La denatalità è una cosa seria

Gentile Severgnini, mi scuso, ma leggere lettere come quella del signor Panteghini, il giorno della Festa della Donna, fa male (“Volete fare figli? Liberissimi”, http://bit.ly/2If3rOO ). Ha infilato una banalità dopo l’altra. Che le donne non facciano più figli ha una serie di motivazioni che non c’entrano niente con quelle citate nella lettera. E sono molto serie, dovrebbero fare riflettere e non far passare la cosa come una scusa per ottenere pochi spiccioli dal governo di turno, un’elemosina vergognosa che serve poco niente se non ad ottenere consensi facili. La crisi della denatalità, in Italia è una cosa seria e non una macchietta utile per fare gli spiritosi alla De Rege. La crisi ha portato via il futuro a milioni di giovani, un’intera generazione che si trova a dover fare i conti con la precarietà diffusa nel lavoro che spegne qualsiasi desiderio di formare una famiglia. Senza la certezza di un lavoro stabile non si può pensare di poter mettere al mondo non tre o quattro (o di più) ma nemmeno mezzo figlio. Le donne hanno diritto alla carriera, certo, ma quale carriera che sono le prime ad essere licenziate o a trovare solo lavoretti pagati una miseria e a dover espatriare se vogliono vedere messi a frutto i propri studi? Fare figli nel 2018 non è come farli nel 1918. Da allora il mondo ha cambiato i connotati, fare finta di non essersene accorti e buttare li delle insinuazioni che sembrano vaghe ma sono delle accuse precise, è fuorviante ed inutile. Invece che dare mance elettorali, il governo deve pensare a strutture che forniscano la stabilità e la serenità necessarie a guardare al domani senza il terrore di rimanere soli a mendicare per sopravvivere o tornare dalla famiglia, dai genitori perché non si sa come pagare il mutuo o il cibo. Non è una questione di contraccettivi manca proprio la visione del futuro che è un muro di nebbia che fa paura. Certe analisi fatte a spanne che pescano nel malanimo generalizzato, sono sterili e non aiutano a risolvere un problema epocale ma solo a ridicolizzarlo.

 

Pubblicata oggi su “Italians” del Corriere della sera.

 

17 commenti su “La denatalità è una cosa seria”

  1. Cara Mariagrazia,

    se posso permettermi, come spiegherebbe il fatto che il tasso di natalità nella ricca Germania (dove vivo da 30 anni) sia più o meno simile a quello italiano ed è aumentato solo ultimamente grazie alle nascite dei figli dei “migranti” ?

    Ed in Germania (vedi tabella) lo Stato paga ben 194, 194 , 200, 225€ mensili per il primo, secondo, terzo, quarto figlio fino al compimento del 25esimo anno d’età ed in più si possono detrarre dalle tasse 7428 euro all’anno per ogni figlio.

    2018

    194 Euro

    194 Euro

    200 Euro

    225 Euro

    oder

    7.428 Euro

    Quindi é evidente come il sole che sorge e tramonta, che se nascono meno figli è anche perchè le donne vogliono concentrasi di più sulla carriera ed avere meno incombenze figliali, questo che piaccia o no è la nuda e cruda realtà.

    Le auguro una buona giornata,

    Marco

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  2. Marco
    quello che per lei è evidente come il sole che sorge potrebbe essere una, ma certo non l’unica, causa della denatalità
    Ma io che sono una donna, questo spero non me lo voglia contestare, conosco le ragioni per le quali ho scritto quella lettera e se vuole ne possiamo parlare.

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  3. Mariagrazia,

    concordo, non è l‘unica causa della natalità, infatti, se ha notato, ho sottolineato la parola ‘anche’.

    Di cause ne potremmo citare molte altre, solo non so se la mancanza di lavoro (e di prospettive) sia la maggiore, infatti in Nigeria, dove le prospettive sono molto nebulose, ogni donna ha in media 7 figli.

