impressione di una ragazza forte determinata colta e consapevole.
Lo so che tutte queste qualità possono fare arricciare il naso a qualcuno  perché essendo io una donna che difende un’altra donna e perciò catalogabile”femminista” (cosa che si fa spesso), posso risultare non “attendibile”. Molto meglio far parlare gli uomini ( e questo fanno in tante occasioni pubbliche o nei media in generale) che non essendo per forza di cose mai femministi anche quando ne dovessero sposare la causa (ma ovviamente neppure maschilisti), sono ritenuti più attendibili e infatti sono tanti gli uomini entrati in questo surreale dibattito. Ma non sono mancate molte critiche anche da parte di tante donne. Comunque non ne faccio una questione di maschilismo ma devo purtroppo riconoscere che anche in questo caso si dimostra molto invadente.

Ma, ammettiamo che Silvia possa non essere quella semi deficiente incosciente che viene da molti definit (come io penso), allora anche i giudizi peggiori su di lei dovrebbero essere rivisti.

Si potrebbe considerare che in lei si sia sviluppato una sorta di adattamento (non sindrome di Stoccolma) ma adattamento all’ambiente che le ha consentito la sopravvivenza in una condizione impensabile e inimmaginabile, possiamo immaginare però che non sia vissuta in una reggia come una regina ma che sia stata privata della sua libertà e posta in condizioni di non poter decidere niente di quello che le riguardava, la sua vita era nelle mani di sconosciuti carcerieri che volevano ottenere tramite lei dei vantaggi che però non erano scontati.
Silvia secondo me ha fatto la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare: adattarsi ad un ambiente sconosciuto e ostile e considerando che lei è mediatrice linguistica, cioè interprete e e che ha studiato usi e costumi di quelle popolazioni ha usato le sue conoscenze (e la sua intelligenza) per uscire viva da una situazione complessa che poteva costarle la vita ogni istante.

Una volta liberata Silvia non ha ritenuto di mostrarsi diversa da quella che era dovuta diventare in quei mesi perché forse riconoscente a quel suo alter ego che si era formata in quel periodo cosi eccezionale e dove aveva sfruttato tutte le risorse che possedeva per rimanere in vita e tornare alla sua famiglia e dal quale forse non si dividerà mai e di questo credo tutti dobbiamo farci una ragione. Non possiamo sindacare le conversioni religiose degli altri non ci spetta. Nemmeno se lo stato ha pagato molti soldi per liberarla, nemmeno in quel caso.

Ma, comunque questa è solo una supposizione come un’altra e credo mai nessuno potrà conoscere a fondo cosa è veramente successo nell’animo di quella ragazza. E, forse, non è neppure giusto.

Quindi io penso che gli insulti e le minacce che le vengono rivolte, siano quanto di peggio il nostro paese poteva produrre specie in questo momento, ma ritengo anche che molte malevole illazioni e nessuna (o quasi) empatia, ma piuttosto astio e quasi avversione, nei riguardi di questa donna italiana della quale dovremmo avere maggiore considerazione per aver pagato e molto la propria volontà di aiutare il prossimo, secondo me, dimostra che questo periodo di ansia e sofferenza e di morte dovuta al virus, invece che aprirci la mente, in molti casi ci ha reso meno comprensivi e meno capaci di immedesimarci nella sofferenza altrui, cioè meno compassionevoli.

Stranamente, secondo me. Ed è proprio questo che dovrebbe preoccuparci non come Silvia si veste o a quale religione rivolge le sue preghiere.

15 commenti su “Compassione”

