Dodici ore

Dodici ore sono un tempo lunghissimo. Soprattutto se lo passi davanti ad un giudice e a due accusatori che vogliono che tu risponda a 250 domande, alcune delle quali talmente oscene da essere state negate.

Le due ragazze americane, quella notte a Firenze dopo la discoteca, erano ubriache, lo conferma la perizia. Si sono lasciate aiutare dai due carabinieri in servizio nella zona a rientrare a casa. E poi è successo quel che è successo.

Ma dopo dodici ore di interrogatorio, forse, non erano nemmeno più sicure di come si chiamassero. Se veramente erano state oggetto di violenza da parte dei due,come hanno sempre affermato,o se erano  state loro ad irretirli, a circuirli e ad incastrarli, costringendoli ad abusare di loro. Due diavole. ma si sa, sono donne, pronipotine di quella Circe di Eva.

Poveri ragazzi! Eppure loro si sono divincolati da quella stretta micidiale che li ha costretti ad avere un rapporto, diciamo consenziente per non passare per fessi.  Ma hanno dovuto dire di si. Che ci stavano. Ma non volevano. Soprattutto il più giovane, l’avvocato del quale ha dichiarato che è un bel ragazzo e non ha bisogno di violentarle le donne, gli cadono letteralmente stramazzate al suolo, appena se lo trovano davanti.

Ma queste due se la dovranno vedere con la giustizia italiana. Eh si, perbacco. Dodici ore dodici nell’aula bunker a rispondere ad una raffica di domande che avrebbero estenuato persino Jack lo Squartatore.

E hanno solo appena cominciato. Non se la caveranno tanto facilmente. Ma tu guarda, ci vuole davvero un bel coraggio per fare simili accuse.E sono venute dall’America per mettere nei pasticci due persone per bene.

Loro erano di pattuglia, in servizio, si sono visti adescare da queste due con la scusa che non trovavano il taxi…e il resto si sa.

Una delle due ragazze è svenuta e l’altra si è messa a piangere, dodici ore durante le quali sono state messe in croce come se fossero state loro le colpevoli.

I processi per stupro cosi vanno, in Italia, ancora,  nel 2017.  Accertare la verità è difficile, questo tipo di verità poi, quasi impossibile. Se poi ci sono di mezzo due carabinieri, bisogna andarci coi piedi di strapiombo.

Una delle due aveva registrato nel telefono il numero di cellulare di uno dei due carabinieri .  Eccola la prova regina della colpevolezza, della efferratezza criminale delle due studentesse. E poi avevano dei liquori in casa, si saranno ubriacate dopo, non prima…

Che pena, poveri ragazzi, costretti a subire la violenza di queste due assatanate. Eh ma la vedremo chi l’avrà vinta.

Noi italiani non ci facciamo menare per il naso tanto facilmente.

11 commenti su “Dodici ore”

  1. Vacci con i piedini di piombo, Maria Grazia! Due ragazze americane, se ubriache, sono capaci di tutto, anche di dire sì a due carabinieri. Che non erano due angeli custodi, sia chiaro. Ma due uomini, e le ragazze dicono fossero carine. La tentazione era in agguato. Ma da una notte di sesso a due stupri, beh, ce ne corre. Anche se i due carabinieri non meritano compassione, se sono colpevoli: però quel numero di telefono fa pensare, non trovi? Vediamo che fanno i giudici, specialmente se non subiscono pressioni dai vertici dell’Arma.

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    • Certo che fa pensare, Beppe. Bisogna vedere i riscontri, perché c’era, come c’è arrivato, etc…ed un numero di telefono non significa che ci fosse consenso.
      Non dico che i carabinieri non potessero essere tentati, naturale, sono uomini come tutti gli altri.
      Ma sono uomini in servizio, a servizio dell’incolumità dei cittadini e non al servizio delle proprie pulsioni. E poi tenere due ragazze 12 ore sotto interrogatorio, come due criminali, non trovi che sia un po’ eccessivo?

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  2. I giudici italiani sono spesso degli altezzosi, che si ritengono al di sopra delle leggi, che interpretano a loro piacimento. Poveri carabinieri, avevano respirato feromoni femminili bollenti made in USA, sono irresistibili. C’è anche chi continua a sostenere l’invenzione dello stupro, per incassare i dollari dell’assicurazione.

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  3. Mariagrazia,
    entrare nel merito di questa brutta questione non è possibile per chi non possa vagliare tutti gli elementi come noi, ma sono fiducioso nell’azione della Magistratura. Non siamo più ai tempi di Franca Viola e benché i pregiudizi siano duri a morire, confido che la Magistratura abbia sviluppato gli anticorpi necessari per non farsi influenzare, e che perverrà a giusta sentenza. D’altro canto gli Americani tengono molto ai loro connazionali all’estero e non si farebbero facilmente menare per il naso.
    Una circostanza però è sicura: quei due agenti erano in servizio e per nessuna cosa al mondo avrebbero dovuto cedere a lusinge, altro che “sono uomini e la carne è debole”
    Inoltre non avevano neppure messo a rapporto l’azione lodevole di accompagare a casa delle persone che ne avevano bisogno.
    Già questi fatti depongono a sfavore della serietà dei due agenti.
    Comunque, col buonsenso, ci si chiede che credibilità possa avere il fatto che due persone consenzienti denuncino due agenti, ben sapendo che questi possono contare su una difesa efficace, non solo per loro, ma anche per salvare l’onore del’arma.
    Ma tu poni l’accento sull’interrogatorio.
    Non c’è dubbio che in un paese civile, un interrogatorio debba svolgersi garantendo il rispetto delle persone che vi sono sottoposte, e da ciò che trapela, di possono nutrire dubbi che queste garanzie siano state date.
    Però è pure vero che la difesa deve poter vagliare tutti gli aspetti della faccenda.
    Insomma, Mariagrazia, per le vittime, il processo che dovrebbe rendere loro giustizia è sempre una sorta di via crucis, se non altro perché riapre le ferite.
    Speriamo, anzi sono fiducioso, che si svolga nel modo migliore e che venga fatta giustizia.
    Ciao.

