E adesso ancora musica

La musica mi tiene molta compagnia in questi giorni.

A me piace quasi tutta la musica ma ho qualche preferenza.

Oggi voglio proporre uno che ai suoi tempi ha fatto scintille, una voce “nera” un vero “re” del rock, uno veramente rock, a tutti gli effetti, purtroppo morto troppo presto e troppo presto ( forse) dimenticato:

 

Qui, poi era fantastico:

 

56 commenti su “E adesso ancora musica”

  1. Elvis è un gigante della musica rock. Ma io preferisco certe sue performance non nel campo del rock’n’roll scatenato, ma più raccolto ed intimista. Non riesco a postare i link, ma i tre brani sono Suspicious minds, In the ghetto e Always in my mind. Specie l’ultima, ha un testo struggente d’amore.

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    eccone una:

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  2. Uno dei più famosi cantanti rock, morto purtroppo prematuramente, fu Freddie Mercury, delle rockband Qeen.
    L’Aids lo stroncò nel 1991 all’età di 45 anni.

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  3. Voglio rendere omaggio anche ad un grande poeta-cantante italiano, Lucio Battisti, con questa malinconica, struggente canzone d’amore: I giardini di marzo
    https://youtu.be/4m_eblAB-fs
    Ho due amici di Parma sotto attacco del Covid. Lei è molto grave, lui molto meno; erano colleghi di mia moglie, con due figli, di 35 e 40 anni. Il figlio è in quarantena a casa, la figlia è infermiera in Ginecologia, è sanissima, e solo lei può avere qualche notizia dei genitori. Come si è sentito meglio, lui ha dedicato questa canzone alla moglie.

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    Passo questo commento di Bifani (naturalmente coi migliori auguri per le persone citate), ma chiedo per favore che in questa sezione si parli solo di musica, grazie.

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  4. Una esecuzione particolare della famosa Lisboa antigua, nella versione orchestrale fatta da Nelson Riddle(1956), in cui è mixata la voce delle Regina del Fado, Amalia Rodrigues.
    Nel video immagini fascinose della capitale portoghese.

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  5. Propongo un brano di Jazz sinfonico, la famosa Rapsodia in blu di George Gershwin.
    Concepita su di un treno per Boston, per conto del direttore delle dance band di New York. Paul Whiteman, fu ultimata in poche settimane come composizione per due pianoforti, ed orchestrata per Jazz band da Ferde Grofé.

    Gershwin disse: “La sentii come una sorta di policroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra follia metropolitana”.

    La prima versione che propongo riproduce quella del debutto (1924) che ebbe un grande successo alla presenza di importanti personalità delle musica. Il glissando del clarinetto con cui inizia il brano fu un’improvvisazione fatta quasi per scherzo durante una prova, dal clarinettista Ross Gorman, che involontariamente ne creò il marchio inconfondibile:
    https://www.youtube.com/watch?v=VAuTouBhN5k

    In seguito nel 1942 venne trascritta per orchestra sinfonica la versione definitiva della durata di circa 16 minuti che generalmente viene eseguita e qui sotto riportata
    https://www.youtube.com/watch?v=eFHdRkeEnpM
    Buon ascolto, ne vale la pena.

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    Grazie Alessandro, ne sono certa è uno dei brani musicali che preferisco, ha una sua incantevole magia e soprattutto in questo momento ha il potere di rincuorare.
    Devo dire che dopo averle ascoltate entrambe, preferisco decisamente la prima.

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  6. Propongo l’ascolto di un tango argentino, il mai dimenticato Caminito.
    Nacque nel 1923 come melodia, composta da Juan de Dios Filiberto, ispirato ad una via del quartiere Boca di Buenos Aires che lui era solito percorrere, e dove scambiava il saluto con una donna.
    La strada ora è una celebre via-museo meta di turisti, famosa per gli edifici dalle facciate variopinte ricostruite negli anni cinquanta sullo stile originario delle case popolari degli immigrati del quartiere Boca, di origine soprattutto genovese

    Nel 1926 Gabino Coria Penaloza scrisse il testo, anche lui ricordando una stradina adornata di fiori delle sua città, Olta, che percorreva con la donna di cui era innamorato.

    Propongo due interpretazioni, una cantata da Carlos Gardel

    l’altra eseguita al piano, mostra nel video vari aspetti delle famosa via.

    Questo è il testo originario in spagnolo che narra di un uomo che ritorna in quel sentiero che aveva percorso con la donna amata: adesso la donna non c’è più e il tempo ha cancellati pure le tracce del sentiero.

    Caminito que el tiempo ha borrado,
    que juntos un día nos viste pasar,
    he venido por última vez,
    he venido a contarte mi mal.

    Caminito que entonces estabas
    bordeado de trébol y juncos en flor,
    una sombra ya pronto serás,
    una sombra lo mismo que yo.

    Estribillo:
    Desde que se fue
    triste vivo yo,
    caminito amigo
    yo también me voy.

    Desde que se fue
    nunca más volvió,
    seguiré sus pasos,
    caminito, adiós.

    Caminito que todas las tardes
    feliz recorría cantando mi amor,
    no le digas si vuelve a pasar
    que mi llanto tu suelo regó.

    Caminito cubierto de cardos,
    la mano del tiempo tu huella borró,
    yo a tu lado quisiera caer
    y que el tiempo nos mate a los dos.

    E questa ‘ la traduzione in italiano:

    Sentiero che il tempo ha cancellato,
    che insieme un giorno ci hai visto passare,
    Sono venuto per l’ultima volta
    Sono venuto per dirti il mio male.

    Sentiero che eri allora
    ammantato di trifoglio e canne fiorite,
    sarai presto un’ombra,
    un’ombra uguale a me.

    Da quando se n’è andata
    vivo triste,
    sentiero amico
    me ne vado anch’io.

    Da quando se n’è andata
    non è più tornata,
    seguirò le sue orme,
    sentiero, addio.

    Sentiero in cui ogni pomeriggio
    ho camminato felice cantando il mio amore,
    non dirle, se si trova a passare,
    che il mio pianto ti ha bagnato.

    Sentiero coperto di cardi,
    che la mano del tempo cancellò,
    Vorrei cadere al tuo fianco,
    uccisi entrambi dal tempo

    Risposta

    belle le immagini, molto suggestive e che dire della musica? Meglio, molto meglio parlare di canzoni e di musica e di poesia come questa.

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  7. Nel 1952 usci il film Moulin Rouge diretto da John Huston, sulla vita del pittore Henri Toulouse-Lautrec, interpreto da José Ferrer(Toulouse), Zsa Zsa Gabor(Jane Avril) e Colette Marchand(Marie Charlet).

    Il film fu pluripremiato: Premio Oscar 1953 per la migliore sceneggiatura e per i migliori costumi; Golden Globe 1953 per la migliore attrice debuttante conferito a Colette Marchand; Leone d’Argento al Festival di Venezia 1953 a John Huston.

    Nel film, bellissima l’esibizione della cantante Jane Avril interpretata da una splendida e luminosa Zsa Zsa Gabor. La canzone “It’s April again”, autore Georges Auric, è cantata da Muriel Smith.

    https://www.youtube.com/watch?v=hSj5w17cHO4

    Da questa canzone fu realizzata nel 1953 dall’orchestra di Percy Faith, la versione intitolata “The song of Moulin Rouge” cantata da Felicia Sanders. Questa versine è nota anche come “Where is your Heart”, un verso che manca nell’edizione filmica.

    https://www.youtube.com/watch?v=4cs8M0g6bz0

    Questa le parole nella versione inglese:
    Whenever we kiss
    I worry and wonder
    Your lips may be near
    But where is your heart

    It’s always like this
    I worry and wonder
    You’re close to me here
    But where is your heart

    It’s a sad thing to realize
    That you’ve a heart that never melts
    When we kiss, do you close your eyes
    Pretending that I’m someone else

    You must break the spell
    This cloud that I’m under
    So please won’t you tell
    Darling, where is your heart

    It’s a sad thing to realize
    That you’ve a heart that never melts
    When we kiss, do you close your eyes
    Pretending that I’m someone else

    You must break the spell
    This cloud that I’m under
    So please won’t you tell
    Darling, where is your heart

    Darling, where is your heart

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  8. A proposito di canzoni tratte da un film, molto bello “River of no return”, dal film del 1954 di Otto Preminger, incomprensibilmente titolato in Italia “La magnifica preda”, facendo perdere il senso della vita che scorre senza poter tornare indietro.

    Ecco la sequenza finale dove una Marilyn Monroe, dalla pelle di seta (nella parte di una cantante di saloon), canta la canzone con intensa espressività, e viene infine “rapita” dall’uomo (Robert Mitchum)che l’ha contesa con un rivale fino all’ultimo

    https://www.youtube.com/watch?v=dLzeHkEQe9g

    Risposta
    splendida e “povera” Marylin! Stai facendo un bell’ excursus su musiche e film sempreverdi di grande valore artistico.

