Uomini vittime

Riporto qui una mia lettera comparsa oggi su “Italians” del Corriere della Sera, al fine di ampliare quanto più possibile la discussione su un tema molto difficile e delicato:

Per “studi riportati”mi riferisco ad alcune ricerche citate nella lettera di un lettore che, nei giorni scorsi ne aveva riportato in sintesi i contenuti.
Gli studi citati sono:
Archer et al, 2000 e 2004
Macri et al. 2012

39 commenti su “Uomini vittime”

  1. In fondo, Severgnini mi stupisce. E’ persona indubbiamente buona è intelligente, non può essere in malafede, e allora? Devo ritenere che sia un ingenuo, altrimenti come potrebbe credere che i maltrattamenti subiti dagli uomini da parte delle donne possa davvero costituire un problema, a fronte del problema reale dei maltrattamenti che subiscono le donne da parte di uomini violenti? Come può ritenere che sia argomento degno di un dibattito?

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  2. Cara Gazzato, la ringrazio per l’invito a dibattere sul suo blog.

    Tuttavia, le devo chiedere un accordo di metodo. Discuterò volentieri le mie posizioni solo se lei è disposta a dibattere nel merito dell’argomento in tema, evitando attacchi personali volti a screditare l’interlocutore. Solo in questo modo è possibile creare un clima di discussione serena e aperta.

    Ad esempio, trovo offensivo che abbia fatto illazioni sulle mie motivazioni: “Dopo quanto è emerso dalle cronache sulle molestie subite dalle donne nel mondo dello spettacolo e le relative denunce si sono messi in moto desideri di rivalsa,per non dire vendetta da parte di alcuni uomini che non ci stanno a passare per molestatori”.

    Le assicuro che non ho alcun sentimento di rivalsa o di vendetta perchè non sono affatto un molestatore. Come si permette solo di pensare una cosa del genere? O forse lei crede che tutti gli uomini siano in nuce molestatori?

    Inoltre, mi ha dato del maschilista. Come immagino sia anche per lei, essere ritenuto maschilista per me è un offesa. Se vuole proprio sapere come la penso, sono molto vicino ai valori del femminismo libertario (le cito su tutte Wendy McElroy e Christina Hoff Sommers, che lei certamente conoscerà).

    Quindi se lei è d’accordo ed è disposta ad discutere lealmente, le espongo qui, nuovamente, la mia tesi.
    1. Esistono evidenze fortissime che in Europa e in USA non sussistano differenze di genere nei tassi di vittimizzazione in famiglia. Significa che uomini e donne, subiscono con la stessa frequenza aggressioni fisiche e psicologiche. Inoltre, c’è una forte evidenza che uomini e donne abbiano le stesse motivazioni per usare violenza contro il partner. L’assunto che gli uomini aggrediscano per controllare la sessualità femminile e le donne aggrediscano per autodifesa è infondata. In altre parole, nell’occidente moderno, il patriarcato non centra nulla con la violenza domestica. Invece, sono abbastanza convinto che nei paesi meno sviluppati economicamente e almeno fino a 60 anni fa anche in occidente una quota sostanziale di violenze sulle donne fosse consentita, se non motivata, da una struttura sociale nella quale alle donne erano conculcate persino elementari libertà economiche. Su questo punto badi che persino promotori delle teorie femministe come Jonson oggi sostengono che la maggior parte degli episodi di violenza domestica è situazionale (motivato da contingenze e conflitti interpersonali). Se questo è vero, gli attuali programmi contro la violenza domestica non sono efficaci e si corre per giunta il rischio di commettere gravi ingiustizie e non occuparsi delle potenziali vittime maschili. Sull’efficacia comparativa dei modelli gendered ad orientamento femminista e dei modelli che si fondano sulla gestione dei conflitti relazionali la invito a leggere i lavori di Elizabeth Bates.
    2. Questi risultati ormai inoppugnabili (se vuole parliamo in modo approfondito di queste ricerche: non sono affatto casistiche senza alcuna prova come lei afferma senza averle lette) possono essere traslati al contesto italiano, su tutto il territorio nazionale, in tutti i ceti sociali? La mia risposta è: nessuno può rispondere a queste domande perchè l’unico studio nazionale è stato realizzato da ISTAT con una metodologia fortemente deficitaria: a. hanno campionato solo donne (quindi non si conosce il tasso di vittimizzazione domestica tra gli uomini); b. Il questionario utilizzato non ha alcuna validazione psicometrica. Alcune domande sono francamente imbarazzanti. Se una donna riporta di essere stata criticata dal proprio uomo per l’abbigliamento, questa viene classificata come vittima di violenza psicologica; c. ha un disegno descrittivo, non consente di testare alcuna ipotesi circa le motivazioni.

    In conclusione a queste osservazioni ponevo ai lettori di Italians una domanda molto semplice che ora giro a lei: perchè alla luce degli studi internazionali, l’ISTAT non conduce uno studio nazionale rigoroso, per testare queste fondamentali ipotesi? Di cosa si ha timore? Qualsiasi scelta di policy non può che fondarsi su queste risposte.

    Per quale ragione Signora Gazzato vuole censurare persino chi solleva legittimi, sostanziati dubbi, in modo civile e argomentato? (cito dal sul testo: “trovo molto pericoloso che lei stia dando tanto spazio a uomini che affermano che esistono in pari grado violenze domestiche sull’uomo che sulla donna.”)

    A suo beneficio e a beneficio dei suoi lettori riporto qui alcuni studi pubblicati su riviste scientifiche di primo piano, dopo revisione esperta (in un settore nel quale la teoria femminista è state per anni, l’unica). Questi articoli, al contrario dello studio ISTAT, hanno superato quindi un vaglio metodologico molto approfondito prima di essere pubblicati.

    I primi due link si riferiscono a presentazioni tenute da Elizabeth Bates. La bibliografia completa si trova nel testo allegato.
    1. http://insight.cumbria.ac.uk/id/eprint/3058/1/Bates_HiddenVictims.pdf
    2. http://insight.cumbria.ac.uk/id/eprint/2999/1/Bates_ChallengingTheGendered.pdf

    I successivi due link, si riferiscono a meta-analisi condotte dal Professor Archer. Si tratta di sintesi di molteplici studi indipendenti: dal punto di vista scientifico il massimo dell’evidenza disponibile. Si parla di casistiche molto ampie complessivamente (circa 64’000 soggetti).
    3. https://pdfs.semanticscholar.org/e272/aee4d840a3412f7d3f4b3633e2ffa4b3072f.pdf
    4. http://domestic-violence.martinsewell.com/Archer2002.pdf

    L’ultimo link si riferisce a una ricerca dell’Università di Siena. E’ il dato meno robusto. Utilizzano il questionario ISTAT e lo somministrano tramite web.
    5. http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_macri_et_al_2012-03.pdf