  1. Buongiorno. Il fatto che la Romano si sia convertita all’Islam non mi ha fatto né caldo né freddo. Le dirò di più : se mi fossi trovato io nei suoi panni, pur di tornare a casa, mi sarei fatto islamico, indù, buddista, pagano ed anche cannibale. Per cui, se la sua conversione è il risultato di una strategia volta a salvare la pelle, chapeau! Non mi va neanche di fare illazioni sulla ragione per la quale si è presentata vestita in quel modo, ancorché sull’aereo le avessero fornito dei vestiti normali. Posso anche arrivare a pensare che sia stata una condizione dei sequestratori per il suo rilascio. Non mi sorprende che il nostro premier e ministro degli esteri abbiano fatto quella figura da cioccolatai a Ciampino : ci hanno abituato a ben peggio! Quello che francamente non sopporto sono le legioni di quelli che :” poverini che scappano dalla guerra” e “regalare un sorriso ad un bambino”. Se la Romano voleva veramente fare del bene, aveva a disposizione Scampia o Ballarò che sono ben più difficili e pericolosi degli slums di Narobi. Ma qual è il punto ? Che andare in Africa fa tanto figo, mentre andare a Scampia significa lavorare duro senza visibilità o selfie con le treccine. Tutto qui. E così, per la leggerezza di una Vispa Teresa che è partita per Nairobi con lo stesso spirito con cui si partirebbe per un Erasmus a Madrid. ora la comunità deve sborsare un bel gruzzolo ( 4 milioni? o più?). Non solo: dovremo anche dei favori ad Erdogan ( e questo non è proprio il massimo) e non sapremo mai quanti Euri saranno scivolati in tante tasche ( anche italiane) in tutti questi passaggi. Con quei soldi si sarebbero sistemati tanti asili per delle signore italiane ( quelle sì serie) che non sanno come gestire lavoro e figli, o si sarebbero comprati vaccini per migliaia di bambini. Chi va in Africa , deve saper fare. Aiutare a partorire una donna, amputare un arto, curare dai morsi dei serpenti, aggiustare un Land Rover, sostituire la pompa di un pozzo. Cosa sa fare una “mediatrice culturale”? Far sorridere i bambini? Nessuna donna è più dolce di una mamma nera . E allora? Stai a casa o paga tu per i tuoi capricci. Dietro a questa pelosa e demagogica carità c’è solo il vuoto cerebrale spinto e l’ìncoscienza di chi ce l’ha mandata.

    Risposta
    Buongiorno Massimo
    Silvia lavorava in un orfanotrofio, non conosco le sue mansioni ma credo che fossero far giocare i bambini ma che poi si traducessero in altro, come vestirli, dargli da mangiare etc. Credo lo facesse con entusiasmo credendo nella formula che si sente spesso “aiutiamoli a casa loro”. Certo che c’è molta sofferenza e povertà anche da noi e ci sono tante brave persone che fanno volontariato qui da noi, molti di più di quanti non si pensi. Lei lo ha fatto perché ha seguito il suo istinto che la portava in un paese che ha bisogno di tutto e ha pensato, credo, che avrebbe potuto aiutare allo stesso modo di un volontario italiano in Italia. Solo che in quelle zone i pericoli sono maggiori e i volontari in numero di molto inferiore.
    Ora io non sono sicura dell’importo del riscatto né se sia stato versato, nessuna fonte ufficiale lo riporta, ma secondo me sono soldi ben spesi, una vita umana non ha prezzo.
    Allora non dovremmo mai andare a soccorrere i cercatori di funghi o gli sciatori fuori pista per i quali vengono spesi milioni quando dobbiamo andarli a recuperare se si trovano in difficoltà, oppure cosa dire di quello che spende il servizio sanitario nazionale per “aggiustare” quelli che provocano incidenti stradali parlando al telefono o le loro vittime ?E la lista sarebbe ancora lunghissima.
    Ci sono giovani e meno giovani che perseguono ideali a volte fino al prezzo della loro stessa vita. Io li ammiro,

    Rispondi
  2. Signi Bianchi mi permetto di contestare questa sua frase: “Se la Romano voleva veramente fare del bene, aveva a disposizione Scampia o Ballarò che sono ben più difficili e pericolosi degli slums di Narobi.”

    Non capisco perché farlo a Scampia sarebbe un bene vero, farlo a Nairobi sarebbe un capriccio. Pensa che quella gente là stia fin troppo bene? O è perché a Scampia sarebbero italiani e là keniani? Itakuani o kenuani Non siamo prima di tutti esseri umani?
    Non capisco poi perché ci si voglia mettere nella testa di una persona e farle fare a modo nostro. Che ne sappiamo di vero motivi che spingono una persona ad agire in un modo anziché un altro?
    È poi così sicuro che gli slums di Nairobi siano più sicuri? A giudicare da ciò che è successo non si direbbe, e poi… andatelo a sapere!
    Cordialità

    Rispondi
  3. Rispondo : ho girato il mondo per lavoro ed ogni volta che ne avevo l’opportunità sono andato a curiosare in grandi organizzazioni umanitarie. Parlo di Lambarené in Gabon (fondato da A. Schweitzer), i campi in Cambogia dello svizzero Beato Cello, gli ospedali di Emergency in Afghanistan ( anche se il patron di Emergency non è proprio il massimo della simpatia). Organizzazioni formidabili, collaudate, strutturate. Là ognuno sa quello che deve fare e sa fare cose. Sono talmente efficienti e dedicati che anche i peggiori delinquenti li rispettano. In quei campi sbarbine con le treccine che si fanno selfie da pubblicare su Face book non se ne trovano. Maria Grazia parla dei soccorsi a chi si mette nei pasticci in tante occasioni. Che c’entra? Se ti vai a scalare il Bianco con il divieto delle guide, l’elicottero di soccorso te lo addebitano. E se tu, strafatto, travolgi qualcuno guidando, vai dentro per un bel po’ di anni. Omnibus dice che non capisce perché ci si vuol mettere nella testa delle persone e farle fare quello che vogliamo noi . Chi l’ha detto? Ognuno può fare quello che crede. Ma se con le sue scelte crea problemi alla comunità, deve pagare di tasca sua. Purtroppo l’ignoranza è talmente diffusa che la gente è sempre più egoista, ma sempre più ipocriticamente “buona” (a parole, naturalmente). E’ proprio questa fetida demagogia che non sopporto. Non mi interessa se le intenzioni della Romano erano buone. Ha sbagliato e deve pare. Lei, e non io.
    P.sOmnibus conosci gli slums di Nairobi? Ne riparliamo quando li avrai visti. Ed avrai visto anche Scampia.