    A proposito
    L’ho appena sentita, mi ha commosso, soprattutto quando Bocelli canta
    ” I was blind but now I see”.
    La famosissima e dolcissima Amazing Grace:

    https://www.facebook.com/andreabocelli/videos/musicforhope-amazing-grace/637852630101359/

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  9. Molto commovente l’inno (pubblicato nel 1779, con parole scritte nel 1772 dal poeta inglese e sacerdote anglicano John Newton) e suggestiva l’immagine di quel piccolo uomo solo dinanzi al Duomo di Milano.
    Questi i versi
    Lyrics
    Amazing Grace, How sweet the sound
    That saved a wretch like me
    I once was lost, but now am found
    T’was blind but now I see
    T’was Grace that taught my heart to fear
    And Grace, my fears relieved
    How precious did that grace appear
    The hour I first believed
    Through many dangers, toils and snares
    We have already come.
    T’was grace that brought us safe thus far
    And grace will lead us home,
    And grace will lead us home
    Amazing grace, Howe Sweet the sound
    That saved a wretch like me
    I once was lost but now am found
    T’was blind but now I see
    Was blind, but now I see.

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  10. Sempre sul filone di famosi motivi musicali tratti dalle colonne sonore di un film,
    ecco Johnny Guitar, musicato da Victor Young con testo di Peggy Lee che nel film è la stessa interprete della canzone: una donna canta il suo amore appassionato per il suo Johnny, appassionato chitarrista e grande pistolero, e lo invita a suonare la chitarra per lei

    Il film, uscito nel 1954, con lo stesso titolo delle canzone, diretto da Nicholas Ray e interpretato da Joan Crawford (Vienna) e da Sterling Hayden (Johnny “Guitar”)
    è realizzato in Trucolor, un procedimento che esalta i contrasti dei colori, in sintonia con le forti rivalità tra i personaggi, la tenutaria di un saloon-casa da gioco, Vienna, spalleggiata dal pistolero suonatore di chitarra, suo ex amante, e un gruppo di abitanti del villaggio, tra cui Emma, una donna aggressiva innamorata di Guitar, che vorrebbero il territorio da usare come libero pascolo per il loro bestiame.
    Il film ha i toni di tragedia greca, tranne il lieto fine, in cui Vienna, salvata dalla forca da Johnny Guitar, uccide in duello la rivale Emma e finalmente può andare via col suo uomo ritrovato.

    Propongo due scene del film in cui si può ascoltare la canzone:
    https://www.youtube.com/watch?v=-zOXD5GH8Ok
    https://www.youtube.com/watch?v=wHJElmUBkNg (s

    Risposta
    Notevole la scena finale, non proprio due angeli con la pistola.

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  11. Be’ se vogliamo parlare di duelli, non possiamo dimenticare Duello al Sole di King Vidor, il cui finale vale tutto il film:
    tra le rocce del deserto texano, si sfidano in un duello all’ultimo sangue i due ex amanti (Jonnifer Jones e Gregory Peck). Entrambi feriti a morte, si ritrovano innamorati proprio nell’estremo momento delle loro vita.

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  12. Una delle canzoni più eseguite nel mondo e interpretata da musicisti di diversa estrazione tra cui opera, pop, jazz, rock, bande militari e musica folk, è la Paloma, del genere habanera, nelle versione del basco Sebastian de Iradier, che la lanciò, nel 1855 circa, durante un suo soggiorno all’Avana.

    La Paloma è legata alla Principessa Carlotta di Belgio, che amava questa canzone, e alla sua tragica avventura con suo marito Massimiliano d’Asburgo, nominato imperatore del Messico. Lasciata la loro dimora del Castello di Miramare a Trieste, nel 1864, per prendere possesso dell’Impero, vissero tre anni tra rivolte e guerre civili: sembra che i repubblicani, loro nemici, cantassero una parodia della canzone per dileggiare la Principessa. Massimiliano fu condannato a morte dai rivoltosi e fucilato nel 1867, Carlotta si salvò perché era ritornata al Castello di Miramare dove impazzi per morire poi nelle sua patria, il Belgio.

    Così, nel racconto L’anima tragica del Castello di Miramare di Mario Vierucci, sono descritti i suoi tragici ultimi ricordi:
    “Nel Castello, a lei vicino stava il fido servo messicano che le cantava al tramonto la Paloma, la sua bella canzone, colmandole così il cuore di ricordi di luminosi mattini, quando, col biondo suo sposo, usciva a navigare…”
    Dice l’autore: “Questo racconto mi è stato ispirato dall’insuperabile interpretazione dell’attrice Bette Davis nella parte della Principessa Carlotta, nel famoso film “Il Conquistatore del Messico”.

    Propongo una versione cantata da Jantje Smit, allora sedicenne
    https://www.youtube.com/watch?v=ho5YBX5qGuA

    e la versione orchestrale di André Rieu
    https://www.youtube.com/watch?v=R5L1UAGow3k

    Questo è il refrain:
    Si a tu ventana llega una paloma,
    Trátala con cariño que es mi persona.
    Cuéntale tus amores, bien de mi vida,
    Corónala de flores que es cosa mía.
    Ay, chinita que sí!
    Ay, que dame tu amor!
    Ay, que vente con migo, chinita,
    A donde vivo yo!

    Risposta
    bellissima la canzone, tragica davvero la storia e bellissimo il castello di Miramare che nasconde molti segreti, suggestivo e incantevole. Come questa celeberrima aria. Grazie Alessandro per tutte queste interessanti informazioni.

    Il ragazzo è bravissimo ma Andrè è commovente come la gente che canta anche con gli occhi. Formidabile.

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  13. Un’altra canzone che ha fatto il giro del mondo è Cucurrucucù paloma, scritta nel 1954 dal cantautore messicano Tomás Méndez , sempre su argomento di intensa sofferenza per la persona amata (“de pasión mortal… moría”) .

    Gli interpreti, nel tempo, sono stati tali e tanti che è difficile fare una scelta.
    Inizialmente la si trova nel contesto di vari film, il primo fu Escuela de vagabundos(1955), dove la canta Pedro Infante che si esibisce nel virtuosismo del cambio di registro, dalla piena vocalità al falsetto prolungato e modulato

    https://www.youtube.com/watch?v=F7i3xljYFpg
    (le immagini si riferiscono al film)

    Seguirono altre interpretazioni, ognuna distinguendosi dalle altre, sempre inserite nel contesto di un film:
    Lola Beltran, nel film Cucurrucucù Paloma di Miguel Delgado(1965)
    https://www.youtube.com/watch?v=Pc9y7jlN8Cc

    Caetano Veloso, nel film Parla con lei di Pedro Almodvar

    Da ricordare la bellissima interpretazione in teatro lirico del tenore Juan Diego Florez
    https://www.youtube.com/watch?v=Q7yfsNFoUvk

    E infine, quella di un’altra donna, Rocio Dùrcal

    Altri famosi interpreti, furono Harry Belafonte, Luis Miguel, Perry Como, Miguel Aceves Mejía, Hibari Misora, Gaby Moreno, Nana Mouskouri, Julio Iglesias, Shirley Kwan, Lila Downs, Joan Baez.

    Be’, non resta che riportare il testo originale, molto commovente, e la traduzione in italiano
    Dicen que por las noches
    nomás se le iba en puro llorar;
    dicen que no comía,
    nomás se le iba en puro tomar.
    Juran que el mismo cielo
    Se estremecía al oír su llanto
    cómo sufrió por ella,
    que hasta en su muerte la fue llamando.

    Ay, ay, ay, ay, ay… cantaba
    ay, ay, ay, ay, ay… gemía
    ay, ay, ay, ay, ay… cantaba
    de pasión mortal… moría

    Que una paloma triste
    muy de mañana le va a cantar
    a la casita sola
    con sus puertitas de par en par
    Juran que esa paloma
    no es otra cosa mas que su alma
    que todavía la espera
    a que regrese la desdichada

    Cucurrucucu… paloma
    cucurrucucu… no llores
    las piedras jamás, paloma
    ¡que van a saber de amores!
    Cucurrucucu… cucurrucucu
    cucurrucucu… paloma, ya no llores

    (Dicono che nelle notti
    non facesse altro che piangere
    dicono che non mangiasse
    che non facesse altro che bere
    giurano che lo stesso cielo
    fosse sconvolto sentendo il suo pianto
    come soffrì per lei
    anche in punto di morte continuò a chiamarla

    Ay ay ay ay ay cantava
    ay ay ay ay ay gemeva
    ay a ay ay ay cantava
    di passione mortale moriva

    Che una triste colomba
    di prima mattina va a cantare
    alla sua casetta solitaria
    con le sue porticine spalancate
    giurano che quella colomba
    non è altro che la sua anima
    che sta ancora aspettando
    che ritorni la disgraziata

    Cucurrucucu colomba
    cucurrucucu non piangere
    le pietre mai, colomba
    che potranno mai sapere dell’amore?
    Cucurrucucu, cucurrucucu
    cucurrucucu, colomba, non piangere più)

    Risposta
    certo che dietro ogni canzone (questa è celeberrima) c’è una storia e tu, Alessandro stai facendo, di questo articolo, una piccola e interessante enciclopedia.

