cultura contro molestia

La calunnia, il pettegolezzo, il gettare fango su una persona che non ci è simpatica o che non corrisponde alle nostre aspettative, sia che si tratti di tentativi di approccio (in genere maschili ), o di rapporti di lavoro fra colleghi che non si stimano e si fanno le scarpe l’un l’altro per avanzare nella carriera è ancora uno dei mezzi più usati per mettere in cattiva luce o addirittura diffamare chi si vuole colpire. C’è addirittura chi si coalizza con altri amici o pseudo tali i quali meditano azioni combinate verso il malcapitato/a.

Succede fra i ragazzi nelle scuole, è molto diffuso nell’ambiente delle spettacolo, ma accade in tanti ambiti diversi.

Ora, coi social media è ancora più facile accanirsi contro le persone, soprattutto le più deboli, come i noti casi di ragazzi e soprattutto ragazze che si sono visti messi in berlina sull’web e questo ha provocato reazioni molto gravi con conseguenze inaspettate.

Fare del male ad una persona che non ci ha accolto nel modo in cui ci saremmo aspettati, ferirla, farle perdere il lavoro, la reputazione, tanto da provocarle seri danni, è un modo subdolo e meschino di affermare se stessi a spese di altri.

La malvagità di alcuni individui arriva al punto di creare intorno alla vittima un velo di menzogne e infamie che portano la stessa a sentirsi attaccata da tutte le parti e perciò vulnerabile. Questo atteggiamento, che a volte si può qualificare come stalking, può arrivare ad un punto tale da costringere la persona che ne è fatta segno a rinchiudersi in se stessa e ad aver quasi paura persino ad uscire di casa.

Generalmente sono in maggior parte le donne che ne sono vittime. Ex fidanzate o mogli che vengono perseguitate dall’ex marito o fidanzato o compagno o comunque da qualcuno che pensa di poter disporre a piacimento della donna che “sceglie” come sua “preda” prediletta

Il reato di stalking comincia ad essere perseguito seriamente ma molto tempo drovrà passare ancora prima che le denunce da parte delle donne arrivino ad ottenere dei risultati soddisfacenti. Spesso accade che le denunce, non solo non servano a scoraggiare il molestatore, ma addirittura lo spronino ad essere ancora più insistente. E questo è anche uno dei motivi per cui molte donne preferiscono non denunciare.

La nuova legge detta dello “whistleblower”, che prevede che si possa denunciare un collega quando lo si scopre a non fare il proprio dovere, secondo me, non farà fare molti progressi nella lotta contro chi fa il furbo sul luogo di lavoro.

Saranno in pochi quelli che si prenderanno la briga di denunciare un collega a meno che questo non gli stia veramente antipatico e voglia fargli del male. Anche se occorrerà portare delle prove di quanto si afferma, può succedere che qualcuno ci provi comunque e ottenga di mettere quella persona sotto controllo, magari senza motivo.

Non esiste da noi la cultura della denuncia fine a fare giustizia in senso generale. Anche perché è probabile che chi ha denunciato un comportamento scorretto si senta dare dello spione. Perché, anche se la legge prevede che il denunciato non arrivi a conoscere chi lo chiama in causa, nei luoghi di lavoro le notizie corrono e non si può escludere che chi ha creduto di fare il proprio dovere si ritrovi a subirne conseguenze sgradevoli.

Mi sembra un modo come un altro per gettare la croce addosso ai lavoratori che si troveranno impegnati a guardarsi con sospetto l’un l’altro, come se non bastasse il clima di sempre maggiore competizione favorito dalla crisi economica.

Ma può darsi che mi sbagli e serva davvero a stanare i furbi, me lo auguro, ma la vedo dura.

Le donne ora hanno un mezzo in più per difendersi dai molestari, ciò non toglie che sarebbe più utile che si intervenisse in modo che ci fosse un vero cambio culturale epocale che preveda il rispetto della persona e della donna in particolare, il superamento di visioni maschiliste ancora troppo radicate nella nostra società soprattutto insegnando alle donne a difendersi tramite un maggior rispetto di se stesse che deriva sia da un maggiore coinvolgimento delle donne in molti ambiti lavorativi diversi ,sia nell’incremento della cultura in senso generale.

 

10 commenti su “cultura contro molestia”

  1. Mariagrazia,
    concordo che una delle malattie piu diffuse della società moderna, che possono portare anche a gravi coseguenze, è la molestia che può essere dei tipi più svariati ed esercitata nei modi piu subdoli.
    Non parlo di quelle impersonali che ci derivano dal nosto caotico modo di vivere, soprattutto nelle città, nei condomini, nelle comunita sovraffollate -esempio tipico i rumori che ci infastidiscono anche nel chiuso delle nostre case, o le telefonate di chi ti vorrebbe convincere di acquistare un prodotto o di cambiare fornitore di un servizio- ma di quelle personali che riguardano un individuo nei confronti di un’altro e che, se hanno carattere di continuità, possono essere delle vere e proorie persecuzioni, configurando il reato di stalking. Oppure dell’accanimento di un gruppo di persone nei confronti di un soggetto debole, tipico fenomeno del bullismo;
    o infine, in campo lavorativo, di quello dei colleghi, nei confronti di qualcuno che si vuol emarginare, tipico fenomeno del mobbing.
    Sono tutti modi di volere affermare e imporre il poprio potere su altri, a qualunque costo, assillandoli, umiliandoli o emarginandoli.
    Purtoppo mille sono i modi con cui si possono esercitare questi mali sociali, specie in tempo in cui è facilissimo raggiungere le persone, non necesseriante avvicinandole fisicamente, ma contattandole via telefono, email, sms, blog, social network.
    Questi mali sociali a poco a poco stanno venendo alla luce, e una società sana tende ad attenuarli, se non a eliminarli del tutto, con apposite leggi o con l’educazione o l’affermarsi della cultura.
    Tu parli anche della legge del whistleblower, ossia un rimedio contro chi esercita nel luogo di lavoro attività illecite o dannose all’ente stesso per cui lavora. Certo per arrivare a questo significa che il fenomeno è in aumento e occorre arginarlo. Rimangono purtroppo le perplessità sull’efficacia di una tale legge.

