Voto utile

Chi votare? Vorrei un partito che mi dicesse: faccio quello che tu pensi sia giusto fare. Fidati.
Formula semplicissima no? Niente roboanti promesse, solo: fidati di me. Allora, forse, mi sentirei più tranquilla. Un partito telepatico. Anzi: il Partito Telepatico
Fino ad ora ho votato Pd ora voterei Pt. Non sarebbe una grosso cambio, dopotutto.
Perché io lo so quello che vorrei: vorrei un paese più giusto. Dove ci sia lavoro per tutti, dove tutti paghino le tasse, dove ci sia rispetto delle regole e servizi come scuole,ospedali e trasporti, efficienti.
Non chiedo tanto, dopotutto. Dove ci sia libertà di opinione e dove tutti, ma dico tutti, potessero aspirare a vedere premiati i proprii sforzi.
Dove si lotti contro la criminalità e la corruzione e la burocrazia.
E un paese dove ci sia vera Democrazia.
Chiedo troppo? Non mi pare. Mi pare di chiedere il giusto.
Se il Partito Telepatico, mi soddisfa queste poche ambizioni, sono pronta a votarlo, a dargli il mio voto utile.
Ma per ora non c’è un simile partito, un simile genio di partito deve ancora nascere.
E allora?
E allora voterò chi mi pare, al momento, essere il partito che più mi rappresenta come ideali …lo so che farò ridere qualche malpensante, ma non vedo altra soluzione che votare Liberi e Uguali.
Anche se volentieri aderisco alla Liberta e all’Uguaglianza,sancite dalla nostra Costituzione, il partito, però, avrebbe dovuto essere più chiaro.
Uguali a chi e a che cosa? Perché io, uguale, per esempio a un delinquente, non voglio esserlo.
Perciò, avrei preferito Liberi e Diversi.
Anche per distinguermi dai tanti che si proclamano per la libertà e la giustizia e poi, però, si comportano in maniera contraria a questa logica.
Gli ipocriti, che sono tanti. Quelli che dalla politica cercano solo il qui e ora del proprio personalissimo tornaconto.
Ecco, da quelli mi vorrei distinguere. Perciò propongo a Grasso di cambiare il logo del partito, non più Liberi e Uguali ma Finalmente diversi.
Non ho nulla da spartire con chi mi vuole ancora propinare l’ennesima inevitabile frottola. Quindi . Partito telepatico, finalmente diverso: PTFD.
Fidiamoci.

9 commenti su “Voto utile”

  1. Chi votare?
    Bella domanda.
    Votare il partito ossia l’ideologia cui esso si ispira?
    Votare le persone indipendente dal partito, in base al loro curriculum, la loro competenza, affidabilità e onestà?
    Votare il programma in base alla sua bontà, credibilità, realizzabilità?
    Votare contro un partito per protesta, perché te ne senti deluso o, peggio ancora, tradito?
    Votare il meno cattivo turandosi il naso, come suggeriva Montanelli?
    Non votare nessuno per protesta qualunquistica?
    Non saprei, ognuni scelga secondo proprio giudizio.

    Ma qualche idea me la sono fatta: non credere alle chimere, a chi dà soluzioni facili, a chi ti alletta, governare una nazione non è affatto una cosa semplice è il “mestiere” più difficile al mondo.
    Non credere eppure a chi vede tutto marcio, tutto sbagliato in chi non la pensa come lui.
    Diffidare di chi quando parla non è chiaro, parla in politichese, significa che anche lui non ha le idee chiare.
    Credere ai fatti, alla concretezza più che alle parole.
    Credere a chi capisce le necessità del Paese, solleva i giusti problemi, e ne dà soluzioni concrete.
    Credere in chi è più inclusivo che esclusivo, la politica si fa il più possibile insieme e il meno possibile isolati; credere in chi apre le porte con giudizio e non solleva barriere scriteriate.

    Questo mi sentirei di suggerire a mio nipotino il giorno che dovesse votare, se ci sarò.
    Ma soprattutto gli direi:
    “Ascolta tutti, ma alla fine vota liberamente, vota con la tua testa dopo aver giudicato con la tua testa”.

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  2. Il problema però è che chi ha fatto le regole del gioco (il governo ancora in carica) ha barato. Le ha fatte in modo che non vinca nessuno o meglio che il potere rimanga in mano ai soliti e e cosi la democrazia va a farsi benedire.
    Questi (destra e sinistra) non vogliono lasciare che sia il popolo a decidere: tutto deve rimanere in mano alla finanza, alle lobby, ai potentati vari e d eventuali.
    Per cui, altro che turarsi il naso: come diceva Popper: “in democrazia deve essere possibile cambiare il governo senza spargimento di sangue”.Ma ora, alle condizioni date, ci mettono tutti spalle al muro: qualunque cosa votiamo, di riffa o di raffa, finisce sempre nel grande pentolone della grande coalizione che da noi è un ministrone tirato fino allo spasimo dove governanto tutti tranne che il buon senso.
    E soprattutto, il popolo è fuori del tutto dalle decisioni importanti e viene solo trattato come mestolo di legno
    Io non voglio fare il mestolo di legno.

