Il corsaro verde

Qualsiasi cosa abbiano da dirsi Viktor Orban e Matteo Salvini avrebbero potuto dirsela per telefono.

Il premier ungherese a Milano, in Prefettura per parlare di “questioni politiche” col nostro ministro dell’Interno, mi suona un tantino grottesco. Mi suona male. Ma che c’entra ora che questi due si incontrino ufficialmente in Italia? E per parlare di che? Di come prendere la mira per sparare ai piccioni?

Hanno una bella faccia tutti e due. Il premier ungherese è un tipino destraiolo piuttosto autoritario(!), a quanto si sa, mentre il capo della Lega, vicepremier, ministro Salvini, detto Bluto, in fondo è un bonaccione. Ma si, ma dai, ma che c’azzecca lui con Orban?Ora che lo faranno pure martire  dopo  “l’attacco” della magistratura nei suoi confronti, cresce ancora di più l’immagine eroica del “capitano”.

Di Maio e i cinquestelleati, in buona parte, sono furiosi contro l’alleato sempre più scomodo e invadente. Di quali politiche di accoglimento dei migranti si può parlare con uno che ha messo chilometri di filo spinato sul confine con la Serbia e non fa entrare nessuno? l’Ungheria è il paese europeo meno “accogliente”, dunque da questo versante nisba.

E allora? Di che parleranno? Ah, si, ecco di che cosa parlaranno: di quale strategia comune adottare per confrontarsi con l’Europa e piegarla ai loro sogni/desideri. Cioè fare dell’Unione Europea una bocciofila che conta poco o nulla  dalla quale si possa mungere e spremere finanziamenti senza dare nulla o quasi in cambio. E soprattutto favorire le politiche di stop totale all’immigrazione. Magari qualche riccone “benintenzionato” ad investire, anche se straniero, quello lo fanno anche passare ma per il resto: ghe ne minga e Orban, da questo e molti altri punti di vista, ha molto da insegnare al nostro ministrone.

Ecco, di questo parleranno: come uscire dalla Eu restandoci dentro con tutte le scarpe. Quelle di Orban non so, ma Salvini calza, di certo, un 47, quindi ci vuole stare comodo (ma entrambi calzano volentieri anche gli stivaloni, eventualmente, delle sette Leghe per andare più spediti).

Ma gli “amici”pentastellari sono contrariati. Eh si perchè loro dicono che chi non accoglie i migranti non ha diritto ai fondi europei. E poi Orban è  troppo di destra (oltre che far parte del Ppe, lo stesso dell’odiato Berlusconi) per i loro elettori, soprattutto per quelli fuoriusciti dalle fila del Pd, potrebbero fuggire in massa e rifugiarsi altrove. Dove è difficle immaginarlo ma la fantasia, quando serve, viene sempre in aiuto. Qui, i grillini rischiano di restare come l’Aretino Pietro. Lo scrivo tranquillamente perché sono sicura che buona parte di loro manco sa di chi  parlo.

Si capisce che Salvini ora ha il manico del coltello in pugno e ha intenzione di non mollarlo a costo di qualsiasi cosa, pare che ne tenga anche uno tra i denti, a casa e che  si alleni davanti allo specchio con una bandana nera in testa.

Più che” il capitano” i suoi potrebbero chiamarlo il “pirata” o anche, meglio: il corsaro verde.

Ce lo vedo gridare:” all’arrenbaggio” mentre, alla testa dei suoi “soldati, si lancia ad espugnare il “fortino” di Bruxelles. Fateci caso: quelle foto che lo ritraggono serio e occhiuto, in questi giorni hanno un’inquietante somiglianza con un personaggio del quale non voglio neppure fare il nome.

L’aria torva e truce di chi fa sul serio e però quella faccia contrasta veramente tanto con la faccia sorridente e magnanima che campeggia sui suoi messaggi via Facebook o Twitter.

Mi sa che ancora non lo conosciamo bene nella sua vera personalità. Sarà una sorpresa continua, questo governo del cambiamento (di faccia) potrebbe stupirci, ancora non abbiamo visto niente.

Ma a me, quanto è già successo fin qui basta e soverchia.