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    • Luca Neri
      Come ho già avuto modo di dirle in risposta alla sua mail, nella mia lettera parlo in generale, non attacco e non insulto nessuno, meno che mai lei che non conosco personalmente, esprimo solo la mia opinione, come fa lei, esercitando un diritto sancito dalla carta costituzionale. Ma pubblico volentieri le sue tesi affinchè possano essere valutate e discusse da chi volesse intervenire nel merito di questa difficile e molto delicata questione.
      Aggiungo solo che, per quante analisi serie e approfondite lei mi possa sottoporre io resto della mia opinione: le violenze domestiche, in Italia, finiscono purtroppo troppo spesso col femminicidio e su questo ci sono dati sconfortanti: una donna uccisa in media ogni due giorni, 150 in media all’anno (114 in dieci mesi nel 2017), 8mila e 500 denunce per stalking…la mia domanda a lei potrebbe essere: come mai non ce ne sono altrettante da parte di uomini?
      Ma la sua domanda sul perché l’Istat non fa uno studio approfondito sulle vittime delle violenze femminili sull’uomo, secondo me, andrebbe girata all’Istat, io non so risponderle. Ma sono gli stessi freddi numeri a rispondere a tutte le sue domande e francamente trovo che siano inequivocabili.
      Le dico subito però che, contrariamente a quanto scrive, il mio intento non era quello di “censurare”, ma solo di far notare che ritengo queste tesi potenzialmente pericolose nei riguardi di una situazione che somiglia molto ad un massacro continuato.

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  3. Lo studio “scientifico” statistico che lei, Neri, propone, non lo conosco. Mi guardo bene, quindi, dal commentarlo e/o negarlo.
    Ho letto i dati dell’ISTAT; con lo studio “allargato” alle violenze in genere.
    Mi sembra credibile (non sono autorevole per decretarlo credibile o meno; per questo scrive “mi sembra”)

    Per pre-giudizio (lo scrivo staccato perchè etimologicamente è l’operazione che compio) sono portato a pensare che questi studi siano “portatori” di un vizio di origine (ripeto, non conosco quelli esteri che lei indica; quindi posso essere in errore).

    Temo che modelli cultral-comportamentali differenti possano portare discrepanze nel calcolo statistico geolocalizzato ed anche nell’interpretazione del concetto stesso di violenza.

    SE parliamo di violenza come proposto nello studio ISTAT
    5. http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_macri_et_al_2012-03.pdf
    sono portato a pensare che non ci siano sostanziali differenze di “genere” tra maschi e femmine.
    Temo che l’errore di composizione (tipico in statistica) risieda proprio nel concetto di violenza.
    Dato che uomini e donne sono in grado di esercitare “violenze differenti”, ho il dubbio che alcuni tipi di violena vengano unanimemente ritenuti come violenza; mentre altre “forme” di violenza non vengano conteggiate nel calcolo perchè da lacuni NON vengono paragonate ad atti di violena.

    spiego meglio.

    Violenze psicologiche tipo umiliazioni in pubblico, sfottò, diminuzione dell’autostima in privato, sul luogo di lavoro ecc. NON vengono equiparate ad un “femminicidio”.

    Se dovessimo conteggiare quanti uomini hanno provato ad accoltellare e/o strangolare una donna, e poi facessimo il calcolo contrario, credo (è una mia induzione) che lo squilibrio sia verso U>D.
    Se dovessimo invece fare il calcolo di quante donne sfruttino i figli per infliggere umiliazioni verso i propri uomini, credo che lo squilibrio sia verso D>U.

    Quindi quando lacune donne, correttamente, indicano lo squilibrio U>D, credo si limitino a valutare DETERMINATE modalità di violenza.
    Considerando (giustamente o meno dipende dalla valutazione convenzionale iniziale) solo alcune tipologie di violenza.

    Posso assolutamente sbagliarmi.

    Per chiarire dico che uno schiaffo dato da un uomo di 90 kg ad una donna di 50 kg è “teoricamente” violenza tanto quanto uno schiaffo dato da una donna di 50 kg ad un uomo di 90 kg.
    Eppure il primo caso viene sostanzialmente catalogato in modo differente dal secondo.

    Parere personale

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  4. Signor Neri,
    qualche osservazione alla sua lettera
    Lei dice:
    ” O forse lei crede che tutti gli uomini siano in nuce molestatori?”
    Non è già questa una “illazione” simile a quella che lei riprovera all’autrice della lettera nei suoi riguardi? Le si potrebbe rispondere con le sue stesse parole:
    “Come si permette di pensare una cosa del genere?”.

    Poi dice:
    “Per quale ragione vuole censurare persino chi solleva legittimi, sostanziati dubbi(…)?
    E cita la frase che, secondo lei, costituisce censura (“trovo molto pericoloso che lei stia dando tanto spazio a uomini…). Si tratta di un semplice giudizio, come dire di trovare pericolose le idee di chi dovesse sostenere (è solo un esempio) che la droga faccia bene alla salute.
    Ancora:
    “Questi risultati ormai inoppugnabili… “.
    Io direi che di inoppugnabile non c’è nulla, persino la teoria della relatività un giorno potrebbe essere oppugnata, come lo fu la teoria ondulatoria sulla natura della luce da parte di quelle quantistica.
    Cordialità.

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  5. Gentile Signor Neri,
    Mi andro’ a leggere le sue statistiche e valutero’ attentamente in che cosa esattamente consiste la violenza che le donne infliggono sui maschi.
    Ammetto che magari ci sono donne che non soltanto si difendono ma teoricamente possono anche attaccare consapevolmente o inconsapevolmente. Tuttavia, in genere, la violenza degli uomini sulle donne e’ quella che emerge di piu’ a livello di cronaca. Non si puo’ mettere in dubbio piu’ di 100 donne che l’anno scorso ci hanno rimesso la vita, le migliaia di denunce che piovono ogni anno alla polizia e liquidare il tutto con un semplice ” anche le donne sono violente”. Insomma, il suo mi sembra un tentativo un po’ goffo di nascondere un elefante che invece e’ molto presente. Tutte le sue statistiche non riusciranno a minimizzare un fenomeno che per gravita’ e diffusione, non ha riscontri con le presunte violenze femminile di pari intensita’ sugli uomini. Badi bene questo non e’ solo un problema italiano. Lo e’ in ogni paese occidentale. In Danimarca, il paese piu’ felice del mondo, la violenza domestica raggiunge punte altissime tanto e’ vero che il paese si pone molto in alto nella classifica dei paesi dove piu’ si registrano queste violenze.
    Per concludere: io ho avuto un caso in famiglia dove una mia cugina veniva regolarmente picchiata dal suo compagno. L’ultima volta le prese cosi’ tante che il vicino di casa decise di chiamare polizia e ambulanza. E’ stata un uomo a salvare mia cugina, mentre la madre del suo compagno, presente in casa, faceva finta di non sentire. Come vede si sono sono invertiti i ruoli. Una donna sarebbe dovuta intervenire in solidarieta’ ad un’altra e non lo ha fatto, un uomo che non era neanche in quella casa e che avrebbe potuto farsi gli affari suoi, e invece non e’ stato ad assistere all’ennesimo femminicidio, ha fatto il suo dovere. Ruoli invertiti e quindi, perche’ no? Ammetto che anche noi donne possiamo essere crudeli e violente, tuttavia riconosciamo che la violenza domestica e’ un problema che vede le donne molto spesso parte lesa, molto di piu’ degli uomini.