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  14. “Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
    chagrin d’amour dure toute la vie.”

    Sono i primi due versi dell’appassionata romanza “Plaisir d’amour” composta nel 1785 da Jean-Paul-Égide Martini su parole tratte da un poema di Jean-Pierre Claris de Florian.
    L’ingrata Sylvie ha promesso amore eterno al suo amante che per lei ha lasciato tutto, ma lei lo ripaga tradendolo con un altro uomo.
    Motivo, possiamo dire, ricorrente (anche a parti invertite) da quando uomo e donna esistono.

    Il motivo fu utilizzato da svariati artisti, fra cui Hector Berlioz che ne trasse un arrangiamento per orchestra. In tempi più recenti, la melodia fu utilizzata da chi non ti aspetteresti, Elvis Presly in “Can’t help falling in love” con testo diverso, e da Demis Roussos, in “I want to live” curata dagli Aphrodite’s Child.
    Durante la rivoluzione francese, Maria Antonietta soleva cantarla ai tempi delle sua prigionia alla Concergerie, nell’attesa della condanna a morte.

    Ecco alcune interpretazion:
    Per voce femminile, di Elisabeth Schwarzkopf
    https://www.youtube.com/watch?v=IjBNp07_qok

    Per voce maschile, di Beniamino Gigli:
    https://www.youtube.com/watch?v=deTRF2y6Ejg

    Per solo orchestra, nell’esecuzuine di André Rieu
    https://www.youtube.com/watch?v=hVDlm6ZbDo8

    E infine, ecco l’interpetazione di Elvis Presley in “Can’t help falling in love”
    https://www.youtube.com/watch?v=2YFYRYUoCPQ

    Questo il testo originale in francese:
    Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
    chagrin d’amour dure toute la vie.
    J’ai tout quitté pour l’ingrate Sylvie.
    Elle me quitte et prend un autre amant.
    Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
    chagrin d’amour dure toute la vie.
    Tant que cette eau coulera doucement
    vers ce ruisseau qui borde la prairie,
    Je t’aimerai, me répétait Sylvie.
    L’eau coule encore. Elle a changé pourtant.
    Plaisir d’amour ne dure qu’un moment.
    chagrin d’amour dure toute la vie..

    E questa la traduzione in italiano:
    il piacere d’amore non dura che un momento,
    la pena d’amore dura tutta la vita.
    Ho lasciato tutto per l’ingrata Silvia,
    E lei mi lascia e prende un altro amante.
    La gioia dell’amore non dura che un momento,
    La pena d’amore dura tutta la vita.
    Finché quest’acqua scorrerà lentamente
    lungo quel ruscello che costeggia il prato
    Io ti amerò, mi ripeteva Silvia.
    L’acqua scorre ancora. Lei invece è cambiata.
    La gioia dell’amore non dura che un momento,
    La pena d’amore dura tutta la vita.

    Risposta
    un capolavoro, altro non si può definire in tutte le versioni che hai postato.

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  15. Non so se sia più famoso il cocktail e la canzone, probabilmente la fama ha arriso in egual misura ad entrambi: Parlo di “Tequila sunrise”.

    Il coktail, così denominato, risale alla fine degli anni trenta e fu ideato Gene Sulit, barman di un hotel di Phoenix, per un cliente abituale che, durante un’escursione, era rimasto colpito dall’alba nel deserto dell’Arizona.
    L’ingrediente principale era il tequila, distillato dell’agave blu prodotto in Messico, con l’aggiunta di soda, succo di lime, e liquore di ribes).

    Successivamente, negli anni ’70, “Bobby” Lozoff, un barista di un famoso ristorante delle California, il Trident di Saisalito, variò gli ingredienti secondari, sostituendoli con succo d’arancia e sciroppo di granatina.
    Il cocktail fa tanto apprezzato dai Rolling Stone, nel ’72, da aggiungere il nome del cocktail a quello dell’American Tour di quell’anno che stavano festeggiando al Trident

    Nel 1973, l’anno in cui esplose il successo del cocktail, un altro gruppo musicale, gli Eagles, lanciarono la canzone di Don Henley e Glenn Frey, titolandolo Tequila sunrise e ottenendo pari successo. La canzone si classificherà 64° nella graduatoria del Billboard Hot 100.

    Questa è la versione degli Eagles
    https://www.youtube.com/watch?v=ws-YqUcD0LY

    una cover è stata prodotta dal cantante country Alan Jackson nel 1993

    con bellissime le immagini.

    Ecco il testo:
    It’s another tequila sunrise
    Starin’ slowly ‘cross the sky
    Said goodbye
    He was just a hired hand
    Workin’ on the dreams he planned to try
    The days go by
    Ev’ry night when the sun goes down
    Just another lonely boy in town
    And she’s out runnin’ ‘round
    She wasn’t just another woman
    And I couldn’t keep from comin’ on
    It’s been so long
    Oh and it’s a hollow feelin’
    When it comes down to dealin’ friends
    It never ends
    Take another shot of courage
    Wonder why the right words never come
    You just get numb
    It’s another tequila sunrise
    This old world still looks the same
    Another frame

    Risposta
    peccato essere astemi (come me) ma la canzone è una di quelle che ti girano per la testa per giorni e giorni.

    Rispondi
  16. Anno 1836, guerra d’indipendenza texana contro i messicani.
    Nel Forte Alamo (in realtà un complesso di una ex missione fancescana) sono asserragliati gli indipendentisti texani, al comando del colonnello Travis, con l’appoggio dei volontari di Jim Bowie e dell’avventuriero-eroe Davy Crocket.

    Fuori, le truppe messicane al comando del generale Santana, pongono l’assedio e cercano di fare capitolare il forte. I messicani intonano il Deguello (che significa “massacro”) una carica suonata dalle trombe che preannuncia una battaglia all’ultimo sangue. Dopo 13 giorni di scontri infatti i texani cedono e vengono trucidati.

    L’episodio delle battaglia di Alamo fu celebrato e ricordato in numerosi film americani, dandone una lettura leggendaria e il significato simbolico dell’espansione inarrestabile degli Stati uniti verso ovest (dopo la sconfitta infatti, riuscirono ugualmente ad ottenere l’indipendenza).

    E’ il film La Battaglia di Alamo di John Wayne, del 1960, dove viene intonato il Deguello, che rese il motivo famoso, benché fosse stato utilizzato un anno prima nel film Rio Bravo.
    Autore Dimitri Tiomkim Il celebre compositore ucraino, scampato alla rivoluzione russa e divenuto cittadino americano, vincitore di ben tre oscar per la migliore colonna sonora (Mezzogiorno di fuoco, Prigionieri del cielo, Il vecchio e il mare).

    Propongo l’interpretazione di Nelson Ridle, anche per il filmato dalle magnifiche immagini della Monument Valley

    Risposta
    ah, ecco da dove deriva il termine fare un degheio…parola usata abbastanza spesso qui da noi in Veneto proprio per definire un disastro.
    Certo i paesaggi e la musica sono davvero …da film, questa versione è davvero maestosa come lo sono i panorami.

    Rispondi
  17. Cel’ho in versione 45 giri comprato poco meno di 60 anni fa.
    Dietro c’è “The green leaves of summer”, bello anche quello.

    Rispondi
  18. Un cantante che non tutti conoscono è Otis Redding, morto giovane insieme a tutto il suo complesso in un incidene aereo.
    Io non mi intendo di musica e non so definire tecnicamente lo stile originalissimo delle sue canzoni.
    Non c’è una voce cantante che fa la melodia e degli strumentisti che accompagnano e fanno l’armonia ritmata.
    E’ come in una sinfonia in cui la voce e gli altri strumenti dialogano, si danno il cambio, si sovrastano, cantando ciascuno il suo spartito.
    Non ricordo nessun altro complesso soul che suonasse in questo modo.
    https://www.youtube.com/watch?v=yyhL0ioST_U

    Risposta
    lo conosco bene grazie, bellissima la canzone

    Rispondi
  19. Visto che non ci si può svagare in qualsiasi forma di intrattenimento, una RUMBA eccezionale, ballata da due professionisti del ballo latino,
    SlaviK Kriklivyye e Elena Khvorova, sulle note delle “Foglie morte”, cantata da Andrea Bocelli (World Super Stars Dance Festival Latin‎ 2007)

    https://www.youtube.com/watch?v=l6A4DoX6Uq8

    Risposta
    wow appena mi sento in the mood mi scateno.
    Certo che la bella Elena lascia poco all’immaginazione.
    “somiglia” si fa per dire a questo:

    Rispondi
  20. “Vitti na crozza supra nu cannuni”

    E’ il primo verso delle canzone siciliana più famosa, più bella, più triste e più misteriosa di ogni altra per quanto riguarda le sue origini, i suoi autori, il suo significato.
    La canzone narra di un ottuagenario che si imbatte in un teschio posto sopra un cannone, e colto da curiosità, lo interroga, iniziando un dialogo surreale: Il teschio gli rivela come gli fosse toccata una morte violenta, senza “tocco di campane”, ossia senza il conforto di un funerale religioso. L’uomo, acquistata consapevolezza della morte che lo attende, rimpiange la vita sfuggitagli senza essersene reso conto, e la invoca ancora, ma è la morte a rispondergli. Non gli resta che rassegnarsi al letto di morte dove comincerà ad espiare i suoi peccati, che altrimenti sconterebbe con maggiore pena nell’altra vita.