    Tra l’altro non penso che sia una questione di essere donna o uomo per conoscere meglio la problematica, se no il Papa che è un uomo non sposato e senza figli non potrebbe parlare di questioni femminili e familiari con cognizione di causa.

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  4. Marco,
    L’Italia è tra i paesi menbri della Ue col più basso tasso di natalità:
    Francia
    2,01 nascite per donna ‎(2015)

    Italia
    1,37 nascite per donna ‎(2015)

    Regno Unito
    1,81 nascite per donna ‎(2015)

    La Gemania mi risulta essere all’1,50, ma questo grazie alle immigrate.
    Ma per stare in Italia le posso dire la mia idea sul perché le donne italiane facciano meno figli rispetto ad una volta.
    Le cose sono molto cambiate nella società, siamo passati da una società prettamente rurale ad una fortemente industrializzata. La condizione femminile, dopo molte lotte è leggermente migliorata. Ma la crisi recente ha portato ad un calo delle nascite sopratutto perché la mancanza di lavoro (per donne e uomini) non permette di prendersi la responsabilità di una famiglia.
    Ora che le donne abbiano cambiato mentalità rispetto al passato è giusto.
    Ma passare da una società patriarcale dove la donna era considerata alla stregua di una domestica alle dipendenze del maschio (più o meno) a quella attuale dove la donna può finalmente prendersi in carico la propria vita e decidere per sé, comporta, necessariamente, molti cambiamenti.
    Tra questi c’è anche il fatto che l’evoluzione e l’emancipazione femminile in Italia non è andata di pari passo con le esigenze delle nuove generazioni di avere un proprio ruolo ben definito ma se qualcosa è cambiato dagli anni settanta in avanti, ora, dopo la crisi, c’è una regressione evidente e le donne sono le prime a fare le spese della crisi economica in quanto sono le prime a venire licenziate, ad avere stipendi più bassi degli uomini, a non essere aiutate per niente quando diventano mamme anzi, e a non trovare che lavoretti precarissimi coi quali non si pagano neppure il rossetto.
    E poi è vero, molte ragazze non ci tengono a mettere su famiglia con queste prospettive e preferiscono non sposarsi e di conseguenza non figliare.
    Ma questo non significa che sono diventate improvvisamente egoiste solo che sono più consapevoli del loro ruolo e non ci tengono ad essere sfruttate o maltrattate, come è successo alle loro madri e nonne.
    Gli incentivi statali, arrivati solo di recente, non sono che un’elemosina elettorale, che, può essere si di qualche aiuto, ma è troppo labile, esigua e insicura (non strutturale) per poterci seriamente contare.
    Per quanto riguarda il fatto che gli uomini o più precisamente il papa, possano parlare di queste questioni, non c’è alcun dubbio.
    Ma mi permetta di farle osservare che è la donna a portarsi in grembo per nove mesi una creatura ed è sempre la donna a sobbarcarsi le maggiori incombenze dell’allevamento della prole e soprattutto se lavora, sobbarcarsi un doppio lavoro e, in molti casi, si ritrova sola anche nella gestione delle incombenze familiari.Le statistiche dicono che l’uomo italiano, se può, se ne chiama fuori.
    Mi scuso se mi sono un po’ dilungata, avrei molto altro da dire ma per ora mi fermo, non vorrei annoiare.

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  5. Mi inserisco in ritardo sul discorso della denatalità.
    Giusti gli argomenti portati da entrambi: crisi economica e futuro incerto da un lato; meno disponibilità della donna a procreare per il suo mutato ruolo nella società, dall’altro lato.
    Ma c’è un altro fattore che ha giocato finora per cause precedenti: le donne in grado di procreare, oggi, sono ridotte a causa della denatalità dovuta alla crisi dei matrimoni e all’avvento del divorzio negli anni settanta.
    Sembra ora che dopo aver toccato i minimi i matrimoni si siano stabilizzati e anzi siano in leggera ripresa e la natalità si riscontra in percentuale maggiore tra le coppie sposate.

