Sinistra, rialzati!

In Germania è nato un nuovo movimento, in vista delle Europee del 2019, dal nome “Aufstehen” (Rialzatevi), composto dall’unione di tre partiti: Die Linke, Verdi e Spd. A guidarlo sarà una donna, già a capo di Die Linke: Sahra Wagenknecht.

Ieri si è tenuta in streaming la conferenza stampa dove Wagenknecht ha illustrato il programma del movimento che lei intende guidare, con l’intento di contrastare le nuove formazioni di estrema destra che stanno fomentando estremismi e manifestazioni con disordini e feriti, come quelli avvenuti a Chemnitz in Sassonia negli scorsi giorni. Una manifestazione indetta da un gruppo di neonazisti che protestavano per l’omicidio di un cittadino tedesco da parte di un siriano e di un iracheno, entrambi arrestati.

Sahra Wagenknecht ha presentato la nuova formazione politica come un tentativo di cambiare le cose in Germania dove, a suo dire, le disuguaglianze sono cresciute e dove c’è un grande bisogno di ricostruire una società fondata sui valori della solidarietà e dove i partiti della sinistra progressista riprendano in mano le politiche legate al lavoro, alla disoccupazione ed al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, in generale. Meno mercato e più umanità.

L’ho ascoltata e vista nel video della ripresa della conferenza stampa: mi è sembrata molto decisa e determinata, chiara e concisa, ha risposto alle domande con fermezza ma col sorriso ed ho pensato che ci vorrebbe anche da noi una donna che avesse un tale carisma, capace di mettersi alla testa di un progetto cosi ambizioso.

Sinceramente, almeno per il momento, non ne vedo nessuna con queste prerogative.

Eppure ce ne sarebbe un gran bisogno. Anche da noi ci sono donne che si occupano da anni di politica e che potrebbero ambire a questa posizione ma sarebbe pensabile, ora, in Italia, che si lasciasse che una donna diventasse un leader di questa portata?

La farebbero lavorare o le taglierebbero, da subito, tutti i ponti? Le metterebbero tutti i bastoni possibili tra le ruote e la convincerebbero presto che sarebbe meglio per lei che tornasse a più miti pretese?

La nostra società (anche se in molti uomini non lo ammetterebbero neppure sotto tortura) è ancora troppo maschilista per prevedere una simile figura, capace di oscurare le personalità maschili più in vista.

Comunque, mi sembra una novità importante nel panorama politico europeo cosi impregnato di destra e segnato da un crescente egoismo e pericoloso nazionalismo. Mi auguro che succeda presto anche da noi che la sinistra riprenda fiato e, donna o uomo, qualcuno si prenda il difficile incarico di farle rialzare la testa.

Mi sembra urgente ed improrogabile.

 

 

14 commenti su “Sinistra, rialzati!”

  1. Mariagrazia, ti do il merito di aver guardato anche fuori di quello che succede nel nostro Paese e di esserti adoperata per informarci.

    Ti confesso che non conoscevo queata donna così di carartere come ci hai descritto, e non certo per quel suo nome difficile da scrivere, pronunciare e ricordare.

    Certo, riuscire a unificare tre partiti di sinistra, non deve essere impresa facile, almeno qui in Italia, sembrerebbe quasi impossibile.
    Mi sono sempre chiesto come sia stato possibile questo processo di disintegrazione della sinistra, e l’unica spiegazione che mi sono dato, oltre alla eccessiva personalizzazione che connota i partiti in italia, è che la sinistra è rimasta troppo tempo legata all’idea di partito d’opposizione, e quasi mostra di preferire questo ruolo e quello di partito di governo, come Veltoni aveva auspicato per il Pd.
    Ma per governare occorre trovare il comune denominatore che tenga uniti e anche capire cosa significhi oggi sinistra, e rinunciare a certe posizioni ideologiche che non sono più attuali.
    Spero che la signora Wagenknecht possa riuscire nel suo intento e possa essere di esempio e di stimolo alla sinistra italiana.
    Se non ora, quando?