    Alcuni riconducono il fatto al tempo delle tante guerre che hanno tormentato la Sicilia, forse il morto è un soldato siciliano caduto nelle ribellioni contro i Borboni, o forse morto durante l’impresa dei Mille, altri, ritenendo che per “cannone” s’intenda l’imboccatura di una miniera, lo identificano ad uno dei tanti minatori morti nelle miniere di zolfo e rimasti seppelliti senza aver potuto avere per ciò il conforto di un funerale. Io propendo per questa interpretazione.

    La canzone compare per la prima volta, nel 1950, nel film “Il cammino della speranza”, di Pietro Germi, autore Franco Li Causi, musicista agrigentino, i versi invece li avrebbe sentiti recitare lo stesso Germi ad un minatore di Favara.
    Tuttavia, alcune testimonianza riferiscono che i minatori conoscessero già la canzone ai tempi delle riprese del film, come in questa testimonianza dello stesso operatore di seconda macchina delle troupe cinematografica:

    “Scesi sotto terra e mi parve di trovarmi in un girone infernale: dalle rocce emanava un calore fortissimo, i minatori – che stavano scioperando da una settimana – erano seminudi o nudi del tutto. Portavo con me uno dei primi registratori audio magnetici, che aveva un filo di acciaio al posto del nastro. Con questo piccolo apparecchio registrai un indimenticabile coro dei minatori che cantavano Vitti ‘na crozza sul ritmo del motore un po’ sbiellato che pompava l’aria a quella profondità”.
    Comunque sia, la paternità di Li Causi fu poi sancita in sede giudiziaria.

    La canzone fu registrata per la prima volta su dischi Cetra a 78 giri nel 1951, cantata dal tenore Michelangelo Verso. In seguito venne inserito arbitrariamente un ritornello (“lalalalero lalero lallalà”), che stona fortemente col contesto delle canzone

    Del testo esistono innumerevoli varianti, alcune con l’aggiunta di intere strofe, ma
    quello più attendibile è il seguente:

    Vitti na crozza supra lu cannuni
    fui curiusu e ci vosi spiari
    idda m’arrispunnìu cu gran duluri
    murii senza toccu di campani.

    Si nni jeru, si nni jeru li mè anni
    si nni jeru si nni jeru un sacciu unni
    ora ca sù arrivatu a uttant’anni
    la vita chiamu e la morti arrispunni.

    Cunzàtimi, cunzàtimi stu lettu
    ca di li vermi sù mangiatu tuttu,
    si non lu scuntu ca lu me piccatu
    lu scuntu all’autra vita a sangu ruttu.

    Risposta

    “se non sconto i miei peccati in questa vita..”.ma quali peccati poveraccio, un uomo condannato per sopravvivere a lavorare in miniera? O come altri tanti altri uomini ma anche donne, condannati ad una vita che ha poco di questo nome…questa canzone è magnifica e ricorda molto il Crocefisso dove “l’Uomo” Dio “sconta i propri peccati (che non ha) per poter risorgere.

    Rispondi
  21. Non può mancare un omaggio a Venezia con questa appassionata canzone
    dal titolo “Com’è triste Venezia” (originale “Que c’est triste Venise”) di Francoise Gorin, uscita nel 1964 e resa famosa dal cantante franco-armeno Charles Aznavour

    La propongo nel video di Ahmad Farag Elian, con bellissimi scorci di Venezia nei dipinti di delicata colorazione del pittore paesaggista austriaco Franz Richard Unterberger (1838 – 1902)

    https://www.youtube.com/watch?v=aMQ6GyUs-fc

    Testo italiano
    Com’è triste Venezia soltanto un anno dopo
    Com’è triste Venezia se non si ama più
    Si cercano parole, che nessuno dirà
    E si vorrebbe piangere e non si può più.

    Com’è triste Venezia se nella barca c’è
    Soltanto un gondoliere che guarda verso te
    E non ti chiede niente, perché negli occhi tuoi
    E dentro la tua mente c’è solamente lei.

    Com’è triste Venezia soltanto un anno dopo
    Com’è triste Venezia se non si ama più
    I musei e le chiese si aprono per noi
    Ma non lo sanno che oramai non ci sei.

    Com’è triste Venezia di sera la laguna
    Se si cerca una mano che non si trova più
    Si fa dell’ironia, davanti a quella luna
    Che un dì ti ha vista mia e non ti vede più.

    Addio gabbiani in volo, che un giorno salutaste
    Due punti neri al suolo addio anche da lei
    Troppo triste Venezia, soltanto un anno dopo
    Troppo triste Venezia, se non si ama più..

    Rispondi
  22. Un po’ di allegria col Can-can di Jacques Offenbach eseguito dalla Venus Orchestra,
    composta tutta da donne ad eccezione del… Direttore d’Orchestra (e ti pareva…)

    https://www.youtube.com/watch?v=CU0IyxvcH4E

    Qualche informazione sulla Venus Orchestra? Eccola:

    https://venusorchestra.com/

    Il ballo del Can-can fu il simbolo delle Belle époque -gli anni che vanno dal ventennio di fine ‘800 all’inizio delle Grande Guerra- veniva eseguito al Moulin Rouge. Lo si può vedere, magistralmente eseguito (non ho trovato il link della sequenza specifica) nel film di John Huston sulla vita di Toulouse Lautrec, intitolato per l’appunto Muolin Rouge(anno 1951)

    Risposta

    Caspiterina! Che bella orchestra! E che brava! Ma…non sarebbe stata più consona una bella direttrice d’orchestra? O le donne,anche in questo caso hanno sempre bisogno dell’uomo che le guidi?

    Rispondi
  23. Una romanza struggente, sia per la melodia sia per il testo, è “Fenesta ca lucive”.
    Fu pubblicata per la prima volta nel 1842, per opera dell’editore Bernard Giraud, autori delle melodia sono indicati Guillaume Louis Cottrau e Vincenzo Bellini, testo napoletano di Giulio Genoino, mentore e consigliere di Masaniello.
    La romanza fu ripubblicata nel 1854 con l’aggiunta di due strofe.

    La melodia, databile tra il 1822 e il 1825, è quasi con certezza opera esclusiva di Vincenzo Bellini. Il compositore catanese, proprio in quel periodo visse a Napoli frequentando la scuola di musica di Nicolò Zingarelli, il quale era solito fare comporre agli allievi melodie popolari che in genere rimanevano anonime perché ritenute poco degne di un buon musicista. Altri particolari storici confermano questa ipotesi, ma più delle ricerche, valgono le note delle melodia, di inconfondibile fattura belliniana, note che riecheggiano anche in certe arie delle Sonnambula e delle Norma.

    Il tema della canzone è il dolore inconsolabile di un giovane innamorato che dopo lunga assenza, torna sotto la finestra dell’amata e, trovandola al buio, teme che sia ammalata, ma apprende dalla sorella di lei una verità ancora più dolorosa: “Nennélla toja è morta e s’è atterrata” . Ma la lettura del testo, sotto riportato, è più eloquente di ogni commento-

    Propongo l’interpretazione di Roberto Murolo
    https://www.youtube.com/watch?v=OvOVryWwajg

    E quelle Di Giseppe Di Stefano
    https://www.youtube.com/watch?v=6UOUappuOyU

    Ecco il testo, sono cinque strofe di cui generalmente vengono cantate la prima, la terza e la quinta strofa
    Fenesta ca lucive e mo nun luce…
    sign’è ca nénna mia stace malata…
    S’affaccia la surella e che me dice?
    Nennélla toja è morta e s’è atterrata…
    Chiagneva sempe ca durmeva sola,
    mo dorme co’ li muorte accompagnata…

    “Cara sorella mia, che me dicite?
    Cara sorella mia che me contate?”
    “Guarde ‘ncielo si nun me credite.
    Purzi’ li stelle stanno appassiunate.
    E’ morta nenna vosta, ah, si chiagnite,
    Ca quanto v’aggio ditto e’ beritate!”

    “Jate a la Chiesia e la vedite pure,
    Aprite lo tavuto e che trovate?
    Da chella vocca ca n’ascéano sciure,
    mo n’esceno li vierme…Oh! che piatate!
    Zi’ parrocchiano mio, ábbece cura:
    na lampa sempe tienece allummata…”

    Ah! nenna mia, si’ morta, puvurella!
    Chill’uocchie chiuse nun l’arape maje!
    Ma ancora all’uocchie mieje tu para bella
    Ca sempe t’aggio amata e mmo cchiu’ assaje
    Potesse a lo mmacaro mori’ priesto
    E m’atterrasse a lato a tte, nennella!

