Promossi dal virus

Nell’elenco  delle tante cose di cui si è parlato di più in periodo di lockdown sui media o in generale, mi è sembrato mancare o perlomeno essere stato messo in secondo piano un problema che coinvolge milioni di persone. Giusto che sia cosi, questo periodo è un tale guazzabuglio di notizie, idee, opinioni diverse e persino contrastanti, che è comprensibile che qualcosa sfugga. Una di queste è un aspetto non irrilevante, a mio parere e andrà a segnare la vita del paese per gli anni a venire, oltre che incidere profondamente nella memoria e nella psiche di una fetta molto rilevante della popolazione italiana. Parlo degli studenti: 8 milioni, che si sono visti sottratti da un giorno all’altro la possibilità di frequentare la scuola. Amata, odiata, seguita con indifferenza, attenzione, frequentata con timore delle valutazioni troppo severe e della eventuale derisione dei compagni oppure con l’orgoglio e voglia di imparare che portano ad impegnarsi per ottenere ottimi risultati.
Tra i vari fenomeni negativi, uno per tutti, il famigerato bullismo, ma anche tanti positivi come la socializzazione, la possibilità di conoscersi tra compagni di provare simpatie o antipatie e che delinea il futuro percorso di vita di ognuno. Dove nascono i primi amori, quelli che non si dimenticano o che si dimenticano in fretta. Insomma tutta una serie di fondamentali esperienze che gettano le basi per la vita di ognuno.
Agli studenti dell’anno scolastico in corso è accaduta una cosa mai successa prima.
Un giorno all’improvviso gli hanno detto che la scuola odiata, amata, sopportata appena o frequentata con entusiasmo, chiudeva i battenti a causa di un virus molto potente che avrebbe rappresentato una minaccia gravissima.
E che la didattica sarebbe continuata per mezzo della DaD (didattica a distanza).
Una cosa che se glielo avessero detto qualche giorno prima che scoppiasse l’epidemia, sarebbero scoppiati a ridere pensando ad uno scherzo.
E invece uno scherzo non era e se ne sarebbero accorti subito.
Ognuno chiuso nella propria stanza davanti al video del computer, magari ancora in pigiama e spettinati con la faccia ancora con i segni del cuscino e i denti non lavati, sentono e vedono una persona che non sembra più neppure la stessa un po’ deformata dallo videocamera, la voce un po’ metallica, che va e viene e soprattutto distante e, all’apparenza, svuotata di autorità.
Tanto la promozione è assicurata a tutti. I brutti voti rimangono ma la promozione è già in tasca, comunque vada.
Dunque perché darsi da fare? Perché seguire, ascoltare, studiare, prendere appunti?
Al massimo durante le interrogazione on line si fa la figura dell’asino, ma chi se ne importa se gli altri non ti vedono? E se il prof. si arrabbia o minaccia, o mette un brutto voto, lo fa un po’ a salve, abbaia ma non può mordere.
Una pacchia? Non credo, Penso si tratti si un’esperienza che lascerà il segno perché ognuno di questi ragazzi si sentirà privato della vicinanza di altri esseri umani che prima erano persino troppo vicini e ora sono diventati un pericolo e quindi da evitare.
E la promessa di promozione comunque sia è andata a peggiorare la situazione perché ha svilito il ruolo del docente agli occhi dello studente che lo vedrà come uno strumento in mano allo stato che decide a priori che tutti, anche i più asini, i più svogliati, i più attaccabrighe, saranno promossi.
La promozione non sarà una conquista ma sarà semplicemente un atto burocratico caduto dall’alto.
Come dire: “avrete il disagio di questa didattica a distanza che vi costringerà a vivere un’esperienza del tutto inedita ma, avrete come ricompensa la promozione”.
Poteva il ministro dell’Istruzione prendersi questa libertà senza prima consultare il corpo docente? Evidentemente si se lo ha fatto.
E non sarà una tragedia, certo, con tutti i problemi causati dal virus questa sembrerà una bazzecola.
Ma ha creato un precedente che potrebbe minare il rapporto studente/insegnante, sempre problematico ma di questi tempi ancora di più per molti motivi.
Molti aspetti di questa epidemia avranno ripercussioni nel futuro della popolazione. Uno di questi è l’esperienza della didattica a distanza che, a quanto pare, sta funzionando anche se con differenze tra regioni, sia sugli studenti che sulle famiglie.
Ma forse si poteva evitare di mettere ancora più in difficoltà i docenti mettendo già in chiaro, fin da subito che si poteva rilassarsi tanto la promozione non dipendeva dal loro comportamento o dalla magnanimità o severità dell’insegnante, ma dalla cattiveria di un virus.