    Risposta
    non è proprio come dice: il soccorso non viene pagato completamente ma solo una compartecipazione: questo è estratto da un quotidiano lombardo (ogni regione ha le sue regole) Lecco notizie:
    “QUANDO SI PAGA E QUANDO NON SI PAGA – E’ bene premettere che si tratta di una compartecipazione alla spesa, il cui importo viene determinato in base ai singoli casi e rispettando un preciso Piano Tariffario.
    Dopodiché, non si paga mai se vi è la necessità di un accertamento diagnostico o di prestazioni sanitarie presso un Pronto Soccorso. Nel resto dei casi si paga.
    Più semplicemente, se la persona soccorsa dovrà essere portata all’ospedale anche solo per accertamenti non pagherà l’intervento, se invece una volta soccorsa e portata a valle se ne tornerà a casa incolume, senza aver fatto tappa al Pronto Soccorso, dovrà compartecipare alla spesa.
    Quindi, un escursionista stanco che non riesce ad andare avanti né indietro o che perde il sentiero, uno scalatore incrodato in parete che non sa più salire né scendere: sono casi in cui si dovrà pagare con una compartecipazione alla spesa dell’intervento.””” Ma sono certamente più numerosi i casi in cui si richiedono accertamenti diagnostici. Lasciamo stare poi chi provoca incidenti spesso mortali che in molti casi addirittura si dilegua e fa perdere le tracce.
    Considerando poi che i soccorritori spesso passano ore e ore in condizioni di maltempo e a rischio della propria vita impiegando a volte mezzi costosissimi.
    Poi, la passo, ma sinceramente il termine “sbarbina” non mi piace. E poi in cosa avrebbe sbagliato la Romano? Questa è una sua opinione. Spesso la gioventù si accompagna anche con una certa incoscienza del pericolo ma lei lo ha fatto a fin di bene non per cercare funghi.

    Rispondi
  4. Signor Bianchi mi pare che lei prenda un fatto criminoso, che poteva accadere a tutti, come pretesto per parlare dei suoi viaggi in giro per il mondo “a curiosare” presso le organizzazioni umanitarie, e pretenda che ciò la dia la patente di verità e di garanzia di ciò che dice.
    La sua supponenza arriva a dire “ne riparliamo quando li ha visti”(gli slums di Nairobi): ma lei che ne sa lei se li ho visti o meno? Anch’io ho girato il mondo, non è una sua prerogativa, e in ogni caso non c’entra un bel niente con la questione che le ho contestato:
    “Se la Romano voleva veramente fare del bene, aveva a disposizione Scampia o Ballarò che sono ben più difficili e pericolosi degli slums di Narobi.”

    Il bene lo si fa forse solo a Scampia e non a Nairobi? E doveva necessariamente scegliere il lavoro più pericoloso(ammesso e non concesso)? Era questo il suo scopo?Mi dica se questo non è volersi ficcare nelle testa delle persone. La ragazza ha deciso Nairobi, quando vorrà fare lei opera umanitaria, deciderà per Scampia, le assicuro che non le dirò niente. Spero di essermi spiegato.

    Rispondi
  5. Discutere con qualcuno che non vuole capire è una mission impossible. Ringrazio per l’ospitalita. Sogni d’oro.

    Risposta
    prego, non c’è di che torni quando vuole e magari quando avrà argomenti migliori per confutare le idee altrui e anche per meglio sostenere le sue.
    Lascia un po’ perplessi però che uno con la competenza ed esperienza che ha voluto condividere con noi si ritiri cosi presto,comunque “capisco” che forse aveva sonno… sogni d’oro anche a lei.