    Addio fenesta, rèstate ‘nzerrata
    ca nénna mia mo nun se pò affacciare…
    Io cchiù nun passarraggio pe’ ‘sta strata:
    vaco a lo camposanto a passíare!
    ‘Nzino a lo juorno ca la morte ‘ngrata,
    mme face nénna mia ire a trovare!…

    Rispondi
  24. Mi sia concesso un piccolo peccato a di vanità nel celebrare la mia città con una canzone “Catania”, composta nel 2008 da Giuseppe Castiglia,

    https://www.youtube.com/watch?v=3qyjNct5Kgo

    L’autore è un comico catanese, cabarettista e barzellettiere, nonché autore di canzoni. Per conoscerlo meglio non c’è di meglio che ascoltarlo nelle sue esibizioni di intrattenimento, come le due proposte:

    Una agli inizi della carriera lo vede in gara con un barzellettiere veneziano:
    https://www.youtube.com/watch?v=Oqv87olGTfs

    L’altra in età più matura lo vede esibirsi in un teatro di Cataniea
    https://www.youtube.com/watch?v=WG1zRHQ7hM0

    Queste le parole in dialetto siciliano (per chi lo capisce) della canzone Catania
    Che bedda Catania, Catania di notti
    Ppe’ stradi ‘nde chiazze e intra i cuttigghi
    Catania fa a matri e annaca i so figghi
    Poi l’alba d’argento s’ammisca cco mari
    Catania e a genti ca si usca u pani
    Ma quannu s’arrobba e si isunu i manu
    Catania s’incazza e diventa vulcano
    Catania é na pupa capiddi castani
    Labbra carnusi e l’occhi ruffiani
    E quannu mi sapi luntanu du ionna
    Ca so vuci d’angelu mi dici “torna”
    Catania umiliata, trattata ‘cche peri
    S’attrucca e si pettina pe’ i furasteri
    E quannu c’ancontra du ziti felici
    Catania romantica li binirici
    Musica, c’é musica, Catania abballa
    Restu cca ucca aperta a talialla
    Cchi bellu pettu, cchi formi
    Catania ca non dormi
    Musica cchi musica, Catania sona
    E si ndo menzu quaccherunu stona
    Fa na battuta sghizzusa, Catania spiritusa
    Che bedda Catania, Catania di notti
    Cu attracca cu vivi e cu fa cosi stotti
    Catania pueti, finomeni e geni
    Gilusa picchí ppi nuatri ci teni
    Catania cco suli macari ndo ‘mmennu
    Catania figghiozza d’o Patri eternu
    Si porta a braccetto l’amico “liotru”
    Fra uduri di chiummu, di zagari e citru
    Musica, c’é musica, Catania canta
    Tutti cco saccu, sta passannu a Santa
    Vadda Catania ch’ é lesta ccu l’abitu d’a festa
    Musica, chi musica, Catania ardita
    O stadio soffri e vinci a so partita
    Stanca c’abbruciunu l’ occhi
    S’appinnica ‘nde scogghi
    Catania d’a guerra, Catania urricata
    Distrutta e ppi setti voti rinata
    Non centrunu i soddi, non centra a fortuna
    Catania ndo munnu ci n’é sulu una

    Risposta
    è vero ce n’è solo una, bravo Castiglia e che allegria, che luce che colori,che festa… che sogno la tua città…
    La canzone è veramente splendida la consiglio per rifarsi un poco dalla cupezza dei tempi.
    Grazie Alessandro

    Allora anch’io con una canzoncina che credo sia comprensibile anche a chi non è veneziano:

    Rispondi
  25. A proposito di canzoni che evocano una città, mi piace ricordare un’altra città dove ho vissuto -Genova- detta la Superba per i magnifici palazzi monumentali che vi sorgono, e che ricordo con affetto perché vi passai tre anni e mezzo delle mia giovane vita, studente della facoltà d’ingegneria.

    Quanti ricordi di quella città, e chiedo scusa a Mariagrazia se approfitto del suo blog, per evocare, per un istante, un breve lasso della mia vita privata, citando appena dei semplici nomi.

    Villa Cambiaso, sede della Facoltà d’Ingegneria, la Casa dello Studente di Corso Gastaldi dove alloggiavo, e poi Piazza della Vittoria, Piazza De Ferrari, la cattedrale San Lorenzo, i Carrugi, il Porto, il Palazzo Ducale, il cimitero di Staglieno, lo stadio di Marassi, il Bisagno, il borgo marinaro di Boccadasse, la villa Pallavicini di Pegli…
    Li mi trovai al tempo dei tafferugli per il congresso del Movimento Sociale Italiano, (ho agli orecchi il suono delle sirene che ricoveravano i feriti all’ospedale S.Martino),
    lì assistetti all’ecclisse totale di Sole, lì trovai amici e compagni d’avventura di cui è rimasto solo il ricordo.

    La canzone proposta -Genova per noi- tratta dello sbigottimento timoroso di quei provinciali che si recano in una grande città, e ne sono, nello stesso tempo, attratti e respinti.

    Genova per noi è una canzone scritta da Paolo Conte, pubblicata per la prima volta da Bruno Lauzi nel1975
    Ecco la versione di Paolo Conte
    https://www.youtube.com/watch?v=02rd29IGY5g Paolo Conte
    E questa la versione di Bruno Lauzi
    https://www.youtube.com/watch?v=Cco-x-OwIks Bruno Lauzi

    questo il testo
    “Con quella faccia un po’così
    Quell’espressione un po’così
    Che abbiamo noi prima d’andare a Genova
    E ogni volta ci chiediamo
    Se quel posto dove andiamo
    Non c’inghiotte, e non torniamo più
    Eppur parenti siamo in po’
    Di quella gente che c’è lì
    Che come noi è forse un po’ selvatica ma
    La paura che ci fa quel mare scuro
    E che si muovo anche di notte
    Non sta fermo mai
    Genova per noi
    Che stiamo in fondo alla campagna
    E abbiamo il sole in piazza rare volte
    E il resto è pioggia che ci bagna
    Genova, dicevo, e un’idea come un’altra
    Ma quella faccia un po’così
    Quell’espressione un po’così
    Che abbiamo noi
    Mentre guardiamo Genova
    Ed ogni volta l’annusiamo
    E circospetti ci muoviamo
    Un po’randagi ci sentiamo noi
    Macaia, scimmia di luce e di follia
    Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
    E intanto, nell’ombra dei loro armadi
    Tengono lini, e vecchie lavande
    Lasciaci, tornare ai nostri temporali
    Genova, ha I giorni tutti uguali
    In un’immobile campagna
    Con la pioggia che ci bagna
    E i gamberoni rossi sono un sogno
    E il sole è un lampo giallo al parabrise
    Con quella faccia un po’così
    Quell’espressione un po’così
    Che abbiamo noi
    Che abbiamo visto Genova”

    Macaia o maccaja è una parola della lingua ligure, indica una particolare condizione meteorologica che si verifica nel Golfo di Genova, quando spira vento di scirocco, il cielo è coperto e il tasso di umidità è elevato.

    Risposta
    si, ma io so /da Gilberto Govi,) che Maccaia vuole anche dire Amaca (credo), comunque “prima di andare a Genova” non capivo bene il significato della canzone…dopo che l’ho visitata e m’è piaciuta un sacco, si.

    Rispondi
  26. In Italia è conosciuta come “Il Valzer delle candele”.
    L’originale, tratto da un’antica melodia scozzese dal poeta Robert Burns, nel 1792, s’intitola “Auld Lang Syne”(I bei tempi andati) e ricorda i vecchi amici e il tempo passato con loro.
    Diffusissima nel mondo la si usa cantare, nei paesi di lingua inglese, nella notte di capodanno. Fu registrata per la prima volta su disco nel 1940, da allora sono stati venduti oltre cinquanta milioni di dischi, ed e stata interpretata da innumerevoli orchestre (da Guy Lombardo a quella di Jimi Hendrix) e dai migliori cantanti (Louis Armstrong, Frank Sinatra, i Platters, i Beach Boys, Bruce Springsteen, Elvis Presley, etc.).
    Propongo per prima la canzone originale scozzese nelle traduzione inglese cantata da Sabine Ehrensperger

    https://www.youtube.com/watch?v=Hm1hwxc92Mo

    Anche i cineasti l’hanno inserita spesso nelle colonne sonore di vari film, come Charlie Chaplin nel film “La febbre dell’oro”, Frank Capra nel film “La vita è meravigliosa”, Mervyn Le Roy nel film “Il ponte di Waterloo” di cui propongo un videoclip, anche per le immagini espressive dei due attori Vivien Leigh e Robert Taylor

    Risposta
    mi fa piangere, mi ricorda da bambina quando guardavo La vita è meravigliosa per la prima volta assieme alla famiglia.