4 commenti su “Promossi dal virus”

  1. Mariagrazia,
    hai messo in evidenza un aspetto molto importante, che colpisce negativamente i nostri giovani:
    “ognuno di questi ragazzi si sentirà privato della vicinanza di altri esseri umani che prima erano persino troppi.”
    Penso soprattutto ai più giovanissimi, agli alunni, costretti in casa con uno schermo dinanzi agli occhi, piuttosto che socializzare coi coetanei, alla mancanza di chi li può guidare dal vivo, gli può spiegare meglio la lezione se non l’hanno capita, o li può rimproverare se si comportano male: mancherà loro la guida e il rispetto del suo ruolo.
    E poi,ciascun bambino, come avrà recepito nell’intimo una tale mutazione di stato? Come una giusta necessità, come una imposizione, come un insperato favore?
    Parlo dei giovanissimi pensando a mio nipotino, ora non più tanto -ino, che però pare aver assorbito bene l’anomalia: mi telefona ogni giorno e mi ragguaglia su ciò che ha fatto in video lezione, sui compiti che ha svolto, impegnandomi anche con qualche domanda cui non sempre sono in grado di rispondere in maniera esauriente. Ma la spiegazione del nonno pare che lo soddisfi sempre.

    Nell’altro post dici:
    “Intendo che questo periodo può insegnarci molte cose e persino contribuire alla nostra crescita interiore se sapremo farne buon uso.”

    Altro che! Intanto ci ha insegnato l’autodisciplina, poi che non possiamo fare a meno della solidarietà, poi ci abitua a dare il giusto valore agli eventi: quante volte ci crucciamo per piccole contrarietà perdendo di vista il fatto che la vita è comunque un bene da vivere fino in fondo.
    Infine ci ha fatto più apprezzare l’aria pulita, il profumo dei fiori, la vivacità dei colori, l’assenza di rumori, insomma quella natura che tu spesso hai magnificata.

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  2. Condivido le considerazioni di entrambi.

    Vorrei aggiungere una considerazione un tantino prtovocatoria, come mia abitudine.

    Forse questo sconvolgimento del meccanismo dell’istruzione porterà anche ad una meggiore presa di coscienza da parte di insegnanti e studenti sulla vera funzione della scuola, depurata da tante semplificazioni e perversioni.

    Intanto, la scuola è un servizio fornito dallo Stato in base ad un diritto costituzionale. Lo Stato deve garantire un livello minimo di istruzione a tutti.
    Lo scopo, ovviamente, è istruire e formare i giovani.
    Purtroppo, c’è un meccanismo di controllo sul livello di istruzione raggiunto che ha assunto un’importanza sproporzionata, superiore perfino a quella del processo che controlla: la valutazione.

    La valutazione è un’attività che misura il livello di formazione raggiunto dallo studente, e dipende da almeno 3 fattori: l’intelligenza del giovane, il suo impegno e il supporto della famiglia, la bravura dell’insegnante.

    E’ paradossale che molti insegnanti si vantino di avere atteggiamenti “severi” senza rendersi conto che, se un’intera classe ha una valutazione mediamente bassa, la colpa principale è la loro.

    E’ paradossale che studenti e famiglie non si rendano conto che loro sono i clienti di un servizio, mentre gli insegnanti sono i fornitori e i lavoratori. E non viceversa.

    E’ paradossale che la bocciatura – cioè, in termini costituzionali, l’accensione del diritto ad un anno supplementare di insegnamento gratuito – sia vista come una punizione per lo studente e un danno per la famiglia.
    E’ vero che ritarderà di un anno il conseguimento del diploma, ma se è necessaria, è nell’interesse dello studente stesso.

    E’ brutto che molti insegnanti rifiutino i test INVALSI che misurano in maniera oggettiva il livello di preparazione (comprensivo di cosa ha saputo fare quella determinata scuola e quell’insegnante), e rifiutino qualsiasi valutazione esterna.