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    • Hai ragione, ci sono anche i molestatori seriali che tengono la musica a volume altissimo a tutte le ore, oppure si inventano sempre lavori di ristrutturazione e buttano giù pareti o cambiano le piatrelle del bagno o della cucina ad ogni cambio di vento. Basterebbe avere un po’ più di considerazione per chi li deve subire. I rumori molesti sono causa di molte malattie legate allo stress.

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  2. Riguardo ai molestatori sessuali, la cultura può ben poco o nulla. Le pulsioni erotiche deviate appartengono a individui di ogni ceto, censo e cultura, purtroppo.
    Conosco bene docenti universitari, un paio di presidi, un tempo miei superiori, e alcuni colleghi, molestatori seriali, che mi volevano a completare una coppia di cacciatori allupati ed arrapati, a caccia di donne. Naturalmente sono rimasti soli. Uno addirittura annusava visibilmente le donne che incrociava, per captare eventuali scie di feromoni! Come docenti e presidi, erano, comunque, ineccepibili ed ottimi.

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    • Che bel quadretto! Mi riferivo alla cultura in senso lato del rispetto verso il prossimo che viene disattesa in tutti i modi.
      Oggi,per fare un esempio, mentre prendevo un cappuccino al bar, mi sono trovata un cane lupo senza guinzaglio accoccolato vicino alla cassa.
      Il padrone era al bancone a sorbire il caffè e quando ho osato dire:”ma tu guarda se si può lascire libero un cane simile”, questo tizio, maleducato e saccente, senza che io l’avessi comunque interpellato, mi ha detto “è più intelligente di te”. Al chè gli ho fatto notare che anche se lo era certamente più di lui, lui il padrone aveva il dovere di tenerlo al guinzaglio.
      Nessuno ha mosso ciglio per aiutarmi. Omertà assoluta. Ecco mi riferivo anche a questo tipo di “cultura”.

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  3. MGG, a Parma, gli autisti dei bus sono regolarmente picchiati da ragazzetti plurietnici, così come i controllori sui treni. Nessuno interviene.
    Ok, si può temere per sé.
    Ma a Bologna, lo saprai, un 60enne ha preso a calci ed insultato una ragazzina nera che se ne stava andando a scuola e che è scesa piangendo dal bus. Silenzio terrificante! Io avrei buttato giù lui dal bus. Mi viene sempre in mente, in questi casi, il brano “Black Athena” degli Almamegretta, in inglese e in napoletano. Ascoltalo, se vuoi, è molto vero. Ciao!

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  4. Mariagrazia,
    cani e gatti, oggi, più che animali domestici, sono diventati componenti delle famiglie, e vengono trattati dal padrone come una persona.
    I gatti non sono un problena, sono innocui, non si portano a spasso, e in genere se la cavano da soli.
    I cani invece vanno accompagnati per strada o nei giardini o nei parchi pubblici, con museruola e guinzaglio. E qui sta l’intoppo.
    Perché, quasi tutti, sono trattati alla pari dai propri padroni, che li lasciano andare a spasso, senza le precauzioni del caso.
    Pe i cani di taglia piccola questo può anche andare bene, il problema nasce con cani di taglia media e soprattutto grossa. Difficile difendersi da un cane Lupo, da un Dobermann, da uno Schnauzer, da un Mastino, o da un Alano, e non c’è mai un vigile che faccia rispettare le regole. Spesso se un persona protesta viene ripagata con sgarbo dal padrone, come è capitato a te. Forse la museruola andava messa a lui.
    Avrei una proposta da fare, un po’ provocatoria: e se si obbligassero i padroni di certi cani a prendere una patente per poteli condurre a spasso? Alla prima infrazione multa (e lo si segna sulla patente) alla secconda, ritiro della patente e sequestro del cane.
    Naturalmente scherzo, dovrebbe bastare il senso civico dei padroni e una maggiore consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini, nonché e una maggiore attenzione da parte di chi è preposto a fare rispettare le regole.
    Tutte cose che doovrebero essere scontate, e non lo sono.
    Ciao.

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    • A me sembra una proposta sensata, invece. Perché se la ex ministro Brambilla è riuscita a far cancellare la lista dei cani pericolosi in Italia, mentre è in vigore in tanti paesi europei, non è riuscita a fare si che i padroni diventino consapevoli di portare a spasso una arma pericolosissima. E l’arroganza e la protervia di alcuni, raggiunge limiti intollerabili quandosi sentono con le spalle coperte da un cane di grossa taglia. L’arroganza del padrone aumenta in base alla taglia del cane. Se poi andranno al governo le destre, finirà che ci obbligherà a uscire noi con lo scafandro per difenderci da cani e padroni agressivi.

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  5. Io amo i gatti, non apprezzo un granché i cani. A quanto enumerato da Strale, aggiungo le deiezioni canine che infiorano i marciapiedi, su cui si passeggia a slalom, per evitarle. Non ho mai visto un padrone con paletta e sacchetto.
    A Parma è un continuo di cani che aggredisco gente nei parchi pubblici. Una mia figlia è stata morsa dal pitbull, al viso, ma ha chiesto ed ottenuto 5mila€ di risarcimento.

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