 

 

6 commenti su “Il corsaro verde”

  1. Oggi il “corsaro verde” incontra il “corsaro nero”.
    Ci vorrebbe la nonna di entrambi per metterli in riga.
    Cosa si diranno? E chi lo sa? Abbiamo noi cittadini popolo sovrano il diritto di saperlo?
    E perché, Di Grazia? Lui, il ministrone dell’Interno/Esteri/Viceprimoministro nonché
    Primo Ministro di fatto e pure di diritto (e rovescio), sa quello che fa.
    Parleranno di come mettere nel sacco un bel sacco di soldoni, giocando tutte le parti in commedia: quella dei moderati euroscettici preoccupati dei destini dei loro rispettivi paesi e soprattutto dell’invasione degli africani o quanti altri vogliono invaderci, ma soprattutto parleranno di come uscire dall’Europa che ci affama restandoci a pieno titolo, magari cambiando le regole che non gli tornano sbattendo i pugni ( e gli uncini) sui tavoli e gridando: all’arrenbaggio miei prodi..no, meglio, miei baldi, prodi vagheggia brutti ricordi.
    Insomma mentre Conte si prende Babic, Salvini si prende Orban…a braccetto e dialogheranno amichevolmente sui nostri destini.
    In che mani…direbbe il principe!

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  2. Molto appropriato l’accostamento col Corsaro Verde, evocatore di arrembaggi e di scorrerie nel mar dei Caraibi. Insieme coi fratelli Corsaro Nero (sarà Di Maio?) e Corsaro Rosso (Conte?), nemici giurati del governatore Wan Gould (e questo è l’Ue).
    A lui però finirà male: morirà impiccato(sarà il pm di Agrigento il boia?) assieme al fratello Rosso
    (questo sarà un suicidio per manifesta incompetenza).
    Ma il Nero giurerà vendetta, a scapito di sacrificare l’amata(e qui non mi avventuro a fare analogie), li vendicherà, privando il nemico della sua linfa vitale (quel sacchetto di monere d’oro pari ai 20 miliardi di contributi).
    Insomma un’avventura salgariana della migliore produzione.

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    • No, Di Miao è il corsaro giallo.
      Vuole sforare il deficit del 3% (rapporto deficit Pil) per trovare i soldi per fare le cose che ha promesso.
      Giusto, ci fa indebitare fino oltre gli occhi per fare quello che altrimenti non potrebbe fare: il reddito di cittadinanza.
      Ma, se non mi sbaglio, non aveva detto, prima di arrivare al governo, che aveva la bollinatura della ragioneria per le coperture?
      Allora il corsaro giallo racconta palle?

      Attenti a quei tre (ovvero, occhio al semaforo).

      I corsari verde e giallo
      stanno tutti il di in Tv
      se ne inventan tutti i
      giorni che non ne possiam
      già più.
      Il corsaro rosso, invece,
      spende soldi a più non posso
      per viaggiare in tutto il mondo
      far vacanze a destra e manca
      lui di certo non si stanca.
      Però poi paghiano noi mentre
      lui si fa i giretti, baciamani
      e sorrisetti.
      Passa le truppe in rivista
      prende il the con lo statista
      si rinnova il guardaroba,
      poveretto, lui ci prova
      per il bene del paese
      a non stare sulle spese.
      Ma il corsaro verde e giallo
      hanno la parola pronta e non si
      fan comandare.
      E non c’è niente da fare:
      ci becchiamo i tre corsari
      e per consolarci un poco
      non ci resta che distrarci
      con un libro di Salgàri.

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  3. Ora Di Maio e Toti si sfideranno a singolar tenzone: il ministro vuole affidare la ricostruzione del ponte di Genova a Fincantieri, il governatore ha tirato fuori l’asso dalla manica, Renzo Piano(regala “un’idea di ponte” alla sua città) e vuole affidare l’esecuzione dei lavori ad Autostrade.
    C’è qualcuno che offre di più?

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  4. A proposito di Emilio Salgari, più spesso chiamato Sàlgari e non correttamente Salgàri, mi son venuti alla mente tutti i bei romanzi che hanno alimentato la mia fantasia di ragazzo.
    Il primo che lessi fu “Le selve ardenti”, un romanzo ambientato nel far west americano che parlava della scotennatrice Minehaha.
    Poi scoprii “Il Corsaro Nero” e il seguito della figlia Jolanda e del corsaro Morgan.
    Solo dopo mi dedicai con avidità al ciclo di Sandokan con gli altri eroi, primo fra tutti il portoghese Yanez, ma anche Kammanurj, Tremal Naik, il nemico Sudojana, la Vergine della Pagoda, etc.
    Molto belli anche quelli monografici, come la montagna di luce, ambientato in Australia e Una sfida al Polo, veramente coinvolgente.
    Lo scrittore Veronese ebbe una vita difficile vissuta tra gli stenti che un contratto capestro con un editore, e altre sventure come la cecità, gli procurarono e lo portarono al suicidio a Torino.
    Troppo tardi scoperto, oggi forse di nuovo dimenticato, lo ringrazio perché ha saputo allietare la mia fantasia di ragazzo.

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