Il faro del capitano

Sembra che le prossime elezioni in Emilia Romagna, siano una sorta di linea del Don. Stefano Bonaccini, il governatore uscente che spera di diventare presto rientrante, si tiene in forma in vista di questo evento ormai quasi epocale. lo vedo tonico, forse fa jogging tutte le mattine e deve anche seguire una dieta simile a quelle degli astrounauti a base di tortellini liofilizzati, per non appesantirsi e presentarsi ai comizi senza un filo di pancia.

E’ importante la forma (e anche la pancia) in occasioni come questa.

Il paese è appeso alla sua vittoria, il governo pure. Se vince, forse, tutto rimane com’è: cioè litigi giornalieri assicurati, altrimenti ci sarà, la rivoluzione annunciata dal leader della Lega, Matteo Salvini, in attesa di giudizio da parte della Giunta per le Immunità.

La quale pare, non voglia pronunciarsi e sospendere il giudizio proprio a causa della corsa alle regionali dei vari partiti troppo impegnati per perdere tempo con le sue grane giudiziarie.

Lui dice che i suoi colleghi sono senza dignità Beh, si, potrebbero anche darsi una smossa e decidere: o si o no.

Ma ci pensano bene e aspettano di vedere come butta dalle parti del “Don” per sapere come regolarsi. Perché metti che vinca la Lega, allora chi si salva dall’ira funesta di Salvini nel caso lo consegnassero ai magistrati? nel caso opposto, invece, dovrebbe tenere le alucce basse. Quindi, meglio soprassedere e attendere gli eventi.

Prodi ha profetizzato la vittoria di Bonaccini e a chi gli chiede se intende correre per il Quirinale ha risposto che non ci pensa proprio visto che i 101 sono ancora tutti lì. E lui il bis lo fa solo con le tagliatelle al ragù.

A proposito di tagliatelle, ho visto Mattia Sartori da Formigli con un maglioncino Orwelliano mentre rispondeva alle domande del conduttore su cosa intendono fare le sardine nelle loro prossime mosse. Ho avuto l’impressione che Mattia cominci un po’ a sentire il peso della responsabilità di questa battaglia all’ultimo voto.  E anche un po’ a scocciarsi per tutta questa attenzione morbosa su cosa fanno o non fanno le sardine. Faranno quello che possono, già nuotare nelle acque agitate della politica italiana è difficile per i politici navigati, figuriamoci per dei pesciolini azzurri, è già tanto che ci siano e dimostrino con la loro esistenza che almeno le acque non sono ancora del tutto inquinate e che c’è ancora speranza.

Chi non sente alcuna responsabilità di nulla, invece è Salvini il quale si proclama  innocente e considera i suoi ex compagni di governo corresponsabili delle scelta di fermare in porto la Gregoretti e di “sequestrare” i migranti per giorni sulla nave.

Insomma, Salvini può dire quello che vuole, ma un ministro che opera per il bene del paese, quale minaccia al medesimo poteva trovare in un gruppetto di persone sfinite, disarmate, affamate, per impedirgli di sbarcare da una nave italiana in un porto italiano? Me lo potrebbe spiegare?
Non avrebbe potuto farli sbarcare e sottoporre ad accurata perquisizione se li riteneva pericolosi e poi prendere le dovute precauzioni se del caso, oppure lasciarli andare?

Certo che il governo sapeva cosa stava combinando, ma la responsabilità è unicamente sua, Lui era ministro dell’Interno e lui era quello che si vantava e si vanta ancora di “fermare l’invasione”.

E infatti i magistrati di Catania se la sono presa con lui.

Si faccia processare e se è innocente ed ha agito per l’interesse unico del paese i giudici lo riconosceranno, altrimenti si prenda la responsabilità delle proprie azioni.

Uno che si candida a governare il paese dovrebbe avere come faro il senso di Responsabilità. Ma mi sa che il suo faro preferito è quello che gli indica come schivarle.

3 commenti su “Il faro del capitano”

  1. In Usa le elezioni di midterm possono sovvertire le composizione del Congresso e possono essere non favorevoli al partito del Presidente. Però il Presidente rimane tale, nessuno lo può mandare a casa.
    Qui le elezioni regionali sembra che siano una mina vagante sotto la poltrona del Presidente del Consiglio. Ogni elezione regionale, una mina, e ci si chiede, terrà o non terrà il governo? Insomma abbiamo un governo in permanente stato di esame, quando troveranno questi poveri cristi, il tempo di dedicarsi ai progetti di lunga scadenza come si conviene al governo di uno Stato?
    Anche il giudizio processuale (anzi il consenso ad esso) gioca nei calcoli politici.
    La separazione dei poteri che è vitale in uno stato liberale e democratico, da noi è un ginepraio di di rami che si intersecano e si aggrovigliano senza speranza di districarsi.
    Giorno verrà che che anche la vittoria in campionato dell’Inter, o delle Roma, o del Napoli, influiranno sulla sorte del nostro governo. E già, non fu Bartali che nel ’48, vincendo il Tour de France, ci salvò dalla rivoluzione comunista?
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    Oggi Bartali lo farebbero P.d.C.