    Rispondi
  6. Mamma mia, cosa mi tocca sentire! Sarebbe come se mi facessi dare 20 Euro dalla Gazzato e poi li dessi io ad un povero all’uscita della Messa per fare lo splendido! Cioè carità con i soldi degli altri. Se per far sorridere qualche bambino africano ( ed in Africa nessuno è più amorevole delle mamme locali!) la comunità deve sborsare 4 milioni di Euro, bè forse è il caso di parlarne. Per quanto riguarda la Gazzato, mi sorprende che non abbia notato che la Ministra Azzolina ha chiuso tout court le scuole. Lo sa la Gazzato che questa scelta, senza nessuna alternativa, ha gettato nella disperazione migliaia di donne che non sanno , in clima di corona virus, come gestirsi lavoro e bambini? E sono donne il cui stipendio è fondamentale perché la famiglia tiri avanti. Con 4 milioni si potevano organizzare asili privati, simil colonie, attivare soluzioni tipo oratorio. Niente. Affari loro! Di queste disgraziate mamme, voglio dire. Ma ne avete figli o nipoti? sapete cosa vuol dire? Ed in questo casino tutti a brindare con gli occhi umidi perché una sbarbina si faceva i selfie con le treccine e silenzio sul dramma di migliaia di donne! E non lo menate con il mantra :”ci deve pensare lo Stato”. Lo Stato, cioè noi, non ha risorse economiche illimitate. Care donne italiane in affanno, ringraziate il cuore immenso di questi buonisti.

    Risposta
    Bianchi, se intende rispondere ad Omnibus lo deve scrivere prima del commento: in risposta ad Omnibus
    se si riferisce invece a me lo faccia pure direttamente. Qui non si fanno gare d’ironia o di sarcasmo ma si discute tra persone che vogliono genuinamente cercare di comprendere le cose che accadono. Perciò passo il suo commento ma in futuro, se decide di partecipare, la prego di attenersi alle regole che valgono per lei come per tutti. Altrimenti la ignorerò.
    Per quanto riguarda me lei spara considerazioni che non le competono, lei che cosa ne sa se ho o meno notato questo più di quell’altro? Scelgo io i temi sui quali discutere di volta in volta e li propongo a modo mio dicendo come la penso,essendo mio il blog ma ciò non toglie , come lei insinua che io non sia informata su tutti gli altri problemi e che non abbia le mie idee in proposito. Non le consento di fare simili ipotesi o provocatorie illazioni, non ho alcun bisogno dei suoi suggerimenti né che lei mi informi su nulla. Ogni qualvolta un lettore vuole portare un argomento non fa che postarlo sui vari articoli e non mi sono mai tirata indietro nel discutere di temi che non fossero strettamente attinenti all’articolo, per cui, non ci riprovi a insinuare che io tralascerei di parlare di certi temi per favorirne altri, altrimenti la prossima volta le sue illazioni fuori luogo saranno cestinate.
    Se, invece vuole trattare l’argomento, qualsiasi argomento e dire le sue opinioni, potrà continuare a farlo purché non usi il tono derisorio e spocchioso che ha usato qui, ma lo faccia in modo rispettoso delle idee altrui. Spero di essere stata chiara.

    Rispondi
  7. Inutile dire che sono totalmente d’accordo con il sig. Bianchi.
    Da certi accenni che fa, immagino che gli sia anche arrivato il video che sta circolando su What’s App, girato da una donna chirurgo che ha lavorato in Etiopia, e che, da donna e non certo maschilista, ma assolutamente ben informata, esprime giudizi durissimi sulle cooperanti “che si fanno il selfie col bambino africano.”

    Vogliamo essere buoni? Ci provo.

    Silvia Romano non ha fatto niente di male. Semplicemente, non ha fatto NIENTE.

    Comunque, non era il caso di dire, arrivando nel Paese che l’ha riscattata a suon di milioni giusto in quanto italiana, che aveva rinunciato al suo nome e alla sua religione. Non la criminalizziamo! E’ stata semplicemente un’uscita ingrata e cafona.

    Il governo ha deciso di accoglierla con il tappeto rosso come se avesse vinto il Nobel o vinto l’oro alle olimpiadi? Probabilmente lo ha fatto per distrarre l’opinione pubblica dal difficile passaggio che la maggioranza stava attraversando, divisa sulle misure di riapertura, e molto divisa sulla regolarizzazione dei lavoratori immigrati.

    Credo anche io che chi va in posti pericolosi (e tutti i posti diventano pericolosi se si sparge la voce che l’Italia paga i riscatti) deve stipulare un’assicurazione corposa che copra i costi di rientro qualunque cosa accada.
    Questo senza entrare nel merito di cosa uno va a fare.
    L’assicurazione deve essere prevista obbligatoriamente sia che si vada a cooperare, sia che si vada a scalare il Nanga Parbat in inverno, che si faccia il giro del mondo in barca a vela, o che si vada a studiare i gorilla sui monti Virunga.