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    • Naturalmente lo spero anch’io ma se questo è il buongiorno, il mattino prima di vedere la luce dovrà aspettare a lungo. Pongo l’attenzione sull’interrogatorio perché mi sembra allucinante. Dodici ore, ti rendi conto? E loro sono le vittime non gli imputati. Sono sicura che si sono quasi pentite di aver denunciato.Questo modo di procedere,la burocrazia italiana, i processi alle intenzioni, le lungaggini, le attese che da noi sono all’ordine del giorno, che ci fanno pensare di essere sempre dalla parte del torto anche quando abbiamo ragione.
      Ricordi Detenuto in attesa di giudizio? Un film terrible che condannava le storture del sistema giudiziario.
      Ora a farne le spese sono due ragazze che hanno avuto un’avventura molto “particolare”, che hanno avuto il coraggio di denuciare. Ci sono due carabinieri che hanno confessato, ci sono test e perizie che li inchiodano, ma di che altro hanno bisogno i giudici per giudicare e chiudere questa penosa vicenda? Me lo dici?

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  4. Mariagrazia,

    “Le lunghe deposizioni sono servite a “cristallizzare” le testimonianze evitando alle giovani di tornare in Italia in caso di processo ai due militari”

    Questo il commento della Stampa. Non credo si sia voluto sottoporre a tortura le due amecane.
    Le lungaggini burocratiche poi le conosciamo.
    Rimango comunque fiducioso che la verità possa essere appurata con consequenziale giusta sentenza.
    Buona giornata.

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    • Rimango dell’idea che un interrogatorio di dodici ore sia una cosa inconcepibile, soprattutto se si tratta di due ragazzine che denunciano una violenza, come nel caso in questione. Non si sarebbe potuto diluire in due giorni o impedire agli avvocati quella sfilza lunghissima di domande? Non mi pare il modo migliore di procedere, anche un po’ di umanità, in questi casi non guasterebbe.

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  5. Mi stupisco che almeno il console USA, se non proprio l’ambasciatore, non sia ancora intervenuto. Come nel caso Amanda Knox,, igli americani difendono i loro cittadini,che siano poi colpevoli o meno, vedi Cermis e caso Lozano.

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  6. Mariagrazia
    Non l’intendo di interrogatori, suppongo non siano una passeggiata, però leggo su Repubblica;

    “L’interrogatorio si è svolto in forma protetta. Le giovani – come riporta oggi Repubblica – sono state interrogate in una stanza alla sola presenza del giudice e dell’interprete, mentre gli altri presenti nell’aula bunker, compresi la pm Ornella Galeotti, gli avvocati e uno dei due carabinieri accusati presente, il carabiniere scelto 32enne Pietro Costa (l’appuntato 47enne Marco Camuffo non si è presentato) erano collegati da un sistema audio video.“

    Inoltre la durata si deve intendere ripartita tra le due, poiché sono state interrogate separatamente. C’era anche l’interprete di mezzo e conosco anche la lungaggine di certe procedure.
    Infine le domande poste dagli avvocati sono state vagliate dal giudice che ha eliminato quelle più scabrose.

    Mariagrazia, non credo che in Italia, oggi, la Magistratura si comporti come in in paese sottosviluppato, tanto più che gli Americani sono molto attenti affinché i loro connazionali siano trattati con le dovute maniere.
    Ciao.

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    • L’ho letto quell’articolo. Ed ho letto che sono entrate alle nove e sono uscite alle 10 di sera. Che poi siano anche state interrogate separatamente, peggio mi sento. Non ho detto che la nostra Magistratura sia colpevole di nulla, ci mancherebbe, segue le procedure protocollari.
      E so che le domande più scabrose non sono state permesse ma sono state poste, a quanto mi consta. So anche, da quello che ho letto che una di loro è svenuta mentre l’altra piangeva.
      Che ci fosse uno dei carabinieri per me è irrilevante, sono loro a dover essere interrogati per ore fino a far uscire la verità, in quanto, se non erro è l’accusa a dover provare il reato.
      Non dirmi, Alessandro, che tu saresti stato contento di sapere che una tua figlia che ha denunciato un abuso di quella natura, ha dovuto subire un interrogatorio cosi lungo e cosi imbarazzante. La protervia di uno dei due avvocati (l’avrai letto) era indispondente.
      Ed il fatto che la giudice sia donna, aggrava la situazione, perchè io, forse, al suo posto, non solo non avrei permesso le domande ma avrei chiesto che ci fosse una lunga pausa (almeno di un giorno) e che l’interrogatorio non si protraesse oltre le tre, quattro ore.

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