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    • Certo, se non ora quando? Bella domanda. Per Wagenknecht (non è difficile la pronuncia se consideri che wagen si legge come si scrive e che la kappa non va letta) sarà un’impresa titanica ma sembra che abbia ottenuto 100mila adesioni in un solo giorno e quindi potrebbe essere già sulla buona strada.
      Ha progetti molto ambiziosi di arrivare a prendere il 40% delle preferenze (cosa non difficile sommando i voti dei tre partiti). Ma già ci sono i detrattori che dicono che sarà arduo anche perché la “concorrenza” è molto forte.
      Staremo a vedere, mi sembra comunque che qualcosa si muova in Europa e soprattutto in Germania, importante anche come valore simbolico.

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  2. C’erano, una volta, dei maiali chiusi in un recinto di una fattoria.
    Quotidianamente il loro proprietario veniva fra di essi, ne carpiva uno a caso e lo portava via per ucciderlo e farne insaccati.
    Un bel giorno i suini, stanchi di quella situazione, alquanto incresciosa per loro, decisero di unirsi per assalire l’uomo e liberarsi dall’ incubo della macellazione che li affliggeva.
    Accordatisi sul da farsi e scambiatisi la promessa di aggredire tutti insieme il loro padrone appena questi avesse cercato di ghermire chiunque di loro (erano rimasti cento maiali contro un uomo solo) si posero in attesa, apparentemente decisi a tutto.
    Venne finalmente il padrone e, come tutti i giorni, apri’ la porta del recinto, afferrò il primo suino che gli capito’ a tiro e se ne andò trascinando seco l’animale che strillava disperatamente.
    Gli altri, posti in fondo al recinto, lontani dal cancelletto, invece di intervenire, secondo gli accordi, cominciarono invece, ognuno, a pensare fra se’:

    – Io sto quaggiu’, tranquillo e al sicuro da ogni pericolo; la porta da dove entra l’uomo e’ lontana e il problema non mi riguarda. Sono stato fortunato che non e’ toccata a me. Domani, se dovesse ripetersi la cosa, pensero’ ad intervenire. Per oggi e’andata! –

    Ovviamente la cosa si ripete’ e cosi’ per i giorni successivi mentre quegli animali, egoisticamente, continuavano sempre a pensarla, ciascuno, alla stessa maniera, in barba alla solidarieta’ e ai patti di mutuo soccorso che s’erano promessi di dare.
    Quando, purtroppo, si accorsero di essere rimasti quattro gatti (pardon, quattro maiali), da cento suini che erano, era troppo tardi per attuare il piano di aggressione al loro padrone e cosi’ finirono tutti, miseramente, per divenire prodotti gastronomici.
    Cosi’ avverra’ per l’Europa dinanzi alle sfide e problematiche odierne.
    Gli Stati europei ragionano, singolarmente, tutto sommato, come ciascuno dei cento maiali: – Basta che si tiri avanti in proprio, gli altri, specialmente i cosiddetti “Paesi meno virtuosi”, che si arrangino! –

    -I migranti sbarcano a frotte sulle coste europee del Mediterraneo?
    Che se la sbrighino gli Stati rivieraschi sud europei a sbrogliare la matassa io, Paese interno, chiudo i confini e chi s’e’ visto s’e’ visto! –

    – Grecia, Spagna, Italia sono messi male economicamente? Poco importa. In fondo e’ un problema loro! Li si puo’ eventualmente “aiutare” ma fino ad un certo punto e senza mettere eccessivamente a rischio la propria economia o eventuali benesseri socio-economici acquisiti. Se poi si dovesse proprio fornire un supporto allora necessita pretendere poi la restituzione delle somme…con gli immancabili elevati interessi: perche’ questa e’ la regola vigente fra i “soci” di una azienda o fra banca e cliente che bussa a denaro o fra strozzino e vittima non fra comunita’ poste sotto l’insegna paradossalmente autonominatasi “Unione Europea”!!!