    Chi va a cooperare, come dice il sig. Bianchi, si dovrebbe appoggiare a organizzazioni serie e stimate localmente. I cooperanti di Emergency o di Medici senza frontiere si guardano bene dal rapirli, perché danno un aiuto prezioso, e se l’organizzazione li ritirasse per protesta il danno sarebbe grave.

    Quindi, per mandare gente nel terzo mondo a cooperare, bisognerebbe avere un “patentino” che qualifichi l’organizzazione, i suoi strumenti per operare e il suo accreditamento sul territorio. Africa Milele nessuno sa cosa sia.

    Spero che il sig, Bianchi non si ritiri, perché di gente che sa di cosa parla c’è tanto bisogno sui social. E so che la nostra cortese e intelligente ospite è disposta ad accettare anche pareri discordi se danno spessore al dibattito.

    Risposta
    Lenzini, perché inutile dire che lei è d’accordo con Bianchi? Non è inutile secondo me. Infatti lei non si era ancora espresso ma non la facevo. comunque, molto lontano dalle opinioni espresse da Bianchi. Non so…intuito, credo e penso che a Bianchi non dispiacerà la sua condivisione.
    In quanto alle opinioni critiche si sprecano dovunque quindi non mi meraviglia affatto che arrivino anche da lei, ma est modus in rebus. Come ho fatto notare a Bianchi. O che arrivino da ogni dove, pare che l’Italia in questo momento non abbia di meglio da fare, ma non solo, ci mancavano solo che arrivassero le critiche extra nazionali. Ma di queste non possiamo né vogliamo privarci. Non facciamoci mancare niente.
    Che Silvia sia andata in Africa a fare Niente lo dice lei e non è propriamente un giudizio benevolo e non corrisponde a realtà e lo sa anche lei.
    Per quanto attiene alla scelta delle Onlus, francamente non starei tanto a pignolare, avrà scelto quella che le dava più motivazioni oppure avrà scelto in base a dei criteri che avrà considerato giusti per lei, questi sono fatti suoi e anche per il resto, le assicurazioni etc.etc….si giusto ma non credo che sia possibile assicurare tutto e sempre i margini di rischio in quelle zone sono molto elevati e non penso che tutte le Onlus possano affrontare certi costi anche se sarebbe bene farlo. Su questo si può convenire.
    In quanto all’accoglienza, lo stile, le parole di Silvia, il vestito…bah, lo scrivo il motivo per il quale Sivia si è comportata cosi,secondo me, forse non sarà d’accordo ma ci sono cose che non possiamo spiegarci se non col tempo e con l’attenzione che va posta a casi come questo che richiedono prima di tutto compassione.

    Rispondi
  8. Signor Bianchi bastano questa parole per qualificarla:
    “Ma ne avete figli o nipoti? sapete cosa vuol dire? Etc.etc.

    Lei torna a presumere, con lo scopo di insinuare che non abbiamo cuore o peggio ancora.
    Allora le indirizzo la stessa espressione che lei, molto educatamente, aveva indirizzato non si sa bene a chi (salvo poi pentirsene)
    “Discutere con qualcuno che non vuole capire è una mission impossible.”
    Ancora non mi ha spiegato perché istruire qualcuno a Scampia sarebbe lodevole, mentre fare la stessa cosa a Nairobi sarebbe riprovevole.
    Mi risparmi i suoi discorsi semplicistici come quello delle 20 euro. Mi dica, e se a Scampia, luogo per sua stessa ammissione più pericoloso, l’avessero uccisa?

    Rispondi
  9. Io credo che Silvia Romano sia andata in Africa con molta leggerezza, per farsi dei selfie con le treccine e per darsi importanza con i suoi amici sui social. Tutto quello che ha combinato al suo ritorno penso sia il combinato disposto ( come dicono quelli acculturati fra i nostri parlamentari) dello sconvolgimento della lunga prigionia e dell’esaltazione della notorietà così improvvisa. Ricordatevi la sua eccitazione quando salutava dalla finestra. Ripeto : io penso che ci stia tutto e non imputo nulla alla fanciulla. Diciamo che le è scoppiata involontariamente in mano una bomba di deflagranza atomica. Quello che non reggo è il coro di quelli che ” poverina” , ” era a fare del bene”, “regalava un sorriso ai bimbi africani”. Questo è un buonismo untuoso, peloso, lo stesso che assolve la Rackete e che ci fa credere che clandestini con il fisico da boxeur sfuggano alla carestia. L’altra sera , in un talk show, un parlamentare italiano, campione mondiale di cambio di schieramenti, l’On. Gennaro Migliore, ha detto : ” Ma come? ci avevano detto che bisognava aiutarli a casa loro ed ora non gli va bene se lo fanno?”
    Ci può essere strumentalizzazione più stupida di questa? Può un parlamentare ignorare che la chiave della soluzione ai problemi dell’Africa sono finanziamenti seri per creare là competenze e lavoro?E così la povera Silvia Romano, un’anonima sbarbina proiettata all’improvviso sotto l’occhio di bue della notorietà, è stata il detonatore tra la solita sinistra, buona, generosa, comprensiva ed accogliente, e la destra feroce, pragmatica, anaffettiva, tutta proiettata ai problemi del proprio popolo,

