Molesti maldestri

Le persone moleste sono dovunque.

Di questi tempi si trovano dappertutto e molto sull’web.Ogni occasione è buona per importunare il prossimo. Credo si tratti di una patologia grave e colpisce indistintamente sia gli uomini che le donne.

Sono tempi duri, la concorrenza è massiccia in tutti i campi.Bisogna prevalere sugli altri. Ad ogni costo. Ed ecco come si diventa molesti e molestatori (o trici): pensando che rompendo le scatole a tutti e soprattutto a quelli che sembrano facili bersagli, si possa riempire dei vuoti interiori o addirittura liberarsi dalle frustrazioni.

Facile bersaglio sono in genere le donne. Perchè?Ma perché sono sempre la parte più debole della società, nonostante le tante “conquiste”, sono l’anello debole della catena e spesso si “rompono”.

E allora diventano soggetti da infastidire, tanto loro, le donne, molte donne, difficilmente reagiscono con la stessa violenza con la quale reagirebbe un uomo, con la stessa baldanza e con la stessa arroganza.

Un esempio? Guardate la sfida all’ok corallo (delle moeche), dei due Mattei, ieri sera da Vespa. Si sono punzecchiati ma mica poi tanto, anzi, direi, per il poco che ho visto, che si sono solo autocompiaciuti di essere insieme davanti al “Re” della tivvù che li interrogava come se fossero davvero due politici di calibro.

Ma poi, appena finita la (finta) tenzone, dietro le quinte, si sono stretti la mano e magari anche augurati di ritrovarsi davanti ad un fumante piatto di spaghetti alla puttanesca in quel ristorantino…”sai Matteo,si Matteo, ciao Matteo, ciao Matteo”…alla prossima, Matteoooo.

Che manfrinari!

Ecco, gli uomini con gli altri uomini, in genere, si appoggiano anche quando si odiano.

Le donne no. Per le donne è tutta un’altra storia.

E un duello televisivo come quello andato in onda su Porta a Porta(dove entrambi hanno portato solo il proprio narcisismo) non sarebbe neppure pensabile.

Ma torniamo ai molesti veri.

Si trovano dovunque e sono facilmente riconoscibili: sono indisponenti. Irascibili, arroganti, imprevedibili, ma sempre sotto una veste gentile, affabile accomodante quasi conciliante ma poi… hanno sempre ragione e guai però a riconoscerlo, ti direbbero che lo fai solo per tagliare corto.

Se gli dici “va bene, hai ragione”, ti rispondono che non è quella la risposta esatta.

Perchè i molesti pretendono che tu risponda in base alle loro aspettative.

Che non vengono e non verranno mai esaudite perché l’asticella viene sempre alzata.

Inutile dire  che se si tratta di un compagno è meglio perderlo che trovarlo. ma si può anche trattare di un capo o di un amico occasionale, una persona che si incontra per caso e con la quale si scambiano alcune battute solo per educazione ma che poi ti puoi ritrovare quando meno te lo aspetti ad ogni angolo di strada.

“Passavo per caso”, ti dicono se ti vedono stupita di trovarli li.

Si, per caso. Studiano gli orari, si appostano e poi girano tre volte l’isolato fino a che non spunti e con l’aria indfferente te li ritrovi a salutarti come se niente fosse.

Bisognerebbe imparare a mandarli al diavolo prima che diventino veri e propri stalker o prima che il solo fatto che li saluti, magari con un sorriso, possa fargli immaginare  chissà quali sviluppi.

Ma non è cosi facile perché vorrebbe dire precludersi la possibilità di avere un minimo di vita sociale solo per non incorrere nella possibilità di incontrare un molestatore.

Bisogna stare molto attenti perché basta una sola mossa sbagliata ed il molestatore è pronto a saltarti alla giugulare.

E allora potrebbe inventarsi qualsiasi cosa e persino diventare pericoloso. Sparlare di te in tutte le occasioni possibili, spettegolare su di te, arrivare e persino ad inventarsi storie fantastiche che ti mettono in catttiva luce e può succedere in qualsiasi momento ed in qualsiasi ambiente.

Perché il molesto ( la molesta) ha una personalità fragile ed infantile e non tollera che gli si possa dire un no qualsivogliaanche seguito da un grazie.

In genere è un perfezionista che ha un esagerato concetto di sé e il rifiuto lo manda in tilt.

Non può darsi in natura che una persona non riconosca le sue doti che sono largamente riconosciute universalmente e più ti mostri indifferente alle sue manifestazioni che somigliano spesso ai capricci dei bambini e più si impunta a perseguitarti in tutti i modi possibili ed impossibili.