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  2. La differenza di fondo tra il sistema italiano e quello americano è che lì c’è il maggioritario secco. Il presidente viene eletto se il suo partito vince, e quindi ha avuto un preciso mandato popolare che non può essere ritirato con le elezioni di medio termine.
    Da noi ormai da parecchi anni nessun Presidente del Consiglio è stato votato dal popolo. Monti fu cooptato dal PdR, Letta e Renzi pure, Gentiloni anche. Ma il massimo della perversione si è raggiunto con gli ultimi due governi, il gialloverde e il giallorosso, che si sono retti su una maggioranza puramente matematica, ma costituita da partiti ex avversari che si erano presentati agli elettori con programmi alternativi.
    Una maggioranza così, basta un soffio di vento per farla cadere.
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    Beh Renzi cooptato…lavedo difficile, caso mai lui ha “cooptato” il partito. Il giallo verde l’ha fatto cadere Salvini dimettendosi, il Giallo-rosso pare non voglia affatto cadere, nonostante tutto, questione di convenienza e non certo di feeling…

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  3. Per quanto riguarda il rinvio a giudizio per l’affare Gregoretti, non ho molta simpatia per Salvini, di cui non ho apprezzato la riforma delle pensioni, e avrei apprezzato ancora meno l’aumento del decentramento amministrativo che prometteva nel seguito della legislatura. Né voglio simpatizzare per lui per antipatia verso chi lo attacca.

    L’affare Gregoretti, però, mi preoccupa perché si tratta di un’iniziativa del tutto inedita nella storia della nostra repubblica, e non so dove potrebbe portare.

    Sono del tutto convinto che i politici non debbano essere immuni dalle azioni giudiziarie, anche se ricordo che l’immunità parlamentare non fu istituita per proteggere i membri del governo.
    Serviva piuttosto per proteggere i membri dell’opposizione, che, a quei tempi, potevano essere messi fuori gioco da azioni della magistratura, che allora poteva essere pilotata dal governo.
    Oggi è tutto il contrario.

    Chiusa la parentesi, credo che i membri del governo svolgano (bene o male è questione di opinioni e di casi specifici) una funzione importantissima per il Paese, e che la loro azione non debba essere interrotta per azioni giudiziarie banali su questioni private, ma solo per fatti che ne minano la credibilità e l’autorevolezza.

    Per quanto riguarda invece le loro azioni di governanti, credo che la magistratura ne dovrebbe stare assolutamente fuori.

    Un governante prende quotidianamente iniziative che avvantaggiano alcuni cittadini e ne danneggiano altri, ma non è mai esistito in nessuna democrazia che i cittadini chiedano i danni ai ministri.
    Oltre che ai governanti, questo principio è estendibile a tutte le autorità pubbliche quando svolgono il loro lavoro.
    Un magistrato che incarcera un personaggio in vista in attesa del processo con motivazioni discutibili, magari giusto per mettersi in mostra (vedi Di Pietro ai tempi di Tangentopoli), potrebbe anche lui essere accusato di sequestro di persona. Per non parlare di chi condanna un innocente che viene poi scagionato.
    Nel caso del suicidio in carcere di Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, Di Pietro poteva essere accusato addirittura di omicidio colposo o preterintenzionale.
    Anche un commissario di polizia che arresta una persona senza motivo e la tiene in custodia fino alla scarcerazione decisa dal giudice potrebbe rischiare la stessa incriminazione.

    Il principio generale che mi sembra corretto è che solo chi danneggia qualcuno agendo come privato cittadino è passibile di incriminazione da parte della magistratura. Chi provoca danni morali o materiali nell’esercizio delle sue funzioni dovrebbe essere giudicato solo dall’organismo di cui fa parte.
    Il giudice dal CSM, il politico dagli elettori.

    Mettere fuori gioco con lo strumento dell’azione giudiziaria un governante che è apprezzato ed è stato votato dalla gente (vedi i casi di Berlusconi e del presidente della Regione Lazio Marrazzo), lo trovo anticostituzionale e antidemocratico.

    E se questo caso andasse avanti immagino che ce ne sarebbero molti altri da varie parti politiche, col rischio di paralizzare ancora di più i nostri già pavidi governanti.

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    L’affare Gregoretti preoccupa anche me ma per le ragioni opposte. Mi chiedo: se Salvini esce senza conseguenze penali da questa vicenda(molto probabile), si crea un precedente pericoloso. Qualsiasi funzionaro statale potrebbe sentirsi autorizzato a violare la legge in nome del “bene comune”.
    Per quanto riguarda Di Pietro per quanto ne so, è uscito pulito da tutte le accuse che gli sono state rivolte ed ha persino ottenuto il risarcimento danni.
    Ai magistrati spetta il compito di indagare e punire i colpevoli dei reati. Possono sbagliare ma questo è il loro compito.
    Comunque su questo tema avrà occasione di argomentare, se vorrà, nel prossimo articolo che sto per pubblicare.

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