    – I Cinesi espandono nel mondo i loro mercati? Investono ingenti somme in Africa? – Non importa. Gli europei pensano invece non a creare un “Made in Europe” bensi’ a farsi concorrenza tra loro e ad imporre quote limitatorie su prodotti agroalimentari (quote latte, quote olio, dimensione cetrioli, grandezza vongole…) mentre ogni Stato europeo tenta di accaparrarsi sbocchi di mercato, a danno ovviamente del suo vicino europeo e quant’altro di egoistica demenzialita’, a favore di altre nazioni extraeuropee!!

    – Cinesi, Russi, Statunitensi, Musulmani la fanno oramai da tempo da padroni nel mondo? Non importa. Gli europei continuano a tirare avanti in ordine sparso, senza una rappresentanza unica all’ONU e senza una “appropriata ed efficiente difesa comune”. Ogni Stato pensi piuttosto alla propria sicurezza e alla propria sopravvivenza (qualcuno crede ancora al proprio “prestigio” come se fossimo all’epoca coloniale!). Se ha i soldi si arma e cerca di difendersi, viceversa son cavoli suoi! –
    Ci sarebbero tante e tante altre magagne da denunciare in questa UE patetica e inconcepibile ma…la si chiude qui sperando che qualche illuminazione investa i governanti europei affinche’ spalanchino gli occhi una buona volta e prendano le giuste misure e provvedimenti per il bene di tutti i cittadini di questo “millenario” continente i cui valori e civilta’ non meritano di finire miseramente, come insaccati, per satollare altre potenze ed altre civilta’.
    Cordialmente.

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  3. Gentile Gazzato, in Italia abbiamo avuto Nilde Iotti ( per i non piu’ giovani come il sottoscritto )
    La Germania o meglio la sola Volkswagen che di Volk non ha piu’ nulla, ha versato per il Dieselgate 15 miliardi all’ America, ( in Italia dopo il Dieselgate le vendite di vetture VW hanno subito un incremento, punizione all’ Italiana) mentre i suoi operai hanno stipendi da fame. Poi si meravigliano che nascono movimenti radicali di destra oppure di sinistra. Le altre grandi ditte, Audi, BMW, Mercedes, sono sullo stesso piano.
    Cordiali saluti

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    • Però i lavoratori tedeschi mi risulta lavorano meno ore e sono pagati più degli italiani. Certo la situazione dei lavoratori è difficile ovunque, la concorrenza e la meccanizzazione, non aiutano e gli animi si scaldano per movimenti di fascia estremista ed a prevalere, in questo momento in tutta Europa sono i movimenti di estrema destra. Ci vuole un contraltare subito, a mio parere.
      Ha ragione, Jotti e stata una grande come Tina Anselmi, staffetta partigiana ma ce ne sono tante altre.

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  4. Sig. Fantoni, le ditte di auto tedesche da lei citate, danno lavoro a migliaia e migliaia di operai e operai qualificati, fra i quali tanti italiani. Certo per battere la forte concorrenza a volte si commettono errori che si pagano, ma non le prenderei come esempio negativo di sviluppo economico, magari avessimo noi questa potenzialità industriale.
    Anche il trattamento degli operai non mi pare che lasci a desiderare.

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  5. In Svezia la socialdemocrazia è ancora il primo partito anche se in calo. Avanza l’estrema destra di Akesson. L’onda europea della destra perdura, ma qui non vince.
    (26% contro 19%, exit pol).