    Rispondi
  27. Morte a Venezia è uno dei film più riusciti di Luchino Visconti, tratto da un romanzo breve di Thomas Mann, notevole per l’ambientazione in una Venezia di primo novecento, colpita dal colera.
    Perfettamente adatta al clima la colonna sonora incentrata soprattutto sulla quinta e terza sinfonia di Gustav Mahler.
    Interpreti principali Dirk Bogarde (il compositore Gustav von Aschenbach) e Björn Andrésen (il giovane Tadzio)

    Vi si rappresenta il sentimento improvviso e ossessivo di un maturo intellettuale per la bellezza efebica di un giovinetto, incontrato nel prestigioso Hotel des Bains. l’intimo conflitto che ne nasce, tra la volontà di resistere e il piacere di abbandonarsi al sentimento che lo affascina, lo porterà alla consunzione morale e anche fisica: sarà contagiato dal colera, e ne morirà, proprio nelle spiaggia dove il ragazzo sembra indicargli un orizzonte lontano.

    Propongo due scene, il trailer del film col commento musicale del IV movimento delle V sinfonia di Mahler
    https://www.youtube.com/watch?v=SU1mBBM0pzw

    e la scena in cui il protagonista interroga un girovago suonatore di chitarra per avere notizie sulla voce che circola a Venezia, benché soffocata dalle autorità per non danneggiare il turismo, dell’epidemia di colera. Non ne avrà conferma, ma la cantata triviale dello strimpellatore sembra uno sberleffo al suo sentimento gelosamente nascosto
    https://www.youtube.com/watch?v=2WmVqXz2PnQ sberleffo

    Risposta

    va tutto bene ma…lo strimpellatore napoletano…a Venezia. Come se non si fossero cantanti a Venezia. Sembra strano, no?

    Rispondi
  28. Luchino Visconti era meticolosissimo nelle ricostruzione storico-ambientali, non credo abbia preso un abbaglio, e poi i napoletani li trovi dappertutto (come pure i siciliani) e quella specie di giullare dava un sapore esotico a quel’ambiente raffinato.

    Risposta
    certo, ovvio, un gondoliere veneziano sarebbe stato troppo scontato e persino un po’ kitch.

    Rispondi
  29. Non sono d’accordo col gondoliere kitsch, è un mestiere autentico e antico, e le gondole sono un capolavoro di artigianato, non per nulla sono uno degli emblemi di Venezia. Ma credo che tu abbia voluto scherzare.

    https://www.vivovenetia.it/gondola-venezia/

    Risposta
    infatti, ma data l’atmosfera piuttosto cupa del film un gondoliere sarebbe sembrato troppo ilare e quindi stonato (nel senso di fuori posto)

    Rispondi
  30. Una romanza napoletana, fra le più commoventi, “Tu si’ ‘a Canaria”, nota anche come “Chiove”, versi di Libero Bovio e musica di Evemero Nardella.
    Era da parecchi giorni che a Napoli pioveva ininterrottamente, quando Libero Bovio andò a visitare la cantante Elvira Donnarumma che, pur gravemente malata, accennò a cantare. Da ciò, il poeta napoletano trasse ispirazione per questo magnifico omaggio reso alla cantante che sarebbe morta qualche tempo dopo quella visita (1933).
    La propongo nell’interpretazione magistrale di Giuseppe Di Stefano
    https://www.youtube.com/watch?v=MdUZVR5_xpY
    e in quella, altrettanto bella, di Sergio Bruni

    Risposta

    ora me l’ascolto, vagamente me la ricordo per averla sentita quando ero molto piccola forse alla radio…chi si? tu si a canaraia…chi si ? tu si l’ammore, tu si l’ammore che pure quanno more…vado a memoria e mi meraviglio anch’io di ricordarla…bellissima romanticissima e struggente.

    Rispondi
  31. Avevo dimenticato di riportare il testo della canzone, vale la pena leggerlo, corro ai ripari:

    Tu si’ ‘a canaria(Chiove)

    Tu staje malata e cante,
    tu staje murenno e cante…
    Só’ nove juorne, nove,
    ca chiove…chiove…chiove…
    E se fa fredda ll’aria,
    e se fa cupo ‘o cielo,
    e tu, dint’a stu ggelo,
    tu sola, cante e muore…
    Chi si’? Tu si’ ‘a canaria…
    Chi si’? Tu si’ ll’Ammore…
    Tu si’ ll’Ammore,
    ca pure quanno more,
    canta canzone nove…
    Giesù, ma comme chiove!
    Tu, comm’a na Madonna,
    cante na ninna-nonna
    pe’ n’angiulillo ‘ncroce,
    ca vò’ sentí ‘sta voce,
    ‘sta voce sulitaria
    ca, dinta notte, canta…
    E tu, comm’a na Santa,
    tu sola sola, muore…
    Chi si’? Tu si’ ‘a canaria!
    chi si’? Tu si’ ll’Ammore…
    Tu si’ ll’Ammore,
    ca, pure quanno more,
    canta canzone nove!…
    Giesù, ma comme chiove!

    Rispondi
  32. La musica ha anche celebrato grandi campioni dello sport.
    Ne ho scelte tre per Fausto Coppi, il più grande ciclista di tutti i tempi, il nostro Campionissimo, invidiatoci dalle altre nazioni, e una per il suo più grande rivale Gino Bartali. Entrambi hanno entusiasmato l’Italia del dopoguerra (dire gli sportivi italiani, sarebbe riduttivo), onorati anche all’estero, per le loro gesta leggendarie.

    https://www.youtube.com/watch?v=58aB36oeafI (Coppi-Gino Paoli)
    https://www.youtube.com/watch?v=gpC39ZAaDO4 (Fostò-Fabrizio Gatti)
    https://www.youtube.com/watch?v=VNN8TYJpjF4 (Hymne -Era)
    https://www.youtube.com/watch?v=hBaQaFRJsbk (Barali -Paolo Conte)

    Rari documentari delle loro gesta nei videoclip.

    Rispondi
  33. Questo è l’inno ufficiale delle regione Sicilia, opera del cantautore catanese Vincenzo Spampinato. Belle immagini delle Sicilia nel videoclip.

    Rispondi
  34. E’ morto all’età di 87 anni Little Richard (Richard Wayne pennimam), Il cantautore americano denominato anche “The Innovator” e “The Architect of Rock and Roll”.
    Lo ricordo con “Tutti Frutti” la canzone che lo rese famoso, di cui fu autore insieme con Dorothy LaBostrie (1955)

    Risposta
    grandioso fenomeno indimenticabile.

    Rispondi
  35. Per chi ama la musica polifonica del XVI secolo, “Vergine bella”, madrigale spirituale a cinque voci di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Nel videoclip, dipinto del Bronzino.

    Testo di Francesco Petrarca. Si tratta della prima delle dieci stanze (tredici versi endecasillabi ciascuna), della canzone 366 del Canzoniere.

    Vergine bella, che di sol vestita,
    coronata di stelle, al sommo Sole
    piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose,
    amor mi spinge a dir di te parole:
    ma non so ’ncominciar senza tu’ aita,
    et di Colui ch’amando in te si pose.
    Invoco lei che ben sempre rispose,
    chi la chiamò con fede:
    Vergine, s’a mercede
    miseria estrema de l’umane cose
    già mai ti volse, al mio prego t’inchina,
    soccorri a la mia guerra,
    bench’i’ sia terra, et tu del ciel regina.

    Risposta
    “mulier amicta sole”, donna vestita di sole.

    Rispondi
  36. Di Claudio Monteverdi, “Dolcissimo usignolo”, testo di Giovanni Battista Guarini
    Canta Emma Kirkby. La pittura della bella Venere è del veneziano Giovanni Contarini.

    Monteverdi, fu un innovatore della musica del XVI secolo, segnando il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. Scrisse l’Orfeo, il primo melodramma italiano che influenzerà i compositori successivi.

    “Dolcissimo uscignolo,
    tu chiami la tua cara compagnia
    cantando: «Vieni, vieni, anima mia».
    A me canto non vale,
    e non ho come tu da volar ale.
    O felice augelletto,
    come nel tuo diletto
    ti ricompensa ben l’alma natura:
    se ti negò saver, ti diè ventura.”

    Risposta
    uno degli effetti “collaterali” dell’emergenza virus è che da de mesi non vengono i giardinieri a massacrare il parco condominiale con gli attrezzi rumorosi coi quali distruggono fino all’ultimo filo d’erba e molti diversi uccelli sono arrivati ad abitare gli alberi (per loro non vale il distanziamento) , tra questi ci sono anche tanti usignoli e il loro canto incessante è una musica che ad ascoltarla può guarire le ferite dello stress subito in questi mesi. Come la musica e l’arte e la poesia anche le voci della natura sono curative ed una vera terapia. Grazie Alessandro per questi post che uniscono le varie arti aumentandone la forza universale.

