Riflessioni sull’Unione Europea

Pubblico, eccezionalmente, le considerazioni di un lettore sull’Unione Europea, perché le trovo interessanti e possono offrire molti spunti di riflessione.

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Sono trascorsi, oramai, una sessantina d’anni da quando furono create le prime istituzioni, fra Paesi europei: EURATOM, CECA, MEC… che, nelle intenzioni degli allora capi di Stato e di Governo di alcune nazioni del nostro continente, avrebbero dovuto essere, attraverso un processo di sempre più stretta integrazione, “antesignane” di una futura unione politica fra gli stessi.

Invece, dopo tutto questo tempo, oltre ad essere rimasti ancora al palo, di quel “sogno” sembra tutto svanito.
L’ unica istituzione sopravvissuta, fra quelle del passato è la attuale “Unione Europea”, “evoluzione”, si fa per dire, del vecchio MEC.
Di unione, però, a parte l’enfatico nome, non c’è niente.
Essa è divenuta, poco alla volta, anno dopo anno, più un assemblaggio di Stati che, a mio giudizio hanno poco o niente da spartire, occupati, come sono, a primeggiare uno sull’altro o a turlupinarsi vicendevolmente, che una comunità desiderosa e determinata ad addivenire, quanto prima, a svolgere nel mondo un ruolo di “pacifica potenza”economico-politico-militare.
Ogni Stato europeo comunitario, difatti, continua pur sempre a restare indipendente e sovrano, con i propri problemi o le proprie nazionali “gioie interne”.
In buona sostanza a non aver niente a che spartire con gli altri Paesi (europei comunitari) se non alcuni interessi meramente….condominiali o di nazionale convenienza.
In tale contesto parlare di interessi comuni o di comuni destini…federali e prendere iniziative in tal senso, è tabù.
In un mondo in continua evoluzione e con mille problemi da affrontare, con nuove o vecchie potenze sorte o che sono già formate sul nostro pianeta (USA, Cina, Russia, India, Musulmani, ecc.), gli Stati europei, o molti di essi, continuano, imperterriti, a coltivare ancora sogni di “egemonia” nazionale, così come accadeva tanti anni or sono quando le colonie di diversi Paesi europei li rendevano importanti e prestigiosi (grandeur francese, Impero di Sua Maestà britannica, Sacri Romani Imperi germanici, domini di re spagnoli dove non tramontava mai il sole e via dicendo…).
Ci si chiede perché gli attuali leaders europei, almeno quelli dei Paesi più rappresentativi (Francia, Germania, Italia, Spagna…) non si siedano attorno ad un tavolo e non comincino a parlare, seriamente e una buona volta, di “unione politica” buttando giù una bozza di…unione in tal senso?
1) Una Costituzione democratica e condivisa che salvaguardi i nostri comuni valori cristiano giudaici;
2) Un Parlamento europeo democraticamente eletto dai cittadini europei (ogni Stato comunitario invia propri rappresentanti proporzionalmente al numero dei suoi abitanti) con gli stessi poteri e prerogative che ha il Congresso degli USA.
Il Parlamento europeo elegge il Presidente dell’Unione che, a sua volta, forma il Governo avvalendosi della collaborazione dei “Commissari”, o ministri che dir si vogliano, da lui nominati e preposti ai vari dicasteri sovrannazionali quali, ad esempio:
– la politica estera;