Ne ho conosciuto qualcuno/a e posso dire che è un’esperienza a volte molto inquietante e in certi casi persino limitante della libertà personale o in alcuni casi e non parlo di me, addirittura devastante.

Ma  io, almeno sinora, sono sempre riuscita a seminarli. Ma non abbasso mai la guardia, potrei ritrovarmeli davanti quando meno me l’aspetto e allora ho un metodo infallibile: meno, come dicheno a Roma e di brutto anche.

Occhio!

 

 

 

 

Giù il mondo dalle nostre spalle

Ho l’impressione che la riconoscenza sia, tra i sentimenti umani, quello meno praticato o sentito.

Perché troppo spesso ci dimtichiamo di ringraziare chi ci ha fatto del bene. Magari sul momento sentiamo anche gratitudine, ma poi, molto in fretta lo scordiamo.

Riconoscere di avere ricevuto bene in un momento di bisogno, non è sempre da tutti e non sembra neppure facile.

Perché anche ringraziare, a volte, può risultare difficile. Non si sa come farlo, se tangibilmente con un regalo, per esempio, o con un biglietto di ringraziamento oppure con qualsiasi altro gesto che serva a dire a quella persona particolare che le siamo grati per averci sostenuto ed aiutato in momenti difficili.

 

Subentra, troppo presto, la quotidianità che ci fa dimenticare tutto.

Eppure un sentimento di gratitudine, fa bene soprattutto a chi lo prova. E’ una bella sensazione di apertura verso l’altro, non solo chi ci ha aiutato ma anche di riflesso verso tutto il genere umano. Perché la gratitudine è un sentimento universale,che affratella.

Per questo esprimerla è importante.

Un vecchio proverbio veneto dice che se vuoi mantenerti un amico fa in modo che non ti debba mai essere grato: non prestargli mai dei soldi.
Sembra un controsenso, ma, spesso il fatto di dover restituire qualcosa o di dover dimostrare gratitudine può addirittura rovinare anche le amicizie più consolidate. Anche perché c’è il rischio che non te li ritorni mai e si “dimentichi” che tu esisti.

Da bambina mi dicevano spesso che dovevo sempre salutare e ringraziare, ma in quale ordine, non me lo spiegavano. E ricordo un imbarazzo tremendo solo per indovinare quando dire buongiorno, buonasera, grazie…arrivederci, poi, non ne parliamo, era una vera tragedia perché non riuscivo a capire il senso della parola, la sentivo dire da mia madre o dai nonni, ma, cosa volesse dire, non lo capivo.

Arri…vederci? Mi suonava strana, non capivo il senso di “arri”, capivo, certo, quello di vederci, nel senso di trovarci, stare insieme, parlare, farsi compangia.

Ma a me bambina sembrava un termine troppo “adulto”. E ancora adesso faccio fatica a dirlo perchè mi sembra sempre inadeguato.

Ma, a prescindere da questa personale digressione sui termini, rimane il fatto che la riconoscenza è un sentimento sempre più trascurato.

Sembra davvero che nessuno debba mai niente a nessuno. E’ passata di moda? E’ una cosa di altri tempi?

O è davvero cosi “personale” da non dover essere manifestata?

Ma se non viene  manifestata che senso può avere?

Io provo gratitudine verso un sacco di gente, ma non farò l’elenco, sono cose private e chi mi legge può ben capirlo.

Concludo con una canzone dei Beatles che è un vero capolavoro non soltanto per l’armonia e le parole ma perché è “misteriosa” e ripete un concetto che ha,secondo me,  in qualche modo a che fare con il concetto di riconoscenza.

“Don’t carry the world upon your shoulder”. Cioè: “Smettila di portare il mondo sulle tue spalle”. E’ un verso di “Hey Jude”, uno dei brani maggiormente riusciti e forse più noti del quartetto inglese, i ” Fab four”.

Che c’entra con la riconoscenza?

Beh, c’entra primo perché ai Beatles devo tantissimo e gli sono gratissima per i capolavori immensi che ci hanno regalato e poi…perché ascoltandola, nel tempo…ho smesso di “portare il mondo in spalla”.

Vi pare poco?

 

 

 

Un ottimo esempio di integrazione

Tutti i lavori o le professioni sono utili alla società nel suo insieme ed al suo progredire civile, ma ce ne sono di particolari che richiedono una dose maggiore di umanità e di spirito di sacrificio.

Parlo dei medici, degli infermieri, degli insegnanti e di tutti quanti “maneggiano” un “materiale” estremamente delicato e per il quale ci vuole doppia attenzione.