    Rispondi
  37. Claude Debussy (1962-1918) è considerato “il padre della musica moderna”.
    “Oppose alla magniloquenza della musica wagneriana, Il culto della raffinatezza minuta e preziosa, dell’eleganza agile e smaliziata”(Massimo Mila).

    Ne è luminoso esempio il Prélude à l’après-midi d’un faune (Preludio al pomeriggio di un fauno), un breve poema sinfonico ispirato al poema di Mallarmé, L’après-midi d’un faune, di cui avrebbe dovuto costituire il preludio. Ma il progetto non andò in porto e l’opera fu eseguita a sé, a Parigi, nel 1894.
    Nel 1912 fu utilizzato dall’impresario Sergej Djagilev, per un balletto con la coreografia del celebre ballerino Vaclav Nižinskij.

    L’opera narra, in un ambiente bucolico (che si pensa essere la Sicilia di Teocrito) del risveglio di un fauno in un caldo pomeriggio e delle sue pulsioni erotiche verso alcune ninfe, ne corteggia una, fino a ricadere –dopo un crescendo e un diminuendo musicale- nuovamente nel sonno.
    Debussy usò la scala musicale per toni interi che conferisce alla musica un potere “avvolgente”.
    Questo è il balletto eseguito da Rudolf Nureyev e Charlene Gehm per la coreografia di NijinskY

    Risposta
    Ci stiamo facendo una raffinata cultura musicale siamo partiti da Elvis e ora Debussy, mi sembra bene. Grazie Alessandro poi me lo guardo.

    Rispondi
  38. Purtroppo il link postato precedentemente, che rimanda al balletto del Prélude à l’après-midi d’un faune, non rende giustizia alla musica.
    Pertanto ripropongo solo l’esecuzione orchestrale

    https://www.youtube.com/watch?v=6SHBek8BONQ
    Dirige Georges Prêtre (1998)

    Anche il filmato ha la sua parte nel mostrare come entrino in gioco via via i vari strumenti musicali, prima il flauto che introduce il primo dei due temi dell’opera, seguito da oboe, arpa e corno francese, poi via via tutti gli altri strumenti, ossia archi, clarinetti, cimbali.
    Buon ascolto e buona visione.

    Rispondi
  39. Spesso nell’opera lirica la donna è stata celebrata per la sua bellezza e per i sentimenti d’amore che suscita. Ne propongo alcuni dei brani più celebri

    “A te, o cara” dai Puritani di Vincenzo Bellini, cantano Juan Diego Florez & Nino Machaidze
    https://www.youtube.com/watch?v=MaLJXYQ1jxE

    “Donna non vidi mai” da Manon Lescaut di Giacomo Puccini, canta Jonas Kaufmann, The Royal Opera)
    https://www.youtube.com/watch?v=esoABheVgcA

    “O soave Fanciulla” dalla Bohème di Giacomo Puccini, cantano Jonas Kaufmann & Kristine Opolais
    https://www.youtube.com/watch?v=1zjDh0Hkb3E

    e infine sempre dalla opere di Puccini “Recondita armonia” dalla Tosca, canta Placido Domingo
    https://www.youtube.com/watch?v=Iyh7r1uOhM0

    Preponderanza di Puccini -grandissimo- ma la mia preferenza va a Bellini.

    Rispondi
  40. Chi non ricorda i Platters, il gruppo vocale che spopolò nella seconda metà degli anni cinquanta? Vendettero, a fine carriera, 53 milioni di dischi.
    Originari di Los Angeles “si caratterizzarono per quella particolare tecnica vocale chiamata doo-wop che consiste nel rinforzare il canto solista con armonie vocali sincopate e cori utilizzati più come strumenti d’accompagnamento che come voci vere e proprie.”(Wp)

    Nel 1955 sfondarono con la canzone pop “Only You (And you alone) del cantautore americano Buck Ram, cantata come prima voce da Tony Williams

    Only you can make all this world seem right
    Only you can make the darkness bright
    Only you and you alone can thrill me like you do
    And fill my heart with love for only you
    Only you can make all this change in me
    For it’s true, you are my destiny
    When you hold my hand I understand the magic that you do
    You’re my dream come true, my one and only you
    Only you can make this change in me
    For it’s true, you are my destiny
    When you hold my hand I understand the magic that you do
    You’re my dream come true, my one and only you

    Risposta
    53 milioni di dischi mi sembrano ancora pochi, erano semplicemente favolosi.

    Rispondi
  41. “Meravigliosa grazia! Com’è dolce questa parola.
    Hai salvato un miserabile come me!
    Un tempo ero perduto, ma ora mi sono ritrovato.
    Ero cieco, ma ora ci vedo…”

    Amazing Grace, è un canto religioso, la cui melodia è di probabile derivazione irlandese, le parole furono scritte nel 1772 dal prete anglicano John Newton, ispirate dalla sua personale esperienza: capitano di navi negriere, in gioventù, ricevette in seguito la grazia del pentimento, ripudiando l’infame mestiere. Da qui l’inno di gratitudine e ringraziamento a Dio

    Innumerevoli sono le interpretazioni vocali e strumentali, fra cui quelle cantate da Aretha Franklin, da Nana Mouskouri, da Elvis Presley etc.
    Bocelli la cantò settimane fa nel sagrato del Duomo di Milano in una piazza vuota a causa dell’epidemia di malattia di COVID-19.

    Propongo la versione cantata da Nana Mouscouru
    https://youtu.be/8_OiBGRY2EA

    Amazing grace, how sweet the sound
    That saved a wretch like me.
    I once was lost, but now I’m found.
    Was blind, but now I see.

    ‘Twas grace that taught my heart to feel
    And grace my fears relieved.
    How precious did that grace appear
    The hour I first believed.

    Through many dangers toils and snares
    We have already come
    ‘Twas grace that brought us safe that far
    And grace will lead us home

    When we’ve been there ten thousand years,
    Bright shining as the sun,
    We’ve no less days to sing God’s praise
    Than when we’d first begun.

    Amazing grace, how sweet the sound
    That saved a wretch like me.
    I once was lost, but now I’m found.
    Was blind, but now I see

    Risposta
    meravigliosa la canzone la poetica e l’interpretazione come pure le immagini di questo video, grazie Alessandro per il lavoro di ricerca che fai, molto interessante e piacevole da ascoltare. Quest’aria è particolarmente toccante ora che conosco anche da dove deriva lo è ancora di più.

    Rispondi
  42. La seguente serenata per violino e pianoforte, Enrico Toselli la compose all’età di appena sedici anni.
    E’ conosciuta col nome “Rimpianto”, nella versione con testo in italiano di Alfredo Silvestre, e come “Nightingale Serenade” nella versione con testo in inglese.
    Il musicista fiorentino (1883-1926) ebbe una vita sentimentale tormentata, sposò l’ex altezza reale ed imperiale, arciduchessa Luisa d’Asburgo-Lorena, di tredici anni più anziana di lui e già madre di quattro figli, ma il matrimonio, a quel tempo(1907) creò scandalo e terminò alcuni anni dopo con la separazione.
    Toselli, minato dalla tisi, morì all’età di 42anni.

    Ecco la versione strumentale(al violino André Rieu )
    https://www.youtube.com/watch?v=dvClkTSNryU

    e una versione cantata dal tenore Mario Lanza
    https://www.youtube.com/watch?v=WSFp5C2Afk0
    nel filmato belle serie di dipinti (cliccando su “Mostra altro” c’è l’elenco dei pittori)

    Questo il testo:
    Come un sogno d’or
    scolpito è nel core
    Il ricordo ancor’ di quell’amor
    che non esiste più

    Fu la sua vision
    qual dolce sorriso
    che più lieto fa,
    col suo brillar,
    la nostra gioventù

    Ma fu molto breve in me
    la dolcezza di quel ben svani
    quel bel sogno d’or
    lasciando in me il dolor.

    Cupo è l’avvenir sempre più tristi
    i di la gioventù passata
    sarà rimpianto
    mi resta sol
    sì rimpianto amaro e duol’ nel cor!

    Oh raggio di sole
    Sul mio cammino ahimè non brilli più
    Mai più, mai più

    Risposta
    dolcissima la musica bello il testo e anche le immagini del video. Alcuni hanno dei destini veramente tristi, ma la canzone non lo è, anzi è quasi gioiosa.

    Rispondi
  43. Caso veramente singolare il successo di “Dove sta Zazà?”, una canzone il cui testo di Raffaele Cutolo (niente a che vedere col boss della camorra), era stato scritto in italiano per una spettacolo di rivista di Renato Rascel, e solo successivamente, tradotto in napoletano e musicato da Giuseppe Cioffi.

