Nel nome del premier

Siamo impantanati sul nome del premier. DiMaio ha detto che si sta scrivendo la Storia, ci vuole il suo tempo.

La “rosa” ancora non è pronta, hanno parlato di temi e non di poltrone. L’importante è la rosa, la poltrona di premier è importante, perbacco se lo è. E questi cosa fanno? Lo tengono li come un particolare insignificante? Ma no, il fatto  è che il nome per Salvini è Matteo Salvini per Di Maio è Luigi Di Maio.

E non riescono a mettersi d’accordo.Comprensibile. Avrei un suggerimento, ma è una cosa seria, non scherzo, facciamo premier Luigi Salvini o in alternativa (solo perché sono buona), Matteo di Maio.

Come? Non esistono? E dove sta il problema? Si fa un giretto all’anagrafe e si risolve tutte cose.

Ma insomma, ragazzi,vi volete o no dare una smossa?

Il problema è che non sono d’accordo su niente. Ma proprio niente e non può che essere cosi. E se dovesse mai nascere questo governo durerebbe meno di un matrimonio di Trump.

Lasciate perdere, non è cosa, non siete adatti a governare. Ma c’è una cosa sulla quale si trovano d’accordo: andare subito al voto. Tornare alle urne sarebbe una pacchia, intanto riprendono fiato, ricominciano le concioni, tanto fare e disfare è sempre lavorare.

Questi non hanno proprio “fantasia de lavorà”.

Eppure il presidente Mattarella, lo ha detto chiaro: fate con comodo ma fate presto e soprattutto datemi questo benedetto nome. Ma, attenti, se non mi piace lo distruggo seduta stante e ci metto chi pare a me. E voi rimanete come due allocchi sul ramo. E se vi lamentate vi sparo pure con la pistola ad acqua cosi vi rinfrescate le idee.

Insomma la faccenda sta in questi termini: Mattarella non ha dato l’incarico al centrodestra (come secondo me avrebbe dovuto, mi scuso se mi permetto) perché gli andava cosi, ha detto ai due baldi giovani di provare a mettersi d’accordo tanto sapeva che non ci sarebbero riusciti e cosi  può fare il suo governo di tecnici che sistemi le cose prima di tornare a votare. E poi…qualche santo ci penserà.

E, dato che è tornato in pista Berlusconi che tra i due litiganti se la gode una cifra, al prossimo giro, magari ce lo ritroviamo candidato premier. Ed ecco che il problema è risolto: abbiamo il nome del premier: Silvio Berlusconi.

Non è proprio una novità ma i grillini si sfregherebbero le mani sapendo quanto potrebbero rimanere in Parlamento a mandarlo a vaffa. Infatti si stanno preparando tutti uno strapuntino comodo da tenere sempre nel trolley per quando ci saranno le sedute fiume.

A meno che quei due non riescano a trovare la tonda: governare a quattro mani… gattoni.

Già, sono cosi giovani, prima si impara a gattonare e poi a camminare.

 

 

5 commenti su “Nel nome del premier”

  1. Nel nome del Premier, del vicepremier e del terzo incomodo… la chiameranno Trinità.
    Mai vista una situazione così ingarbugliata, di massimo marasma e confusione.
    Mattarella è di fatto espropriato della sua facoltà di scelta del leader a cui dare l’incarico.
    Ho dovuto timidamente ricordarlo, che spetta a lui la scelta, ma non credo che i due vogliano darsene per inteso.
    Con tutto il rispetto, non vorrei che si dovesse dire:
    “Chi pecora di fa, lupo se la mangia”.

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  2. Siamo al redde portionem.
    Indecisi ancora su tutto soprattutto sul nome del Premier.
    E che sarà mai? almeno fateci una descrizione sommaria, un identitik ma, perbacco, non lasciateci nelle ambascie.
    Il fatto è che i due non vogliono cedere. Lo vogliono fare entrambi.
    Possibile che vadano da Mattarella e gli dicano: presidente, scelga lei tra noi due, ma scelga il migliore”?
    E che Mattarella risponda: “il migliore non c’è, scelgo chi piace a me”?
    Sarebbe una tragedia! Un governo politico di quella fatta guidato da un uomo del Colle? E quei due dovrebbero obbedirgli? Non sia mai. A meno che non sia un macchiavello per andare al governo con a capo uno di nomina del presidente al quale i due fanno lo sgambetto dopo qualche giorno (vedi Renzi vs Letta) ed al suo posto si mette uno dei due dopo aver tirato i dadi.
    Li vedete i due passarsi la campanella uno dalle mani dell’altro? E quanti giri pensano di fare? Parecchi secondo loro.
    Facciamo il governo dell’ottovolante.
    Vediamo se “l’uomo del Colle” dirà finalmente stop.

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  3. Più tempo passa e più si deteriora l’immagine non solo dei due leader politici, ma anche e soprattutto del Capo dello Stato, costretto a ribadire i suoi poteri di nomina, ma indeciso ad usarli.

    Questa anomalia che i due politici si accordino sul nome del Presidente del Consiglio svuoterebbe la sua figura, sarebbe un PdC fantoccio (non potrebbe essere altrimenti chi fosse sostenuto senza nessun consenso popolare da chi questo consenso l’ha ottenuto, ma non è in grado di farlo valere).

    È il tipico caso in cui Mattatella, dopo l’insuccesso della seconda consultazione, avrebbe dovuto rompere gli indugi e decidere lui di dare l’incarico al rappresentante della coalizione che aveva ricevuto più consensi, nonché invitare il Parlamento a riprendere la sua vera funzione: dare o non dare la fiducia, in piena autonomia dai segretari di partito. Il Parlamento è in organo istituzionale autonomo (il.più importante perché è sovrano), non è proprietà dei segretari di partito.
    Fallito questo tentativo, non restava che proporre lui, in piena autonomia, una personalità che riscuotesse la fiducia del Parlamento (non dei segretari di partito). In ultimo, in casi di insuccesso anche della sua iniziativa, preso atto di non potere in nessun modo assicurare un governo, avrebbe dovuto sciogliere le camere.
    La Costituzione è chiara e chi ne è custode dovrebbe saperlo meglio di tutti.

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    • Credo che la proposta del premier, anche terzo, possa essere comunque presentata da i due capi di partito indicati per formare un governo, sta poi al presidente convalidarlo o respingerlo.
      Ma questi due non sono riusciti neppure a mettersi d’accordo su questo. Questo governo ibrido è una tale forzatura che converrebbe solo ai cinquestelle se il premier fosse Di Maio, ma hanno talmente poca forza negoziale da non riuscire neppure a trovare un compromesso tra di loro su chi dei due deve guidare il paese. Mi domando però come i vertici dei cinquestelle possano permettere che il loro incaricato premier finisca in questa maniera ingloriosa una carriera che pareva destinata a farne una Star (una delle cinque però).

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  4. Quello che è sicuro che è la Repubblica Parlamentare è ostaggio dei segretari di partito.

    Il Parlamento è svuotato dei suoi poteri, il Presidente del Consiglio pure, così infine il Presidenre della Repubblica.
    Forse è Il caso di avere una Costituente che rifondi realmente la nostra Repubblica.

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