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  6. Il progetto di unificare politicamente parte del nostro continente e’ andato, oramai, a farsi benedire. Quando sessant’anni fa alcuni “illuminati statisti” europei (Adenauer, Schumann, De Gasperi..) decisero di buttar giu’ un tentativo di unificazione europea il progetto parve, sotto certi aspetti, ottimo e nobile. – Mai piu’ guerre fra europei, solo cooperazione e “fratellanza”!! –
    Sorsero, cosi’, quegli organismi comunitari (EURATOM, CECA, MEC..) che, nella visione di quegli ispirati politici di allora, avrebbero dovuto essere semplici antesignani di una futura unita’ politica: i tanto agognati Stati Uniti d’Europa.
    Erano sei gli Stati fondatori di quel progetto nobile e grandioso.
    Oggi, dopo ben sessant’anni, i Paesi partecipanti sono divenuti una caotica pletora e di unione politica neanche l’ombra. Tutt’altro. Perche’?
    Indubbiamente, durante il percorso, sono stati commessi, COSCIENTEMENTE o INCOSCIENTEMENTE, (mah!), troppi errori.
    Quando si decide di pervenire ad una meta (nella fattispecie l’unita’ politica) bisogna darsi delle regole certe e non perdere mai di vista l’obiettivo finale.
    Bisognava, e non credo ci voglia una scienza per capirlo, che i sei Paesi fondatori concentrassero tutte le loro forze e risorse per “uniformarsi”, ovvero a pervenire, tutti insieme, ad un unico sistema economico, militare, legislativo, ecc. proprio attraverso quelle istituzioni succitate. In buona sostanza, gradualmente (ma non eccessivamente troppo: 60 anni sono gia’ un’ enormita’) si giungeva ad una tale similiarita’ di sistema da far pervenire tutti e sei all’unione politica. Stessa moneta, stessa costituzione, stessa difesa comune, stesso sistema fiscale e via dicendo. Una volta costituita e proclamata la Federazione Europea, dopo, ma solo dopo, altri Stati, europei, che avessero voluto aderire ad essa, avrebbero potuto avanzare richiesta. Ovviamente per essere annessi tali Paesi avrebbero dovuto accettare ed osservare le regole e possedere i requisiti richiesti per entrare a far parte, a pieno titolo con i sei fondatori, dello Stato Europa.
    Del resto tutte le federazioni (USA, Svizzera…) son nate da un nucleo primordiale di Paesi (tredici colonie americane, tre cantoni elvetici..) gia’ costituitisi ad entita’ politica, ai quali, successivamente, se ne aggiungevano altri. L’ Europa ha fatto l’esatto contrario.
    Dai sei Paesi fondatori si e’ passati a dieci, a quindici, a ventiquattro.., in un crescendo frenetico, senza che il sistema venisse assimilato, solidificato, indirizzato alla meta finale: l’unione politica. Dulcis in fundo, ciliegina sulla torta, la moneta comune. Una valuta dietro la quale, pero’, non c’e’ uno Stato garante, non esiste una vera Banca Centrale che stampi moneta o abbia vera voce in capitolo come l’hanno tutti gli istituti di emissione che si rispettino (una fra tutte la Federal Reserve americana). Una moneta tenuta su, invece, da quanto di piu’ strambo possa esserci: economie estremamente diverse e divergenti nelle quali c’e’ chi zoppica e chi corre, senza un criterio. E’ come pretendere di mettere insieme una compagine staffetta di centometristi nella quale, indistintamente, partecipano Usain Bolt e altri come lui, unitamente a cardiopatici o ultrasettantenni claudicanti. Puo’ funzionare il sistema? Puo’ ciascuno tenere il passo? Se qualcuno della squadra resta dietro perche’ cade o gli viene un colpo apoplettico, che si fa? Son cavoli suoi? Viene penalizzato perche’ non regge il ritmo?
    Oggi la UE non e’ altro che un ircocervo, un assemblaggio di Stati senza uno scopo, senza un progetto esistenziale. Non si sa piu’ nemmeno perche’ si sta insieme, tutti questi Paesi.