Parlo, ovviamente del “materiale umano”.

Certo, sono consapevole che non tutti posseggono queste doti e, fra le eccellenze, ci sono anche molti mediocri o del tutto inadatti alle mansioni che svolgono.

Ho letto, oggi su “Il Gazzettino” di Venezia,  che un medico siriano che presta la sua opera da cinquant’anni a Conegliano Veneto, alla soglia degli 80 lavora ancora nella sanità pubblica ed è professore emerito di  Medicina Fisica e Riabilitazione e continua a curare chi si rivolge a lui. Ma la peculiarità non sta solo nell’età chiaramente pensionabile del professore, ma nel fatto che esercita gratuitamente.

Si, gratuitamente. Sembra strano, ma da quanto scrivono, sembra proprio che sia cosi e io ci credo.

I pazienti dicono di lui che si ” el xe mussulman, ma el xe mejo de un cristian” e in tanti, soprattutto anziani, fanno ancora la fila per essere visitati e curati da lui.

Ai cronisti che gli hanno chiesto perché, quando potrebbe guadagnare ancora parecchio, preferisca non chiedere un euro, il dr. Abdul Fattah Bastati ha risposto che lo fa perché è riconoscente nei confronti del nostro paese che lo ha accolto tanti anni fa e che gli ha permesso di svolgere una professione che ama.

Ho pensato ai tanti siriani che Erdogan minaccia di cacciare e di far arrivare in Europa e lo dice come se stesse parlando, non di esseri umani, ognuno con la propria storia di vita in un paese in guerra, ma come se stesse parlando di pomodori o patate.

Il dr. Bastati, per me, rappresenta un bell’esempio di integrazione, un vero modello, quello che veramente si intende quando si parla di integrazione: una persona che ha lavorato una vita nel paese che lo ha accolto e dove  ora continua a lavorare per riconoscenza senza chiedere compenso. E che non fa alcuna differenza il fatto che sia proventiente dalla Siria: quando una persona è onesta, volenterosa e capace, può fare solo bene il proprio lavoro se gli viene data la possibilità di farlo.

E chissà quanti come lui si trovano sulle navi che li portano sulle nostre coste oppure nei campi profughi allestiti sulle strade per la salvezza che in molti percorrono e che però, non sempre, arrivano a destinazione.

Pensando a questo stimato professore siriano e al bene che fa nel nostro paese da anni, non posso non pensare a quanto tutti dovremmo essere più umani nei confronti di chi ci chiede aiuto. L’Italia è sempre stata accogliente, nonostante la propaganda di alcuni politici che la vorrebbe  far sentire “invasa”.

Non possiamo certo accogliere tutti ma certo, non possiamo neppure abbandonarli al loro destino o peggio, sfruttarli per fini strumentali, come fanno molti politici.

Ma una sana via di mezzo che impegni molte energie basate su una genuina collaborazione tra i vari paesi europei per risolvere un problema col quale avremo a che fare a lungo e che potremmo, con buona volontà ed intelligenza, trasformare in risorsa.

 

Giuseppigate

Ma come mai c’è cosi poco interesse sulla spy story relativa agli incontri del ministro della Giustizia americana coi nostri 007? Conte deve riferire al Copasir che è andato in mano leghiste.
Ah, ah ah, ora apriti cielo. Conte si prepari a subire un confronto all’americana con tanto di lampada puntata sul viso da parte di Volpi, il nuovo responsabile del Copasir.
Ma non deve temere niente se ha la coscienza immacolata come afferma.
Non ha fatto nessun favore a Trump in vista di un suo eventuale appoggio alla sua premiership.
Infatti il presidente ha detto solo che Giuseppi è uno bravo, mica ha detto che è un grande statista. Non si è proprio sbilanciato.
Cosa avrebbe detto di cosi compromettente?
Mica l’ha fatto per ottenere qualche cosa in cambio ma è normale amministrazione tra “colleghi”, spalleggiarsi quando si sta più o meno sullo stesso ordine di idee.
E Conte è uno che sta sull’ordine di idee di tutti.
Commendevole il suo savoir faire, ma non altrettanto il suo lasciar fare. Avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se a farlo fosse stato Salvini, avrei proprio voluto vederlo.