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  6. Chiedo scusa alla signora Grazzato se mi ritiro in buon ordine, ma sinceramente un dibattito sull’aria fritta mi sembra surreale.

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    • Peccato perché sono sicura che avrebbe potuto portare il suo contributo ma, evidentemente, il signor Pierri fa parte di quelle persone, tante purtroppo, che amano “scagliare il sasso” e nascondere il braccio.
      Mi auguro di sbagliarmi e che Renato Pierri voglia dire come la pensa sulla faccenda senza storcere il naso per la “puzza” di “aria fritta”. Sarebbe molto più costruttivo e darebbe anche un senso a quel suo primo intervento, il quale, francamente diceva poco o nulla sul tema ma somigliava vagamente ad un pettegolezzo. Se sono i pettegolezzi il tema che Pierri preferisce, questo non è posto per lui. Ha ragione a ritirarsi in fretta. Luoghi dove si respira aria pura ne troverà quanti ne vuole. Grazie comunque di essere intervenuto e se vorrà rimanere è il benevenuto.
      Approfitto anche per ringraziare Pierri per darmi l’occasione per dire che qui non è apprezzata la spocchia al pari dei pettegolezzi.

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  7. A proposito di uomini vittime e di studi che negano l’evidenza della discriminazione e delle violenze subite dalle donne, perfino la BBC è coinvolta per la denuncia della direttrice della sede di corrispondenza di Pechino, Carrie Grave, che si è dimessa perché sottopagata rispetto ii colleghi uomini.
    È interventuta anche Theresa May, sollecitando lo BBC alla trasparenza e alla rimozione di ogni sorta di discriminazione.

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  8. Gentile signora, la mia lettera sul blog “Come Gesù” sotto la quale ho inserito la sua come commento, lei la chiama pettegolezzo? Forse non mi sono spiegato bene. Non intendo assolutamente mettermi a discutere su un problema inesistente: le donne che maltrattano gli uomini, il denaro che si sperpera per aiutare le vittime della violenza maschile, i Pronto Soccorso pieni di uomini feriti dalla donne, ed altre corbellerie del genere. Questa è l’aria fritta della quale parlavo.
    Sa quante lettere ho scritto a Severgnini per invitarlo a non pubblicare lettere maschiliste? Sa che è stato il sottoscritto ad obbligarlo a rimuovere la lettera del signor Neri il giorno 4 gennaio per ripubblicarla il giorno dopo con la sua disapprovazione? Mi ringraziò per averlo avvertito e mi disse che non era stato lui a pubblicarla ma un suo collaboratore…
    Infine: non è stata lei a rimproverare a Severgnini di dare “spazio a uomini che affermano che esistono in pari grado violenze domestiche sull’uomo che sulla donna”?
    E adesso, sebbene molto più limitato, lo spazio vuole darglielo lei? Renato Pierri non ci sta.

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    • Gentile Pierri
      prendo atto che lei si è spiegato male. Ma ritengo che dire che il dibattito qui sopra è “aria fritta” sia offensivo nei confronti miei e di chi è intervenuto. Sul mio blog esiste la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni, nei limiti imposti dalla buona educazione. Lei vorrebbe censurare anche chi contraddice le tesi che affermano che esistono violenze sugli uomini? Lei qui ha la possibilità di affermare quello che ritiene giusto sul tema in questione e contrastare le tesi che ritiene sbagliate, lo faccia senza offendere, se crede.

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  9. Gentilissima signora, il mio pensiero è il seguente: “trovo molto pericoloso che lei stia dando tanto spazio a uomini che affermano che esistono in pari grado violenze domestiche sull’uomo che sulla donna” (Mariagrazia Gazzato).
    E questa è la mia ultima visitina qui, giacché manca il tempo e manca la pazienza…

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    • Pierri
      lei è molto polemico (come suo solito, non si smentisce, secondo me inutilmente) ma solo per correttezza d’informazione, qui, che afferma le tesi che combatto, c’è solo il signor Neri, gli altri affermano tesi contrarie o comunque gli chiedono conto di quanto afferma. Il signor Neri ancora non ha risposto, se lo vorrà fare lo pubblicherò molto volentieri. Qui c’è contraddittorio mentre lei vorrebbe solo opinioni a senso unico (il suo). La mia frase che lei continua gentilmente a ripetere era rivolta ad una persona che lei continua a tirare in ballo ma che ormai non c’entra più in questa discussione, lo trovo molto scorretto.
      La saluto cordialmente.

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  10. È che dire di quel padre di Favara che abusava della figlia? Lei si era rifugiata nella casa paterna, coi suoi tre figli, dopo essersi separata dal marito.
    Caduta dalla padella nella brace, come si sul dire.

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  11. Mentre Catherine Deneuve da Le Monde lancia una crociata in difesa della “liberta di importunare” da parte degli uomini (forse comincia ad andare in crisi di astinenza di complimenti), Gracie Carrie, come ci informa Radicale, ha lasciato la sede della BBC di Pechino per essersi accorta della differenza di stipendio tra lei e i suoi colleghi maschi. Rimarrà comunque nella redazione londinese, ma ha lanciato un messaggio molto importante. Spero venga raccolto molto presto da altre donne che sono stanche di lavorare di più ed essere meno pagate dei loro colleghi maschi. In Italia è la regola. E non da oggi ma da sempre.
    E’ ora di finirla!

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  12. Ma si, tutte chiacchiere le discriminazioni, le molestie, le violenze contro le donne. Carta canta, di dice, e certi “studi statistici” sono scritti su carta e perfino pubblicati

    Poi basta ascoltare un telegiornale, perché qualche dubbio ci possa sfiorare.

    A Sozzago (Novara)una donna è stata appena massacrata dal compagno, eppure erano note le violenze che aveva dovuto subire.

    Un’altra notizia fresca fresca:
    il Consiglio di Stato ha espulso un suo membro, quel Francesco Bellomo che richiedeva prestazioni particolari alle borsiste che frequentavano la scuola per aspiranti magistrati da lui gestita.
    Questa è realtà, non diceria.