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  3. Se i sondaggi hanno un senso , la coalizione di destra sfiora il 35%.
    Dovrebbero essere loro a menare le danze alla ricerca di quel 15% più uno che, in teoria, permetterebbe di governare.
    In pratica, sarebbe il governo dello sgovernamento a non governare.
    Mattarella si prepari a varare un governo di traghettamento per varare una legge elettorale di tipo maggioritario con ballottaggio, e poi succeda quel che succeda, ma almeno saranno gli elettori ad aver deciso.

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  4. Un’altro governo di traghettamento? Ma per traghettarci dove? Mi pare che ci hanno traghettato fin troppo, sinora. Il centrodestra ha, per ora, giocato tutte le carte giuste, per la legge dell’alternanza toccherebbe a loro ma sappiamo come è andata l’ultima volta. La Ue ci metterebbe sotto sorveglianza stretta, con l’enorme debito che abbiamo.
    Non c’è da stare tanto allegri, la vedo dura- Vorrei essere ottimista ma vedo che l’Italia deve ancora soffrire a lungo prima di vedere uno spiraglio di luce.
    Ed è probabile che la Consulta boccci anche questa L/E e cosi assisteremo agli ennesimi scontri e baruffe e balletti. Mentre i giovani continueranno ad emigrare.Non se ne può davvero più. Non siamo un paese serio.

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  5. A maggior ragione, se oltre alla ingovernabilità, la Consulta dovesse giudicare incostituzionale la legge elettorale, sarebbe opportuno un governo di traghettamento, giusto per varare una nuova legge elettorale costituzionale (Ma ne saranno.capaci?)e tornare a nuove elezioni.

    Ma ciò che sarebbe opportuno non è detto che sarà fatto.
    C’è spazio per governi di larghe intese, di salute pubblica, governi istituzionali, del Presidente e chi più ne ha più ne metta. Fino al raggiungimento della pensione.

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  6. Che ne dite, la voragine di Roma, inghiottirà pure Virginia Raggi?
    Sembra fossero state fatte delle denunce inascoltate sugli smottamenti del terreno, possibile che con la
    VoRAGGIne la sindaca non c’entri nulla?

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    • Secondo me un sindaco c’entra sempre con quello che succede in città. non è possibile che non le fossero arrivati tutti gli esposti fatti dai cittadini sui rumori, sui tremolii e non era neppure troppo difficle prevedere il disastro.
      Poteva andare molto ma molto peggio, mi pare quasi un miracolo.
      Ma le che ci sta a fare al Campidoglio? Sarebbe davvero da chiederselo. Tanto poi arriva con quella faccina angelicata in Tv a pontificare dalla cattedra che nessuno capisce quanto lei sia martire e quanto le amministrazioni precedenti le abbiano lasciato un disastro in eredità che lei non può, assolutamente avere mai responsabilità di nulla. Neppure se ci rimanesse duecento anni, troverebbe sempre il modo di dare la colpa al altri. Mi sembra un classico dei Cinquestelle, dare la colpa a tutti e prendersi poche o nulle responsabilità: questi li cacciamo, sono poche mele marce, ma in fondo noi siamo sani, abbiamo il primato dell’onestà…e via cosi e finchè gli italiani gli credono possono crollare i palazzi ma loro si salvano sempre. Anzi, saranno tutti boomerang che finirano tra capo e collo dei loro detrattori. Sono davvero una bella novità per la politica italiana!

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  7. “La politica
    Ner modo de pensà c’è un gran divario:
    mi’ padre è democratico cristiano,
    e, siccome è impiegato ar Vaticano,
    tutte le sere recita er rosario;

    de tre fratelli, Giggi ch’er più anziano
    è socialista rivoluzzionario;
    io invece so’ monarchico, ar contrario
    de Ludovico ch’è repubbricano.

    Prima de cena liticamo spesso
    pe’ via de ‘sti principî benedetti:
    chi vò qua, chi vò là… Pare un congresso!

    Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma
    ce dice che so’ cotti li spaghetti
    semo tutti d’accordo ner programma.”

    Così la pensava Trilussa sulla politica.
    Però, prima si parlava di Democrazia Cristiana, Monarchici, Socialisti, Comunisti, Repubblicani.
    Oggi si parla di Renzi, Di Maio, Salvini, Berlusconi, Grasso.
    Insomma dalle stalle alle stelle.

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