37, morto che parla

Non è la prima volta che succede, ma la notiza che ho letto oggi, passato l’ ovvio stupore la trovo esilarante.

Dunque, in provincia di Belluno ci sono due signori con lo stesso nome che io chiamerò Gaetano Uno e Due che, guarda caso abitano nella stessa via, ma in numeri civici diversi. Uno è nato nel ’37, l’altro nel 47.

E fin qui…

Bene, ora accade che Gaetano Uno, quello nato nel 37, quindi il più anziano, si vede negare la somma richiesta allo sportello del bancomat.

Rimane perplesso e poi telefona alla sua banca chiedendo lumi.

E dice: “come mai non esce niente dallo sportello”? E loro rispondono nell’unico modo, a pensarci bene, in cui può rispondere una banca che è, per antonomasia, l’efficienza in persona:

“Ma perché lei è morto”!

Beh, avrebbe anche potuto andarci con maggior cautela, comunicare il proprio decesso a qualcuno, con quella brutalità dimostra, perlomeno scarsa sensibilità. Ma non mi meraviglia troppo, le banche hanno il preciso dovere di salvaguardare i risparmi dei cittadini e non possono certo erogare quattrini ai morti. E’ già tanto se li danno ai vivi.

Ma, perlomeno, il zelante impiegato avrebbe potuto chiedere al”morto” come avesse ottenuto la comunicazione dall’aldilà e magari approfittarne per farsi dare i” numeri”.E lui, magari avrebbe risposto che era del ’37 e non del 47 (morto che parla) e che l’nghippo stava proprio in quei due numeretti.

No, manco per niente, la carta canta! Lui aveva il documento dell’INPS comprovante il decesso del morto al telefono. Dunque? Stia al suo posto e non bussi a quattrini! Perbacco!

So, per esperienza personale, che avere un’omonimo puù creare non pochi fastidi e disguidi. Lo so. Ma so anche che la nostra burocrazia è rapidissima quando si tratta di chiudere i cordoni delle borse, ma non altrettanto quando si tratta di aprirli, anche quando c’è la conclamata evidenza che aprirli è un’operazione del tutto ortodossa e corretta.

Poi, so anche che succede, come è successo, che diamo il RdC a gente con ville, panfili e Ferrari,ma, si sa, che seppure i ricchi non piangano, qualche volta gli capita di battere cassa a mamma Stato, cosi, tanto per vedere che effetto fa sentirsi povero.

Ora, il povero Gaetano Uno ha dovuto rassicurare  la figlia che gli ha telefonato con estrema sollecitudine perché informata da terzi del decesso del padre in perfetta salute. Pare sia andata cosi: “Papà, ma sei vivo o sei morto e se sei  morto perché non mi ha avvisato”?

Io scherzo, naturalmente ma capisco benissimo l’imbarazzo del povero Gaetano Uno a scoprirsi morto da vivissimo.

Pare che qualcuno lo stia aiutando a recuperare la pensione che la solerte ed occhiuta INPS gli aveva tolto prima di subito alla ferale notizia. E gli auguro di recuperarla al più presto anche se non sarà facile perché, per la burocrazia, morire è semplice ma resuscitare è complicatissimo.

 

4 commenti su “37, morto che parla”

  1. Be’, a questo punto gli è andata pure bene.
    Perché la discussione poteva andare così:
    “Guardi che lei è morto”.
    “Ma, veramente… ”
    “Non insista, perdinci, altrimenti la denuncio alle pompa funebri”.

    RISPOSTA
    già lo avevavo fatto.

    Rispondi
  2. Oppure il dialogo poteva svolgersi così:
    “Guardi che lei è morto”.
    “Ma mi faccia il piacere, lei non sa chi ero io!”
    RISPOSTA
    Oppure:
    “”Ma lei è morto”
    ” E perché lei crede di stare bene”?

    Rispondi
  3. Mi permetto una variante alla battuta di Milly
    “Guardi che lei è morto”
    “Ma mi faccia il piacere, lei non sa chi sono io!”
    “E chi sarebbe?”
    “Il fu Mattia Pascal”.

    Rispondi

Lascia un commento