Andate in pace

Pare, che potrà chiedere il reddito di cittadinanza, chi dimostrerà di essere povero e residente da almeno dieci anni in Italia.

Riceverà 780 euro al mese tramite una tesserina e potrà spendere solo con moderazione e per acquistare generi di prima necessità. Le caramelle non sono consentite e neppure, ovviamente, sigarette, alcol, libri o giornali. Per quanto riguarda il vestiario non saranno possibili  acquisti di prodotti made in Cina, ma si dovranno comprare le pezze di fabbricazione italiana, e confezionarsi gli abiti in casa, compresa le biancheria intima. Sono previsti, all’uopo, corsi di cucito (naturalmente a pagamento).

Se si verrà scoperti a bere un caffè al bar si rischia un’immediata condanna per uso illecito di fondi (di caffè) pubblici.

Si dovranno effettuare lavori socialmente (in)utili per un tot di ore settimanali e si potranno rifiutare solo tre lavori offerti dalle agenzie dell’impiego. Quest’ultima clausola è facilmente superabile perché, prima che l’agenzia sia in grado di proporre tre lavori in un arco di tempo ragionevole, al redditato può tranquillamente  crescere una bella barba bianca e a quel punto può chiedere la pensione di cittadinanza.” E’ la somma che fa il totale”.

Si prospetta un periodo di vacche relativamente grasse per i poveri del nostro paese che potranno finalmente contare su un valido aiuto su quale appoggiarsi.

Naturalmente, essendo i poveri residenti in Italia una cifra consistente, per reperire i fondi (oltre che fare bancarotta) gli altri italiani si vedranno ridurre automaticamente gli stipendi, cancellare tutte le famigerate tax expeditures (agevolazioni fiscali ) , vedranno aumentare le tasse, le bollette, la benzina,, i ticket sanitari, le medicine…

E in più dovranno rendicontare allo stato quante volte vanno al cinema/teatro o in pizzeria o varie ed eventuali, perché se  riterrà che si stiano divertendo troppo, potrà chiedere di essere più morigerati.

In compenso però, gli evasori grandi e piccini potranno stare tranquilli: è in arrivo un ennesimo bel condono.

Italiani, il governo vi ascolta, tacete e andate in pace.

 

P.S.: Ho preso l’argomento con vena umoristica perché mi è congeniale ma non per questo non mi rendo conto che questo sia un tema molto serio.

Penso, al contrario, che sia uno dei temi più importanti attualmente con la povertà in crescita.

Ciò non toglie che per come viene gestito in questo momento dalla maggioranza di governo, mi lasci molte perplessità. La prima è dovuta alle coperture che rischiano di mandarci in bancarotta, e a seguire il modo come è stato impostato.

Riconosco però ai grillini il merito di averlo portato alla ribalta come un problema serio da affrontare ma non apprezzo il modo, l’atteggiamento autoritario e burbanzoso di Di Maio, come se prendesse i soldi dalle tasche proprie e non li chiedesse a noi tutti.

Credo che sia giusto istituire un aiuto a chi ha bisogno (varie forme di assistenza già esistono come il reddito di inclusione) ma deve avere un importo compatibile con le risorse a disposizione (quasi nulle) e non deve rappresentare un intervento quasi umiliante per chi lo richiede.

Credo che una cifra intorno ai 500 euro per chi dimostra di non avere reddito (o insufficente a mantenersi) debba essere riconosciuto per un tempo stabilito  che potrebbe essere un paio di anni. Che però non rappresenti una specie di carta di identità del povero della quale vergognarsi quando si presenta nei negozi.

Dovrebbe essere corrisposto tramite bonifico e chi lo percepisce dovrebbe essere libero di spenderlo come crede.

E’ chiaro che bisogna avere fiducia che chi si dimostra povero da richiedere un sussidio, quando lo ottenga non andrà a spenderlo in gioielli.Quindi lasciare la dicrezione alla persona e non metterla nella condizione di sentirsi umiliato quando presenta quella tessera.

Poi, va bene tutto, ma dovrebbero essere su base volontaria i lavori socialmente utili o affini, e non porre alcun limite alla eventuale non accettazione di lavori. Sarebbe davvero curioso che chi ha bisogno di lavorare non ne accettasse alcuno, ma non deve essere una costrizione accettare posizioni che magari confliggono sia con la preparazione del soggetto sia con le propie aspettative di carriera.

Va tenuto presente, secondo me, che parliamo di persone, soprattutto giovani che hanno un’enome difficoltà ad estrinsecare le proprie  potenzialità in un paese come il nostro che, sinora, li ha sfruttati e relegati a posizioni marginali, precarie e pagate una miseria.

Quello che va perseguito è lo sviluppo del paese tramite investimenti per il lavoro perché l’aiuto che lo stato da al singolo sia temporaneo e costituisca solo una fase transitoria che poi sfoci i un impiego duraturo e possibilmente retribuito in maniera congrua.

3 commenti su “Andate in pace”

  1. Gazzato, oso e mi permetto di richiederti un tuo racconto, di quelli che evocano la tua infanzia, ad esempio, per rompere la tristezza e la desolazione del panorama politico attuale. Grazie in anticipo!

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  2. Fatti salvi i casi di povertà reale che vanno comunque sanati a carico della comunità, è il lavoro che bisogna favorire e creare.
    È il lavoro che dà dignità, quindi, lavoro, lavoro, lavoro.
    Il lavoro lo creano soprattutto gli imprenditori: agire quindi su di essi in varie direzioni (riduzione del cuneo fiscale, oneri previdenziali a carico della comunità, incentivi per i giovani, incentivi per la loro qualificazione, aiuti per l’innovazione, finanziamenti facilitati, sburocratizzazione, incentivi per il reinvestimento dei capitali, etc).
    Poi la politica degli investimenti in opere utili per l’ammodernamento del paese (trasporti, sicurezza del territorio, energia, etc.)
    Infine, se non bastasse, ci sono mille lavori socialmente utili che potrebbero impegnare chi fosse in attesa di una sistemazione. Organizzarsi per svolgerli.
    Ecco il vero reddito di cittadinanza. Chi svolge questi lavori è pagato, i soldi se li è guadagnati, non sono un regalo, li spenda come vuole.

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  3. Non votavo da tempo ma questa volta ho dato il voto ai 5s, è divertente la presa in giro ma una cosa è ridere quando si può ma chi non può può solo piangere. E allora ben venga il rdc di Dimaio e co. almeno loro hanno pensato alla gente e non ai soliti raccomandati. Poi se faranno male non li voterò più ma per adesso fanno quello che promettono.
    Poi che chiedano tre lavori no problem, si prende il terzoe si tira avanti e tanto sono tutti precari. Quando mai ci sarà lavoro stabile qui? Se aspettavi il pd…

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