Qui ci vanno di mezzo i nostri servizi segreti che si chiamano segreti proprio perché nessuno ci può rimestare a piacimento.
No, no, per me questa storia è gravissima signor primo ministro.
Voglio proprio vedere come se la cava.
Lei, in pieno agosto avrebbe dovuto rispondere che gli uffici degli 007 erano chiusi, sprangati per ferie fino a novembre,
E, poi, eventualmente se ne sarebbe riparlato dopo natale.
Invece no, lei apre agli americani, prego accomodatevi signori, fate il vostro comodo…
Ma ora dovrà rispondere all’organo competente e non credo sarà una passeggiata.
Anzi, credo proprio che di tutta la sua “azione di governo” fin qui espletata, questa sia la grana più grossa che deve risolvere.
Tutto il resto sono pinzillacchere.
Mi raccomando si prepari a dovere e ci snoccioli bene la lezione.
Se sarà convincente bene, altrimenti temo che lei dovrebbe tagliarsi, coerentemente col suo massimo referente, la, ormai persino troppo beneamata, poltrona.

P.S.: ma se Trump ha mandato i suoi scagnozzi per cercare notizie su quel tale che, a suo dire, avrebbe architettato la storia delle mail di Hilary Clinton solo per incastrarlo, un certo professore Mifsud, legato ad una università italiana, mi verrebbe da chiedergli (a Trump): ” ma allora tu perché, invece di usarle contro la tua concorrente alle presidenziali del 2016, non hai detto a questo signore che queste cose non si fanno perdindirindina, magari denunciandolo”?

Il governo del puff

Insomma, gira e rigira, i grillini alla fine sono riusciti a tagliarsi i parlamentari. Ma non solo i loro, hanno tagliato anche quelli degli altri partiti, i quali, ieri con un voto plebiscitario, se li sono tagliati in massa.

E bisogna vederlo raggiante davanti allo striscione con raffigurate le poltrone e le forbicione per tagliarle, durante i festeggiamenti per il varo della legge, DiMaio. Con quel taglio di capelli più fresco, anche se diciamo un tantino da strunztruppen.

Ora che se li sono tagliati (i parlamentari), sono tutti contenti? No, mica tanto. I dem dicono… si giustificano, che loro sono stati leali ora vedere cammello.

In Veneto si dice “amicizia che va ben, sporta che va sporta che vien”.

Ora tocca ai grillini essere leali. Faticoso e arduo credere alla lealtà di chi, fanc(i)ullescamente ride e si diverte a intestarsi leggi che scassano la Costituzione, con una leggerezza che assomiglia molto all’incoscienza.

Ma, allora, dico io, se vi premeva tanto taglierveli, ma perchè non tagliate anche le poltrone residue? Eddai, su un altro piccolo sforzo e rimarrete in quattro gatti…cinque con Conte che tanto non si siede mai perché, pare, che la sua poltrona tenda inesorabilmente a bruciargli…le amabili terga.

Comunque Zingaretti mi ha deluso, molto deluso.Poteva, già che c’era, immolarsi seduta stante o seduto stante e tagliarsi la poltrona in diretta streaming. Tanto fra poco, la prima a saltare sarà proprio la sua e se non salta diventerà cosi insignificante da sembrare un puff.

Il DiMerito di questa legge, bisogna riconoscerlo non va tutto a Zinga però, ma anche a tutti gli altri che l’hanno votata in massa.

Solo a Giachetti va riconosciuto il merito di aver votato convintamente si,  però di aver già prospettato un lungo digiuno per purgarsi dai sensi di colpa.

Mi sa che anche la sua poltrona non è proprio del tutto integra, onorevole, controlli bene prima di sedersi, non si sa mai.

Vengo dopo il PD

Ma quanti sono quelli che non vorrebbero che si parlasse di Renzi, salvo parlarne loro a volontà!
Ma perché non si dovrebbe parlare di un genio che prima ha favorito e fatto l’ostetrico di questa roba qui, maggioranza…(sic), poi, ha detto, ciao che vi saluto io mi chiamo fuori da questa roba ora “allevatevela ” voi, non voglio responsabilità
Un padre degenere che lascia la sua creatura appena nata e se ne lava le mani.
Ora sta tutto in capo al Pd e a suo povero capetto stinto Ma(h)Zinga che ha la faccia di quello che si è trovato un pargolo in fasce e sa che non è suo ma deve tenerselo!

Sempre per non parlare di Renzi, parliamo della sentenza che Renzi ha giudicato troppo debole, misera, nei riguardi dei due genitori accusati di false fatturazioni.
Grida al complotto! Grida che se era un reato cosi grave maremma porcellina, allora dovevano dargli almeno una decina di anni.
Eh, ma ci vedremo in cassazione, non è certo finita qui. Insisterà perché glieli diano cosi almeno se li leva dattorno per un po’.