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    • Milena
      quel Francesco Bellomo è la quintessenza della faccia di tolla. Ora dice che per espellerlo avrebbero bisogno di una imputazione mentre lui non è indagato per nessun reato…dovrebbe entrare in politica, uno cosi, di sicuro, potrebbe “ben figurare”.
      Invece di stare zitto e vergognarsi…

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  13. Luca Neri
    mi sono letta il report della ricerca della Cumbria University della ricercatrice Liz Bates.
    Devo dire che è davvero sconcertante la violenza che descrivono gli uomini da parte delle loro compagne, cose da non credere!
    Non metto in dubbio la buona fede degli intervistati né quella della dottoressa Bates ma, cosi come prima impressione mi sembra che, francamente, racconti cose che non stanno né in cielo né in terra. Ma chi si sono sposati gli intervistati?
    Gli inglesi sono messi davvero male se sono costretti a subire tante sevizie da parte delle loro malefiche donne, descritte come aguzzine, torturatrici sia in senso psicologico che fisico. C’è davvero da restare di stucco.
    Ma quali prove portano i signori intervistati di quanto affermano? Si sono fatti fotografare con gli occhi pesti, hanno mostrato i lividi, certificati medici attestanti percosse, testimonianze dei vicini di casa di averli sentiti urlare aiuto? Tutte queste evidenze dei fatti vengono portate dalle donne italiane che denunciano violenze domestiche.
    E’ innegabile che in una relazione a due ci siano discussioni, anche accese, che qualche scellerato/a arrivi persino alle mani, ma da questo a credere che le violenze subite dagli uomini siano al pari di quelle subite dalle donne, anche con il supporto di ricerche come quella citata, ci passa un oceano.
    Rimango più che mai della mia idea, le prove dei fatti e non le “inchieste”, la avvalorano.

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  14. Pare che L’Istat voglia fare una ricerca che indaghi sul vittimismo al maschile per molestie compiute da donne.
    Ben venga, ci sono senza dubbio donne che impongono la loro volontà in modo prepotente e ricattatorio sui compagni e altre che si comportano in modo da essere equiparate a uno stalker per l’insistenza nel voler affermare le proprie posizioni.
    Ma non credo che nessuna indagine possa affermare che ci sia parità di vittimizzazione tra uomini e donne. Piuttosto ci dovrebbe essere maggior collaborazione tra uomini e donne nel cercare le cause di incomprensioni e nel cercare di escludere le violenze dai rapporti interpersonali, soprattutto quando si tratta di rapporti consolidati, con figli. E soprattutto mai e poi mai arrivare alle mani per stabilire qualsiasi tipo di supremazia sull’altro. Le ricerche e le indagini vanno bene ma non dovrebbero essere motivo per ultriori prese di posizione contrapposte ma partire da quelle per trovare un denominatore comune: il rispetto reciproco.

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  15. Come dopo ad ogni rivoluzione politica e sociale segue la restaurazione, cosi anche nei movimeti minori segue una controtendenza restaurativa.

    È il caso di #me too che ha rotto il silenzio sulla cultura ancora dominante del maschilismo, e, all’opposto, del proclama delle cento donne capitanate da Catherine Deneuve e di molti altri oppositori che temono lo sgretolamento di certi rapporti ormai consolidati imposti dagli uomini, ma che potrebbero tornare utili anche a un certo opportunismo femminile.

    Così un moto di protesta sacrosanto( basta guardarsi intorno) volto a dare pari dignità alla donna, lo si ridicolizza parlando di puritanesimo, di caccia alle streghe, di zelo bigotto. E si proclama il diritto di
    corteggiare, come se fosse questa tendenza naturale ad essere messa in discussione, quando non addirittura il diritto di molestare, come se non fossero due atteggiamenti ben distinti: la molestia per sua stessa definizione è fatta contro una volontà, il corteggiamento può essere accettato o no(e in tal caso la persona corretta cessa il corteggiamento).

    È la tattica sempre usata per demolire l’avversario quella di attribuirgli idee estremistiche squalificanti.

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    • Alessandro
      e, secondo me, è anche il modo con il quale il “sistema” si protegge e si difende dalla possibilità, mai del tutto accettata, che le donne possano vivere libere dai condizionamenti che certi maschi gli impongono in molti settori, se non in tutti della propria vita.

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  16. Perdonate l’intrusione; ma temo che il discorso stia prendendo una direzione diversa da quella iniziale.
    Utilizzo il termine “intrusione” proprio perchè comincio a sentirmi un intruso.
    Siamo partiti da una valutazione emozionale (corretta o meno non sta a me dirlo) che vorrebbe sancire un maggior “ricorso” alla violenza da parte dei maschi nei confronti delle femmine.
    Questa valutazione necessita di prove e misurazione scientifica (ed oggettiva).
    NON basta portare alla luce gli articoli di giornale; per suffragare la tesi iniziale; che sintetizzo in “Uomini > Donne nella violenza”.
    Io NON sono a conoscenza di fatti per cui posso sostenere questa tesi; ne il contrario o la parità.
    Sta a chi propende per l’una o l’altra posizione, dimostrarlo dati alla mani.
    QUESTO tipo di approccio però NON vuole significare che non ci siano violenze.
    Se non ho dati per dire che gli uomini “picchiano” più delle donne, non sto dicendo che gli uomini non picchiano (purtroppo lo fanno).
    Non sottovalutiamo il triste dato; facciamo in modo che le violenze diminuiscano (farle sparire è utopia).
    Se poi vogliamo discutere di quanto i modelli culturali, sociali, comportamentali o anche le pulsioni sessuali stiano alla base di comportamenti violenti, benvenga.
    Forse da una discussione del genere potrebbero emergere anche riflessioni costruttive.
    Resta comunque pendente il punto iniziale.
    COSA consideriamo “violenza”?
    COME misuriamo la violenza, all’interno dei luoghi di lavoro, delle famiglie, nei rapporti interpersonali e di coppia?
    QUANTA violenza viene fatta dagli uomini verso le donne e viceversa?
    PERCHE’ viene esercitata violenza?
    Se poi verifichiamo questa “asimmetria” di genere, dovremmo domandarci PERCHE’ un genere (uomini?) è “generalmente” più violento dell’altro?

    PErdonatemi la frase che sto per scrivere; non voglio offendere nessuno (ci mancherebbe).
    Letti gli interventi sopra, mi sembra più una “gara” a chi riesce a dimostrare agli altri di “avere ragione”, più che ad un confronto costruttivo.
    Attività lecita; ma un poco narcisistica a parere mio.

    In questo mi sento un po’ un intruso.

    Chiedo scusa se offendo qualcuno (non è mia intenzione)

    Rispondi
    • Matteo
      prima di tutto qui non ci sono “intrusi”, sei il benvenuto come lo sono tutti quelli che vogliono intervenire in maniera costruttiva e in buona fede.
      In quanto al resto del tuo lungo intervento, del quale ti ringrazio, lascio agli altri la valutazione, ma in seguito, ti dirò come la penso.

      Rispondi
  17. Signor Zambelli, io parto da tre fattori per stabilire che la violenza subita dalle donne da parte degli uomini è un fenomeno preponderante rispetto a quella contraria: forza fisica, posizioni di potere e cultura dominante.