    Ne nacque nel 1944 una canzone dal successo folgorante, divenne di moda a Napoli e fuori Napoli, fece presa sui soldati anglo americani, che la divulgarono per il resto d’Europa e in America, in breve divenne l’inno del dopoguerra, tradotta in varie lingue. Successivamente La canzone divenne l’inno ufficiale della squadra del Bologna, in Argentina addirittura divenne la marcia dei “giustizialisti”, per decisione personale di Evita Peron

    Il nome Zazà, stimolava la curiosità, diventò perfino oggetto di ricerche: qualcuno lo fece discendere da una commedia di Pierre Berton e Charles Simone, in cui si narra di una canzonettista che abbandona il suo amante, commedia cui si rifece Ruggero Leoncavallo per la sua opera Zazà. Più prosaicamente divenne sinonimo di “segnorina”, ossia di quelle ragazze che si “accompagnavano” alle truppe occupanti.
    A detta dell’autore, Zazà voleva solo essere un nome onomatopeico che richiamasse il ritmo di una banda.

    Ecco l’interpretazione classica di Nino Taranto

    E quella di Gabriella Ferri.

    “Era la festa di San Gennaro,
    quanta folla per la via…
    Con Zazá, compagna mia,
    me ne andai a passeggiá.
    C’era la banda di Pignataro
    che suonava il “Parsifallo”
    e il maestro, sul piedistallo,
    ci faceva deliziá…
    Nel momento culminante
    del finale travolgente,
    ‘mmiez’a tutta chella gente,
    se fumarono a Zazá!…
    Dove sta Zazá?!
    Uh, Madonna mia…
    Come fa Zazá,
    senza Isaia?…
    Pare, pare, Zazá,
    che t’ho perduta, ahimé!
    Chi ha truvato a Zazá
    ca mm”a purtasse a me…
    Jámmola a truvá…
    sù, facimm ambress
    Jámmola a itruvà
    con la banda in testa…
    etc.

    Risposta
    entrambi grandiosi, ma Gabriella Ferri…impagabile, una donna di grande talento forse non capito quanto avrebbe meritato.

    Rispondi
  44. Penso che ognuno di noi ha,
    ha avuto, o avrà un sogno.
    Sognare non costa nulla,
    ma ti può portare nel più meraviglioso dei mondi,
    sognare può suscitare le più profonde emozioni,
    sognare ti fa cogliere da quel raggio di luce che ti illumina, ti rischiara, ti da calore prima
    che si spenga.

    https://youtu.be/_HMjOiHqE18

    Risposta
    la trovo sempre commovente
    mi ha ricordato questa che ho scritto qualche anno fa

    Dei sogni la mattina
    non rimane più niente.
    Mi sveglio e son svaniti
    materia inconsistente.
    Son fatti come noi
    diceva quel Poeta
    che cantava l’amore
    tra il sogno e la
    realtà dall’incerto sapore.
    m.g.

    Rispondi
  45. Smile, though your heart is aching
    Smile, even though it’s breaking
    When there are clouds in the sky
    you’ll get by
    If you smile through your fear and sorrow
    Smile and maybe tomorrow
    You’ll see the sun come shining through
    for you

    Light up your face with gladness
    Hide every trace of sadness
    Although a tear may be ever so near
    That’s the time you must keep on trying
    Smile what’s the use of crying
    You’ll find that life is still worthwhile
    If you’ll just
    Smile

    https://www.youtube.com/watch?v=zwLD8Bq29Nw

    Musica di Charles Chaplin, parole di John Turner e Geoffrey Parsons
    Scena finale di “Tempi moderni”, canta Nat King Cole

    Risposta
    molto bella, Chaplin genio assoluto e commovente, la conoscevo naturalmente grazie di avermela ricordata.

    Rispondi
  46. “E vui durmiti ancora” è una delle più belle canzoni siciliane, forse la più bella insieme all’altra famosissima “Vitti ‘na crozza”.

    La canzone è tutta catanese, infatti il testo è una poesia del poeta Giovanni Formisano (Catania, 1878) e la musica è del compositore Emanuel Calì (Catania, 1885).
    Un altro catanese, lo storico Santi Correnti riferisce:
    “Sul fronte della Carnia, durante la prima guerra mondiale, una sera, al chiaro di luna, un giovane soldato siciliano intonò la canzone. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note della mattinata. Al termine dell’esecuzione si sentirono le espressioni di apprezzamento degli avversari austriaci: non arrivarono a capirne il senso, ma rimasero incantati dalla bellezza della musica”
    Da allora diventò famosa.

    Eccola nell’esecuzione di Giuseppe Santonocito e il suo complesso

    E vui durmiti ancora
    Lu suli è già spuntatu di lu mari
    E vui, bidduzza mia, durmiti ancora,
    L’aceddi sunnu stanchi di cantari
    E affriddateddi aspettanu ccà fora;
    Supra ‘ssu barcuneddu su pusati
    E aspettanu quann’è ca v’affacciati.
    Lassati stari, non durmiti cchiui,
    Ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
    Ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
    Ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
    Passu cca fora tutti li nuttati
    E aspettu suru quannu v’affacciati.
    Li ciuri senza vui non vonnu stari,
    Su tutti ccu li testi a pinnuluni,
    Ognun d’iddi non voli sbucciari,
    Si prima non si rapì ssu barcuni.
    Intra li buttuneddi su ammucchiati
    E aspettanu quann’è ca v’affacciati.
    Lassati stari, non durmiti cchiui,
    Ca ‘nzemi a iddi, dintra sta vanedda,
    Ci sugnu puru iù, c’aspettu a vui,
    Ppi viriri ‘ssa facci accussì bedda;
    Passu cca fora tutti li nuttati
    E aspettu suru quannu v’affacciati.
    (Giovanni Formisano)

    Risposta
    beh se è piaciuta agli austriaci è davvero eccezionale.

    Rispondi
  47. Zombie fu composto da Dolores O’Riordan in memoria di due ragazzi rimasti uccisi in un attentato dell’IRA a Warrington, nel 1993, e venne eseguita dal gruppo musicale irlandese The Cranberries, di cui essa stessa era la cantante.
    Il gruppo divenne un’icona del rock degli anni ’90, vendendo circa 40 milioni di album nel mondo. Nel 2018 la O’Riordan fu trovata morta in un albergo di Londra all’età di 47 anni, forse uccisa dall’alcol.

    La composizione è una denuncia contro la violenza, gli Zombie sarebbero coloro che non vedono quanta insensata essa sia. Il filmato (diretto da Samuel Bayer), in cui la cantante ha una tinta dorata ed è circondata da bambini che ricordano l’immagine di S, Sebastiano, alterna inquadrature della band con scene dell’occupazione militare britannica di un quartiere dell’Ulster.

    Questa è la prima parte del testo
    Another head hangs lowly
    Child is slowly taken
    And the violence, caused such silence
    Who are we mistaken?
    But you see, it’s not me
    It’s not my family
    In your head, in your head, they are fighting
    With their tanks, and their bombs
    And their bombs, and their guns
    In your head, in your head they are crying
    In your head, in your head
    Zombie, zombie, zombie-ie-ie
    What’s in your head, in your head
    Zombie, zombie, zombie-ie-ie, oh

    Risposta
    suggestivo e molto significativo il video, bellissima la canzone notissima e un enorme successo, peccato per quella vita perduta.Grazie è sempre bello da ascoltare.

    Rispondi
  48. Così nacque Topolino (Mickey Mouse) il topo più famoso del mondo.
    Steamboat Willi è il catone animato in cui ufficialmente apparve per la prima volta Topolino, inventato da Walt Disney e disegnato da Ub Iwerks. Era il 18 novembre 1928.

    https://www.youtube.com/watch?v=BBgghnQF6E4

    Nel cartone animato compaiono pure, la fidanzata Minnie e il gatto Pete, precursore di Pietro Gamba di legno
    Però in via ufficiosa Topolino fece la sua comparsa in assoluto, pochi mesi prima, il 15 maggio 1928, in un cartone animato di prova, “Plane crazy”, muto e senza commento sonoro, che non trovò chi lo distribuisse. Uscì l’anno successivo col commento sonoro, così come nel link proposto

    https://www.youtube.com/watch?v=kCZPzHg0h80

    Questo cortometraggio sarà la traccia del primo fumetto di Topolino, uscito nelle strisce giornaliere deal 13 gennaio 1930 al 29 marzo 1930 col titolo “Le audaci imprese di Topolino nell’isola misteriosa.
    I fumetti ben presto avrebbero preso il sopravvento sui cartoni animanti, soprattutto per merito di Floyd Gottfredson, che disegnò le strisce giornaliera e le tavole domenicali dal 1930 al 1976.
    Gottfredson ben presto divenne anche autore delle storie che più di tutte caratterizzarono Topolino, in tutta la sua crescita, dallo scanzonato topo campagnolo, alla sua urbanizzazione ed interpretazione degli ideali dell’uomo americano, leale, positivo, pieno d’iniziative, amante delle avventure e della giustizia, fino al suo imborghesimento, e infine un ritrovato spirito d’avventura in compagnia di Eta Beta.
    Dopo Gottfredson molti altri autori diedero e danno vita a Topolino: fra i migliori gli italiani Luciano Bottaro, Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, lo sceneggiatore Guido Martina, Massimo De Vita, Giorgio Cavazzano, etc.

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