Ecco, io non dico che uno cosi non dovrebbe parlare, no, ma opportunità politica vorrebbe che un senatore della Repubblcia, ora leader di un partitino appena nato ma con forti spinte alla crescita miracolosa, si desse una tanticchia di regolata (il fratello del capetto mi piace una cifra voterei per lui, potendo).

Almeno sulle questioni che non lo riguardano di persona. Che ci deve importare a noi se i suoi genitori hanno o non hanno fatto fatture false?
Hanno fatto lui e tanto ci deve bastare.
Basta per questa sera non parlo più di Renzi, mi derenzizzo, ma solo temporaneamente.
Domani è un altro Renzi. Si vedrà.

 

P.S.: oggi, dopo il varo del taglio dei parlamentari è chiaro che il Pd si sia inopinatamente tagliato i consensi da solo.

E oggi, se ce n’era bisogno, la strategia dell’Innominabile stratega ex piddino è ancora più chiara: “vengo dopo il PD, vengo dopo il PD e poi mi piazzo lì…ebbene si.

Orpelli di moda

Ormai siamo al delirio!

Non so voi, ma io che amo uscire a passeggiare nei parchi o sull’argine del fiume e che amo frequentare le pasticcerie del centro,non faccio altro che incontrare persone con al guinzaglio uno o anche più di un cane.

Piccoli, medi grossi gossissimi e spaventosi. neri e mordaci, alcuni fanno davvero paura.

E sono portati con nonchalance (proprio non gliene cala) da padroni esili, mingherlini o palestrati, donne, uomini e persino bambini, ovunque e comunque, al guinzaglio all’ultima moda, lungo lunghissimo tanto che il cane cammina davanti a loro qualche decina di metri, alcuni persino dal lato opposto della strada.

E io, che amo gli animali, li temo. Ma temo di più i padroni, la loro arroganza ignoranza delle minime regole della buona educazione e soprattutto infingarda spavalderia.

Tanto loro hanno il cane e sono apposto, chi gli dice niente a loro amanti delle care bestiole (cento chili di stazza)?

Allora, ultimamente ho adottato la tattica dell’indifferenza, fingo dinon avere paura e sguiscio il più possibile lungo il muro per evitare la cara bestiola.

Ma, se dovesse capitare che si interessi a me, guardandomi o persino abbaiando, allora non posso fare  a meno di chiedere, gentilmente a quel’arrogante scriteriato (il più delle volte) del padrone, se… scusi tanto potesse tenerlo vicino perché non amerei mi saltasse in grembo, sa è una cosa mia, trovarmi vis a vis col suo muso mi farebbe un po’ paura ma cosi, mica tanta, solo un pochina non so neppure io perché deve esere una cosa psciocologica…

Ovviamente non faccio questo discorso ma mi limito a sorridere e dire -scusi per favore- accennando al cane.

Apriti cielo, fulmini e tempeste.

Ma è buono, mi rispondono, non la mangia mica,

Ma va?

E poi, se mi trovo a prendere un cappuccino in pasticceria.Mi siedo al tavolo tranquilla, ordino e poi scopro che, nascosto sotto al sedile c’è un molosso di duecento chili che se ne sta muso a terra e che appena mi vede sedermi vicino a lui pensa subito che io voglia fare amicizia.

E non posso fare osservare al padrone che preferirei bere il cappuccino senza doverlo difendere da fidobau, ma , al massimo, ottengo un’occhiata sdegnata che significa più o meno: tu guarda questa povera scema  che non sa vivere al mondo…

Ormai sono giunta a questa conclusione: cari amici a quattro zampe…vi odio, odio voi e i vostri stupidi padroni che vi scorazzano dovunque come se foste dei trofei da mostrare per sembrare intelligenti.

E se mai, nella vita, dovessi ancora avere un cane (dopo Trudy, la mia barboncina non ne ho voluti più) lo porterei in giro con un guinzaglio a piede e solo dove non possa dare fastidio a nessuno e non lo costringerei mai a entrare nei bar o nei posti dove soffrirebbe il caldo e la noia a meno che non fosse proprio indispensabile.

E soprattutto non ne farei mai un oggetto di culto come lo stanno facendo diventare in tanti solo per vantare il proprio smisurato ego e consolarsi delle proprie frustrazioni.

Ma lo rispetterei come va rispettato perché un cane non è il nostro alter ego ( più intelligente) ma un compagno che abbisogna di attenzioni e affetto e va tenuto a bada ed educato perché può diventare aggressivo e pericoloso e gli altri non devono per forza trovarlo irresistibile.

E non è un abito alla moda da esibire in società e di cui farsi un vanto.

Perché cosi rendete ridicolo lui e voi stessi e ne fate un povero orpello senza dignità.