    Tutti e tre i fattori contribuiscono in maniera innegabile a produrre violenza del genere maschile su quello femminile. Parlo di violenza fisica, sessuale e psicologica.
    La forza fisica gioca soprattutto in famiglia. Quella della posizione di potere, nell’ambito professionale, quello della cultura dominante (maschilista)fa da sottofondo sia nelle famiglie sia nella società.
    Il corteggiamento infine è tutt’altra cosa della molestia sessuale: discriminante, prima di tutto, il fine (piacere a qualcuno, quindi fatto in modo da rispettarlo e non offenderlo); inoltre l’essere accettato della controparte e da essa gradito.
    Questa in sintesi la mia opinione, senza la pretesa che sia verità assoluta.
    Cordialità e benvenuto nella discussione.

    Rispondi
  18. Matteo

    i dati che tu chiedi sono disponibili presso tutte le ricerche Istat sulla violenza sulle donne e sono quelli che ho già riportato più sopra parlando col sig, Neri: circa 150 donne uccise l’anno e 8.500 denunce di stalking.
    Tu sai che lo stalking è diventato di recente un reato in Italia, fino a poco tempo fa non lo era. E’ un percorso di reiterate molestie che una persona subisce (in genere le donne) per cui diventa impossibile vivere tranquillamente la propria vita. Hai paura di ogni ombra che si muove perché lo stalker potrebbe comparirti davanti in ogni situazione e non è piacevole sentirsi costantemente spiati.
    Poi, tu chiami intervento emozionale la mia lettera ad Italian, nella quale considero gli studi sulla parità di vittime tra i generi, pura folllia.
    Mi spiego anche se l’ho già fatto abbondantemente: ci sono analisi, statistiche che provano oltre ogni ragionevole dubbio che le molestie, le violenze, lo stalking, lo stupro…sono perpetrati nei confronti delle donne. Almeno nella stragrande maggioranza.
    Questo dibattito potrebbe svilupparsi sul perché gli uomini siano ancora cosi violenti nei riguardi delle compagne.
    E una motivazione c’è: l’uomo (parlo in generale) non accetta che la donna sia indipendente e possa decidere di lasciarlo in ogni momento.
    In altre parole non accetta che la donna sia libera di decidere della propria vita come un uomo.
    Come lo chiami tu questo se non maschilismo?

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  19. Ho aspettato molto tempo prima di rispondere per consentire che la discussione si sedimentasse. Ho letto tutti i commenti e non ho intenzione di rispondere a tutti. Sarebbe impossibile. La mia tesi è molto chiara. La violenza in famiglia non è causata dal maschilismo (come l’attuale mantra del femminismo propone), ma è causata da conflitti situazionali e che questa violenza situazionale è egualmente inflitta da uomini e donne. Se è così, e tutti i dati internazionali lo confermano, l’atteggiamento sociale attuale non risolve il problema della violenza domestica ma lo aggrava offrendo soluzioni inefficaci e dimenticando potenziali vittime maschili per le quali non esiste alcuna tutela ed anzi molto spesso non vengono creduti nè dai parenti nè dalle istituzioni. Nessuno si è preso la briga di analizzare a fondo la letteratura scientica sul tema. Si badi inoltre, che non affermo nulla circa le conseguenze: è chiaro che per differenze fisiche la lesività di una aggressione fisica di un uomo verso una donna è potenzialmente maggiore. Infatti ci sono studi che dimostrano che le vittime donne hanno tendenzialmente un maggior tasso di infortuni seri (ma molto meno di quanto le cronache giornalistiche farebbero credere). Badate, mi sono occupato di mobbing per diverso tempo, ho visto più di mille casi: anche sul lavoro non esistono “preferenze” di genere. Noto però delle regolarità nel dibattito, queste sì a mio parere pericolose. 1. Tutti hanno espresso un opinione anche se non sono documentati. Nessuno si è preso la briga di leggere e comprendere tutti gli articoli che ho indicato. Chi è interventuto, pensa di confutare le tesi da me enunciate proponendo teorie sulla base di impressioni personali, e queste altre teorie sono perciò incontestabili. Non essendo basate su analisi fattuali, non esiste alcun fatto che possa confutarle. 2. La signora Gazzato, in un unico commento, si è presa la briga di leggere un mio link. Nel suo e in altri commenti, vi è una tendenza a delegittimare la validità degli studi scientifici perchè non corrispondenti alle cronache giornalistiche o le denunce depositate in procura. Di fatto, si afferma che le uniche evidenze valide vengono dai centri antiviolenza e dalle denunce o peggio dalle cronache giornalistiche. Chiunque si occupi del tema della violenza, sa che le denunce e i report dei centri antiviolenza non sono una sorgente valida di informazione. Se vuole realmente approfondire, la letteratura scientifica sul tema è molto ampia. Noto che questo meccanismo di validazione delle “credenze” è lo stesso che opera in altri temi “social”, ad esempio per il fenomeno “no vax”. 2. Sono frequenti commenti retorici (si discute il modo di porsi, non la sostanza). 3. Si tende a generalizzare l’esperienza personale piuttosto che ragionare sulle statistiche disponibili.

    Noto che di fronte a questo tipo di argomenti, non sussiste molto spazio per il dibattiro razionale.

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    • Passo volentieri questo suo post e lo lascio alle considerazioni di chi vorrà intervenire ma mi riservo di risponderle in seguito.
      Mi piacerebbe, però, nel contempo, avere anche una sua opinione sul post di oggi: “Quanti Bellomo?”