– la difesa (forze armate comuni europee coordinate da una istituzione sovrannazionale a guisa di “Pentagono”);
– l’ economia (moneta unica gestita ed emessa da una BCE che abbia però i poteri di una Federal Reserve americana) con tasse uguali per tutti gli Stati comunitari e guidata da un unico dicastero federale, ecc.;
– una unica cittadinanza europea con passaporto valido ed identico per tutti i cittadini dell’Unione…
Ovviamente politica estera comune che faccia capo ad un solo ministero e ambasciate europee al posto di quelle oggi nazionali.
– seggio unico europeo al Consiglio di Sicurezza all’ONU affinche’ in tale sede il nostro continente possa contare di piu’ che non i singoli Paesi per trattare del clima, delle migrazioni di popoli e quant’altro di importante e vitale v’è oggi nel mondo.
In buona sostanza necessita creare i concreti presupposti per una improrogabile unione politica europea nella quale, pur salvaguardando le “autonomie” e le prerogative dei singoli Stati “nazionali” tuttavia le altre competenze e poteri, quali possono essere moneta, difesa, politica estera e quant’altro stabilito nella Costituzione Federale, siano di spettanza ….”federale” e delegate ad apposite istituzioni.
Quanto sopra, però, sembra non interessare a nessun leader europeo perché nonostante tutti (Macron, Merkel ecc.) si professino europeisti, democratici e aberranti i “sovranisti”, i “populisti” e quant’altri di tal risma, tuttavia sembrano restare sordi ed indifferenti a tali iniziative.
Tutti ciarlatano, tutti accennano a crescita, a lavoro, a benessere, a progresso europeo e quant’altro ma poi tutto rimane in un’ottica nazionale perché ogni Stato in fin dei conti vuol rimanere, libero, indipendente, sovrano, e, appena lo può, in condizione di turlupinare l’altro per fare I PROPRI INTERESSI NAZIONALI alla faccia della unione e delle belle chiacchiere!!!
Allora se sono davvero cosi’ europeisti come dicono, perché non si muovino, i leaders europei (Macron e Merkel in primis), sulla succitata via senza stare a perder tempo con ipocrite chiacchiere e a tirar acqua ognuno al proprio mulino solo per far egoistici interessi nazionali a scapito di quelli comuni?
Ripeto, non siamo più all’epoca degli Stati di ottocentesca memoria o, peggio ancora, al periodo feudale dove bastava arroccarsi nel proprio maniero o attaccare il signorotto confinante per prevalere e stare “bene”; oggi il mondo è cambiato e sono mutati tempi e i problemi ragione per cui questa attuale “pseudo” unione europea si dia una mossa attuando davvero un percorso unitario oppure abbia almeno la dignità di mandare tutta la istituzione allo sfascio piuttosto che trascinarsi in una ipocrita ed inutile farsa che di unitario non ha proprio niente.
Cordiali saluti.
Romolo Piccinini
RISPOSTA:
Non credo sia una buona idea mandare allo sfascio la UE ma, come afferma anche lei, credo sarebbe più giusto, specie in momenti di svolta come questo, cercare di trovare soluzioni nuove a problemi vecchi, cercando strade alternative che rafforzino l’idea di una unione tra stati europei che vogliono veramente che gli ideali di pace e di solidarietà fra i popoli (ragione principale per cui la UE è nata) vengano esaltati  e non avviliti.
E che serva da argine a chi, al contrario, vorrebbe riportarci indietro nel tempo.
m.g.