    Ognuno tira acqua al suo mulino, ognuno cerca di turlupinare l’altro solo per cercare di primeggiare. E’ vero che non ci sono piu’ guerre fatte di cannonate o bombardamenti fra europei ma e’ un’altra guerra quella che si combatte oggi. E’ quella ben piu’ sottile e devastante della belligeranza ipocrita, fatta di sorrisi, di pacche sulle spalle fra Capi di Stato europei che nascondono pero’ coltellate feroci sferrate sotto i tavoli delle “trattative inutili”. Sulle banconote euro sono raffigurati ponti e portali, simboli di collegamenti ed aperture…Invece si alzano muri, ci si trincera dietro il proprio nazionalismo o il personale orticello.
    Ipocrite dichiarazioni di accoglienza davanti ma dietro, invece, nessuno vuole estranei. Giusto. Se nessuno vuole i migranti, allora perche’ in sedi europee non si parla chiaro e non si agisce, TUTTI INSIEME, di conseguenza, per respingerli? Perche’ chiudere le proprie frontiere ma pretendere l’apertura di quelle altrui? Mentre scrivo queste righe in Svezia si vota per il rinnovo governativo. Sembra che anche li’, dai sondaggi, partiti ultranazionalisti possano avere successo. In tutto il continente tira aria di sovranismo, di nazionalismo; si ha il bisogno necessario di tapparsi in casa, entro i propri confini, per difendere la propria identita’ dalla minaccia migranti. In Europa non se ne puo’ piu’ di “accogliere”, “accogliere”. Perche’ accade questo fenomeno della migrazione di massa? Come mai gli africani, gli asiatici pakistani, bengalesi, filippini, cinesi… solo adesso si sono resi conto di star male nelle loro terre e venire quindi in Europa a..far che?..”A farsi mantenere”?
    Gli africani sono stati sempre poveri. Sempre vittime di colonizzazioni, di schiavismo, di dittature e malgoverni ma…solo da alcuni anni a questa parte si sono accorti di tale loro realta’? Solo adesso, in massa, hanno deciso di trasmigrare?
    Perche’ allora gli europei, uniti politicamente (invece di procedere in un ordine sparso che non serve a niente) non si adoperano, in sede ONU, per risolvere il fenomeno-problema?
    Invece l’ircocervo europeo si fa surclassare dai cinesi, che in Africa investono ingenti somme in “aiuti” ed acquisti di materie prime facendosi ivi degli “amici”, utili per i loro interessi. Gli europei, sempre disuniti e rivali pensano invece alle dimensioni dei cetrioli, alle quote latte, ai formaggi confezionati col latte in polvere o a vedere se e’ meglio adottare l’ora legale tutto l’anno oppure no, lasciando ad ogni Stato libero arbitrio sulla questione (sai che casino!!).
    Chiudo qui la mia lunga riflessione scusandomi per lo “sfogo”.
    Cordiali saluti.

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  7. Signor Piccinini, concordo su gran parte di quanto da lei esposto sulla Ue, in particolare sull’errore di una mancata realizzazione di un’entità politica, entro un lasso di tempo ragionevole, da parte delle nazioni fondatrici.
    In seguito si sarebbe pensato all’inclusione di altri Stati.
    Però, occorre riconoscere alla Ue il merito non piccolo di avere unificato la moneta, il merito del libero mercato e della libera circolazione delle persone.
    Io credo che nonostante tutto bisogna proseguire in quest’idea dì un’ Europa federale, fondata su principi democratici di libertà e di solidarietà.

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  8. Il governo comincia a scricchiolare:
    Di Maio: “O si fa il reddito di cittadinanza o nel governo c’è un problema”.
    Sanzioni ad Orban: M5s è per il si, Salvini e Forza Italia si oppongono.

    Sinistra, fa’ presto a riorganizzarti
    altrimenti perderai il treno della rinascita.

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