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  20. Signor Neri
    lei afferma che la violenza sulle donne non è una conseguenza del maschilismo ma piuttosto un problema legato alla conflittualità tra coppie che può sfociare in violenze che entrambi i partner subiscono in uguale misura.Cioè, i due se le danno di santa ragione reciprocamente.
    Mi sembra una tesi surreale.
    Tutte le statistiche e le evidenze fin qui riportate da tutti gli organismi internazionali preposti, certificano, dati alla mano che le donne sono le prime vittime della violenza di genere: vengono uccise dal compagno, non per legittima difesa durante uno scontro alla pari tra i due, nel quale l’uomo, guarda caso, riesce a scansare la terribile minaccia che gli arriva dalla donna ed eliminarla per salvarsi.
    NO, niente affatto: l’uomo uccide la donna, spesso con inaudita e incomprensibile violenza per motivi legati alla supremazia che vuole imporrre sulla donna stessa.
    Quasi sempre quando la donna rivuole la sua libertà o per gelosia. Queste sono le cause più frequenti di femminicidio, se non le uniche.
    Non una banale lite familiare per incomprensioni reciproche.
    E questo si chiama maschilismo ed è combattutto da tutti gli organismi mondiali che difendono i diritti umani, i quali riconoscono alle donne il diritto di avere pari dignità e di decidere della propria vita in piena libertà e di non dover subire molestie o violenze.
    A questo proposito le allego una ricerca del settimanale l’Espresso (spero che lei lo consideri fonte sufficientemente “autorevole”)
    http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/06/19/news/femminicidi-1.304466.
    Ci troverà dei dati che confermano quanto sopra scritto.
    Lei, mi scusi, diventa risibile quando parla di “infortuni seri”:
    Lei li chiama infortuni seri l’uccisione di 150 donne l’anno, in media una, circa ogni due giorni?
    Infortunio serio? ma sta scherzando? O vuole mettere in dubbio quelle che lei chiama “notizie giornalistiche”? Cioè i terribili e disgustosi ed inquietanti fatti di cronaca che siamo costretti a leggere quasi tutti i giorni?
    Lei le trova poco attendibili? Non si fida? Vuole controllare di persona una per una tutte le bare che contengono i corpi straziati di quelle povere donne?
    Lei contrappone le sue ricerche, assolutamente degne di approfondito vaglio e massima considerazione a quelle che, secondo lei, sarebbero invenzioni della stampa o di chi conta le vittime e stila le statitistiche e lo fa calcando la mano, sempre secondo lei, per far credere che siano maggiori di quanto non sono?
    Allora se è cosi sicuro di quanto afferma, mi porti evidenze chiare di altrettanti omicidi compiuti da donne su uomini, cifre alla mano e poi ne riparliamo.
    Non le troverà perché non esistono. Gli uomini vengono in genere uccisi da altri uomini e solo in casi rarissimi da donne.
    Ciò non significa che non ci siano fior di virago, manesche, infide e insopportabili ma c’è sempre quella cosa che si chiama divorzio e non risulta da nessuna parte che la donna risolva i conflitti interni alla coppia uccidendo il partner ma bensi è il contrario.
    Mi sembra che sia lei in difetto quando parla di “dibattito razionale”.
    Secondo lei è razionale dare credito alle ricerche che lei porta come prove inoppugnabili delle sue tesi, mentre non è razionale portare vere evidenze dei fatti che sono riportate dai media e dalle statistiche?
    Cioè, in altre parole, dobbiamo basarci su quello che lei afferma e cancellare tutto quanto è assolutamente dimostrabile con tutte le evidenze del caso?
    Francamente, con tutta la buona volontà, trovo difficile persino capire dove lei intenda andare a parare.
    Io non metto in dubbio la validità delle ricerche che lei porta come “evidenze ” di quanto afferma, dico semplicemente che quelle ricerche, per quanto validissime, cozzano, fanno a pugni con la realtà.
    A meno che lei non abbia una realtà più “reale” da sottoporci.

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  21. Signora Gazzato, esiste una differenza tra gli articoli dell’espresso e le ricerche scientifiche. Quella differenza che fa sì che gli studi di medicina, farmacologia, economia, psicologia, e in genere delle scienze quantitative sono pubblicati su riviste scientifiche specializzate, sottoposti a peer review, e non sull’Espresso. Vivaddio. Le ricerche che riporto sono metodologicamente rigorose, pubblicate su riviste scientifiche di primo piano, revisionate dai più importanti esperti del settore al mondo. Chi ha studiato le motivazioni legate alla violenza domestica in modo scientificamente rigoroso ha osservato che nei paesi occidentali, oggi, non esiste alcun legame significativo con il maschilismo. Il che non significa che per alcuni casi isolati non ci possa essere un movente culturale.

    Le inchieste giornalistiche invece, non sono affatto fonti attendibili. Il solo fatto che lei ritenga maggiormente o ugualmente affidabili le inchieste giornalistiche, indica che non è in grado di comprendere i termini della questione. Basterebbe leggere attentamente. Il titolo dell’articolo che lei mi suggerisce recita: “Ogni due giorni una donna viene uccisa dal compagno”. Tuttavia gli omicidi in ambito familiare sono stati 120 e un anno è fatto di 365 giorni. Tra l’altro, di questi omicidi commessi in famiglia, solo una parte sono commessi dal compagno o dall’ex. I conti non tornano. Queste grossolane imprecisioni, che guarda caso ingigantiscono sempre il fenomeno, non le fanno sorgere sospetti? Non ha la curiosità di verificare? Spero di sì: mi consenta allora di rivedere con lei qualche statistica sui femminicidi, che lei stessa definisce omicidi commessi da uomini che non accettano la fine di un rapporto o per gelosia. Giudichi lei stessa quanto i titoli dei giornali (ad esempio quelli che lei mi suggerisce) e le interpretazioni dei politici siano aderenti alla realtà. Da una sommaria analisi dei dati pubblicati dal Rapporto EURES 2015 (http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4803121.pdf) emerge:
    Omicidi di Uomini – Totale, 2014: 324
    Omicidi di Donne – Totale, 2014: 152
    Omicidi Uomini – in ambito familiare, 2014: 71
    Omicidi Donne – in ambito familiare, 2014: 117
    Popolazione Femminile 2014 (ISTAT): 31298104
    Popolazione Maschile 2014 (ISTAT): 29484564
    Omicidi di Donne – Di cui autore partner/ex: 81
    Omicidi di Donne – Di cui Passionali: 31
    Da questi dati che lei può estrapolare dalle fonti pubbliche, calcolo i tassi per milione:
    Omicidi di Donne – Famiglia (Tasso per milione): 3.74 (95%CI: 3.11 – 4.46)
    Omicidi di Uomini – Famiglia (Tasso per milione): 2.41 (95%CI: 1.90 – 3.02)
    Omicidi di Donne per Motivi Passionali (Tasso per Milione): 0.99 (95%CI: 0.68 – 1.39)
    Si parla di 2.4 vs 3.7 casi per milione di abitanti! E se ci riferiamo ai delitti passionali, abbiamo 1 vittima donna su 1 milione di residenti donne. Purtroppo, nel rapporto EURES manca il dato sulle motivazioni degli omicidi di uomini in ambito familiare, e quindi il tasso di omicidi di uomini per motivi passionali non è dato sapere…perché gli organi politici hanno commissionato una ricerca sui…femminicidi. Purtroppo i dati sono largamente incompleti e EURES si guarda bene dal rendere i dati grezzi pubblici in modo che esperti indipendenti possano condurre analisi in modo autonomo.
    Da un punto di vista statistico i numeri sono molto piccoli: gli ampi intervalli di incertezza quasi si “toccano”; ovvero il margine di errore statistico è così grande e il numero di eventi è così piccolo che basterebbero una decina di omicidi in più o in meno da una parte o dall’altra per rendere la differenza tra uomini e donne non statisticamente significativa. Possiamo basarci su questi dati per dire che il maschilismo è l’origine della violenza domestica? Su, siamo seri per favore.

    Un’ulteriore nota: nel rapporto EURES è definito femminicidio qualsiasi omicidio volontario la cui vittima sia stata donna, incluse le vittime di rapine, gli omicidi per ragioni economiche, quando l’omicidio è collegato a una malattia incurabile (specialmente tra gli ultra65enni, circa 1/3 degli omicidi familiari), ecc (per questo lei legge cose tipo, un femminicidio ogni 2 giorni). Ovviamente una definizione mistificatoria che crea gran confusione, specie quando ispira i titoli dei giornali e quando al posto dei tassi vengono utilizzate percentuali calcolate su denominatori sbagliati e in modo parziale.