    Risposta
    già un po’ meglio.
    Ma…questa storia dei selfie e delle treccine e tutto il resto mi sembra ininfluente e ingenerosa. Qui si discute della ondata di cattiveria e di insulti e di arroganza e di minacce che hanno investito questa giovane donna da quando è ritornata dopo quasi due anni di prigionia ed è stata accolta da molti come se fosse una traditrice della patria. Questo mi pare osceno. Un po’ di misura, ognuno può avere la propria opinione ma gli insulti no.
    Potrebbe essere la figlia o la nipote o la sorella, amica di ognuno di noi e credo dovremmo da italiani considerare che una nostra connazionale è tornata sana e salva.
    Poi i cori dei politici strumentali ai rispettivi consensi, ci sono sempre stati e sempre ci saranno a sinistra come a destra passando per il centro (e magari fermandosi a prendere un caffè al bar, ad un metro da tutto e col termometro in bocca).
    Poi giusto i finanziamenti per creare competenze, ma fintanto che ci sono popolazioni che soffrono ( e i giovani, ripeto sono predisposti di più all’ideale della solidarietà e tendono di più all’universalità e a voler conoscere nuove e diverse realtà), non credo siano da demonizzare quelle persone che a rischio della propria vita vanno a cercare di dargli un po’ di conforto.(E non mi riferisco a lei che in questo commento è decisamente meno severo nei riguardi di Silvia).
    PS: per favore il termine “sbarbina” è poco dignitoso nei riguardi di qualsiasi donna.
    Carola Rackete è stata assolta da tutte le imputazioni, smettiamola di tirarla in ballo.

    Rispondi
  10. Caro Omnibus, va be e avere idee larghe, ma non esageriamo! Le eccezioni non possono diventare regole, e il paradosso non può prendere il posto del buonsenso.

    La società umana è organizzata intorno al nucleo familiare, poi ci sono aggregazioni sociali di ragno superiore, come la città, la regione e la nazione.

    Ognuno di questi livelli di aggregazione ha una quantità decrescente di valori e storie condivise, e prevede livelli diversi di mutualità e di assistenza. Io posso aiutare economicamente mio fratello, ma non sono altrettanto disponibile ad aiutare il mio vicino di casa.
    Analogamente, mi sta bene che con le tasse che pago si aiutino i miei connazionali, così come loro aiuterebbero me se ne avessi bisogno, mentre non mi piace tanto che vadano a mantenere persone di un’altra nazione che probabilmente non mostrerebbero alcuna empatia nei miei confronti.

    Aiutare gli sconosciuti è l’eccezione rispetto a quello che suggerisce il buonsenso, e non può diventare la regola.

    La società umana, come anche le società degli animali, è fatta “a cipolla” e la solidearietà si esercita prevalentemente verso i membri più interni.

    Per questo mi pare ragionevole che il cittadino italiano medio preferisca aiutare gli italiani poveri piuttosto che i keniani poveri. E la razza, ovviamente, non c’entra. I keniani hanno il loro governo, che, se pensasse al benessere della popolazione invece che a comprare armi, non avrebbe bisogno del nostro aiuto.

    Quindi, non vedo molte motivazioni nella scelta di fare volontariato a Malindi, se non di tipo edonistico.
    E lo stesso vale per la scelta di andare con Africa Milele piuttosto che con Medici senza frontiere. Nel secondo caso rischi di lavorare 12 ore al giorno e i selfie, invece che col bambino gioioso, te li fai con i lebbrosi o i malati di Ebola.
    Risposta
    Lenzini, poi ovviamente Omnibus se vorrà le risponderà ma io per parte mia le devo dire che ognuno ha il diritto di dimostrare solidarietà a chi gli pare, non esistono gerarchie nella solidarietà e aiutare gli sconosciuti è ancora più meritevole perché non presuppone alcun ritorno ma è del tutto gratuito.
    Non tutti possono entrare nelle grandi Onlus come Medici senza frontiere ci vogliono tirocini e specializzazioni e poi un ultima cosa: trovo veramente insopportabile continuare a prendere in giro quella povera ragazza per qualche foto che si è fatta coi bambini africani. Anche basta, per favore.
    Nessuno le ha chiesto di fare volontariato in Malindi, se qualcuno lo fa non credo spetti a noi giudicarne le motivazioni.

