Not in my name

Non credo sia mai capitato che un ministro dell’Interno, quello che deve garantire la sicurezza dei cittadini italiani, sia stato accusato di sequestro di persona aggravato. Questa è l’accusa arrivata dalla Procura di Palermo a Matteo Salvini in ordine alla vicenda della nave Diciotti.

Ma lui fa spallucce. Chisseneimporta? Sembra dire in diretta Facebook, dove parla con tutti i suoi followers che lo seguono a bocca aperta e pieni di ammirazione. Dice che se ne fa un vanto, si appunterà una medaglietta.

Si, quella delle giovani marmotte! E poi contesta la magistratura per la sentenza del Tribunale del Riesame di Genova che ha ordinato il sequestro dei beni della Lega. Che c’entra lui? Che c’entra la “sua” Lega? Lui è candido e puro come un giglio se la prendano con i dirigenti di allora…

Questo dice il signor ministro. Magistratura Democratica ha ventilato un atteggiamento addirittura eversivo.

Beh…ma chi se l’aspettava? Abbiamo Mr.Onestà al governo assieme a questo signore che sfida, apertamente la Magistratura accusandola, neppure troppo velatamente di fare politica e di volerlo eliminare per via giudiziaria.

Ma non basta, Salvini non solo sequestra le persone ma le scaccia, le mette fuori di casa e le fa dormire per strada.

Famiglie complete dopo gli sgomberi avviati a Sesto San Giovanni e a Roma, dove la Polizia ha intimato a chi occupava abusivamente degli stabili da anni, di prendere le proprie quattro cose e di uscire all’aperto.

Per questa prepotenza gratuita non c’è un’altra medaglietta per il ministro?

E Cinquestelle che fanno? Stanno tranquilli e beati a governare assieme a questo personaggio  che giustifica la sua arroganza con la volontà di fare quello che ha promesso agli italiani e per giunta affermando che ha il popolo dalla sua parte?

Ma quale popolo ha dalla sua parte? Il popolo di Facebook? Ha preso il 17% alle elezioni e si considera ormai “unto dal popolo”, tutto il popolo italiano?

Eh no, caro signor ministro, io cittadina italiana, in data odierna, la informo che non sono affatto con lei.

Checchè, si informi. Al contrario, sono contro il suo modo di fare, la crudeltà che sta dimostrando e la faccia tosta di giustificarla col ritornello che continua a propinarci che lo ha promesso agli italiani.

Non credo proprio che gli italiani le chiedano di essere arrogante e crudele. Io, almeno non glielo chiedo.E il suo ruolo è troppo importante per permettersi  di sostenerlo con quella sicumera.

Non nel mio nome, per certo.

 

1 commento su “Not in my name”

  1. È tipico di chi ha in dispregio lo stato di diritto appellarsi al Popolo per giustificare un suo comportamento contrario (o presunto tale) alle leggi.
    Come se il consenso popolare lo mettesse al di sopra delle leggi e delle istituzioni.
    Lo stato di diritto vale per tutti, nessuno ne è scevro, regola la vita dei cittadini, garantisce la difesa dell’accusato. Chi fa parte delle istituzioni dovrebbe essere il primo a rispettarlo.

    D’altro canto, è contrario allo stato di diritto, il giustizialismo, il chiedere giustizia sommaria, il volere sanzioni su colpe presunte, la mancata garanzia della difesa a chi è accusato.

    Mi sovviene l’attegguamento di comodo di certe opposizioni, salvo ad abbandonarlo quando, diventate forze di governo, potrebbe ritorcersi contro di loro.

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