    E’ alla razionalità dei numeri che mi richiamo. Purtroppo invece, il suo ragionamento si riduce a questo: “dico semplicemente che quelle ricerche, per quanto validissime, cozzano, fanno a pugni con la realtà. A meno che lei non abbia una realtà più “reale” da sottoporci” che equivale a dire: “solo ciò che suffraga la mia visione del mondo è reale.” Non posso insegnarle l’epistemologia, nemmeno la statistica; come vede però anche i numeri utilizzati dai giornali, se letti correttamente, cozzano con la sua realtà.

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    • “Signora Gazzato, esiste una differenza tra gli articoli dell’espresso e le ricerche scientifiche. Quella differenza che fa sì che gli studi di medicina, farmacologia, economia, psicologia, e in genere delle scienze quantitative sono pubblicati su riviste scientifiche specializzate, sottoposti a peer review, e non sull’Espresso. Vivaddio”

      Parto da queesta sua frase che ho copiato per comodità. Signor Neri, non faccio l’avvocato dei media,ma mi dispiace contraddirla, proprio dall’indagine che lei ha gentilmente postato, risulta chiaramente che si sbaglia. E’ proprio il contrario. E cioè i dati riportati nell’indagine sono, in sostanza, quelli riportati dall’Espresso e da me.
      Io esprimo le mie opinioni corroborate dai dati che sono sotto gli occhi di tutti( ma basta anche semplicemente guardare quello che ci succede intorno), infatti basta leggere. Quello che risulta dalla lettura è quanto vado affermando(comincio anche un tantino a trovarlo ripetitivo spero di non annoiare) e cioè:
      – i femminicidi in Italia corrispondono in media a 150 donne uccise all’anno, in media circa una ogni due giorni.(Anche la statistica da lei allegata, come l’Espresso riporta esattamente questo dato).Ovviamente non mi permetto di spiegarle cosa significano le parole “media” e “circa”. Non mi aggrappo come fa lei ad espedienti lessicali per dimostrare che sarei una persona “influenzabile”, dai media.
      – i femminicidi avvengono prevalentemente in famglia
      – sono compiuti prevalentemente dal compagno/coniuge/amante/marito
      – i motivi sono comunumente chiamati “passionali” per brevità ma sono riconducibili, prevalentemente a sentimenti di gelosia e possesso.
      – gli omicidi volontari in famiglia che hanno come vittima un uomo sono inferiori rispetto a quelli sulle donne, ma non si specifica esattamente da chi sono compiuti ma da quello che si evince si tratta solo in qualche raro caso da una donna, moglie/compagna/sorella/madre, ma verosimilmente da altri parenti quali, fratelli, cugini, zii etc. etc.
      Sono cose lampanti e comprensibili anche per un ragazzo che dovesse comporre un tema per la licenza di terza media.
      Ma, naturalmente sono dati che vanno al succo della questione ma l’indagine è molto più complessa ed interessante sotto molti profili e per questo la ringrazio per averla indicata.
      Ma rimane un fatto sostanziale che i femminicidi nel nostro paese sono una costante preoccupante o lei mi vuole dire che oltre un centinaio di donne all’anno uccise dai compagni per lei sono un’esagerazione giornalistica o una cosa irrilevante riconducibile alle dinamiche di coppia?
      Non conosco le ragioni di questo suo accanimento a voler sostenere una parità di violenze di genere ma, francamente non mi interessa neppure saperlo.
      Posso solo arguire che risalga alla vecchia e stantia diatriba (ma è solo una supposizione) tra il mondo accademico e i media, o all’interno di diverse discipline.
      Non voglio neppure lontanamente pensare che si tratti di un’ostinazione volta a ridabire che le donne(parlo in generale) non sono informate a sufficenza o non posseggono abbastanza “spirito critico” per giudicare da sè gli avvenimenti. Questo non lo credo.
      Ma qualunque sia il motivo di tanta ostinazione, non riesce a cambiare di una virgola la mia posizione.
      Anzi, le dirò di più, ne esce assolutamente rafforzata. Ma le assicuro che la cosa non mi rallegra sotto nessun punto di vista, anzi.
      Gli studi vanno bene tutti quando sono in buona fede ed atti a migliorare la comprensione di fenomeni sociali, ma non devono nel modo più assoluto, a mio personalissimo parere, sviare l’attenzione dal problema principale in modo che non vadano disperse le energie che servono per contrastarlo.

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  22. Signor Neri,
    lei cerca di inficiare un articolo dell’Espresso, che riferisce dati Istat, in base ad una interpretazione errata del titolo:
    Lei dice:
    “Basterebbe leggere attentamente. Il titolo dell’articolo che lei mi suggerisce recita: “Ogni due giorni una donna viene uccisa dal compagno”. Tuttavia gli omicidi in ambito familiare sono stati 120 e un anno è fatto di 365 giorni.”
    Ecco, forse lei non ha letto attentamente, né il titolo, né il testo.
    Il titolo chiaramente si riferisce al quinquennio 2012-2016, mentre Le 120 vittime cui lei si riferisce sono relative all’anno 2017.
    Il testo dell’articolo dice:
    “Negli ultimi 5 anni si registrano 774 casi di omicidio di donne, una media di circa 150 all’anno.
    Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna.”

    Quel “circa” tiene conto di una approssimazione, e se vuole una semplificazione. Vogliamo essere precisi?
    Anziché ogni due giorni, si tratta di ogni 2,43 giorni. Che cambia nella sostanza?
    Se tanto mi dà tanto, immagino quanto esatte possano essere le sue conclusioni.
    Lei dice:
    “Chi ha studiato le motivazioni legate alla violenza domestica in modo scientificamente rigoroso ha osservato che nei paesi occidentali, oggi, non esiste alcun legame significativo con il maschilismo. Il che non significa che per alcuni casi isolati non ci possa essere un movente culturale.”

    E’ una sua affermazione gratuita. A parte che “per alcuni casi isolati”, è un dato vago che non ci si aspetterebbe da uno studioso, se le fa piacere sostituisca alla parola “maschilismo”, l’espressione “violenza sulle donne fatta da uomini”, è questo il punto importante. Io vedo tre fattori dominanti, causa di questo fenomeno:
    forza fisica, fenomeno naturale;
    posizioni di potere, fenomeno dovuto alla storica sottomissione della donna da parte dell’uomo;
    cultura dominante, quella maschilista appunto, dove giocano fattori storici e psicologici.

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  23. Trovo disgustoso questo modo manipolatorio di utilizzare il linguaggio e i numeri. Non ho intenzione di perdere altro tempo con un dibattito di questo tipo. Vi lascio alle vostre apodittiche, fideistiche convinzioni. Avevo evidentemente inteso male il suo invito a discutere.