2 commenti su “Riflessioni sull’Unione Europea”

  1. Con la lettera relativa all’oggetto, che Le inviai e che Lei gentilmente mi ha pubblicato sul Suo blog, non intendevo condannare allo sfascio la UE che, anzi, vorrei evolvesse in una forte e autorevole “federazione” o “confederazione” politica di Stati pronta a svolgere, nel mondo, un ruolo non di prepotente egemonia ma di autorevole equilibrio e possibilmente di pace.

    La attuale UE, così comè è concepita e strutturata, purtroppo si sta “sfasciando” da sola, con grande disappunto ed amarezza di chi credeva nel sogno europeo!

    Difatti gli attuali leaders europei, in primis Macron e la signora Merkel, sembrano proprio che, al di la’ delle belle chiacchiere e del ridondante europeismo proclamato, in fin dei conti sono piu’ nazionalisti dei tanto vituperati sovranisti e populisti europei che essi (giustamente) biasimano e condannano.

    I governanti francesi e tedeschi succitati non ne vogliono proprio sapere di indire, ad esempio, una riunione con gli altri loro colleghi europei (perlomeno i più rappresentativi: Italia, Spagna…) per iniziare seriamente a buttar giu’ una “bozza” di unione, sulla falsariga di quella da me indicata (non sono un genio costituzionalista!!!).

    Quel “velato nazionalismo”, quel cercare in tutti i modi, sempre e comunque, l’interesse nazionale “sfruttando” a proprio vantaggio le istituzioni eurocomunitarie, la dice lunga sulle reali intenzioni dei governanti degli Stati membri della UE.

    E’ inutile ciarlare di crescita, di benessere, di progresso e quant’altro di simile quando poi ogni Paese vede cio’ in un’ottica nazionale e continua a preservare “a tutti i costi” la propria indipendenza e sovranità cercando di trarre benefici nazionali da una istituzione comunitaria che invece dovrebbe essere indirizzata a scopi e destini comuni.

    E’ lapalassiano e sotto gli occhi di tutti constatare che ogni Stato comunitario mira più a salvaguardare i propri interessi nazionali (magari anche e soprattutto a scapito di altri partners) che impegnarsi, collettivamente, per fini collettivi.

    Non c’è, difatti, fra gli Stati, cosiddetti “comunitari”, una politica estera comune, non un progetto politico collegiale, senza contare che politicamente, economicamente, militarmente e financo strutturalmente rimangono più un assemblaggio di Paesi “disuniti ed in concorrenza fra loro” (una specie di armata Brancaleone) che una entità politico istituzionale compatta e con le idee chiare.

    In un mondo in continua evoluzione e con problemi di vitale importanza (cambiamenti climatici, migrazioni di popoli, potenze statali emergenti o già confermate, terrorismo mai sopito, guerre economiche di dazi, ecc.) i Paesi europei pensano più alle dimensioni dei cetrioli, pensano più ad applicare massacranti politiche di austerità economica, o ad imporre, attraverso gli organi pseudoistituzionali, ai Paesi politicamente piu’ deboli e più esposti geograficamente, accoglienze sconsiderate e nulla affatto soppesate..; (il tutto in un contesto meramente individualnazionale), piuttosto che un progetto politico unitario comune.

    Il paradosso, tra l’altro, di questa UE, è che in buona sostanza le disposizioni comunitarie (giuste o demenziali che siano) vengono si’ emanate da “Bruxelles” ma ogni Stato poi, nell’ ambito della sua “sovranità”, deve recepirle ed applicarle al suo interno.

    Ogni disposizione non è diretta, non proviene da un Governo federale centrale da cui tutti dipendono (ma anche dal quale sono tutelati, come accade negli USA per intenderci), bensì viene “filtrata”, come in un condominio:
    le direttive sono esposte in bacheca, nell’androne del palazzo o consegnate attraverso la cassetta postale ai singoli condomini che, una volta ricevute, devono ottemperarvi..

    Se poi nel contesto condominiale c’è qualcuno che per qualche motivo non può uniformarsi alle disposizioni o non è in regola con i pagamenti, all’amministratore non interessa: il “reo” rischia comunque sanzioni o quant’altro.

    La attuale UE non e’ altro che un condominio di Paesi, non una famiglia di Stati!!!

    Ogni Stato condomino ha il suo appartamento, costituito dal proprio territorio e sovranità, ha i suoi problemi o gioie che non condivide affatto col vicino.

    Ognuno conduce vita propria con l’unico impegno di osservare le summenzionate disposizioni prese in sede di assemblea condominiale, dove, tra l’altro, si segue quasi sempre la linea di quei due o tre condomini che contano maggiormente vuoi perché più maneggioni, vuoi perché più influenti o più scafati o più persuasivi.

    Si immagini, per rendere l’idea sulla UE, che l’Italia, invece di essere uno Stato unitario, sia un assemblaggio di…regioni indipendenti.