 

 

A quer paese

Conte ha sibilato davanti ai giornalisti, che nessuno ha la golden share del governo, tutti  contribuiscono in parti uguali al suo funzionamento. Già, si è accorto che basterebbe aggiungere un’ acca davanti ad IV perché Renzi, diventasse “letale”, per la sua sopravvivenza.

Ma dopotutto sia Renzi che DiCoso (c’est plus facile), sono dalla parte del popolo e, giustamente e fieramente si oppongono agli aumenti dell’Iva, sotto qualsiasi forma. Le “rimodulazioni “non gli piacciono e non glielo mandano a dire.

Si sono messi assieme, tappandosi il naso, proprio per non far aumentare l’Iva e salvaguardare i cittadini e ora sarebbe un tradimento , perdinci, anche aumentarla di un bip. E Salvini, poi è in agguato come una fiera assetata di sangue.

E allora? Direbbe la di Maio…nchi. Allora per fare gli “espansivi “ bisogna indebitarsi, fare deficit, non aver paura di questuare a Bruxelles e fare la voce grossa. Per Bacco. Dicono.

Si,si, sarà. Però io avrei una domandina per lo Stato. Gli direi: senti stato, ci conosciamo da molto tempo, possiamo darci del tu?

Ok, vorrei sapere come mai un cittadino ligio alle leggi, che ha sempre pagato tutte le tasse, le multe etc. che ha sempre votato, fatto persino la fila ai gazebo per le primarie di quell’innominabile partito da cui partono tutti, sopportato sgoverni di ogni sorta, e ora, per fare un piacere ai consensi di DiCoso e della sua movimentata banda, deve leggere che tu stato, stai versando il reddito di cittadinanza ad una (ma forse anche più di una ) ex brigatista, la quale, avrà pure il diritto di sopravvivere , nessuno lo nega, ma, caro stato, se per farlo deve pesare sulle tasche

del  cittadino ligio di cui sopra, il quale pur comprendendo i suoi  problemi si sentirebbe anche l’obbligo di mandarti…beh ci siamo capiti dove, no? E allora…  Perché, se tu stato vuoi essere espansivo sempre col portafoglio dei soliti noti(diciamo cosi), “allora” sai che cosa ti dico: che quel cittadino avrebbe diritto di infuriarsi.

Eh, si, volete ridurre i parlamentari perché fa molto consenso? Ha molta presa sulla gente, serve a DiCoso per rimanere ancorato alla poltrona?  Cosi meno sono e meno rompono le scatole ai capi?

Certo che è pensata bene. Però  volendo si potrebbe anche pensare a diminuire i lauti stipendi e mance e mancette , ma quello non farebbe altrettanto piacere ai parlamentari che rimangono, vero?

Insomma, caro stato, alla fine sai che cosa ti dico?  Te lo dico alla Sordi, và: è l’ora che ve ne annate tutti a quer paese…sapessi quanta ggente che ce stà…

Il racconto di una bella vacanza

Pubblico eccezionalmente questa breve nota di Alessandro, che ha voluto condividere con noi le sue impressioni di un recente viaggio in Turchia. Un bel modo per fissare nella memoria una vacanza  durante l’estate infuocata appena trascorsa.

Ho trovato questo racconto molto interessante ma mi permetto solo di osservare, come fa anche l’autore, che prima che la Turchia possa eventualmente entrare nella UE, deve fare ancora molta strada sul piano dei diritti umani.

 

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In principio vi furono gli Ittiti, cinquecento anni di civiltà e un rapido misterioso declino; poi ai Frigi, ai Traci, ai Lidi e agli Armeni, subentrarono  i Greci  che fondarono Bisanzio;  quindi ai Persiani di Dario segui l’impero di Alessandro Magno e, dopo la sua morte prematura, i Romani, il cui imperatore  Costantino il Grande trasferì la capitale da Roma a Costantinopoli; caduto l’Impero Romano d’occidente, ecco il  lungo periodo bizantino che, per quasi mille anni, mantenne vivo l’Impero Romano d’oriente.
Fu Maometto il conquistatore che nel 1453 violò le potenti mura della capitale, cambiandone il nome in Istanbul, e fondò l’Impero Ottomano che  durò oltre seicento anni, impero che Solimano il Magnifico portò ai massimi fasti, estendendolo dall’Africa fino alla porte di Vienna. Seguì il lento inesorabile declino fino al suo disfacimento, dai cui resti Mustafa Kemal “Ataturk”, nel 1923,  fondò la moderna repubblica turca.
Questo l’amalgama  di storia, popoli, civiltà, lingue e religioni dell’odierna Turchia che aspira da decenni ad entrare a far parte dell’Unione Europea.
Un grande Paese, in cui si alternarono fede cristiana e fede islamica, oggi di fede prevalentemente sunnita, dove convivono stridenti contraddizioni, le moschee col richiamo alla preghiera del muezzin e i grappoli di grattacieli, le banche, i centri commerciali, gli hotel di lusso.