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    • Faccia come crede, l’invito a discutere però rimane, non credo che nessuno le abbia impedito di esporre le sue opinioni, io no di certo,anzi e mi sembra di averle anche argomentate ampiamente. Ma se lei sperava di trovare qui chi le prendesse per oro colato, evidentemente ha sbagliato. Se non trova di meglio da dire che queste due righe piuttosto rancorose, mi dispiace per lei, ma ho l’impressione che lei, a questo punto, abbia esaurito gli argomenti e non le rimanga altro che lanciare accuse di “manipolazione” del tutto gratuite che respingo decisamente al mittente. In quanto alle “apodittiche e fideistiche convinzioni” mi sembra un altro modo per dire che non sa come argomentare le obiezioni che le sono state presentate.
      Ma se volesse commentare su altri temi la porta rimane comunque aperta.

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  24. Signor Neri
    Io trovo disgustosa la sua arroganza.
    La forza della scienza è nella capacità di mettersi in discussione, non nelle posizioni intransigenti.

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  25. Ci provo un ultima volta.

    Signora Gazzato, ho volutamente preso quel report proprio perchè è quello usato dall’espresso. Cercavo di farle notare, dati alla mano, proprio quelli usati dai Espresso ed Eures, che sia nell’articolo dell’Espresso che nel rapporto EURES (NON ISTAT) il termine femminicidio è usato con un doppio significato, volutamente ambiguo e mistificatorio. Sembra di stare in un racconto Orwelliano. Infatti, sia lei che Alessandro siete caduti nel tranello. Prima viene incluso nella definizione qualsiasi omicidio la cui vittima è donna, anche quelli non avvenuti in famiglia, quelli per cause economiche, quelli per gesto di un folle, quelli per prostituzione, per droga, ecc. Da questa definizione viene il numero 150 ca. Poi viene usato nel titolo per dire che 150 donne all’anno, quasi 1 ogni 2 giorni (circa, dove circa indica SEMPRE una approssimazione per difetto o accesso a seconda della convenienza) è uccisa dal compagno. Ma questo è FALSO ed è una evidente MANIPOLAZIONE dei dati. Gli omicidi effettivamente commessi dal partner in tutti quegli anni sono una frazione di questi 150. Prendiamo ad esempio il 2014 (ma qualsiasi anno va bene, perchè i tassi, ovvero gli eventi per milione di persone, sono costanti). Quelli passionali, cioè quelli che rientrerebbero nella definizione di femminicidio sono in realtà solo 31 nel 2014. Se volessimo usare una definizione estensiva di femminicidio e includere tutti quelli commessi da partner o ex indipendentemente dalla motivazione, siamo a 81. Tenete conto però, che circa il 30% di questi omicidi familiari avvengono in coppie ultra65enni e che parte di questi avvengono per eutanasia. Cercavo di farvi ragionare sul fatto che i tassi (l’unico modo legittimo di rappresentare il rischio) sono cosi piccoli che qualche manciata di casi cambia completamente l’interpretazione. Quindi grossolane approssimazioni come quelle lette nell’articolo e la confusione della terminologia usata nel rapporto EURES rischiano di condurre a interpretazioni completamente sbagliate del fenomeno.

    Cercavo anche di farvi notare che non conosciamo quanti sono quelli subiti da uomini per mano o mandato di una donna nell’ambito di una relazione? Quelli subiti in ambito familiare sono 71. Quanti quelli subiti per mano (o per mandato) dal partner, dall’amante o dall’ex? NON LO SAPPIAMO perchè purtroppo le ricerche commissionate all’EURES (che è un istituto privato che campa su queste commissioni) dagli organi politici riguardano solo i FEMMINICIDI e non gli omicidi commessi in famiglia anche ai danni degli uomini.

    Purtroppo temo che non abbiate alcun interesse a mettere in discussione le vostre posizioni. Scrivo a vantaggio di chi vorrà leggere con spirito onesto.

    Rispondi
    • Signor Neri
      io penso che sia lei ad avere le idee piuttosto confuse. Dunque lei vorrebbe farmi credere che c’è un non meglio identificato “complotto” per manipolare dati statistici, sia da parte degli organnismi che li elaborano e sia, per conseguenza da parte dei media, che, sempre secondo lei, non li leggono con “spirito onesto”?
      E quale sarebbe il fine? Il fine di voler manipolare l’opinone pubblica affinchè si creda che le donne vengano uccise dai compagni mentre nella realtà (la sua)non sarebbe cosi?In un mondo ancora cosi maschilista dove tutte le posizioni apicali sono in mano agli uomini, lei vorrebbe farmi credere che si voglia, a tutti i costi far passare gli uomini per dei cattivoni che uccidono le compagne, manipolando le statistiche? E a chi gioverebbe?
      Mentre, sempre secondo lei e le ricerche che difende a spada tratta, gli omicidi vanno ripartiti in egual misura sia tra gli uomini che le donne?
      Cioè, sempre secondo le sue teorie c’è assoluta parità di genere nell’ammazzarsi reciprocamente? E si sta cercando in tutti i modi di nascondere questa realtà? E perchè?
      Io, invece, potrei ribaltare la cosa e dirle che i suoi tentativi di convincere di una simile tesi potrebbero essere volti ancora a screditare le donne, a farle passare per delle bieche assassine. O, comunque ad “aprire gli occhi” all’opinione pubblica sul fatto che viene ingannata dagli organi istituzionali e dei media e che la situazione dei femminicidi è tutta una bufala ma nella realtà le donne sono altrettanto violente quanto gli uomini.Tesi ancora maschiliste che negano persino l’evidenza di tutte quelle vittime della violenza maschle.
      Io rimango della mia idea e cioè che la realtà è quella che viene denunciata e non sono disposta a cedere di un solo millimetro a idee, che, francamente mi sembrano molte astruse e campate in aria.
      Lei rimanga pure della sua opinione e se riuscirà a convincere il mondo intero della bontà delle sue tesi, ne riparleremo.Ma, penso, che dovrà faticare ancora molto.
      Buona Pasqua

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  26. Signor Neri sembra che lei sia preoccupato più che dalla strage di donne in ambito familiare, da una cifra e dai decimali dopo la virgola.
    Per lei è importante dimostrare che un articolo riporti come titolo un dato “inesatto”, che anziché una donna ogni due giorni , sia uccisa dal marito o dal compagno, una donna ogni tre giorni (media annua nei cinque anni dal 2012 al 2016, 117 donne, contro 71 uomini).
    E questo , secondo lei sarebbe una sostanziale parità?
    I dati Eurispes sono chiari:
    non le bastano per accettare una verità incontrovertibile?
    Infine le posto un link di un definizione di femminicidio della Treccani dove si menziona anche
    un altro tipo occulto di violenza perpetrato contro le donne

    http://www.treccani.it/enciclopedia/femminicidio_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/

    da cui cito
    “un altro preoccupante fenomeno che si inscrive, più generalmente, nella categoria di f. (o gendercide), e che colpisce in particolare la Cina”

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