    Forse questa circostanza eccezionale permetterà al mondo della scuola di uscire dai propri tunnel cognitivi e di ripensare lucidamente a metodi ed obiettivi.

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    la sua è una provocazione bella e buona quindi non capisco cosa condivida perché da quello che ha scritto mi pare che siamo pittosto su posizioni antitetiche.
    Gli insegnanti “fornitori” poi mi giunge davvero un po’ troppo provocatoria, Lenzini lei va un po’ a briglia sciolta.
    Ma se questo è il sentire comune e temo che sia cosi, la scuola italiana dovrà fare i miracoli per rimanere in piedi.già ne fa tanti.Quest’anno poi con la guida di una ministra che promuove tutti a prescindere senza curarsi di chiedere a Pinco o a Pallino se si tratti di un’idea meravigliosa o di una …cavolata. Io sono per la seconda.
    Guidata (si fa per dire) quasi sempre da chi non sa nemmeno di cosa parla e sezionata e criticata da chi, nella maggior parte dei casi ne sa ancora meno e quel poco che sa è permeato dal rancore represso e mai digerito dei brutti voti presi a suo tempo, meritati o no. Io credo in gran parte strameritati.

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  3. La chiusura è stata importa dal virus la promozione dalla Azzolina che da ottima esponente dei grillini ha pensato di non chiedere nulla a nessuno e poi a chi doveva chiedere?
    A Rousseau no, manco morto avrebbe risposto quello, ai professori? E chi li conosce a quelli? Ai presidi? Peggio si sentiva, troppi d sentire uno per uno e ha deciso da sé in barba e baffo alla democrazia diritta (o storta).

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  4. Mi permetta, signora Gazzato, di confermare che mi sono piaciute sia le sue osservazioni che quelle di Alessandro, perché, dando per scontata la situazione attuale, sono condivisibili.
    Io ho voluto fare un ragionamento a latere senza contestare o smentire niente.

    Faccio un paragone che, per me, è stato illuminante quando l’ho concepito, tra la scuola e il sistema sanitario.
    In entrambi i casi si tratta di servizi gratuiti al cittadino garantiti da un diritto costituzionale.

    Chi entra nella scuola si aspetta di uscirne più istruito.
    Chi entra in ospedale o si sottopone ad una cura si aspetta di uscirne risanato.

    Gli insegnanti sono i lavoratori professionali che forniscono il servizio di istruzione al cittadino cliente, così come i medici gli forniscono il servizio di cura.

    Per valutare i risultati del processo di istruzione ci sono i voti e gli esami.
    Per valutare i risultati del processo di cura ci sono la analisi.

    Se dopo un mese di cura un cittadino ha le analisi ancora sballate, non lo dichiarano guarito, e insistono con le cure, e non lo mortificano certo perché non è riuscito a guarire (anche se in parte è colpa sua perché fuma, beve ecc…).
    Né il paziente si raccomanda ai medici perché gli arrotondino in meglio le analisi e lo dichiarino guarito per poter tornare al lavoro.
    Se dopo un anno di insegnamento un ragazzo non ha ancora imparato abbastanza, non lo dichiarano idoneo ad andare oltre, e continuano a “curarlo” con un ulteriore anno di insegnamento gratuito.

    Le analisi, come i voti, non devono rappresentare un giudizio di valore della persona. Sono semplicemente la fotografia del suo stato, e da questa foto si devono trarre le conclusioni, e decidere come proseguire nel suo interesse e nell’interesse della collettività.

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    grazie per la condivisione ora mi è più chiaro.
    Anche il parallelo che fa mi è più chiaro ma non lo condivido troppo.
    In sintesi però capisco che lei vuole dire che la bocciatura in alcuni casi è necessaria per verificare se lo studente impara o se è proprio asino fino al midollo o deve cambiare indirizzo scolastico.
    IN teoria detta cosi, potrebbe anche filare, ma la cosa è molto ma molto più complessa di cosi e comunque non dico che sono contraria alla bocciatura se serve ma alla promozione tout court in questo anno scolastico cosi strano e a priori o al priore, come direbbe il mio carissimo Principe.
    Certo, meglio che uno studente si ripassi bene la lezione con un anno aggiuntivo anche se non è uno scherzo, piuttosto che sfornare asini a ripetizione per far contenti mammà e papà.

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