Giungendo a Istanbul, in volo di notte, ti assale lo sgomento delle mille luci che ne disegnano la forma delle penisola storica, ultima propaggine dell’Europa  che si affaccia al continente asiatico, quell’Anatolia che i romani chiamarono Asia Minore, e man mano che l’aereo compie la sua complessa manovra di avvicinamento all’aeroporto,  vai scoprendo il dettaglio dei  ponti che congiungono i due continenti lungo la striscia nera del Bosforo, e infine, prima che la fase d’atterraggio sia completata, il ponte di Galata che attraversa il Corno d’oro. col suo formicolare luminoso di auto.

Metropoli di Diciassette milioni di abitanti, edificata su sette colli come Roma, una aeroporto tanto vasto da perdercisi, grattacieli modernissimi tra le case più antiche in stile locale e profili di moschee imponenti coi minareti svettanti.
Due magnifici  ponti  collegano il continente europeo a quello asiatico, e penso a quel ponte, troppo lontano nei progetti del nostro Paese, che invece, non è stato mai realizzato per unire la Sicilia alla penisola italica.
Tolte le possenti mura teodosiane, l’acquedotto e la cisterna di Valente,  rimane poco di Roma, se non il ricordo. Nessuna traccia di Costantino il Grande fondatore di Costantinopoli, la chiesa che ne raccoglieva le spoglie è stata distrutta per far posto a una moschea: rimane un sarcofago, o forse un cenotafio, che lo ricorda, nelle chiesa di Hagia Irene.
Del periodo bizantino,  la basilica di S.Sofia voluta da Giustiniano, da chiesa cristiana, prima ortodossa poi cattolica,  fu trasformata in moschea, qui venivano incoronati gli imperatori dell’Impero Romano d’Oriente, qui ebbe luogo il massacro di cristiani per opera di altri cristiani, quelli della quarta crociata cui aveva partecipato Venezia capitanata dal Doge Dandolo. Ne nacque la parentesi dell’impero latino durato circa sessant’anni. Ora è un museo pieno di turisti che guardano incantati la grande cupola, i mosaici, le decorazioni di questa grande moschea sorretta dai imponenti contrafforti, visibile insieme ad altre nel panorama incantevole delle città.
Il resto è ottomano e islamico, come testimoniano  l’imponente e sontuosa Moschea di Solimano il magnifico, oppure il vasto palazzo Topkapi, sede dei sultani, dei loro guerrieri Giannizzeri,  delle quattro mogli e delle donne dell’Harem, coi suoi giardini, le raffinate decorazioni, la varietà di maioliche, i gioielli.
 Venezia e Genova, la repubbliche marinare che vi stanziarono i loro avamposti, insieme con spagnoli e portoghesi, per commerciare con l’Oriente,  li ritrovi, l’una nel lampadari di Murano della magnifica sede di un sultano, il palazzo di Beyierbeyi, gli altri, nella svettante torre di Galata, scavalcato il Corno d’Oro attraverso l’omonimo ponte, animato di gente e di auto, coi ristoranti affacciati sul Corno d’Oro.
Qui era tracciata la via delle seta col viavai di merci – sale e vari tipi di spezie, oltre la preziosa stoffa-   scambiate tra Oriente e Occidente-  testimoniata dai grandiosi craravanserragli che,  un tempo  rifugio e ristoro degli uomini e degli animali delle carovane,  si elevano oggi maestosi ma vuoti,  lungo il tragitto.
Ad Efeso, più che altrove, ritrovi l’impronta di Roma, nelle imponenti rovine delle città, su cui primeggia la facciata delle biblioteca di Celso un tempo ricca di dodicimila pergamene, e nelle città sotterranee del tempo delle persecuzioni cristiane per opera di Diocleziano.
Se di Costantino il Grande è rimasto solo il nome, la voce stridula dei Muezzin che chiama alla preghiera, sembra fare aleggiare lo spirito di  Gialal ad-Din Rumi, detto Mevlana,  il poeta mistico fondatore dell’ordine dei dervisci rotanti -il cui raffinato monastero si trova a Konya- autore di una guida spirituale, di 25 mila versi, da recitare per compiere l’ascesa verso Dio.
Di grande suggestione gli spettacoli naturali, le cascate pietrificate di Pumakkele, il lago salato sulla via di Ankara, un deserto bianco che richiama quell’idea dell’infinito che solo il mare può dare, le gibbosità del terreno delle Cappadocia, quelle formazioni di torri con cappuccio chiamati camini della fate, il museo  all’aperto di Goreme dove un tempo, nei cunicoli, nelle stanze, nei luoghi di culto nonché di sepoltura, scavati nel tufo, pullulava la vita.
Mi chiedo perché questo grande paese, che fu culle di antichissime civiltà, oggi in continuo sviluppo, pur ambendolo fortemente, non riesca ancora a far parte delle Ue. Eppure l’odierna Turchia, facente parte della Nato dal 1952, di cui si fa interprete il premio nobel Orhan Pamuk, darebbe un gran contributo all’Unione in termini di economia e interscambio di cultura.
La mia impressione è che si tratti di un grande popolo, che la sovrapposizione di civiltà diverse ha reso duttile e ricettivo  contrariamente all’immaginario che me lo rappresentava prigioniero di usi e costumi tribali e di una religione che tende a pervadere lo stato rendendolo incompatibile con la civiltà occidentale. Ho visto invece nelle persone con cui ho avuto uno scambio di idee, nelle organizzazioni efficiente di certi servizi, nella cortesia dei rapporti interpersonali, l’aspirazione ad  assimilare una mentalità occidentale che non rinneghi però quanto di buono hanno sedimentato secoli di storia costruita dai popoli asiatici.