    Rispondi
  11. Vediamo se riesco a farglielo capire. Lei dice che non riesce a spiegarsi l’accanimento, l’astio e la cattiveria verso la Silvia Romano. Guardi, la tranquillizzo : non si tratta di odio, si tratta di insofferenza e di esasperazione. Le do una notizia : l’Italia è fatta, in generale, da persone per bene. Donne che si fanno in quattro tra lavoro e famiglia, donne sempre di corsa tra asili ed uffici, donne che curano figli con malattie e disabilità, ragazzi che si bruciano i sogni in un call center, uomini che si possono trovare alla notte negli autogrill con gli occhi rossi di una stanchezza infinita, uomini che dormono di notte in aereo per andare a montare il giorno dopo un impianto in Malesia, giovani donne che sgobbano in bar e ristoranti dove in pochi dicono loro grazie, persone alle quali la vista nella cassetta delle lettere di una bolletta da pagare crea panico. Potrei continuare per ore. Bene, tutta questa gente rispettabile e commovente non ne può più di sentirsi catechizzata da politici demagoghi e pelosi buonisti, non ne può più di sentire il Papa che rimprovera loro di non essere accoglienti, non ne può più di vedere una Rackete osannata al Parlamento europeo ( incidentalmente, lo sa perché la Rackete è stata prosciolta? perché un giudice non ha considerata una nave militare italiana una nave da guerra!), non ne può più di vedere clandestini presunti bisognosi di cure scappare dal loro alloggio di Castelgandolfo, non ne può più di vedere una ragazzotta tutta treccine, velo islamico e social trattata come una star , non ne può più di vedere una sconosciuta giornalista liberata con il supporto degli americani, e che poi spara a zero sugli americane o due squinternate omonime, le tragiche Simone, rientrare felici e starnazzanti da sconosciute ( ma presumo inesistenti) missioni in Irak. La gente per bene non ne può più! La gente per bene vuole che si parli dei loro problemi. La ragazzotta che torna dal Kenya non è una priorità. Fa incazzare vedere salutarla come una regina dal balcone osannata da un gruppo di scemi e, d’altro canto, vedere una disgraziata che non sa chi le va a prendere a scuola il suo bambino che esce alle quattro ed non può staccare dall’ufficio prima delle cinque? Chi ci va ? Di Maio , l’uomo dei pop corn? Ha capito ora? Si rende conto che una melensa dichiarazione buonista ( diciamo, alla Veltroni) fa andare il sangue alla testa della gente? Le do un’altra notizia : l’Italia non è diventata fascista né razzista, un’altra invenzione degli ipocriti buonisti. Si tratta semplicemente di non sopportare più di essere trattati come bambini deficienti.

    Risposta

    la stessa cosa che sta facendo lei con me ora e che io non sopporto!
    Le do io una notizia: questo blog è aperto da due anni e mezzo anni e qui si parla di problemi di ogni tipo, non ho alcun bisogno che lei mi faccia l’elenco della spesa. Lo faccia per la sua dispensa se ne ha una.
    E le do un’altra notizia: se non cambia registro e non si scusa per il tono del tutto ingiustificato, e supponente che ha usato ancora nonostante fosse stato richiesto di moderare i toni, questo sarà l’ultimo suo commento che vedrà pubblicato. Vada a spargere le sue perle di saggezza altrove, questo . evidentemente, non è posto per lei.

    Rispondi
  12. A me, francamente, mi sembra che le cose scritte dal sig. Bianchi descrivano una buona parte della realtà italiana e che il suo fastidio sia condiviso da tanti italiani (tra cui me), e non solo italiani. Una mia amica spagnola la pensa allo stesso modo.
    Si può opinare sul tono duro e supponente, ma non dimentichiamo che c’è già stato un battibecco piuttosto duro e non è facile recuperare la serenità a comando.

    Mi sembra indiscutibile che si è creata una spaccatura tra una parte degli italiani e un’altra.
    La parte a cui appartengo io e il sig. Bianchi è la parte che condivide le teorie del sociologo Luca Ricolfi, che non è l’ultimo arrivato.
    E’ la teoria pragmatica, che guarda agli aspetti pratici dei comportamenti sociali senza farsi influenzare troppo dai principi etici, che restano sullo sfondo come riferimenti, ma non sono i protagonisti assoluti.
    Una teoria che si proietta nel futuro prevedendo come evolverà la nostra società sotto le spinte delle migrazioni, dello spostamento del possesso della ricchezza, dei movimenti populisti.

    Certo, gli atteggiamenti paradossali sono importati per stemperare il buonsenso ed evitare che diventi cinico egoismo.
    Ce lo ha insegnato Cristo con le sue parabole, molte delle quali erano basate sul paradosso, come la pecorella smarrita e il figlio scialacquatore.
    Il paradosso e l’abbandono momentaneo della lucida logicità sono utili per riuscire a pensare trasversale, per concepire altre possibili verità, ma poi si deve rientrare nei binari, altrimenti ci si perde.