    Da Roma partono le disposizioni che tutte le regioni indipendenti devono ottemperare, ognuno, ovviamente, nell’ambito della propria individualità e capacità in quanto sovrani e liberi.

    A quel punto la Lombardia e la Basilicata, per citare ad esempio, devono provvedere, ciascuno, come accennato, con le “proprie” risorse e capacità, a realizzare quelle direttive:
    ad esempio costruire autostrade oppure impianti eolici oppure monumentali ed attrezzatissimi ospedali oppure ancora non spendere troppi soldi perché il budget regionale è stato stabilito da Roma e via dicendo…

    In un tale contesto di disparità e “indipendenza condizionata” può darsi che la Lombardia riesca, senza tanti problemi, a realizzare le summenzionate direttive di Roma, anche e soprattutto grazie alle sue risorse economiche ed organizzazione amministrativa, ma….una regione come la Basilicata, che è meno abbiente e meno organizzata, come fa ad “allinearsi” alla omologa del nord Italia?

    A Roma questo non interessa.

    La Basilicata deve trovare il sistema.

    Se non lo fa scattano, nei suoi confronti, i procedimenti di infrazione (cornuti e mazziati, i Lucani)!!!

    Ovviamente non si considera, in ambito UE, che tale gestione è assurda.

    E’ come pretendere che una squadra di calcio renda il meglio pur essendo assemblata con gente come Cristiano Ronaldo, Leonel Messi ma anche con comuni settantenni cardiopatici o con reumatismi cronici!!!

    Un unico Stato federale, nel quale ognuno può essere inserito potendo contribuire secondo le proprie capacità, ma guidato da un’unica regia governativa, e’, a mio giudizio, più logico ed umano che non una accozzaglia di disparati Paesi, indipendenti e litigiosi, che devono, comunque, andare all’ unisono senza una guida autorevole quale può essere un vero esecutivo federale!!!

    Del resto quale Paese, sulla Terra, non ha al suo interno, zone più sviluppate ed altre meno?

    Non per questo quelle parti del Paese vengono tralasciate ed abbandonate a sé stesse, penso.

    Il governo centrale ha sempre il dovere di ridistribuire ricchezza ed aiuti, di qualsiasi genere.

    Se negli USA dei migranti messicani entrano clandestinamente in Texas, il problema è di tutta la federazione americana e non circoscritta al solo stato interessato (il Texas appunto).

    Negli USA, a differenza della UE, non esiste il concetto per cui se dei clandestini pervengono in Texas è quello Stato che deve risolvere il “proprio” problema mentre gli altri Stati (Montana, Minnesota ecc..) se ne lavano le mani e chi s’è visto s’è visto. Oppure se l’Arkansas naviga in cattive acque economicamente Washington non interviene alle bisogna col bilancio federale!!!

    Termino qui scusandomi per la lungaggine della presente.

    Purtroppo, se continua cosi, la UE non avrà vita lunga. Si tornerà al passato, con gli Stati europei sempre più arroccati nei loro angusti confini, (magari continuando a nascondersi ipocritamente dietro una fittizia istituzione UE) perché vittime di pregiudizi, di ipocrisie e di anacronistici ed illusori sogni di egemonie nazionali.

    Cordiali saluti.

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    Sembra che qualcuno lo stia capendo e speriamo che qualcosa cambi prima che tutto vada a gambe all’aria.
    La prego di fare interventi più “piccinini”. Grazie.

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  2. L’intervento di Piccinini chiarisce bene lo stato attuale della Ue.
    Vorrei solo puntualizzare che non è facile, con Paesi che hanno avuto ciascuno una lunga storia di Stati indipendenti, con la loro costituzione, le loro usanze, le loro tradizioni, trovare quella buona volontà necessaria per cedere ognuno una parte della loro sovranità ad uno Stato federale o una Confederazione di stati.
    Però rimango ottimista, non credo che l’Ue stia per morire, diamo tempo al tempo, un ritorno al passato, nonostante brexit, è impensabile.

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