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  6. Aggiungo a quanto detto da chi mi ha preceduto, che l’età media delle donne che hanno il primo figlio, in Italia è molto alta, circa 31 anni che, al confronto del minimo della Bulgaria, è 5 anni superiore.
    Ciò significa un minor periodo di fecondità, altra causa di denatalità.

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  7. Importante l’apporto del sig, Marco Sacchi sulla denatalità con la sua esperienza in Germania, certo non sono d’accordo con la sua “conclusione” responsabilizzando quasi completamente la donna, forse perché la donna non dovrebbe avere delle aspirazioni al contrario dell’uomo?
    E’ evidente che il sig. Sacchi non ha afferrato in pieno il concetto da lui espresso che nonostante l’aiuto del governo, anche in Germania c’è il problema dell'”inverno demografico” e cioè che è proprio un problema creato per la massima parte da una società capitalistica. Ovvero, che proprio questo tipo di società, non sarà mai in grado di risolvere questo problema appunto come anche il problema della disequità sociale, sia nazionale che mondiale.
    Detto questo però non dimentichiamo che oltre a tutte le cause fin qui espresse vi è anche l’informazione e anche la presa di “coscienza” di mettere al mondo i figli in considerazione della società in cui si vive.

    P.S. se è vero come è vero che gli immigrati alzano il quoziente di figli nati, va anche messo nel conto, che anche essi con gli anni subiranno lo stesso rallentamento e quindi l’adeguamento al paese ospitante.

    Per quanto riguarda l’intervento di Alessandro circa quella “leggera ripresa” sulla natalità, può darsi che sia dovuto come avviene nella “crisi” economica, che ad un certo punto, certi acquisti diventino necessari, come ad esempio un frigorifero che non funziona più. Mi si perdoni l’accostamento.
    Qui inoltre sull’intervento di Alessandro, mi corre l’obbligo di far notare come lo stesso arrivi a porre la problematica su una questione prettamente moralistica se non addirittura bigotta puntualizzando la responsabilità sul divorzio e sulle coppie non sposate.

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      • Taras, dove lo vedi il giudizio morale in ciò che ho scritto?
        Una legge sul divorzio (benvenuta) e il susseguente fenomeno della crisi del matrimonio sono fatti che prescindono dal giudizio morale.
        A meno che tu abbia difficoltà nel decodificare i messaggi.

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  8. Marco
    “Di cause ne potremmo citare molte altre, solo non so se la mancanza di lavoro (e di prospettive) sia la maggiore, infatti in Nigeria, dove le prospettive sono molto nebulose, ogni donna ha in media 7 figli.”
    Riprendo qui questa sua frase alla quale non avevo fatto seguito.
    lei mi fa un esempio delle donne nigeriane con sette figli ciascuna di media.
    Beh, bisognerebbe dire, però, che le donne a quelle latitudini non conoscono alcun metodo anticoncezionale, si sposano prestissimo ( o meglio vengono date in moglie dai genitori spesso in matrimoni combinati) ed hanno un tempo lunghissimo in cui possono procreare. Lo “stile di vita” della Nigeria non può certo essere paragonato a quello di una paese europeo. Non esistendo alcuna politica di contraccezione e di controllo delle nascite è evidente che la natalità non può che essere abbondante e inarrestabile. La condizione della donna (trattata e considerata poco più di una schiava) non l’aiuta certo a “pianificare” la propria vita ma ne fa poco più di uno strumento in mano all’uomo. Senza considerare le violenze a cui sono sottoposte le donne, dove vengono violentate ancora bambine. Mi sembra che il paragone non si possa proprio fare.

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  9. C’è anche chi pensa che la denatalità non sia un problema, anzi, meglio, troverebbe posto nei treni regionali e negli autobus.
    I figli facciamoli fare solo ai ricchi cosi la classe dirigente del domani è assicurata…e però i treni regionali andrebbero in giro deserti. Bell’affare. E chi paga per la manutenzione delle rotaie?