Ma ci sono ancora molte questioni irrisolte. La Repubblica Turco-Cipriota instaurata manu militari e le tensioni con la Grecia, la condizioni dei 25 milioni di Curdi oppressi che reclamano il riconoscimento dei  loro diritti di autonomia,  lo stato di  conflittualità interna sempre presente, le libertà democratiche mortificate da un regime autoritario, quello di Erdogan,  delle durata di parecchi lustri,  cui non è estraneo l’uso delle tortura contro le minoranze etniche, uno Stato non laicizzato, i diritti civili non ancora allineati a quelli occidentali, la condizione della donna oggetto ancora di crimini odiosi quali la violenza domestica, lo stupro, il delitto d’onore, la violenza per abbigliamento non tradizionale.

 

Eppure, a più riprese, la Turchia si sforza d’intraprendere il cammino  verso una condizione accettabile per le civiltà occidentali, non so se a breve ce la possa fare:  certo, condizione necessaria, ma non del tutto sufficiente, sarebbe che si liberasse prima dal regime autoritario e oppressivo di Erdogan, riprendendo poi la via delle riforme civili, della laicizzazione dello stato, del rispetto delle minoranze, della democrazia. Dopo averla conosciuta, sia pure superficialmente, spero che il futuro possa essere propizio a questa soluzione.

Alessandro Stramondo

 

Unico colpevole

Concessa la semilibertà a Rudy Guede, il ragazzo invoriano, unico a scontare la pena per l’assassinio della povera Meredith Kercher, dopo che Raffaele Sollecito e Amanda Knox, sono stati assolti in Cassazione.
Dunque, Rudy, in carcere da dodici anni per aver commesso il fatto in concorso con altri, potrà godere di un regime carcerario meno pesante. Anche perchè sembra avere mantenuto sempre un ottimo comportamento, essersi laureato e avere collaborato per il proprio reinserimento nella società. Potrà uscire per qualche ora ogni giorno e dopo dodici anni di carcere deve fare effetto.
Si è sempre dichiarato innocente anche se ha ammesso di essersi trovato sul luogo del delitto mentre veniva commesso ma di non avervi partecipato.
Ma la cosa che lascia più perplessi è che il “concorso in omicidio” del quale l’ivoriano è accusato, suona un po’ ridicolo visto che è l’unico a pagare per questo orribile misfatto, mentre i complici non si sa chi siano, né mai si saprà.
Salta anche molto evidente all’occhio, il fatto che il ragazzo non avesse i potenti mezzi messi in campo dagli altri due imputati per difendersi e che sia rimasto, anche per questo, l’unico a dover fare i conti con una giustizia che, nel suo caso, forse, non ha equilibrato i piatti della bilancia ma li ha fatti pendere dalla sua parte, visto che era il più debole e maggiormente indifeso.
E’ brutto dirlo e bisogna rispettare le sentenze, ma se Rudy ha ucciso Meredith assieme ad altri, perché in galera ci sta solo lui?

 

Pubblicato oggi (2.10.2019) su “Italians ” del Corriere della Sera