    Io, se mi permette, signora Gazzato, le consiglio di sforzarsi a cercare quanto ci sia di condivisibile anche il posizioni diverse dalle sue, perché, a cercare bene, si trova. Un blog come il suo è bello anche perché è vario e non è mai un coro.

    La nostra società e la nostra cultura non sono divise a metà tra buoni e cattivi, tra chi comprende e chi si irrigidisce, tra chi ha principi etici e chi non li ha.
    Siamo un continuo dalle mille sfaccettature e la divisione in opposte tifoserie è un’invenzione di chi ci vuole pilotare ed asservire ai suoi scopi, facendoci indignare e mettendoci gli uni contro gli altri.

    Dobbiamo recuperare il pensiero libero e individuale, che è un nostro diritto.
    Non dobbiamo cadere nel tranello che il solito Luca Ricolfi definisce come il senso di colpa per aver solo concepito certi pensieri, anche senza esprimerli.

    Lenzini
    un conto sono opinioni diverse che qui ognuno è libero di esprimere, un altro è il modo come si espongono, i termini che si usano e il tono con cui vengono espresse.
    Quando qualcuno inizia con “vediamo se riesco a farglielo capire” è già partito col piede sbagliato, perché presuppone che l’interlocutore non sia in grado di capire.
    Non sarà mai permesso sul mio blog di esprimersi in modo arrogante e supponente e col tono di chi crede di avere tutte le verità in tasca e forse qualcuna di più. Qui si trattano tanti temi e volendo si può spaziare. Fermarsi su un unico tema per avere il destro di dire che qui non si fa che lisciare il pelo ai cosiddetti buonisti e alla politica correlata non è una cosa che consento a nessuno. Né consentirò mai a nessuno di darmi lezioni su cosa e come dovrei pensare e scrivere di conseguenza. Qui ci sono quasi 700 articoli che toccano i temi più disparati e non consento a nessuno di mettersi in cattedra a casa mia per darmi lezioni che non ho chiesto. Lei esprime le sue idee e sono spesso discordanti con le mie, ma lo fa in maniera educata e civile e lei non penso possa dire che io non faccia altrettanto. Ed è cosi con gli altri partecipanti a questo blog. Rispetto reciproco e un modo civile di esprimersi e chiunque può dire come la pensa anche se è in disaccordo con quanto scrivo.
    Poche regole ma essenziali e che valgono per lei e per tutti e alle quali, mi dispiace non ho alcuna intenzione di derogare. Le polemiche strumentali e i battibecchi fini a se stessi, si possono fare ovunque si voglia, si trovano molti blog che li accolgono. Qui no.
    Libertà di esprimersi ma senza perdere mai di vista che esiste una cosa che si chiama buona educazione che per me non passa di moda e che va osservata sempre anche quando la rabbia per le cose che non vanno e sono tante ci monta dentro fino a farcela dimenticare. Qui si prende un bel respiro, eventualmente ci si scusa e si può ritornare a discutere anche animatamente ma civilmente. Altro non voglio aggiungere perché mi pare che sull’argomento abbiamo già speso fin troppe parole e non intendo ritornarci.
    Se non mi sforzassi di capire quanto c’è di buono nelle opinioni altrui non avrei mai aperto questo blog. Chiedo solo di rispettare poche e semplici regole che, a mio avviso, sono fondamentali.

    Rispondi
  13. Signor “vediamo se riesco a farglielo capire”, lei ancora non ha imparato come si discute tra persone che vogliono dialogare, perciò metto un punto definitivo.
    In quanto a Lenzini, se applicassimo pedissequamente il suo criterio (che poi sarebbe il “prima gli italiani” di Salvini), c’e rischio di non uscire mai dalla porta di casa, perché ci sarebbe sempre da aiutare qualcuno in famiglia.
    In ogni caso, aiutare i Keniani poveri non esclude di aiutare gli italiani poverie e non si possono ritorcere le conseguenze di un atto criminale contro la vittima.

    Rispondi
  14. Scusate se azzardo un’analisi psicosociologica. io la butto li, anch’io penso che gli italiani non siano né razzisti, né fascisti, ma mi pare di poter dire che sono un bel po’ casinisti. Questo si.
    Comunque noto con piacere che questo post si chiama compassione…io direi che sarebbe più giusto dire…con passione per come si discute appassionatamente.
    Risposta
    beh, Serena, complimenti un’analisi lucida e soprattutto stringata ma secondo me azzeccata.

    Rispondi

Lascia un commento