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  10. Manutenzione
    che brutta parola, quasi come detenzione o fatturazione o evasione.
    Il manutentore è l’umile tuta blu del cui lavoro necessario nessuno si accorge, se non quando, ogni tanto, viene investito, per strada o sulle rotaie, mentre sta lavorando

    Per la gente comune, le cose vanno avanti da se, in quanto sono, non perché qualcuno ne cura lo stato, l’efficienza, la funzionalità.
    Più che spendere denaro per manutenere è meglio mantenere lo status quo, e pensare a cosa può dare più lustro, spendere in architetture avveniristiche, per esempio, oppure organizzare esposizioni faraoniche, salvo ad accorgersi che il tempo dei faraoni è trascorso da un bel po’ e che rimarranmo per i posteri anziche piramidi a sfidare i secoli, brutti padiglionili vuoti e squallidi di cui non si sa che fare.

    Nessuno si accorge di quanta persone non muoino se un treno non deraglia perché le rotaie sono tenute in buono stato, ci si accorge solo dopo che è successo un disastro, quanto importante sarebbe stato farlo.
    Nessuno ha mai fatto un monumento al manutentore, eppure se lo meriteterebbe.

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  11. Mi scuso con la blogger di essere andato fuori tema, avendo dato seguito alle sue ultime parole.
    Vorrei però dire la mia sul tema importante della denatalità: ma possibile che l’uomo non abbia pure lui un ruolo importante nel voler procreare, in misura minore o maggiore? Vero che la gestazione è a carico della donna, ma una famiglia è fatta da due volontà paritarie, o non è più così?
    Infine l’uso ormai diffuso di contraccettivi sicuri, non ha pure esso ridotto le gravidanze involontarie?

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    • Ottima osservazione. Però faccio notare a Radicale che la mia reazione arrivava dal fatto che l’autore della lettera che contestavo dava in toto la colpa alle donne della denatalità. Cioè, affermava che sono le donne a non voler più procreare, se non ricordo male.
      Invece io affermo che le donne sono, molto spesso private della possibilità di procreare dal sistema, dalla crisi e dalle sue conseguenze.
      Oltre al fatto che le donne, giustamente hanno diritto alla carriera, avrebbero anche diritto a poter procreare senza che però questo fosse pregiudicato dal fatto di non sapere, una volta messo al mondo, come allevare un figlio e non esporlo alla possibilità di andare incontro ad un futuro di povertà.
      Ed aggiungo che sono proprio, molto spesso, gli uomini a non essere in grado di mettere su famiglia e di conseguenza procreare, per le stesse ragioni delle donne; dato che i figli si fanno in due va da sé che la “colpa” della denatalità non va ascritta solo alle donne ma anche a quegli uomini che non se la sentono di mettere al mondo un figlio in condizioni di vita cosi precarie.

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  12. Commento ora. Non so’ neppure se il blog sia ancora attivo. In ogni caso…come esperienza personale, sì, le donne sono più egoiste. Come lo sono gli uomini. Tra l’altro, almeno nella zona di Milano, le ragazze sono molto (persino troppo) esigenti nella scelta del compagno. Per un ragazzo “normale” è diventato pressoché impossibile avvicinare (senza essere “rimbalzato”) una ragazza carina, che pretende quello figo, prestante, brillante (magari ricco), ben oltre la media. Poi si lamentano che “non trovano”.
    Altro che fare figli.
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    Luca, certo che il blog è attivo, lo può vedere dagli ultimi commenti.
    Questo è un articolo ancora molto attuale.
    La sua amarezza è comprensibile. I rapporti interpersonali sono diventati più difficili e, stranamente in epoca di diffusione di strumenti di “comunicazione”, sembra paradossale. Non crede che esistano anche ragazze altrettanto”normali”? Ma, mi piacerebbe capire cosa intende per ragazzo “normale”

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